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PSYCHOMEDIA 

CONGRESSI E SEMINARI 


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  VIDEO del Corso intensivo di tre giorni
"La personalità e i disturbi di personalità"
condotto da John F. Clarkin (Weill Cornell Medical College, New York)
organizzato il 14-15-16 aprile 1997 da Paolo Migone e dalla Clinica Psichiatrica dell'Università di Parma
con il patrocinio della SIP (Società Italiana di Psichiatria)
e della SPR-Italia (sezione italiana della Society for Psychotherapy Research)

Vai al programma del corso e alla bibliografia ragionata

Vedi il video dell'intero corso
(6 video per un totale di 17 ore di registrazione, traduzione di Paolo Migone).
Per ulteriori informazioni, contattare:
Paolo Migone, condirettore di Psicoterapia e Scienze Umane
Via Palestro 14, 43123 Parma, 
Tel. 0521-960595, E-Mail <migone@unipr.it>


John Clarkin e' il piu' stretto collaboratore di Otto Kernberg al Weill Cornell Medical College di New York (dove, assieme a Kernberg, e' condirettore del Personality Disorder Institute). Il video puo' essere utilizzato per la formazione degli operatori in USL, scuole di specialita' scuole di psicoterapia, ecc.

ARGOMENTI TRATTATI
Il Prof. Clarkin ha approfondito i principali problemi della descrizione, eziologia, decorso, terapia e classificazione dei "tratti" e dei "disturbi" di personalita'. Ha parlato dei costrutti teorici implicati nella descrizione della personalita', gli indicatori di "disturbo", e le principali teorie dei disturbi di personalita'. Piu' precisamente, ha illustrato le teorie cognitive e cognitivo-comportamentali (ad esempio quella di Aaron Beck che prevede la correzione degli "schemi cognitivi" e dei "pensieri automatici" attivati da determinati stimoli, e la Dialectical-Behavir Therapy [DBT] di Marsha Lineahn, oggi molto studiata), interpersonali (ad esempio la Structural Analysis of Social Behavior [SASB] di Lorna Benjamin), psicodinamiche (come quella di Otto Kernberg, sia dal punto di vista teorico che clinico), neurobiologiche (come quella temperamentale di Cloninger, ecc.). Ha prestato particolare attenzione alle attuali metodologie di ricerca in questo settore e ai principali strumenti esistenti, per sottolinearne i vantaggi e gli svantaggi.
L'ultima parte del corso e' stata dedicata alla dettagliata illustrazione della tecnica di terapia dinamica per i pazienti borderline perfezionata da Kernberg (quando è stato tenuto questo corso, era in preparazione la stesura del manuale della TFP, e durante il corso a volte Clarkin rifletteva con i partecipanti su come meglio formulare il manuale), con esempi clinici sulla instaurazione del contratto terapeutico e sulla intervista diagnostica "strutturale", e con la discussione di trascrizioni di lunghi brani di sedute. E' possibile vedere precisamente come nella tecnica di Kernberg viene impostato il contratto terapeutico col paziente borderline in modo tale da coinvolgerlo fin dall'inizio in un rapporto tale per cui il terapeuta "smonta" la tendenza, tipica dei pazienti borderline, a compiere tentativi di suicidio e altre azioni autolesive. Questo e' stato evidenziato da varie ricerche presentate da Clarkin, che hanno mostrato come la corretta instaurazione di questo contratto riduca drasticamente il numero dei tentativi di suicidio. Al paziente nel contratto viene specificato molto chiaramente quali sono le sue responsabilita' e quali sono quelle del terapeuta, viene spiegato in modo preciso cosa ciascuno dei due partners fara' in caso si ripresenti l'impulso da parte del paziente a compiere azioni autolesive (il paziente ad esempio deve andare al pronto soccorso, ecc.). In questo modo si interviene direttamente sulle fantasie, sulle aspettative che ha il paziente quando entra in un rapporto con un'altra persona. Il terapeuta fara' determinate cose per aiutare o far aiutare il paziente, ma non fara' altre cose che forse il paziente si aspetta, e in questo modo la classica manipolazione inconscia diventa meno efficace. Ovviamente e' molto importante che poi il terapeuta sia coerente nei comportamenti previsti dal contratto.
Riguardo alla liberta' di scelta, viene sottolineato anche che il paziente e' liberissimo di compiere nuovamente gesti suicidari o persino di commettere il suicidio (nessuno certo lo puo' fermare); e' solo tenuto, se accetta il contratto, di parlare dei motivi delle sue scelte. La teoria prevede che questi interventi, che hanno grosse implicazioni psicodinamiche, agiscono in profondita' nella struttura delle relazioni oggettuali del paziente, possibilmente "raddrizzando" modalita' confusive e manipolatorie che durano da anni (e' ovvio che il contratto viene concettualizzato come un obiettivo ideale da raggiungere, una occasione per instaurare un rapporto terapeutico correttivo che permetta continue chiarificazioni, confrontazioni, e interpretazioni, pur nel rispetto della coscienza soggettiva del paziente e mantenendo una forte alleanza terapeutica -- se il paziente sapesse rispettare completamente il contratto sarebbe, per cosi' dire, "guarito").
Questo approccio di Kernberg e' stato paragonato a una tecnica cognitivo-comportamentale, la Dialectical-Behavioral Therapy (DBT) di Marsha Linehan, che ha lavorato un anno alla Westchester Division della Cornell University dove la DBT tutt'ora viene sperimentata e confrontata con l'approccio di Kernberg. La DBT, una tecnica mirata solo alla diminuzione dei tentativi di suicidio in pazienti borderline soprattutto di sesso femminile, riscuote un certo interesse oggi negli Stati Uniti perche' e' relativamente breve (un anno) e perche' alcune ricerche avrebbero dimostrato la sua efficacia. Alla Cornell University attualmente vengono confrontate queste due tecniche, e vengono anche sperimentate combinazioni tra i due approcci.

