Questo numero speciale è dedicato interamente alla teoria
della personalità di Theodore Millon. Vengono analizzati in diversi
articoli gli aspetti fondamentali della sua teoria (RD Davis), l'evoluzione
della teoria nel tempo (JP Choca), gli aspetti critici del modello (TA
Widiger e S Strack), le scale di valutazione che ne sono derivate (RJ Craig)
e gli aspetti terapeutici (D Dorr). A fine volume, lo stesso Millon ha
scritto un articolo di commento.
Th. Millon, dell'Institute for Advanced Studies in Personology and
Psychopathology di Coral Gables, Florida, è l'importante autore
di ciò che molti ritengono essere una delle più complete
teorie della personalità, è famosissimo negli States
ed è anche una personalità influente nell'establishment psichiatrico
americano. E' invece poco conosciuto in Italia, dove non mi risulta siano
mai state tradotte le sue opere.
Millon ritiene che un modello scientifico debba prevedere 4 elementi:
(1) teoria coerente o schemi esplicativi, come nella biologia evolutiva;
(2) nosologia o classificazioni basate sulla teoria, come nei disturbi
di personalità del DSM-IV; (3) strumenti di valutazione del modello,
empiricamente fondati, come il Millon Clinical Multiaxial Inventory;
(4) interventi concreti a partire dai dati acquisiti, come la sua synergistic
psychotherapy.
Per quanto riguarda i primi due aspetti (teoria e classificazione),
Millon parte dall'assunto di Godel secondo cui nessun elemento interno
al sistema può provare le proposizioni del sistema stesso. Per questo
motivo, egli ritiene che le leggi profonde del funzionamento umano debbano
essere spiegate da principi universali derivate da altre manifestazioni
non-psicologiche della natura, come fisica, chimica o soprattutto biologia.
Le specializzazioni scientifiche attuali hanno intrappolato la ricerca
nella definizione ossessiva dei confini invece di avventurarsi in costrutti
integrativi che leghino in modo coerente osservazioni empiriche e leggi
sviluppate nei settori più avanzati. La personalità viene
quindi concepita come l'equivalente psicologico del sistema biologico fatto
di strutture e funzioni organizzate. Ciò consente di postulare (a)
che le personalità normale e patologica condividono le stesse leggi
di funzionamento e si dispongono lungo un continuum in cui si differenziano
per la flessibilità del funzionamento e l'equilibrio fra le tre
polarità fondamentali, di cui parleremo più avanti, e che
(b) esiste una ragione di coerenza unitaria per spiegare come mai comportamenti,
atteggiamenti, meccanismi, ecc co-variano secondo modalità riconoscibili
e ripetitive in ciascun individuo piuttosto dispiegarsi in modo casuale.
Freud, in "Pulsioni e loro destini", ipotizzò che la vita mentale
fosse organizzata da tre polarità: soggetto (io)-oggetto (mondo
esterno), piacere-dolore, attivo-passivo. Millon riprende esattamente gli
stessi termini ed ipotizza che la personalità esprima un certo grado
di equilibrio o disequilibrio fra le stesse tre polarità.
La prima polarità (pleasure-pain) riguarda uno scopo di sopravvivenza
fra il potenziamento della vita, la ricerca di nuove esperienze ed il perseguimento
della soddisfazione (come nelle personalità narcisistiche, istrioniche
o antisociali), da un lato, e l'evitamento del pericolo come obiettivo
principale, tipico delle personalità ossessive ed evitanti. La seconda
polarità (passive-active) riguarda le modalità di
adattamento. Da un lato, vi è una modalità che ricalca quella
del regno vegetale di "accomodazione ecologica": passivo, stazionario,
radicato, essenzialmente arrendevole e dipendente. Dall'altro, una modalità
presente nello stile di vita animale di "modificazione ecologica", una
tendenza a modificare o riorganizzare gli elementi ambientali. La terza
polarità (self-other) riguarda una strategia di riproduzione.
Le personalità che enfatizzano il sé sono sicure e assertive,
con le proprie idee su come condurre la propria vita. Le personalità
che invece enfatizzano gli altri si appoggiano e dipendono da altre persone
per soddisfare i propri bisogni e pertanto investono molto negli altri.
La polarità passive-active è stata ulteriormente integrata
con 4 modalità fondamentali di stabilire relazioni interpersonali:
distaccata, dipendente, indipendente ed ambivalente. La combinazione fra
modalità di adattamento e di relazioni interpersonali genera 11
prototipi di personalità (schizoide, evitante, depressiva, dipendente,
istrionica, narcisistica, antisociale, sadica, ossessivo-compulsiva, negativistica
e masochistica) e 3 varianti severe caratterizzate da marcati deficit
nei rapporti sociali e periodici ma reversibili episodi psicotici (schizotipica,
borderline e paranoidea). I prototipi di personalità tendono poi
a scompensarsi quanto più aumenta la psicopatologia, per assumere
i tre quadri clinici di schizofrenia (scompenso della personalità
schizotipica), ciclofrenia o disturbo bipolare dell'umore (scompenso delle
personalità borderline o cicloidi) e parafrenia o sindromi allucinatorie
paranoidi (scompenso delle personalità paranoidee).
