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Psichiatria - Documenti





Camera dei Deputati

Consulta Preliminare
per discutere ed elaborare la proposta di Legge n° 174

Norme per la prevenzione e la cura delle malattie mentali
per migliorare l’assistenza delle persone affette da malattia mentale

(Presentata il 30 maggio 2001 dall’On. Maria Burani Procaccini,
Presidente della Commissione Bicamerale per l’Infanzia)

Lunedì 8 Ottobre 2001
Sala Galileo
Palazzo S. Macuto, Roma



- Parte prima - Parte seconda - Parte terza - Parte quarta -




PROF. TONINO CANTELMI
(Presidente Associazione Italiana Psicologi Psichiatri Cattolici)

L’onorevole Maria Burani Procaccini la conosciamo tutti....Qui sono rappresentati i migliori psichiatri italiani, e coloro che non sono potuti venire hanno mandato dei loro rappresentanti. E' un assemblea che, rispettando la volontà del Sottosegretario alla Salute On. Antonio Guidi, non ha guardato ad appartenenze, ma che ha l’obiettivo di iniziare un dibattito sereno su un problema che riguarda sicuramente la nostra nazione e che ci interroga profondamente.
Gli psichiatri sono dotati di buona volontà, vogliono contribuire al cambiamento. Sono presenti inoltre, come osservatori, i rappresentanti delle famiglie e del volontariato, con le quali poi si instaureranno altri tavoli, altri dibattiti come questo.
Tutti avete ricevuto un po’ di materiale. Un dibattito grosso è già iniziato anche in altre sedi, per esempio c’è Marco Longo con Psychomedia... ed altri... si sta cominciando a muovere (appunto siamo nella sala Galileo) ...si sta cominciano a muovere un cambiamento.
Io ho conosciuto Maria Burani nella scorsa legislatura e ho partecipato a varie iniziative, tra l’altro a questa Commissione Bicamerale per l’Infanzia e credo che Maria sia disponibile a cominciare un dibattito forte, concreto e serio con tutte le componenti che sono in gioco, in un problema così complesso come questo attuale. Sicuramente gli psichiatri costituiscono un punto di vista fondamentale e credo che oggi avremo la possibilità di iniziare un qualcosa che immagino essere poi molto ampio, che riguarderà anche colleghi che in questo momento non hanno potuto partecipare. Credo che avremo la possibilità di costituire incontri, gruppi di studio, insomma avviare un vero cambiamento che non vuole essere imposto, ma frutto di un consenso. E direi che l’unico invito che io faccio è quello di contribuire con serenità al dibattito che oggi inizia.
E' difficile pensare oggi ad un qualcosa di estremamente operativo, dato il numero che siamo. Ciascuno in breve tempo presenti un primo contributo, una pista sulla quale lavorare, uno stimolo, qualcosa che è frutto della propria esperienza. Tutti voi lavorate sul campo da punti di vista diversi : sono presenti accademici, direttori di Dipartimento, primari psichiatri. Poi andremo avanti con tutti coloro che desiderano partecipare. Questa assemblea si è costituita convocando gli psichiatri più impegnati in Italia conosciuti e poi tutti coloro che hanno semplicemente desiderato partecipare.
Al di là di ogni tipo di appartenenza o preclusione, credo che tutti voi abbiate partecipato alla costituzione di questa assemblea notando la trasparenza con la quale questa assemblea si è venuta a costituire. Vorrei mantenere questo clima di trasparenza, di collaborazione, di serenità e credo che se tutti rispettano i tempi ci sarà spazio per tutti. Grazie e iniziamo i nostri lavori.


