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PSYCHOMEDIA
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Società, Trauma e Solidarietà



Bibliografia ragionata sul Post Traumatic Stress Disorder

Ovvero: "Per iniziare senza traumi"

A cura di Luca Pezzullo, ã 1999.



La presente bibliografia, ovviamente, non pretende di essere esaustiva. Si tratta semplicemente di uno starting point, di una base di partenza costituita da una serie di testi di elevata qualità, classici o handbooks particolarmente diffusi ed apprezzati dai professionisti che operano in quest'ambito. Questi testi, oltre a rappresentare sostanzialmente lo stato dell'arte nel settore, e proponendosi come una buona introduzione teorica e clinica allo stesso, si caratterizzano per essere facilmente "spendibili" come risorse metodologiche e di consultazione per il ricercatore od il professionista che inizi a muoversi in questo delicato ambito disciplinare, e che necessiti di "bussole orientative" per cominciare a destreggiarsi in autonomia.

Volutamente, almeno per adesso, non sono stati elencati gli articoli o capitoli di libri che si riferiscono a questo argomento. Negli ultimi anni, in coincidenza con il risvegliarsi dell'interesse (soprattutto nell'area culturale nordamericana) per il PTSD, la produzione scientifica si è fatta così intensa da non permettere facili scelte in tale senso (1). Per questo tipo di riferimenti, si rinvia fin da ora alla fondamentale e ricchissima bibliografia tematica preparata dagli esperti del Disaster Mental Health Institute dell'University of South Dakota. Un'altra risorsa, insostitubile ed aggiornatissima, è quella reperibile sulle celebri "Trauma Pages" di David Baldwin. Questo enciclopedico elenco ragionato di libri, articoli e capitoli di libri dedicati alle sindromi traumatiche è una fonte semplicemente fondamentale.
Alcuni siti Internet che si occupano di PTSD, e su cui è possibile reperire materiale scientifico di ottimo livello, sono elencati qui.

La maggior parte della letteratura è in lingua inglese. La letteratura in italiano è ancora scarsa, forse in testimonianza del fatto che psichiatri e psicologi italiani, provenienti da un diverso contesto culturale, si sono occupati meno di questa famiglia di disturbi. A questo proposito sono però presenti segnali di una recente inversione di tendenza (vedi ad esempio l'istituzione del gruppo di Psicologia dell'Emergenza in seno all'Ordine Nazionale degli Psicologi, e la realizzazione di diversi congressi sul tema, quali quelli di Pavia, Roma e Bolzano).

Le case editrici più attive in questo contesto sono l'American Psychiatric Press, la Wiley and Sons, la Plenum Press e la Sidran. In particolare, la Plenum Press pubblica la prestigiosa collana "Plenum Series on Stress and Coping", curata da Donald Meichenbaum. All'interno di questa collana, di elevato profilo scientifico, è possibile reperire alcuni dei migliori titoli a livello internazionale sul tema del PTSD e dell'intervento nelle crisi.

Passando ai testi, inizierei con una pietra miliare degli studi sul PTSD: "International Handbook of Traumatic Stress", a cura di J.P.Wilson e di B.Raphael, Plenum Press, 1993 (pagg. 1012). Il testo si configura come uno dei più prestigiosi, completi ed approfonditi manuali mai pubblicati sulle sindromi traumatiche. Nonostante siano stati recentemente pubblicati altri handbook di grande importanza, il testo curato da Wilson e dalla Raphael, cui hanno contribuito alcuni dei più noti esperti mondiali dell'argomento, risulta essere uno dei più importanti punti di riferimenti per chiunque si avvicini a questo settore. Coprendo con contributi di altissimo livello qualitativo e di estremo rigore scientifico tutti i temi collegati al PTSD (dagli aspetti storici a quelli metodologici, dall'assessment al trattamento, dai traumi di guerra alle catastrofi naturali....) l'International Handbook si propone come irrinunciabile testo di formazione e consultazione, sia per il ricercatore che per il clinico. E' inutile che mi dilunghi a descriverne i pregi ed i (pochissimi) difetti: procuratevelo e leggetevelo !

