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PSYCHOMEDIA
MEMORIA E (TELE)COMUNICAZIONE
Telematica



Il nuovo mito della caverna
illusioni e "stati come sé" tra informatica e psicopatologia

di Salvatore Capodieci



                Ciò che distingue e preoccupa
                l'uomo non sono le cose in
                quanto tali, ma le sue opinioni
                e fantasie su di esse

                Epitteto (V sec. a.C.)

PREMESSA

Esiste in ogni individuo una tensione che lo spinge verso una condizione ideale di benessere in cui tutto accada secondo i propri desideri e la propria volontà. E' su questa tendenza che si inseriscono le scoperte scientifiche e tecnologiche e tra queste anche quelle che riguardano l'informatica.
Ma in che modo queste innovazioni incidono sull'affettività di una persona? In che modo l'evoluzione scientifica dell'informatica può conciliarsi con i meccanismi psichici di un individuo? In che modo si può interpretare il significato esistenziale di questo nuovo fenomeno, che si colloca in uno spazio intermedio tra la norma, lo stato psicopatologico dell'illusione e della percezione virtuale della realtà?

CONSIDERAZIONI SEMEIOLOGICHE

Il termine illusione comprende significati e implicazioni diversi e contrastanti. Masud Khan (1974) sostiene che il termine illusione esprime un concetto infido in quanto il suo uso implica quasi necessariamente l'idea di inganno o di deformazione attiva o passiva dei dati sensoriali e ideativi. Nel Dizionario critico di filosofia di Lalande (1926), l'illusione viene descritta come un errore, sia di percezione che di giudizio e ragionamento, benché colui che lo commette sia ingannato da un'apparenza. In particolare, la falsa interpretazione è proveniente non dai dati stessi della sensazione come per l'allucinazione, ma dal modo in cui è avvenuta l'interpretazione percettiva di questa. Lalande cita Marsal che afferma come tutta l'unità del concetto di illusione risieda in un giudizio di valore implicito, forse in un semplice stato affettivo, un disinganno: come indica l'etimologia, nell'illusione tutto si trasforma, come se un genio maligno ci tendesse un tranello e si prendesse gioco di noi. Senza dubbio siamo colpevoli di cadervi; ma prima di essere colpevoli siamo anche vittime: ci vengono accordate così le circostanze attenuanti.

RIFLESSIONI CLINICHE

La segreteria telefonica

Anna, una paziente di 30 anni, mi riferisce: "alcuni giorni non ho voglia di vedere nessuno; quando squilla il telefono non mi alzo per rispondere, ma ascolto il messaggio della segreteria telefonica. Mi piace essere cercata da qualcuno, mi solleva dall'angoscia e, al tempo stesso, mi consente di non rispondere, di non comunicare ... è come se per un po' fossi tra le nuvole, per qualche istante mi sento in un altro mondo che è un po' in più in là della mia abituale modalità di comunicare e mi consente di ascoltare, pensare e di poter restare nella mia passività. Più tardi, se ne ho voglia richiamo!".
Se riusciamo a modificare l'accezione che considera l'illusione come un concetto infido legato all'inganno e alla deformazione attiva, possiamo capire meglio la funzione che possono avere le illusioni e il valore positivo, che viene svolto dall'illusione nell'esistenza umana. Freud, ad esempio, in "Considerazioni attuali sulla guerra e la morte (1915)", spiega che le illusioni hanno la funzione di risparmiarci determinati sentimenti spiacevoli, consentendoci di fruire al loro posto di alcuni soddisfacimenti sostitutivi. Non dobbiamo lamentarci, quindi, se esse cozzano prima o poi contro la realtà e ne rimangono distrutte. Come terapeuti abbiamo il compito di rendere la vita più sopportabile ai nostri pazienti, per cui ci troviamo da un lato a favorire l'instaurarsi dell'area dell'illusione e del "periodo di esitazione" (Winnicott, 1941), dall'altro dobbiamo, però, anche considerare che l'illusione perde ogni valore positivo quando ci ostacola nel compito di rendere la vita sopportabile. Utilizzando una metafora potremmo dire che dobbiamo funzionare come la segreteria telefonica della paziente che crea un "periodo di esitazione" e dall'altra come il teledrin salvavita, che comporta la necessità di correre in soccorso di chi sta male. Il compito del terapeuta è, quindi, quello di favorire l'insorgenza di due aree: quella dell'illusione e quella della disillusione.