ON. MARIA BURANI PROCACCINI
(Presidente della Commissione Bicamerale per l’Infanzia)

Innanzitutto io vi ringrazio per essere qui. Io voglio che prima di tutto ci conosciamo tra noi e mi conosciate. Io son qui principalmente nella veste di Presidente di una Commissione Bicamerale che ha una particolare interesse a quella parte di questa legge che dovrà curare la prevenzione, cioè, praticamente, quel mondo dell’infanzia che troppo spesso viene trascurato per quelli che sono i suoi primi disagi. Ed in seguito quei disagi finiscono per diventare qualcosa di più forte che poi può dare degli esiti che addirittura spesso diventano irreversibili. Questo è un mio interesse primario come Presidente di questa Commissione, e per aver lavorato in questa Commissione. Io in realtà ho lavorato sia nella Commissione Infanzia che nella Commissione Affari Sociali e Sanità. Sono sette anni che lavoro nella Commissione Affari Sociali e Sanità, questo ha sviluppato in me una particolare sensibilità per certe problematiche.
Voi sapete benissimo che niente come la malattia mentale è qualcosa che, non devo insegnarlo a voi, siete voi semmai che lo dovete ricordare a me, è qualcosa in cui il lato sociale è intrinsecamente connesso con quello della salute. Cioè in nessun’altra malattia l’impatto sulla società è così forte come nella malattia mentale. Io ho negli anni sviluppato una particolare sensibilità, non voglio dire conoscenza (conoscenza è qualcosa di troppo alto) ma sensibilità nei confronti proprio della sofferenza. Molti di voi hanno nei loro interventi telematici insistito sul termine della sofferenza. Si, indubbiamente noi usiamo con facilità il termine paziente e non ci ricordiamo che viene da quella formula latina che indica proprio la sofferenza. E' vero dobbiamo, io per prima, ma tutti insieme, considerare che dobbiamo alleviare la sofferenza. Allora il nostro deve essere un approccio non ideologico. Io ho avuto la gioia di essere eletta Presidente di questa Bicamerale con l’apporto di tutti. Chi mi conosce sa che io non ho barriere ideologiche nella mia mente e non ce le avrò mai, non fanno parte del mio trascorso, non fanno parte del mio presente, quindi assolutamente non sono nel mio DNA. E' invece in me fortissima una volontà, proprio per l’incarico politico che ho di rappresentante del popolo, di eletta del popolo, di essere a disposizione. Ecco questo è il senso del vostro essere qua.
La proposta di legge che è partita da lontano, da una serie di colloqui lunghissimi con il mondo dell’associazionismo, con il mondo della psichiatria, della psicoanalisi, negli anni trascorsi si è poi aperta in vari convegni all’apporto di tutti. Io più di una volta, molti di voi mi hanno già conosciuta, nei vari convegni dicevo “leggetevela e datemi suggerimenti perché probabilmente c’è tanto da migliorare”.
E' però una proposta che viene da una volontà forte di risolvere un problema che a 22 anni da una legge, la 180, che ha avuto dei grossi meriti, che certamente nessuno di noi non riconosce, però ha anche dimostrato delle grosse lacune, che negli anni non sono state superate attraverso magari dei provvedimenti, come quelli per esempio fatti propri dalla Regione Emilia Romagna, dove hanno cercato di supplire loro, veramente quasi quasi soverchiando la legge e sovrapponendosi ad essa, a quelle che erano le carenze della legge. Non sono le regioni che possono far questo, le regioni sono chiamate a far tanto perché ormai con quella devoluzione che noi andiamo ad allargare sempre di più certamente le regioni sono titolari dell’intervento forte nella sanità, ma le linee, l’indirizzo certamente lo dobbiamo dare attraverso una legge che vada ad integrarsi ...