Per chi svolge ricerca sui disturbi traumatici, è ottima la guida metodologica "Trauma Research Methodology", curata da Eve B. Carlson, Sidran, 1996 (pagg. 291). Si tratta di una vera e propria guida alla ricerca nel settore dei disturbi traumatici, curatissima, esauriente, di elevato livello scientifico. Il testo affronta, in una dozzina di capitoli, tutti gli aspetti e le criticità della ricerca in un settore così delicato e complesso, affrontandone tutte le tematiche: dalla ricerca bibliografica specialistica alle tecniche di ricerca sul campo, dagli studi epidemiologici a quelli psicofisiologici, dall'analisi dei dati raccolti attraverso i colloqui clinici, alla considerazione dell'impatto psicologico che la ricerca su questi temi può produrre sul professionista stesso (il cosiddetto "secondary trauma", il trauma vicario). La guida è davvero completa e ben scritta (comprende perfino indicazioni utili per gli studenti, relative alla preparazione degli articoli scientifici ed alla loro presentazione per la pubblicazione); la sua consultazione è un "must" per ogni ricercatore o professionista impegnato in questo campo.

Per gli aspetti clinici e psichiatrici del PTSD, alcuni testi, congiuntamente all'International Handbook, permettono di acquisirne i concetti di base.

"Treating Post-Traumatic Stress Disorder", di Donald Meichenbaum, Wiley & Sons, 1994 (pag.600), è una delle più importanti guide cliniche esistenti. L'autore, uno dei principali esperti a livello mondiale di PTSD, ha predisposto un testo che, dopo un'articolata introduzione teorica al disturbo, presenta numerosi strumenti di assessment e procedure d'intervento e trattamento. L'approccio utilizzato nella stesura del libro è quello della guida pratica per clinici e terapeuti, con schede, riassunti, procedure di preziosissima utilità per chi si trovi a "lavorare sul campo". Tra tutti i testi presentati in questa bibliografia, è forse il più utile per chi si occupi prevalentemente degli aspetti concreti della clinica del PTSD. L'autore presenta un ampio ventaglio di proposte tecniche d'intervento, che coprono tutte le principali situazioni e casistiche di applicazione. Un'ampia sezione finale è dedicata alla Disaster Mental Health, all'analisi delle procedure di debriefing e degli interventi "post critical incident". Mai superficiale o "semplicemente tecnico", il manuale si propone anche come strumento per la riflessione sulla "teoria della clinica" in questo delicato settore.

"Post Traumatic Stress Disorder", di M.E.Wolf e A.D.Mosnaim, American Psychiatric Press, 1990 (pagg.267), rappresenta un importante e prestigioso testo di riferimento per quanto riguarda la psicobiologia (endocrinologia, neurochimica, psicofisiologia) del PTSD. Anche se leggermente invecchiato, rappresenta sicuramente un'ottima introduzione al versante "biologico" del disturbo ed all'intervento psicofarmacologico sullo stesso. Il testo, che si rivolge in particolare agli psichiatri, comprende ampie sezioni sulle ipotesi etiologiche e sull'analisi e descrizione delle forme cliniche con cui può manifestarsi il PTSD. Il libro rappresenta un'ottima introduzione alla clinica psichiatrica del disturbo, anche se è piuttosto carente per quanto riguarda gli approcci psicoterapeutici. E' inoltre un buon testo di riferimento e consultazione per chi è interessato alla ricerca sperimentale di base su questo tipo di patologia.

Più recente appare "Trauma, Memory and Dissociation", di J.D.Bremner e C.R.Marmar, American Psychiatric Press, 1998 (pagg. 429). Il focus specifico di questo testo, che inizia con un'approfondita analisi dei principali aspetti clinici del PTSD e dei disturbi dissociativi, consiste appunto nel tentativo di analizzare le connessioni ed i rapporti tra queste due famiglie di problemi, traendone conclusioni di più ampia portata in relazione alle rispettive etiologie ed all'impostazione del trattamento degli stessi. La dissociazione si propone come difesa estrema per "bypassare" il ricordo traumatico; da queste considerazioni derivano ulteriori conseguenze teoriche. Nel corso del discorso, l'analisi teorica e la discussione clinica procedono di pari passo. Il testo si propone essenzialmente ad un pubblico di clinici che lavorino su questi disturbi (in particolare, ovviamente, con soggetti affetti da forme di PTSD caratterizzate da aspetti dissociativi).

"Trauma and Recovery", di Judith Herman, Basic Books, 1997 (pagg. 265), si propone come testo introduttivo alla tematica del PTSD e dei problemi ad esso correlati. Scritto con stile abbastanza divulgativo, il testo ha avuto una notevole diffusione oltreoceano. Piuttosto interessante appare l'analisi del processo di elaborazione e "guarigione" dal trauma e dai ricordi traumatici. Si tratta comunque di un volume rivolto a non professionisti, consigliabile per lo più a clinici che non hanno particolare esperienza o preparazione in questo specifico settore.