Il video e' in 6 parti per un totale di 17 ore di registrazione. Qui sotto vi è il riassunto dettagliato del contenuto. Al primo video e' allegato un test di personalità usato da Clarkin al solo scopo di esercitazione per mostrare come si fa ricerca sui tratti. E' allegata inoltre una bibliografia ragionata per eventualmente approfondire le tematiche discusse nel corso. 

Per ulteriori informazioni rivolgersi al Dr. Paolo Migone, Via Palestro 14, 43123 Parma, Tel. 0521-960595, e-mail: <migone@unipr.it>.

Per un panorama degli aspetti storici e psicodinamici del concetto di "borderline", vedi si siti
http://www.psychomedia.it/pm/modther/probpsiter/ruoloter/rt55-90.htm
http://www.psychomedia.it/pm/modther/probpsiter/ruoloter/rt56-91.htm
Per una discussione di alcuni aspetti della tecnica di Kernberg per i borderline, vedi i siti
http://www.psychomedia.it/pm/modther/probpsiter/ruoloter/rt81-99.htm
http://www.psychomedia.it/pm/modther/probpsiter/ruoloter/rt82-99.htm

 

Qui sotto vengono riportati i contenuti delle sei parti del corso:

Contenuto del primo video: Presentazione del Prof. Carlo Maggini. Le otto domande di base sulla personalità. Il cluster B dell'Asse II del DSM-IV (personalità istrionica, narcisistica, antisociale, e borderline) e la comorlidità. Esempio di un questionario autosomministrato: il "Parma Personality Inventory" (PPI), un test fittizio costruito da Clarkin per questo corso, per mostrare come si fa ricer­ca sui "tratti" della personalità. Ven­gono esaminati alcuni suoi items: quelli derivati dal NEO-PI (il "modello a cinque fattori" o "big five": nevroticismo, estrover­sione, gradevolezza, coscienziosità, apertura all'esperienza), e quelli che rilevano invece la "strut­tura" di personalità sottostante. Problemi legati alla difficoltà di valutazione di questa struttura interna. Definizione di "personalità" e di "disturbo di personalità". Il modello a tre fattori di Eysenck (estroversione, nevroticismo, e psicoticismo) e il modello di Tellegen (emozionalità positiva, negativa, e costrizione); temperamento (biologica­mente determinato) e carattere (appreso dall'esperienza); il model­lo di Michael Stone. Approccio dimensionale versus categoriale. La distinzione tra Asse I (sindromi cliniche) e Asse II (disturbi di personalità), e loro influenza reciproca. Cosa è "disturbato" nel disturbo di personalità. I "criteri generali" del disturbo di personalità del DSM-IV. Teorie della personalità: la teoria cognitiva di Aaron Beck, la teoria interpersonale di Lorna Benjamin (Structural Analysis of Social Behavior [SASB]), la Dialectical Behavior Therapy (DBT) di Marsha Linehan (importanza del contratto, priorità del presente rispetto al passato, controllo delle emozioni, etc.). L'eziologia dei disturbi di personalità, e il disturbo borderline come prototipico (eziologia multifattoriale, il ruolo della serotonina, dei traumi precoci, etc.).

