LE ORIGINI DELLA DIMENSIONE SESSUALEA. ImbasciatiPerché proviamo attrazione sessuale? Perché il piacere sessuale è così diverso da altri piaceri? Queste ed altre consimili domande sembrano semplici nella misura in cui si dà loro risposta sulla base di una tradizione che si rifà ad una supposta "natura": sia essa vista nell'antica prospettiva filosofica, sia più modernamente considerata in un quadro genetico, biologico, endocrinologico, sia essa articolata nella più sofisticata versione freudiana. Anche qui infatti il concetto di Libido, su cui tutta la teoria poggia ed in particolare gli studi sulla sessualità partono dal presupposto di una forza naturale, psicobiologica, endogena. Ma la psicoanalisi sta oggi abbandonando la teoria energetico-pulsionale, a favore delle teorie oggettuali: queste vedono l'origine dello sviluppo psichico, e con esso quello della sessualità, nelle relazioni oggettuali, dunque in relazione all'esperienza, relazionale, anziché per forze endogene: in un "apprendere dall'esperienza". D'altra parte gli studi sull'identità di genere (Stoller) dimostrano che l'orientamento sessuale è "appreso", dalle relazioni parentali, a dispetto di genetica e biologia. Molti altri studi dimostrano che la sessualità umana è essenzialmente psichica nel senso di psichicamente costruita. I modelli costruttivistici, anche psicoanalitici, della mente richiedono un inquadramento della sessualità quale dimensione che si viene costruendo lungo lo sviluppo. In questo quadro l'omosessualità non è più da studiarsi in relazione a cause che abbiano disturbato o deviato una supposta natura (in versione freudiana gli investimenti libidici), bensì al pari di come sarebbe da studiarsi l'eterosessualità: ovvero chiedendoci come si forma, nell'uomo, la dimensione sessuale, sia essa orientata eterosessualmente che omosessualmente; non più studio centrato sulla patologia, bensì nella fisiologia della sessualità. Le domande iniziali, allora, da semplici diventano complesse ed enigmatiche. Forse è per questo che la psicoanalisi tace da qualche lustro, su questo problema; forse perché l'affrontarlo comporta l'abbandono esplicito del supporto della teoria freudiana. A questo argomento ho dedicato alcuni lavori, sviluppando una mia particolare linea di pensiero, che dia risposta al carattere specifico dei vissuti sessuali, dell'attrazione e del piacere sessuale: carattere sperimentato specifico solo soggettivamente, giacché nessun apparato biologico ne sostiene una qualche specificità. Il termine "dimensione" indica allora il carattere acquisito, psichicamente costruito, di questo aspetto dello sviluppo della mente. Biologica è solo l'anatomia: la stessa fisiologia degli organi è subordinata alla struttura psichica che si è costruita. L'acquisizione della dimensione sessuale e del suo orientamento viene delineata come processo di adattamento, nel senso di Hartmann: a partire dalla dotazione anatomica e dalla comunicazione (cultura) che il soggetto recepisce fin da neonato, ed elabora nei contesti relazionali, si sviluppano strutture psichiche e funzioni. La dimensione sessuale viene individuata come una linea di processi di simbolizzazione, che va dai primi oggetti interni, e dalle relazioni dalla cui elaborazione si originarono, fino alle relazioni adulte, e che fa parte costitutiva dello sviluppo simbolopoietico, ovvero, intrecciata con altre linee di processi di simbolizzazione, si individua come parte dello sviluppo mentale globale. In questo quadro lo sviluppo psicosessuale è una parte dello sviluppo cognitivo. Le suddette proposizioni sono inquadrate nella teoria da me delineata come ipotesi esplicativo-descrittiva dello sviluppo psichico globale, a partire dalle teorie neokleiniane ed in particolare da Bion, ed indicata come teoria del Protomentale. Qui di seguito elenco i miei lavori sull'argomento:
Bibliografia
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