Io penso che lo snodo di tutto sia proprio intendersi sui termini...io non vorrei che si facesse guerra di religione sui termini. Usciamo da questa mentalità, le guerre delle parole lasciamole, purtroppo in un momento in cui si rifanno ancora le guerre con le armi ...usciamo almeno dalle guerre delle parole ! perché alla fine bisogna intendersi sul concetto che è a monte della parola, è quello che è importante, no ? qui siete chiamati ad un tavolo di lavoro informale. Poi, come relatrice della legge in Commissione Sanità, e questo è l’altro aspetto che io volevo porgere a voi, naturalmente nel luogo deputato, alcuni di voi saranno chiamati a delle audizioni formali come associazioni, come categorie, come persone particolarmente interessate. Ma quello che abbiamo voluto far qua è qualcosa di simile a quello che è stato fatto per via telematica, un colloquio, un modo di incontrarci, ma veramente a 360 gradi. Io vorrei che in voi ci fosse questa certezza : da parte mia e da parte di noi tutti che abbiamo lavorato intorno a questa legge, anche dei colleghi della maggioranza che io esprimo qui (verranno i due sottosegretari On. Guidi e On. Cursi) voi abbiate la sensazione di una disponibilità veramente ampia, veramente profonda. Io vorrei che semplicemente vi risultasse in quello che è nel vostro credo morale di tutti voi, di qualsiasi estrazione siate, certamente nel vostro credo c’è, quello di avere il malato, la persona del malato, al centro del nostro interesse umano e scientifico. Penso che lì sia il punto d’incontro di tutti, lì siamo d’accordo tutti.
Poi vediamo come possiamo migliorare un qualcosa che va migliorato, non bastano i Progetti Obiettivo, perché i Progetti Obiettivo essendo lasciati poi sempre necessariamente alle buone intenzioni finiscono poi per lastricare una strada di dolore, e noi questo ..credo che nessuno qui dentro (e anche fuori) lo voglia. Io ho letto e ho qui tutto quello che ha intercorso il Dott. Tonino Cantelmi anche per via telematica e ringrazio tutti, anche i detrattori più estremi perché comunque hanno mostrato a) interesse, b) professionalità. Quindi intorno a questi due elementi certamente poi un punto d’incontro si può trovare, certamente però di una cosa vi voglio, per onestà intellettuale, anche, dire : l’impianto della legge che, non voglio dire sia rivoluzionario, le parole “rivoluzionario” sono sempre troppo grosse, è un impianto però che è uscito fuori da lunga e profonda meditazione. Non è una cosa affrettata, non è una cosa di Maria Burani, è una cosa che viene fuori da tanto tanto ascolto e quindi su quello, mi dispiace andremo avanti, cambieremo tante parti, aggiusteremo tante cose, verremo incontro a tante posizioni, ma l’impianto quello no, quello non si discute. Ve lo dico prima perché penso che l’onestà intellettuale deve essere l’elemento che deve caratterizzare anche questo nostro incontro, questo nostro modo di porgerci gli uni con gli altri, quindi a questo punto io penso sia opportuno che voi ci diciate già da adesso quelle che sono le vostre impressioni e poi, ripeto, il momento istituzionale ci sarà attraverso le audizioni. Perché io, come relatore, chiederò di poter elaborare il testo unico dalle proposte di legge che stanno venendo, e ce ne sono alcune interessanti anche al Senato, una proprio di un nostro senatore, mio carissimo amico, Furio Gubetti. Un testo che mi fece leggere qualche anno fa mi trovava non molto d’accordo, il testo che ha fatto adesso mi trova più d’accordo perché credo che anche per lui sia intercorso un momento giusto di stabulazione. Comunque, ecco, la disponibilità c’è, noi volevamo addirittura quasi una sorta di tavola rotonda, che non ci fossero lati della sala, la disposizione un po’ a semicerchio ve lo dice, vogliamo essere persone serie che insieme lavorano su un progetto serio che vogliamo offrire a chi ha veramente bisogno.