La classificazione della personalità di Millon ha seguito nel
tempo molte evoluzioni, frutto di un riferimento continuo e reciproco con
la Task Force per i disturbi di personalità del DSM. Ad esempio,
in Modern Psychopathology del 1969, Millon identificò 8 prototipi
di personalità in accordo con la classificazione psicopatologica
del DSM-II (1952). Successivamente, egli fornì la base teorica unitaria
per la separazione dei disturbi di Asse II da quelli di Asse I e per l'identificazione
dei criteri di inclusione dei disturbi di personalità del DSM-III
(1980), scrivendo il volume Disorders of Personality: DSM-III, Axis
II nel 1981. Ad esempio, l'inclusione della personalità evitante
nel DSM-III è dovuta a Millon. Successivamente, nel DSM-III-R (1987)
furono collocate in appendice le personalità sadica e masochistica
proposte da Millon, ed egli modificò la classificazione in accordo
con il nuovo DSM in Toward a new personology: An evolutionary model
del 1990. L'eliminazione di queste ultime due personalità e l'aggiunta
di un disturbo di personalità depressivo nel DSM-IV (1994) è
stata dovuta alle discussioni della Task Force con Millon,
a cui seguirà la nuova edizione di Disorders of Personality:
DSM-IV and beyond nel 1996.
Riprendendo gli elementi epistemici ricordati all'inizio, il terzo
punto che sviluppa il modello di Millon è l'assessment, che egli
ritiene essenziale per il trattamento. In altre parole, l'assessment psicologico
è per Millon parte integrante del suo modello e ritiene che debba
esserlo in qualsiasi tipo di intervento terapeutico la comprensione della
personalità è importante per collocare i sintomi psichiatrici
nel loro contesto appropriato, se non ci si vuol limitare a trattare i
sintomi di ansia o depressione come quando la medicina considerava come
obiettivi del trattamento la tosse o la febbre. Millon ha elaborato una
gran quantità di scale e questionari per valutare la personalità
in contesti medici (Millon Behavioral Health Invenory), negli adolescenti
(Millon Adolescent Personality Inventory e Millon Adolescent
Clinical Inventory) e negli stili normali di personalità
(Personality Adjective Check List e Millon Index of Personality
Styles). Sicuramente il più famoso di tutti è il Millon
Clinical Multiaxial Inventory (MCMI), giunto alla sua terza revisione
(MCMI-III) nel 1994. Il MCMI-III è uno degli strumenti di personalità
più usati nell'assessment psicologico e, insieme al Rorschach
Comprehensive System ed al MMPI-2, è lo strumento che ha generato
più lavori di ricerca negli ultimi anni. Dalla prima versione (MCMI-I)
del 1983 ad oggi, sono stati pubblicati più di 500 lavori di ricerca
e 7 monografie su questa scala. Esiste anche una versione computerizzata,
che ha innescato una vera industria commerciale da parte del releaser,
la National Computer System. A differenza di altri strumenti simili,
come il MMPI-2, il MCMI-III non usa punti T standardizzati per la diagnosi
ma i Base Rate (BR) scores. Infatti i punti T assumono che
il costrutto misurato sia normalmente distribuito nella popolazione mentre
i BR scores sono ancorati ai valori attuariali della prevalenza
dei disturbi nei setting clinici. Si tratta di una scelta metodologica
importante poiché indirizza l'uso del MCMI-III in modo specifico
alla valutazione della psicopatologia in contesti clinici, anche se è
troppo radicato nella teoria di Millon, a differenza del MMPI-2 che è
costruito in modo empirico e ateoretico. Il lavoro di Craig, in questo
numero della rivista, è una review sullo stato attuale del MCMI-III
per quanto riguarda i risultati sull'analisi fattoriale, l'affidabilità,
la validità di costrutto per depressione, disturbo da abuso di sostanze,
PTSD e disturbi di personalità. Si tratta di una scala che fornisce
informazioni sulla personalità riferita ad una teoria generale (quella
di Millon) ed ancorata alla classificazione di Asse II del DSM-IV, è
facile da somministrare (richiede un tempo di 20-30 minuti). E' però
molto sensibile a soggetti che hanno uno stile di risposta definito "acquiescente"
in psicometria poiché la maggior parte degli items hanno la chiave
del punteggio sulle risposte "vero" ed inoltre, come già detto,
non individua gli estremi, ossia i disturbi di personalità minori
o subclinici ed i disturbi psicopatologici gravi come quelli psicotici.
L'ultimo punto del modello riguarda l'intervento. La synergistic
psychotherapy di Millon è di tipo pragmatico, ateoretico, eclettico,
integrativo. L'obiettivo generale è di riequilibrare le polarità
sbilanciate. Ad esempio, le personalità depresse sono carenti nella
polarità del piacere, per cui lo scopo sarà quello di aumentare
le possibilità di impegnarsi in attività gratificanti; nelle
personalità sadiche e masochistiche c'è una totale inversione
delle polarità piacere-dolore, per cui l'obiettivo sul lungo periodo
sarà quello di ribilanciare questa polarità. Si tratta quindi
di un modello psicoterapeutico che deriva logicamente dalla teoria di Millon
ma il cui bagaglio tecnico è completamente sganciato dalle teorie
generative di ciascun approccio terapeutico poiché applicato esclusivamente
al problema del paziente. Millon fa riferimento a tutte le psicoterapie,
da quelle cognitivo-comportamentali a quelle sistemico-relazionali a quelle
psicoanalitiche. Egli non definisce la sua proposta neanche come scuola,
quanto come un modello psicologico completamente inclusivo e per nulla
esclusivo. L'articolo di Dorr fornisce un quadro dei principi psicoterapeutici
di Millon ed anche l'esempio di un caso clinico di disturbo antisociale
di personalità trattato secondo questo modello.
Questo numero speciale del Journal of Personality Assessment
illustra, dai vari punti di vista, i pregi ed i limiti della teoria della
personalità di Millon e costituisce una utile introduzione al suo
pensiero. Considerando la scarsa notorietà di Millon in Italia,
questo numero diventa ancora più importante per la cultura psicologica
nel nostro paese. E speriamo che questa recensione contribuisca a suscitare
delle curiosità in tal senso.
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