 

Contenuto del secondo video: Teoria dei "tratti" (esempi: NEO-PI e Allport), che emergono con l'ana­lisi fattoriale. Mischel invece ha individuato cinque aree: 1) competenze; 2) costrutti personali (es. gli schemi di Beck); 3) aspettative; 4) scopi e valori: 5) regolazione del Sé. Psicobiologia della personalità. Due vie dal talamo all'amigdala: bassa (diretta) e alta (tramite la corteccia). La psicoterapia (specie se cognitiva) agisce solo sulla via alta, per cui il livello inconscio non viene toccato e sono facili le ricadute. I neurotrasmettitori. Rapporto tra aggressività e basso livello di serotonina e norepinefrina (primario o indotto dal­l'esperienza). Antidepressivi SSRI nei borderline depressi e non. L'Asse II è una forma frusta dei disturbi in Asse I? Un "fattore di rischio"? La prognosi è peggiore se vi è anche un disturbo in Asse II. La manualizzazione di una psicoterapia dinamica (vi­deoteca, supervisioni, consultazioni con colleghi). I criteri diagnostici del Disturbo Borderline del DSM-IV (neces­sari 5 su 9): ma quale è la loro covarianza, e quali i fattori che emergono? Frequente comorbilità nel cluster B. Dal comportamento (DSM-IV), ai tratti, alla struttura psichica. Borderline di livello "alto": problemi interpersonali e nella sessualità (quasi ignorata dal DSM-IV). Di livello "basso": aggressività. Grafici tridimensionali del processo di una terapia. Eterogeneità: tre fattori (diffusione di identità [criteri 1, 2, 3, 7 del DSM-IV]; disturbi della sfera emotiva [criteri 5, 6, 8]; impulsività [criterio 4]) e tre cluster (alto punteggio antisociale, narcisistico, e istrionico; basso in tutti e tre; basso antisocia­le, alti gli altri due [i "borderline narcisistici"]). Kernberg parla dei "narcisisti maligni" e degli "antisociali propriamente detti". Diagnosi differenziale tra suicidio in depressione maggiore e in "depressione caratterologica" (cioè borderline). è importante la storia dei tentativi di suicidio (e il modo con cui si sono comportate le altre persone) e della distru­zione di terapie precedenti, per adattare il contratto al caso. Presentazione di una intervista strutturale condotta da Kernberg.

 

Contenuto del terzo video: Le tre "strutture psichiche" secondo Kernberg: nevrotica, bor­derline ("alta" e "bassa"), e psicotica. La "intervista strutturale" di Kernberg e suoi tre criteri diagnostici: 1) diffusione di identità (presente nei borderline e negli psicotici, e assente nei nevrotici); 2) meccanismi di difesa primitivi, come scissione (splitting), identificazione proiettiva, svalutazione, idealizzazione, etc. (pre­senti nei borderline e negli psicotici, e assenti nei nevrotici); 3) esame di realtà "sociale" (presente nei nevrotici e nei borderline, e assente negli psicotici). La intervista autosomministrata Inven­tory of Personality Organization (IPO). La prognosi favorevole del disturbo borderline dipende soprattutto dalla assenza di tratti antisociali e dalla qualità delle relazioni oggettuali. La teoria psicoanalitica sottostante alla concezione di Kernberg. L’Adult Attachment Interview (AAI) modificata per valutare l'attaccamento tra paziente e terapeuta. La "neutralità tecnica" dell'analista. L'invio e l'accoppiamento (match) paziente-terapeuta ottimale. Continuazione della intervista strutturale presentata nel se­condo video: come individuare le contraddizioni della paziente (diffusione di identità), le proiezioni, etc. Come studiare il processo analitico: 1) avere una teoria del cam­biamento; 2) costruire un manuale; 3) misurare le interazioni cru­ciali paziente-terapeuta; 4) usare modelli di regressione casuali. I tre livelli del manuale: 1) strategie (procedure generali lungo tutta la terapia: individuare le relazioni oggettuali parziali e le im­magini scisse tipicamente oscillanti del Sé e dell'oggetto, colle­garle e integrarle); 2) tattiche (a livello della singola seduta: temi prioritari, focus sul "qui e ora", arginare gli acting out, etc.); 3) tecniche (chiarificazione, confrontazione, interpretazione). Kernberg versus Kohut. La terapia come arte o come scienza? Cosa interpretare e con quali priorità? La prescrizione farmacologica da parte di un altro medico: i vantaggi e gli svantaggi di questa "scissione". Il contratto terapeutico: aspetti universali (definire le respon­sabilità e i ruoli) e aspetti specifici (gestione dei com­portamenti autodistruttivi, minacce alla terapia). Le importanti implicazioni teoriche e pratiche del contratto.