Il cellulare

Giovanni è un professionista che ha sviluppato negli anni un'angoscia agorafobica con attacchi di panico, che progressivamente ha limitato la sua libertà di azione. Esce raramente da casa, non utilizza più l'autostrada e limita i suoi spostamenti con conseguenze negative per il suo lavoro. Per tranquillizarsi deve assumere in modo continuativo l'alprazolam, un farmaco ansiolitico con un effetto antipanico, farsi accompagnare in giro da qualcuno e verificare se nelle vicinanze del luogo di lavoro ci sia il Pronto Soccorso di un ospedale. Un giorno, anche per esigenze professionali, decide di acquistare un radiotelefono. Un po' alla volta ha riconquistato fiducia: l'idea di avere a sua disposizione un mezzo che potesse consentirgli di chiamare la moglie o, in casi gravi, un ambulanza o il 118 ovunque si trovasse, gli ha restituito gradualmente sicurezza in se stesso. Adesso, grazie al "viva-voce" viaggia anche in autostrada e non ha più la necessità di assumere i farmaci antipanico.
La paura ha sempre accompagnato l'uomo nel suo percorso esistenziale acquisendo un significato di necessità inscritta nel suo essere e dalla quale egli non può affrancarsi: in ambito psicopatologico si designa con il termine fobia un timore eccessivo per oggetti, situazioni o attività non pericolosi o solo potenzialmente tali e in cui il soggetto è consapevole dell'assurdità in un simile timore. In base a questa definizione, quindi la fobia potrebbe rappresentare un trait-d'union tra la paura e l'ansia. Per questo paziente, il telefonino ovviamente, non rappresenta una terapia "alternativa" per la fobia e il panico, ma agisce da oggetto "controfobico" che, consentendogli di organizzare il campo psichico, costituisce la premessa per un lavoro psicoterapico.

Il personal computer e le sue applicazioni

Andrea è un paziente con un disturbo di personalità e precedenti esperienze di tossicodipendenza; dopo un periodo di cura ha raggiunto un discreto adattamento sociale: si è sposato e lavora regolarmente. In alcuni giorni, però, si sente molto angosciato e riporta uno stato d'animo simile a quello che provava quando era un eroinomane e che lo spingeva ad organizzare la propria giornata in una compulsiva e spasmodica ricerca della "roba" per "farsi". Adesso, invece, riesce a dirottare questa angoscia verso l'utilizzo del computer restando per molte ore a programmare e a scrivere, a volte anche per tutta la notte. Progressivamente ha scoperto il mondo di Internet con i forum e le chat line e dedica molto tempo alla "navigazione" virtuale. Il giorno dopo, però, si sente meglio e riprende più serenamente la sua vita. In questo caso il personal computer è diventato un sostituto della "dipendenza" che, riuscendo ad "inglobare" tutto il pensiero del paziente, lo solleva dall'angoscia e dalla tendenza verso gli actings-out patologici e antisociali. Questo espediente "informatico" ha consentito al paziente di evitare ricadute nella condotta tossicomanica e gli ha permesso il regolare proseguimento della psicoterapia.

Le loveline 144 ...