PROF. TONINO CANTELMI
(Presidente Associazione Italiana Psicologi Psichiatri Cattolici)

E' chiaro che ci sono molte proposte in questo momento, in corso, è chiara anche, come mi ha riferito l’On. Guidi, una disponibilità da parte della maggioranza a fare emendamenti migliorativi in tutti i sensi. Quando l’On. Burani parla di “impianto” ovviamente dice sostanzialmente il discorso dell’attenzione alla cura, della necessità di provvedere ad alcuni aspetti probabilmente sottovalutati o sottaciuti in passato. Ne accenno io uno subito così, inizio anch’io dando un piccolo contributo...
- il tema della cronicità non tanto soltanto la così detta “vecchia cronicità”, ma anche la “nuova cronicità”, un tema sottaciuto. Questa legge viene incontro in qualche modo a questo aspetto. Chiaro sulle modalità è tutto da discutere, no ? in qualche modo dobbiamo trovare delle soluzioni che siano anche sostenute dall’apporto dei contributi tecnici,
- così come alcuni discorsi sulla obbligatorietà delle cure ...a noi sembra un concetto molto significativo quello della gradualità dell’obbligatorietà. Vedete attualmente sull’obbligatorietà della cura l’intervento del magistrato è un intervento formale. Con l’introduzione di una commissione vuole trasformare questo aspetto formale in un aspetto un pochino più sostanziale, proprio perché siamo in Italia e non abbiamo nessuna intenzione di tornare indietro,
- sempre sull’impianto ....un altra cosa indiscutibile è che nessuno vuole ritornare a qualcosa che ricordi nemmeno lontanamente il manicomio, quindi anche su questo dobbiamo studiare delle soluzioni. Voglio dire questo è il desiderio, ma poi le soluzioni tecniche dobbiamo vederle un pochino insieme...e così via.
Quindi io credo che sia possibile un dibattito sereno.
Ho visto arrivare il Prof. Ianiri in rappresentanza del prof. De Risio, se non sbaglio che oggi non poteva, c’è Valeriani che è appena arrivato dalla Regione Lazio, quindi credo che possiamo iniziare...c’è il prof. Ravizza... Mencacci e ...
Mi raccomando una brevissima presentazione di se stessi. Tutti i presenti hanno un curriculum straordinario, quindi due parole su quello che fate e poi intervenite subito....


PROF. MARCO LONGO
(Direttore di Psychomedia, portale di Psichiatria e Psicoterapia, Segretario della Società Italiana di Psicotecnologie e Clinica dei Nuovi Media)

Su Psychomedia esistono varie mailing-list e dibattiti, fra cui quella su questo testo di legge, così come esistono in rete altre liste che stanno facendo la stessa cosa. Tutti quelli che vogliono contribuire o nel dibattito on line o mandando materiale, sarà tutto pubblicato sul sito e messo a disposizione quindi dei colleghi italiani. Non dico altro (all’On. Burani) perché moltissimo materiale è lì e altro lo troverà in quello aggiornato che le consegno ora.


DOTT. GIUSEPPE LAGO
(Servizi Psichiatrici)

Lavoro nei Servizi Psichiatrici da più di 20 anni e la 180 l’ho vista nascere, l’ho applicata e ne ho visto tutti i cambiamenti di applicazione nel corso degli anni. Mi sembra di poter condividere questo aspetto di sottolineare che finalmente si fa una legge dal punto di vista dell’intervento medico, perché in questi anni abbiamo visto un eccesso di intervento e di visione da un punto di vista sociale.
- Guardando però gli articoli della legge trovo una prima contraddizione molto grossa, a proposito del trattamento sanitario obbligatorio (TSO). Come si fa a dire che si vuole imprimere un cambiamento in termini medici, clinici e poi attribuire la possibilità di fare proposte di TSO a persone che non sono medici ?
- Ci sono poi altri dettagli che spero vengano fuori nel dibattito (sulla durata...), un altro punto che vorrei però mettere in rilievo è quello della così detta SRA, struttura residenziale assistenza continuata, e qui entriamo in un discorso strutturale, di impianto. Penso siamo tutti d’accordo che la 180 è stata una legge importante, credo che nessuno voglia tornare indietro a prima della 180. Non solo ha smantellato i manicomi, ma anche la mentalità manicomiale, che è una cosa ancora più forte da sradicare. Si è tolta completamente la mentalità dello psichiatra manicomiale, che si basava purtroppo sulla coincidenza dello spazio manicomiale con l’intervento psichiatrico. Lo spazio stranamente, e qui si è accusato molto la legge Basaglia di avere attaccato gli spazi, in realtà quello spazio non era soltanto uno spazio fisico, era uno spazio ideologico, che aveva a che fare con una mentalità antichissima che riguardava la malintesa natura della malattia mentale e sappiamo le radici di queste idee. Smantellando lo spazio si è smantellata la possibilità che si ricostituisse la mentalità manicomiale. Parlando di strutture residenziali a permanenza prolungata, continuata, è difficile non pensare alla possibilità che si ricreino questi spazi.
- Porrei molta attenzione a mettere insieme casi che provengono dai manicomi giudiziali insieme ad altri. Non credo che sia possibile parlare di cura quando si considerano spazi di internamento dove non si fa discriminazione.
- Ho visto che ci sono delle fasce di età e questo mi interessa molto però occorre fare in modo che ci siano degli spazi terapeutici di cura, bisogna togliere a queste strutture qualsiasi connotazione stabile. Quindi a questo punto non so se è il caso di parlare di strutture residenziali come un fatto nuovo, perché credo che in tutti i Progetti Obiettivo delle regioni siano stati considerate strutture residenziali a carattere comunitario dove è possibile (purtroppo non sono state attuate in gran parte) fare un intervento terapeutico su varie fasce di età e su questa cronicità di cui il collega Cantelmi sottolineava gli aspetti di nuova cronicità.