 

Contenuto del quarto video: Ancora sul contratto terapeutico: aspetti universali e aspetti specifici; esempi pratici. Caso clinico: instaurazione del contratto terapeutico iniziale con una paziente difficile, in terapia bisettimanale, con alle spalle una trentina di tentativi di suicidio, e che ha reagito al contratto con una forte aggressività e con silenzio in tutte le sedute per un mese. Il ruolo dell’alleanza terapeutica (quattro elementi: aspettative di entrambi paziente e terapeuta, investimento affettivo del tera­peuta sul paziente, tolleranza dell'aggressività da parte di en­trambi, capacità di mantenere il rapporto da parte di entrambi). Sequenza dell'alleanza terapeutica (interpretare un transfert domi­nante, osservare le reazioni del paziente, rispondere, osservare ancora). Problematica del continuum supportivo-espressivo (tradizione della Menninger Foundation) contrapposto all'approccio di Kern­berg che invece concepisce le tecniche espressive (ad esempio la interpretazione) come ipso facto supportive, per cui i due tradi­zionali fattori curativi (interpretazione e supporto) vengono in­trecciati. "E' sempre meglio interpretare, anche se erroneamente, piuttosto che tacere". Il cambiamento strutturale come obiettivo della terapia. Le cosiddette personalità multiple che per Kernberg sono solo espressione del meccanismo della scissione. Esempi tipici di coppie di ruoli complementari giocati dal pa­ziente e dal terapeuta, che possono anche invertirsi. Concetto di "frammenti genitoriali". Ipotesi sul cambiamento nelle fasi precoci della terapia. Concetti di "aderenza" al manuale e di "competenza" terapeu­tica, e loro misurazione. Kernberg valuta negativamente gli inter­venti meramente "supportivi": una cosa è usare tecniche espres­sive che possono avere un effetto supportivo, altra cosa è usare tecniche supportive. Presentazione di grafici tridimensionali sulla valutazione dei te­rapeuti, e sul confronto di tre gruppi di pazienti: trattati con l'ap­proccio di Kernberg, trattati con la DBT della Linehan, e gruppi di controllo. Il confronto della tecnica di Kernberg con quella della Linehan. Cosa vuole dire "misurare il cambiamento strut­turale". Il problema della durata della terapia.

 

Contenuto del quinto video: Disturbo borderline e contesto sociale. Tre livelli: politico (ad esempio, dati epidemiologici riguardo alla probabilità che si ma­nifesti un disturbo di personalità in determinate famiglie a rischio, con difficoltà economiche, genitori antisociali, etc.), preventivo (intervenire in quelle situazioni a rischio), e terapeutico. Quanto tempo occorre per "curare" un borderline, anche nel senso della modificazione "strutturale". Dei tre fattori (diffusione di identità, disturbo della sfera emotiva, impulsività - vedi il secondo video), l'ultimo è il più grave e il primo il meno grave, ma l'ultimo (impulsività) è quello che migliora per primo; la diffusione di identità, se miglio­ra, migliora per ultima. E' importante sapere da che livello di pa­tologia si parte, soprattutto se si tratta di borderline anche narci­sistici e antisociali. Un utile elemento di paragone, per valutare una terapia, è il decorso naturale della malattia, per cui bisogna fare riferimento al lungo follow up fatto da Michael Stone. In modo molto approssimativo, si può dire che in natura un border­line cambia in 20 anni, mentre con una terapia dinamica ben con­dotta può migliorare in 10 anni. Prima si interviene, meglio è. Continuazione del caso clinico presentato nel secondo video (la paziente di 39 anni esaminata da Kernberg con la intervista strutturale). Si trattava di una borderline di livello basso, con tratti narcisistici e antisociali, anche se non antisociali propriamente detti. Erano presenti automutilazioni e gesti suicidari. La paziente fu assegnata a una terapeuta donna. Qui viene presentata la 15a seduta, prima della quale la paziente aveva confidato alla assi­stente di ricerca di Clarkin (ma non all’analista) che aveva in­tenzione di uccidersi e che si era già procurata delle pillole e una corda per impiccarsi. Nella discussione di questo caso vengono discussi anche i se­guenti temi: la struttura delle équipe di ricerca e il problema del segreto professionale; supportività versus espressività; atteggia­mento dell'analista (rispettoso ma fermo, questione del "calore emotivo", etc.); differenza dell'approccio di Kernberg da quello dei terapeuti cognitivi (es. Beck); differenza tra Kernberg e la Linehan (esistono aspetti comuni espressi con diversi linguaggi?); il "qui e ora" e il passato; aspetti prescrittivi e trasmissione di valori; la questione della "neutralità tecnica" dell'analista; etc.