Particolari sottotipi di PTSD e di esperienze traumatiche hanno ricevuto una specifica attenzione in letteratura: tra i settori principali, vi sono quelli del PTSD di guerra, del Secondary Trauma e degli Stress Studies.
Di particolare rilievo, per la loro importanza teorica ed applicativa, sono gli studi di psicologia e psichiatria militare relativi ai traumi bellici. A partire dagli studi pionieristici di Freud ed Abraham sulle nevrosi di guerra, la psicologia e la psichiatria hanno compiuto molti passi nella comprensione di questo ordine di fenomeni. Per ricostruirne gli sviluppi in ambito psicodinamico, ed al contempo venire introdotti al settore, può essere molto utile la lettura di "Gli effetti psicologici della guerra", di G. Majorino, Mondadori, 1992 (pagg. 220).
Il testo si presenta come un'introduzione (a livello di alta divulgazione) sul tema dei traumi bellici e dell'elaborazione psicoanalitica di questo costrutto, da Freud a Barrois. Il testo, pur non presentando il grado di aggiornamento e di approfondimento di altri contributi più recenti rivolti ad un pubblico professionale, si propone nondimeno come "starting point" ideale per chi dell'argomento sa poco o nulla, fornendo un'introduzione generale ai temi di teoria militare, alle ricerche classiche di psicologia bellica (dall'American Soldier alle ricerche sui soldati americani in Vietnam), fino all'analisi, sintetica ma esauriente, delle riflessioni teoriche di scuola psicodinamica su questi temi.

Spostandosi sul versante professionale, di grande interesse appare il già classico testo "Combat Stress Reaction", di Zahava Solomon, Plenum Press, 1993 (pagg. 278). Questo volume, per coloro che sono interessati alla psichiatria militare, è semplicemente insostituibile. La Solomon è infatti una delle più importanti esperte a livello mondiale di "War-related PTSD": dirigente dei servizi psicologici della sanità militare israeliana, essa stessa veterana di guerra e moglie e madre di militari, è stata una delle prime ricercatrici al mondo ad interrogarsi sull'impatto psicologico che la vita in un clima di "guerra continua" può avere su un popolo. Le sue ricerche comparative sulle "psychiatric causalties" durante le guerre Arabo-Israeliane (con il loro netto incremento durante quella dello Yom Kippur), sulla vita dei civili israeliani che vivono in uno stato "assediato", sottoposti ad uno stress cronico, e le sue ipotesi sulla trasmissione transgenerazionale di una forma di PTSD (tra la generazione di ebrei che ha sofferto la Shoah e quelle successive), sono tutti contributi di primo piano per la comprensione dei disturbi traumatici. Nel volume illustra con chiarezza le ricerche sul campo e le esperienze cliniche svolte da psicologi e psichiatri militari israeliani nel corso degli ultimi vent'anni.

"On Killing", di Dave Grossman, edito dalla Little, Brown & C., 1996 (pagg.366), nell'ambito della psicotraumatologia e della psicologia militare si occupa di un tema centrale e molto specifico: l'atto dell'uccisione. La prospettiva con cui è condotta l'analisi è molto peculiare ed interessante: l'autore, un ufficiale delle forze speciali americane, laureato in psicologia e docente di psicologia militare nell'Esercito degli Stati Uniti, ha condotto uno studio molto accurato, attraverso contributi in letteratura, ricerche sul campo e, soprattutto, la testimonianza di moltissimi veterani di guerra, relativo alle dinamiche psicologiche "dell'atto di uccidere", e delle sue modalità di attuazione, con particolare riferimento al contesto della guerra. L'analisi del trauma psicologico che ne consegue per l'uccisore, dei vincoli e dei tabù socioculturali che ne strutturano la processualità, delle dinamiche traumatiche che conseguono per la vittima che sopravvive al tentativo di uccisione, sono sicuramente di notevole utilità per il clinico che si trovi ad operare nell'ambito della psicologia militare, in supporto alle popolazioni coinvolte in guerre civili o operazioni di pulizia etnica, od alle vittime di atti di violenza e terrorismo.