PROF. PIERLUIGI GIORDANO
(Docente di Psichiatria a Palermo, membro Consiglio direttivo Società Italiana di Psichiatria)

Da 40 anni frequento un Istituto di Psichiatria e sono all’estrema periferia dell’Impero. L’ultimo manicomio è stato chiuso nel giugno del 2000 e questo vuol dire qualche cosa. Nella proposta di legge troviamo questo punto del superamento del paradigma psico-socio-genetico della malattia mentale, ritroviamo il concetto di integrazione, come tensione alla sintesi. Speriamo che noi psichiatri smettiamo di pendolare tra tesi e antitesi, della psichiatria biologica da una parte, e della psichiatria psicologica e sociale dall’altra, e si spera con questa iniziativa di imboccare la strada della sintesi della psichiatria, che si occupa delle persone tenendo in considerazione l’aspetto biologico, psicologico e sociale.
Nella proposta di legge ci sono una serie di articoli che io ho chiosato a margine e ci ho scritto “finalmente !”. E' la prima volta che dopo la pubblicazione della 180 vengano sottolineate le due grandissime lacune della 180 :
1) è stata una legge che non si è preoccupata del finanziamento (all’interno la legge non prevedeva la possibilità di reperire dei finanziamenti) e una legge che non li prevede è destinata ad avere tutti i guai che ha avuto la 180 nei suoi ultimi 23 anni di vita. Tanto è vero che neanche l’ultima finanziaria ha mai parlato di questo benedetto 5%, ed è stato cassato questo discorso. Finalmente vediamo in modo preciso che si parla di quattrini perché fare le riforme senza non ha senso.
2) una seconda gravissima lacuna della 180 sono le sanzioni per gli inadempienti. Una legge che non li preveda, oltre già al fatto gravissimo di non avere previsto un proprio finanziamento, è una legge che non ....gli ultimi 23 anni hanno dimostrato soprattutto sulla pelle dei più periferici, per i nostri pazienti e per noi operatori quanto è costato.
- Ho sentito, dai colleghi che mi hanno preceduto, sottolineare due aspetti quelli del TSO e delle SRA che credo siano i due nodi, le due zone calde. D’accordissimo con il discorso della durata, si parla di due mesi per fare la diagnosi che a me sembra da rivedere, nel senso di accorciarlo. Tra 7 giorni e due mesi c’è spazio per vedere dei tempi intermedi.
- A proposito di TSO, come gestire l’intervento della forza pubblica ? perché tutti sappiamo che i comuni con leggi anche molto antiche hanno l’obbligo, nell’ambito dei loro vigili di assumere i vigili sanitari, ma noi vediamo che nei comuni della Sicilia la quota percentuale destinata ai vigili sanitari viene destinata ai vigili urbani e quindi quando c’è bisogno non ci sono i vigili sanitari. E' anche un discorso di competenza pensare che la forza pubblica possa svolgere anche questo compito, che, come giustamente ha sottolineato l’On., prevede avere a che fare con persone che soffrono, che sono fragili, in un caso di crisi acuta.... noi abbiamo l’esperienza che i vigili del fuoco non vogliono intervenire (“mi tocca o non mi tocca ?”) e intanto il paziente è lì...
- A proposito delle SRA c’è il grossissimo problema del ricovero volontario in una struttura residenziale. Sono per pazienti volontari obbligatori. Nei nostri SPDC i pazienti volontari si ricoverano accanto ai pazienti in TSO. Questa gestione non sempre facile, per qualche giorno, pensiamo a questa gestione in termini di residenza prolungata. E se poi pensiamo al problema importantissimo del superamento degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, il manicomio criminale (...io continuerei a chiamarli manicomi e manicomi criminali... ) pazienti più gravi, pazienti con problemi di carattere giudiziario nelle strutture residenziali aperte anche ai volontari... questo è un grossissimo problema, soprattutto se si ipotizza una cronicità. Sacrosanto il riferimento alla cronicità, abbiamo a che fare con pazienti che per la stragrande maggioranza dei casi sono pazienti cronici e dobbiamo prevedere dei lunghi trattamenti, e cosa facciamo ....li mettiamo tutti insieme ?
- Un altro punto dove ho segnato “finalmente” è la cura rivolta ai familiari. I familiari non possono essere obbligati alla convivenza con malati di mente maggiorenni,
- ...e poi l’Art. 9, che riguarda le Università, che finalmente vedono un riconoscimento che era comparso molto timidamente nell’ultimo Progetto Obiettivo, ma sempre con queste formule “possono...” “ se vogliono...” “se consentono le strutture delle ASL sul territorio...” perché altrimenti se la ASL non vuole l’Università non fa niente...perché finora nessuno sembrava prendere in considerazione che la formazione dei futuri medici, dei futuri psichiatri, fatta nelle Università dovesse necessariamente avere a disposizione tutte le strutture .....che poi i futuri psichiatri vanno a lavorare sul territorio e come si fa ad educare delle persone se non operando ?
- E poi le misure nei confronti degli inadempienti. Finalmente ci sono dei tempi : 4 mesi se l’ASL non provvede deve intervenire il Presidente della Regione, se non provvede interviene il Ministero ...ecc. ecc.
- L’ultimo punto : il manicomio di Palermo è stato riempito con uffici della ASL, non destinati alla psichiatria... 6000 dipendenti burocrati della ASL con grossa sottrazione di spazi che non possono non essere della psichiatria e con il bisogno che noi abbiamo.