 

Contenuto del sesto video: Continuazione del caso clinico presentato nel quinto video (15a seduta di una paziente borderline di 39 anni). Cenni sulla se­duta successiva (racconto di un sogno). Adattare i princìpi della tecnica psicoterapeutica qui presentati ai diversi setting terapeutici italiani: i pazienti italiani possono es­sere meno gravi (meno impulsivi e meno suicidari); come intro­durre fermezza e strutturazione, cioè un tipo di "contratto", nelle situazioni terapeutiche più varie (reparto, ambulatorio, day-hospi­tal, visite domiciliari, etc.) senza per questo essere punitivi; ge­stione della terapia farmacologica; dato che in Italia i pazienti vi­vono spesso in famiglia, è importante la terapia familiare (ad esempio, come insegnare ai genitori a non farsi manipolare dal figlio borderline che minaccia il suicidio); il "potere" del medico e del paziente in reparto (il problema dei permessi e delle dimis­sioni sotto minaccia di suicidio, etc.). La Linehan sconsiglia il ri­covero per i pazienti borderline in quanto fa aumentare, non dimi­nuire, i tentativi di suicidio. Se un paziente della Linehan si fa ri­coverare, lei, come rinforzo negativo, lo fa seguire da un altro te­rapeuta. Come non essere punitivi: avere sempre un accordo, un contratto, precedentemente stabilito liberamente da entrambi pa­ziente e terapeuta. Essere sicuri della corretta diagnosi di border­line prima di coinvolgere un paziente in un contratto (ad esempio, se è il paziente è schizofrenico o depresso questa tecnica può es­sere pericolosa).

 


Recensione di Rita Sciorato (da Il Ruolo Terapeutico, 1997, 75: 50-51)

Spesso gli istituti universitari o le USL, di fronte al sempre presente bisogno di formazione da parte degli operatori, rispondono organizzando lezioni accademiche, conferenze o congressi (molti dei quali costosi e non di alto livello), e in questo modo a volte si illudono di dare una risposta seria al problema della formazione. Molto più interessante è stata invece questa iniziativa ideata da Paolo Migone, e organizzata in collaborazione con la Clinica Psichiatrica dell'Università di Parma (Direttore: Prof. Carlo Maggini) il 14-15-16 aprile 1997: un corso intensivo di tre giorni (dalle 9:30 alle 18:30) su un solo tema, "La personalità e i disturbi di personalità", condotto da uno dei maggiori esperti del settore, John Clarkin, il più stretto collaboratore di Otto Kernberg al New York Hospital-Cornell University (dove, assieme a Kernberg, è condirettore del Personality Disorder Institute). La traduzione del corso, in quasi-simultanea (e in simultanea dall'italiano in inglese quando intervenivano i partecipanti), è stata fatta dallo stesso Migone, con la nota rapidità e precisione con cui lo abbiamo visto tradurre vari altri seminari di colleghi americani negli anni scorsi, per cui il fatto che il conduttore parlasse in inglese non è stato affatto un problema.