Giorgio è un paziente psicotico, che da qualche tempo ha individuato una modalità relazionale particolare che consiste nell'usare le linee telefoniche "loveline" prefissate dall'144. Così alcune sere immaginava di avere relazioni sentimentali con le centraliniste che rispondevano al telefono. Un "reality test" era rappresentato dalla bolletta telefonica che a causa del costo molto elevato e della conseguente conflittualità con i genitori dissolveva momentaneamente l'"incantesimo" che il paziente si era creato. Questo caso clinico può servire da esempio per capire in che modo il paziente psicotico si cimenta con l'illusione di onnipotenza. Sappiamo quanto sia difficile, nella relazione con lo psicotico, arrivare a uno stato di comprensione e ridurre la conflittualità. Il paziente attraverso le loveline mette in atto una divisione tra due realtà: "il me in questo mondo" e "il me perfetto in un'altro mondo". L'esigenza del paziente è di permettersi un'illusione di onnipotenza: se può trasformare come vuole il mondo esterno, ad esempio considerandosi un latin-lover, si difende dalla possibilità che gli altri lo mettano di fronte alla realtà. Inoltre, attraverso un'esclusione paranoide della realtà, il paziente riesce a mantenere un mondo illusionale in cui possa sentirsi eroticamente attraente. Come terapeuti, se vogliamo identificarci con il paziente e comprendere il suo bisogno, dobbiamo essere consapevoli della necessità che ha lo psicotico di mantenere un'area di illusione onnipotente.

Il cybersex e la realtà virtuale

Negli ultimi anni il progresso scientifico e le tecnologiche del mondo cibernetico hanno superato i confini dei settori militare ed aeronautico, dove venivano utilizzati per scopi scientifici (come la simulazione di volo), per estendersi alla sfera privata degli affetti, della sessualità e dell'erotismo.
Si calcola che attualmente sono centinaia di migliaia in tutto il mondo (in particolare negli Stati Uniti, in Francia e Germania) gli utilizzatori di computer che comunicano i loro intimi desideri "on-line", attraverso testi eccitanti agli altri partecipanti. Alcuni sistemi BTX rendono possibile una partecipazione multipla: una vera e propria orgia verbale. Questi rendezvous - on line non servono solo come stimolanti erotici per soddisfazioni solitarie; talvolta favoriscono gli appuntamenti e, così, il romanzo diventa realtà. Anche negli incontri amorosi "on line" non mancano i problemi di infedeltà "Cyberconiugale"; un Pc-playboy che si era messo in contatto, prima tramite il computer, poi anche telefonicamente, con numerose donne, aveva promesso a tutte amore assoluto e ad una ingenua cyber-lady era riuscito a scucire perfino dei soldi per un incontro "F2F" (sigla per face to face).
L'applicazione dell'informatica alla sessualità è finalizzata a far provare tutta una gamma di nuove stimolazioni e, come sostiene il New York Times", la cibernetica erotica "permette il sesso senza le complicazioni del rapporto con l'altra persona, le faticose conversazioni di dovere, le malattie infettive, l'AIDS, ...".

VALUTAZIONI DIAGNOSTICHE

Questi fenomeni relativi alla realtà virtuale, a fianco del fascino offerto dalla sofisticazione e dalla perfezione artefatte (che sempre di più caratterizzerà la tecnologia futura), ci pongono degli interrogativi riguardanti il significato del desiderio di sostituire il mondo reale, teatro del dramma e dell'imprevedibile, con un mondo artificiale, perfetto e virtuale. La necessità di valutare gli ulteriori sviluppi di questo settore non possono esimerci oggi dal formulare alcune considerazioni sul rapporto tra informatica ed emozioni.
Alcuni soggetti affascinati e "catturati" dalle esperienze correlate alla Realtà Virtuale potrebbero essere inquadrati tra le personalità "come se" in base al concetto elaborato da H. Deutsch. Si tratta di individui dall'apparenza normale, dalle capacità intellettive integre, con espressioni emotive apparentemente adeguate e che tuttavia suscitano nell'interlocutore una indefinibile sensazione che porta a chiedersi: "Cosa c'è che non va?".
La psicoanalisi ci ha mostrato che in queste personalità c'è perdita dell'investimento oggettuale, una disposizione del tutto passiva verso l'ambiente con una notevole prontezza plastica a percepire i segnali del mondo esterno e a modellare di conseguenza se stessi e il proprio comportamento.