GENNARO ESPOSITO
(Dirigente UOSM della Campania, Redattore Rivista Telematica Pol.it )

Ho letto gli impianti delle proposte di legge della Burani Procaccini, di Alessandro Cè (Capogruppo Lega) e di Cento (Verdi). Finalmente una legge attuativa e non una legge quadro. La proposta Burani Procaccini, come quella Cè sono leggi attuative, nel senso che si danno soldi, si prevedono sanzioni. I punti da rivedere secondo me sono questi, molto sinteticamente :
- NO alla gestione privata in convenzione di servizi importanti come quelli dell’emergenza psichiatrica e dei Day Hospital. Vorrebbe dire come dare un pronto soccorso generale ad un privato, cosa che non penso uno stato si possa permettere,
- specificare meglio in termini medici il termine “pericoloso per sé e per gli altri”. Su questo bisogna che ci chiariamo, altrimenti invochiamo vecchi termini che poi danno adito a chi è un detrattore della legge di dire che si aprono i manicomi. Bisogna trovare un termine medico come “paziente aggressivo” “paziente con acting out aggressivi”, qualcosa di diverso da questo termine che non ha niente a che fare con la pericolosità sociale o giuridica, giudiziaria,
- la richiesta di TSO deve essere fatta da un medico. E la convalida deve essere fatta da uno psichiatra pubblico, io direi come è adesso, ma senza l’intervento del sindaco ...sarebbe la cosa migliore,
- la riduzione a 20 posti, non di più per l’SRA, come nella proposta Cè. 50 posti per un SRA mi sembra un po’ troppo, si esporrebbe il fianco ad una situazione di manicomializzazione anche “spontanea” (... se vogliamo),
- ottime le iniziative del pronto soccorso psichiatrico, che non significa restaurazione di fantasmi manicomialistici o custodialistici,
- ottima anche la obbligatorietà delle strutture intermedie, anche come strutture fisiche per la riabilitazione, nonché la Commissione per la Psichiatria che mi sembra tuteli sia operatori che pazienti.
Nella proposta Burani mi sembra che manchino delle direttive su due importanti ambiti :
- quello della formazione degli operatori, che deve essere obbligatoria e curata bene nei minimi particolari,
- il ruolo della psicoterapia nei servizi, collegata all’ambito psico-sociale-riabilitativo.


