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PSYCHOMEDIA
ARTE E RAPPRESENTAZIONE
Letteratura



Le cose mute

di Giancarlo Stòccoro






Pensieri alla gogna

di troppe parole

alle quali nemmeno il Devoto

sa resistere


Variazione


Pensieri nomadi

ascoltano in silenzio

la nostra pena

di trovare una parola

che non li metta alla catena

RIFERIMENTI

-- Bernhard T., I mangia a poco, Adelphi, Milano 2000, p. 104 «Del linguaggio sembra abbia detto che è fatto anzitutto di parole simili a pesi, dai quali i pensieri vengono continuamente tratti verso il basso e schiacciati al suolo, sicché non possono in nessun caso rivelarsi nel loro pieno significato e nella loro reale infinità. Il linguaggio grava in modo assai nefasto sul pensiero che si intende fissare e lo riduce in ogni caso a un continuo stato di debolezza dello spirito, al quale però un uomo pensante deve sapersi rassegnare»


- Corbella S., Storie e luoghi del gruppo, Cortina Raffaello Editore, Milano 2003, pag. 29-30 «Pensiero insaturo, nomade e creativo»


- Devoto - Oli, Il dizionario della lingua italiana , Le Monnier , edizione 2002- 2003


- Elitis Odisseas, “Prima di tutto la poesia”, in Il metodo del dunque e altri saggi sul lavoro del poeta, P.M. Minucci a cura di, Donzelli, Roma 1995, p. 11 « -Ma chi parla dunque? Non si sente nulla nell’oscurità. Le parole dove sono? Non queste, le altre, come erano prima di ingrassarsi e diventare pelose passando di bocca in bocca! Dove e quando furono attraversate dal primo brivido e il greco si mise a parlare?», p.15 «Così a volte succede che, attraverso una sua passione, l’uomo scopra un’altra versione delle cause e degli effetti del mondo. E se quest’uomo fosse solo al minimo grado ? Oh sì, soprattutto allora!»


- Gargani A., L’organizzazione condivisa. Comunicazione, invenzione, etica, Guerini e Associati, Milano 1994, p.55 citando Musil «Le parole saltano come scimmie da un albero all’altro, ma nel luogo oscuro dove s’affondano le radici mancano le gentili intermediarie»


- Groddeck G., Carteggio Freud-Groddeck, Adelphi, Milano 1986, p.40 «Si è talmente riconfermata in me la vecchia esperienza che la parola incatena il pensiero, che la mia avversione per i termini tecnici, anzi per ogni definizione precisa, è divenuta ancora maggiore di quanto già fosse»


- Groddeck G., Satanarium, Il Saggiatore, Milano 1996, p.117 «Il pensiero peculiare dell’uomo è senza parole, sotterraneo, inconscio, e la lotta delle forze plasmatrici con questa natura silenziosa è la vita interiore dell’uomo»


- Hofmannsthal H. von, Lettera di Lord Chandos, Rizzoli, Milano 1974, p. 57-59 «Non scriverò più nessun libro, né in inglese né in latino perché la lingua in cui mi sarebbe dato non solo di scrivere, ma forse anche di pensare, non è il latino né l’inglese né l’italiano o lo spagnolo, ma una lingua di cui non una sola parola mi è nota, una lingua in cui mi parlano le cose mute, e in cui forse un giorno nella tomba mi troverò a rispondere a un giudice sconosciuto»


- Jabès E., Desiderio di un inizio. Angoscia di un’unica fine, Edizioni San Marco dei Giustiniani, Genova 2001, p. 19-20 «...un libro - diceva - che non scriverò mai nessuno può scriverlo, essendo un libro : «- contro il libro/ «- contro il pensiero/ «- contro la verità e contro il termine/ «- un libro, dunque, che si sbriciola formandosi/ ...

«Eppure, so: «- che il libro si scrive contro il libro che tenta di annientarlo/«- che il pensiero pensa contro il pensiero che invidia il suo posto/ «- che la verità s’impone, attraverso l’istante vissuto, in quanto unico istante da vivere/ «- che il termine, cancellandosi, rivela soltanto lo sgomento dell’uomo che esso cancella»


- Phillips A., Paure ed esperti, Ponte alle Grazie, Milano 2003, p.17 «La mia parola è la mia catena, mio malgrado»; pag.20 « Il linguaggio dal punto di vista del bambino è sempre il linguaggio degli esperti; è per questo che i bambini sono inclini a credersi pazzi quando sentono di cadere nei buchi del linguaggio. La competenza, man mano che si cresce, può svilupparsi attorno alla capacità di imparare a tenere sotto controllo questi buchi. Un professionista adulto attendibile deve mostrare di sapere cosa sta dicendo, quasi che egli sappia qualcosa che il linguaggio da lui usato non sa»; pag. 28 «In psicoanalisi, come il critico Mark Edmundson dice della poesia, ; p.159 «Troppe definizioni lasciano fuori troppe cose»


- Rella F., Il silenzio e le parole, Feltrinelli Milano 200, p. 24-25 rif. ad Heidegger «pensiero poetante», Perché i poeti ?, in Sentieri interrotti, La Nuova Italia, Firenze 1973


- Stòccoro G., “A margine. Le cose che fanno il gruppo” in Psychomedia telematic revue, Area Ô’Psicoterapia di gruppo’’, 24 febbraio 2003


- Stòccoro G., “Il silenzio”, in Psychomedia telematic revue, Area “Arte e rappresentazione”, 24 marzo 2003; R.I.G.A.,, vol. XVII, n. 1, 2003, p. 173-175


- Stòccoro G., “L’uscita dal/nel gruppo”, inedito


- Szymborska W., “Ad alcuni piace la poesia”, in La fine e l’inizio, Libri Scheiwiller, Milano 2003, p. 21 «La poesia -/ma cos’è mai la poesia?/ Più d’una risposta incerta /è stata già data in proposito./ Ma io non lo so, non lo so e mi aggrappo a questo/ come alla salvezza di un corrimano»


- von Weizsäcker V., Filosofia della medicina, Guerini e associati, Milano 1990, p.19 «(...) l’essenziale si può esprimere molto difficilmente con le parole. Infatti non sono propriamente pensieri quelli che vorrei esprimere (la lingua del nostro tempo, del nostro popolo, non è a ciò per nulla inadatta), ma un essere vuole rivelarsi qui e per fare ciò questa lingua è solo uno dei diversi mezzi e non sempre il più comodo: un esperimento in laboratorio, una terapia, un’anamnesi, una poesia possono forse farlo meglio. Ma i diversi metodi si possono sostenere e criticare reciprocamente - ognuno di questi è una voce nel dialogo [...]. Rischio un monologo e con ciò non oso mentire, sapendo che gli errori sono sempre menzogne e confidando nel fatto che nel dialogo vengano alla luce».

g.stoccoro@libero.it


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