La H. Deutsch attribuisce la passività e la tendenza automatica all'identificazione di questi soggetti alla loro suggestionabilità. La passività maschera quasi completamente l'aggressività conferendo caratteri di mitezza che, tuttavia, possono virare bruscamente verso una cattiveria manifesta.
Nathalien Ross ha pubblicato nel 1967 un articolo sul concetto "come se" in cui si chiedeva se non valesse la pena di estenderlo a stati e fenomeni "come se" anche perché la persona "come se" propriamente detta è rara. Gli stati "come se" possono verificarsi, invece, in un largo spettro di personalità che vanno da quelle apparentemente normali a quelle francamente psicotiche, nonché essere un espressione dell'età adolescenziale.
Il "come se" può organizzarsi in mancanza di oggetti interni sufficientemente investiti e forse come difesa da un potenziale aggressivo esplosivo e implosivo di tipo frantumante.

Tommaso Senise esemplifica questi concetti con un paragone: "Penso che negli innamoramenti con intensa idealizzazione reciproca si possano avere transitoriamente posizioni "come se" nei due soggetti alternativamente: "Io so che tu sei come sempre ho pensato dovesse essere il mio amore", o "tu sei l'uomo o la donna che sempre ho sognato di amare". L'oggetto d'amore preesisteva nel mondo interno come rappresentazione ideale di un oggetto concreto inesistente".
In sintesi l'individuo "come se" viene "scelto" dall'oggetto piuttosto che essere lui a scegliere; è importante che l'oggetto passivo - come nella sessualità cibernetica - sia disponibile alle identificazioni proiettive e anzi "bisognoso" di esse!

CONCLUSIONI

Per concludere, una sintetica riflessione riguardante lo spazio terapeutico, rappresentato da terapeuta, paziente e teoria, inteso come spazio "virtuale", in quanto luogo ideale per tutti gli strumenti informatici, compresa la mente umana indispensabile per la comprensione. Lo spazio della psicoterapia è "lo sfondo su cui vediamo svolgersi gli eventi e i mondi dell'analisi, eventi e mondi altrimenti 'invisibili'" (Chianese D., 1994). La realtà virtuale, che si crea nei tempi e negli spazi della psicoterapia, può divenire quella dimensione che aiutando il paziente a ricostruire le sue illusioni, finalizzate ad una crescita e ad uno sviluppo del vero Sé, smaschera le "tentazioni" patologiche che ne connotano quegli stati "come se", che sono presenti anche nelle scoperte dell'informatica.

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

Chianese D.: "Il chiasma", La Rivista di psicoanalisi, XL, 3, 523-4, 1994.

Deutsch H.: "Some forms of emotional disturbance and their relationship to schizophrenia", Psychoanalitic Quaerterly, 11, 301-321, 1942.

Freud S.: "Considerazioni attuali sulla guerra e la morte", O.S.F., vol. 8, 123-136, Bollati Boringhieri, Torino, 1976.

Khan M.M.R.: "The Pryvacy of the Self", Hogarth Press, London, 1974 [trad. it.: Lo spazio privato del Sé, Boringhieri, Torino, 1979]

Lalande A.: "Vocabulaire technique et critique de la philosophie", Presses Universitaires de France, Paris, 1926 [trad. it.: Dizionario critico di filosofia, ISEDI, Milano, 1971]

Winnicott D.W.: "The observation of infants in a set situation" (1941), [trad. it.: L'osservazione dei bambini piccoli in una situazione prefissata, in: "Lo sviluppo emozionale primario", Armando, Roma, 1958]


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