Un testo di psicotraumatologia di un certo interesse clinico e teorico, le cui tematiche si estendono aldilà dei limiti nosologici del PTSD classico è "Coping with Chronic Stress", a cura di B.H.Gottlieb, Plenum Press, 1997 (pagg. 366). Il succedersi dei moltissimi, continui, microtraumi che caratterizza le situazioni di stress cronico può produrre effetti anche peggiori di quelli causati da un singolo trauma "acuto". L'ambito dello stress cronico è da sempre poco studiato, anche se le più recenti riconcettualizzazioni del concetto di trauma, ora inteso come costrutto multidimensionale e complesso, hanno riportato l'attenzione dei clinici sugli aspetti traumatogeni di molti tipi di situazioni "non-acute". Basti pensare a cosa significhi vivere sapendo di avere una malattia incurabile che può portare alla morte entro qualche anno, o quali effetti possa causare ad un innocente un lungo periodo di detenzione nell'ambiente duro di un carcere. Il concetto classico di etiopatogenesi del PTSD viene così allargato in modo tale da comprendere non più solo pochi episodi acuti e specifici, ma l'intero modo patologico di strutturare le proprie azioni, atteggiamenti e pensieri per un più o meno lungo periodo di tempo. Questo testo si occupa proprio di analizzare e definire i nodi teorici che stanno alla base di questa transizione concettuale, illustrando effetti, processi e meccanismi d'azione dello stress cronico nei campi più disparati: quello sanitario (infettivologia, geriatria), quello militare (gli effetti dell'olocausto), quello lavorativo (mobbing). Il testo è ben scritto e fornisce anche utili indicazioni cliniche per gli operatori attivi nei diversi contesti.

"Handbook of Coping", a cura di M.Zeidner e N.S.Endler, Wiley & Sons, 1996, estende le analisi del testo precedente a tutto il settore dello stress e del coping. La trattazione comprende anche sezioni dedicate agli aspetti psicologici e psicosociali degli "stress estremi" quali quelli che caratterizzano i "critical incidents" e che possono causare l'insorgenza del PTSD. Il testo permette di farsi un'idea sullo stato dell'arte della ricerca nel settore del coping e degli Stress Studies, spesso preludio o complemento necessario per gli approfondimenti clinici sui disturbi traumatici. Il testo è stato comunque scritto principalmente da accademici, il cui interesse prioritario è la "ricerca di base" sullo stress ed i meccanismi cognitivi di coping; ciò a volte causa la spiacevole sensazione di leggere saggi scritti da psicologi di laboratorio che in realtà non "si sono mai sporcati le mani" col lavoro sul campo. L'orientamento teorico prevalente è un cognitivismo molto rigido.

Sull'importante tema del "Secondary Trauma", ovvero degli effetti psicologici che il lavoro clinico con soggetti traumatizzati può produrre sull'operatore clinico/soccorritore (2), è stato pubblicato recentemente un testo di rilievo (3). Il libro è "Secondary Traumatic Stress: Self-Care Issues for Clinicians, Researchers and Educators", di B.H. Stamm, Sidran Press, 1995. L'autore è uno dei più noti tra i clinici ed i ricercatori, a livello internazionale, che si siano occupati della specificità del PTSD secondario. Il testo è pensato come un'introduzione al tema per il professionista, che sia clinico, ricercatore od educatore impegnato in quest'ambito. Dopo un'analisi iniziale del PTSD e delle sue forme vicarie, il testo passa ad esaminare i rischi e le conseguenze che l'esposizione ai traumi altrui può causare a chi se ne assume l'onere in maniera superficiale o inconsapevole, per sviluppare poi un interessante discorso sulle diverse modalità di coping, e sul fondamentale ruolo che il supporto delle reti sociali e di un forte senso di comunità svolgono nel fornire appoggio emotivo e restituire prospettive costruttive a chi è impegnato nell'arduo compito del "trauma recovery". Il testo viene considerato particolarmente utile e ben curato da molti professionisti e ricercatori di spicco del settore.

 

Note:

1) Eventualmente, in futuro potranno essere indicati articoli o capitoli di libro di particolare rilievo "storico" o scientifico nella definizione di quest'ambito disciplinare.

2) Per essere corretti, in alcuni casi si trova la dizione di "trauma secondario" per indicare non tanto gli effetti sul soccorritore, quanto quelli sui parenti e gli amici della vittima primaria; quando il termine "secondary trauma" viene utilizzato in questa accezione, per indicare i danni ai soccorritori od operatori clinici si utilizza l'espressione "trauma terziario".

3) Questo è l'unico libro dell'elenco che non ho esaminato personalmente, ma di cui ho letto diverse recensioni e tutti gli abstracts dei singoli capitoli. Posso comunque assicurare che è molto conosciuto ed apprezzato da clinici e ricercatori del settore.

 

Copyright:

Luca Pezzullo ã 1999, per Psychomedia Telematic Review. Tutti i diritti riservati. Ogni riproduzione, parziale o totale, deve essere autorizzata dall'autore e dall'editor della rivista, e deve riportare i riferimenti della fonte originale.


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