Il corso, come era scritto nella locandina, aveva il patrocinio della SIP (Società Italiana di Psichiatria) e della SPR-Italia (sezione italiana della Society for Psychotherapy Research), della quale Migone è uno dei fondatori (vedi la Recensione del 5th European Conference della "Society for Psychotherapy Research", a cura di Paolo Migone, tratta da un suo articolo pubblicato su Il Ruolo Terapeutico, 1997, 74; nonché l'annuncio del Primo Congresso Nazionale della SPR-Italia, organizzato a Salsomaggiore, vicino a Parma, il 5-7 settembre 1997), e con questo evidentemente si voleva sottolineare l'importanza sia della ricerca che delle tecniche di intervento psicoterapeutico per questi disturbi.

Ma vediamo quali sono stati gli argomenti trattati durante il corso (vedi il programma del corso e la bibliografia completa degli argomenti trattati). Il Prof. Clarkin ha approfondito i principali problemi della descrizione, eziologia, decorso e terapia dei tratti e dei disturbi di personalità, e delle classificazioni della personalità e dei suoi disturbi. Ha parlato dei costrutti teorici implicati nella descrizione della personalità, gli indicatori di "disturbo", e le principali teorie dei disturbi di personalità. Più precisamente, ha illustrato le teorie cognitivo-comportamentali (ad esempio quella di Aaron Beck che prevede la correzione degli "schemi cognitivi" e dei "pensieri automatici" attivati da determinati stimoli, o quella di Marsha Lineahn, oggi molto studiata negli Stati Uniti, a cui accennerò dopo), interpersonali (ad esempio la SASB di Lorna Benjamin, di cui tra l'altro lo stesso Migone ha parlato nella sua rubrica del n. 74/1996 de Il Ruolo Terapeutico), psicodinamiche (come quella di Kernberg, che ha approfondito in modo particolare, sia dal punto di vista teorico che clinico), neurobiologiche (come la teoria temperamentale di Cloninger, ecc.). Ha prestato particolare attenzione alle attuali metodologie di ricerca in questo settore e ai principali strumenti esistenti, per sottolinearne i vantaggi e gli svantaggi. Parte del corso è stata dedicata alla dettagliata illustrazione della tecnica di terapia dinamica per i pazienti borderline formulata da Kernberg, con esempi clinici sulla instaurazione del contratto terapeutico e sulla intervista diagnostica "strutturale", e con la discussione di trascrizioni di lunghi brani di sedute (giova ricordare che fu proprio Migone a introdurre in Italia la "intervista strutturale" di Kernberg, nel n. 4/1983 della rivista Psicoterapia e Scienze Umane, in cui presentava anche in anteprima in Italia il DSM-III aprendo un dibattito sul rapporto tra psichiatria e psicoanalisi e sul problema della diagnosi -- questa problematica è stata ripresa da Migone nel suo libro Terapia psicoanalitica, Milano: Franco Angeli, 1995, 2010).

E' stata questa parte del corso, a mio parere, la più stimolante e più utile per i partecipanti, che hanno potuto vedere precisamente come ad esempio nella tecnica di Kernberg viene impostato il contratto terapeutico col paziente borderline in modo tale da coinvolgerlo fin dall'inizio in un rapporto tale per cui il terapeuta "smonta" nettamente la tendenza, tipica dei pazienti borderline, a compiere tentativi di suicidio e altre azioni autolesive. Questo è stato evidenziato da varie ricerche, presentate da Clarkin, che hanno mostrato come la corretta instaurazione di questo contratto riduca drasticamente i tentativi di suicidio. Al paziente nel contratto viene specificato molto chiaramente quali sono le sue responsabilità e quali sono quelle del terapeuta, viene spiegato in modo esternamente preciso cosa ciascuno dei due partners farà in caso si ripresenti l'impulso da parte del paziente a compiere azioni autodistruttive (il paziente ad esempio deve andare al pronto soccorso, ecc.). In questo modo, utilizzando anche la teoria psicoanalitica, si interviene direttamente sulle fantasie inconsce, sulle aspettative che ha il paziente quando entra in un rapporto con un'altra persona. Il terapeuta farà determinate cose per aiutare o far aiutare il paziente, ma non farà altre cose che forse il paziente si aspetta, e in questo modo la classica manipolazione inconscia diventa meno efficace. Ovviamente è molto importante che poi il terapeuta sia coerente nei comportamenti previsti dal contratto. Riguardo alla libertà di scelta, viene sottolineato anche che il paziente è liberissimo di compiere nuovamente gesti suicidiari o persino di commettere il suicidio (nessuno certo lo può fermare); è solo tenuto, se accetta il contratto, di parlare dei motivi delle sue scelte. Inutile commentare quante e quali siano le implicazioni psicodinamiche di questi interventi, che agiscono in profondità nella struttura delle relazioni oggettuali del paziente, possibilmente "raddrizzando" modalità confusive e manipolatorie che durano da anni.