PROF. CLAUDIO MENCACCI
(Dipartimento di Salute Mentale Fatebenefratelli di Milano, Coordinamento Nazionale SPDC)

Mi sembra che nella proposta dell’On. Burani Procaccini ci sono alcuni punti che vadano definiti. Da un lato andiamo verso un percorso che viene definito “una libertà di scelta”, andiamo verso “nuovi soggetti erogatori”, andiamo nella direzione anche di individuare una forma definita di contratto tra servizio e utenti, andiamo verso situazioni di integrazioni pubblico-privato che non sono che da auspicare nella ricerca di outsourcing necessarie (perché tutti sappiamo che “la salute non ha prezzo”, ma ci ricordano giustamente che ha un costo) e quindi dobbiamo andare sia nella direzione di adeguati finanziamenti, ma anche di adeguati finanziamenti con strumenti chiari e con professionalità sulle quali sappiamo che possiamo contare (non possiamo scrivere su professionalità delle quali non abbiamo attualmente risorse).
Io ho avuto modo di leggere anche il testo Cè e ci sono, lei stessa lo ricorda, dei punti di contatto in specifici articoli perfettamente integrabili.
Volevo centrarmi sugli articoli 2, 3, 4, 5.
- Va ovviamente definito il rapporto tra ruolo terapeutico dei servizi e ruolo del controllo sociale, perché abbiamo anche bisogno di controllo sociale, ma lo dobbiamo definire attraverso precisi percorsi,
- occorre definire gli strumenti per l’affidamento delle responsabilità, affinché nei percorsi di cura sia chiaro chi è il responsabile di che cosa. Tanto più in un ottica di integrazione pubblico-privato (dove deve essere assolutamente chiaro l’interlocutore),
- risorse che tengano conto del reperimento di personale e anche del tipo di struttura,
- riportare sempre, nell’art. 2, un doveroso accenno alle attività riabilitative che noi dobbiamo considerare disgiunte dall’assistenza (perché possiamo fare alta intensità riabilitativa che è propedeutica ad esiti favorevoli soprattutto nei giovani, laddove c’è intensità invece di carattere assistenziale, di protezione sociale....fino ad arrivare al problema dell’individuazione delle strutture agli anziani). La malattia mentale tende a spegnersi, gli anziani tendono ad assomigliarsi, quindi dobbiamo in qualche modo suddividere ...non individuare tanto come anziani, ma forse è più per pazienti gravi... lasciando gli anziani in un altro percorso, anche perché ci troveremmo facilmente esposti a pensare perché un anziano che ha l’Alzheimer debba entrare in un percorso psichiatrico (questo credo sarebbe difficile da giustificare),
- sull’art.3 il TSO. Il desiderio di tutti è nella garanzia, nella tutela dei cittadini e dei familiari, nello snellire le procedure. Possiamo considerare fondamentalmente un TSO per le urgenze e un TSO per la continuità terapeutica e, all’interno di quest’ultima, fare delle articolazioni (e all’interno di queste mantenere i tempi),
- altri aspetti ....l’intensità e la propedeuticità dell’attività riabilitativa, intesa anche lavorativa, è qui che dobbiamo stare attenti a creare dei circuiti di ingresso, ma anche di dimissione. Quindi attenzione ai numeri e alle grandi concentrazioni. L’attenzione sugli esiti diventa centrale,
- l’attività riabilitativa, intesa come lavoro. Dobbiamo pensare ad un lavoro che sia connaturato ai bisogni, come una possibilità che offra spazi anche rispetto al mercato. Lo dobbiamo pensare come un lavoro protetto, ma anche come un opportunità. La nostra attenzione deve essere sulla precocità dell’intervento, la sua giusta interconnessione infanzia-adolescenza-comparsa di malattia. Vuol dire che noi dobbiamo applicare questa intensità riabilitativa in un periodo preciso, rapido della nostra azione, ivi compreso il precoce reinserimento sociale-lavorativo. Dobbiamo far si che la rete sociale risponda, altrimenti i servizi di salute mentale che non hanno mai funzionato nell’orientamento lavorativo, sia per la loro natura, sia come agenzia di collocamento, rischiano di essere una situazione di principio e non operativa.


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