Questo approccio di Kernberg è stato paragonato alla tecnica cognitivo-comportamentale, la Dialectical-Behavioral Therapy (DBT) di Marsha Linehan, la quale ha lavorato alla Westchester Division della Cornell University dove la DBT tutt'ora viene sperimentata e confrontata con l'approccio di Kernberg. La DBT, una tecnica mirata solo alla diminuzione dei tentativi di suicidio in pazienti borderline di sesso femminile, riscuote un certo interesse oggi negli Stati Uniti perché è relativamente breve (un anno) perché alcune ricerche avrebbero dimostrato la sua efficacia. Alla Cornell University attualmente in varie ricerche vengono confrontate queste due tecniche, e vengono anche sperimentate delle combinazioni tra i due approcci.

Ma il corso ha avuto aspetti interessanti anche dal punto di vista sociale: la vicinanza col Prof. Clarkin in questi tre giorni (durante le cene, durante chiacchierate su vari problemi sia della psicoterapia che di altro tipo) è stata particolarmente piacevole, data anche al sua enorme disponibilità e gentilezza. L'ultimo girono poi è stato offerto un pranzo a tutti i partecipanti in una bellissima località appena fuori Parma, la Fondazione Magnani-Rocca. Questa Fondazione è situata una villa circondata da un parco e adibita a museo (con tele di Goya, Dürer, Tiziano, Carpaccio, Rubens, Cézanne, Renoir, Monet, Morandi, ecc.) è a Mamiano di Traversetolo (circa 15 chilometri da Parma). Dopo il pranzo al ristorante della Fondazione, vi è stata una visita guidata al museo. E' stato un modo molto bello per concludere queste tre giornate.

Molti sono stati i partecipanti (circa una settantina), e abbiamo saputo che tanti hanno dovuto essere esclusi per mancanza di spazio, anche perché si è voluto tenere il numero relativamente basso per permettere una maggiore interazione col conduttore. Segno questo del successo di questa iniziativa e del fatto che tanti colleghi hanno apprezzato il formato del corso intensivo per la loro formazione.

Ma vi è una bella notizia per coloro che non sono riusciti ad iscriversi: è disponibile un videotape dell'intero corso, che gli organizzatori hanno deciso di registrare appena si sono accorti che le domande erano molto superiori alla numero massimo di partecipanti consentito. Il videotape può essere richiesto a Paolo Migone. Non è una semplice copia, ma una edizione di alta qualità perché tratto da un master) potrà essere uno strumento utile per le USL e le scuole di formazione, anche perché potrà essere interrotto a piacere e discusso nei suoi vari passaggi.


Altri video:

John F. Clarkin, "La personalità e i disturbi di personalità" (1997) (6 video, 17 ore)

Adolf Grünbaum et al., "Domande e risposte su psicoanalisi e filosofia" (1998) (2 video solo audio)

Joel Becker, "Disturbi d'Ansia: tecniche psicoterapeutiche cognitivo-comportamentali" (2000) (2 video, 5 ore)

Robert R. Holt & Morris N. Eagle, "Lo statuto scientifico della psicoanalisi" (2000) (1 video di 2,5 ore)

Joel Becker & Gabriele Melli, "Recenti sviluppi nella diagnosi e nella terapia cognitivo-comportamentale del Disturbo Ossessivo-Compulsivo" (2003) (1 video di 3 ore)

Robert R. Holt, Philip S. Holzman, Roy Schafer, Herbert J. Schlesinger, Fred Schwartz, Peter H. Wolff et al., "40th Anniversary of the Rapaport-Klein Study Group: Reflections on David Rapaport" (2003) (1 video di 2 ore, in inglese)

Robert R. Holt, "A History of the Research Center for Mental Health, New York University (NYU)" (2006) (1 video in inglese)

Canale YouTube della rivista Psicoterapia e Scienze Umane


Per ulteriori informazioni: <migone@unipr.it


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