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CONTEMPORARY PSYCHOANALYSIS
VOL. 42, N. 2 / 2006
Autobiographical and Theoretical Reflections on the "Ontological Unconscious"

Robert D. Stolorow


Bob Storolow in questo lavoro (presentato al congresso della International Association for Relational Psychoanalysis and Psychotherapy di Roma del 23-25 giugno 2005) propone il concetto di "inconscio ontologico", che si riferisce alla perdita del senso dell'essere di una persona. Il senso dell'essere nasce quando l'esperienza emotiva diventa linguaggio, ed è profondamente dipendente dal contesto (nel contempo però, dato che viene definito "ontologico", parrebbe anche unico e specifico di una persona). L'articolo ha epigrafi di Heidegger, Lacan, Wittgenstein e Gadamer, e inizia con una poesia che lo stesso Storolow ha scritto sulle emozioni che prova al mattino quando porta sua figlia Emily a scuola, per poi raccontare con grande dettaglio il grave trauma da lui subito quando, il mattino del 23-2-1991, ha trovato sua moglie Dede (la psicoanalista Daphne Socarides Storolow) morta nel letto, un mese dopo la diagnosi di cancro polmonare metastatizzato (questa sorta di self-disclosure di Storolow può suscitare in alcuni lettori un certo imbarazzo per il tipo di contenuti così personali che vengono rivelati, e può sfiorare il cattivo gusto, o per lo meno la sensazione di assistere ad una autoesibizione eccessiva). Bob Storolow continua raccontando il doloroso e prolungato lutto che ha attraversato e le difficoltà incontrate dalla seconda moglie (Julia Schwartz, incontrata nel marzo 1993 e sposata il 3-6-1995, da cui ha avuto la figlia Emily) nel convivere con i suoi continui ricordi di Dede. Storolow poi nella seconda parte dell'articolo usa questo racconto autobiografico per ricordare le sue formulazioni, avanzate originariamente assieme ad Atwood e poi anche alla Orange, sui tre tipi di inconscio ("preriflessivo", "dinamico" e "non validato"), e chiarisce il suo concetto di "inconscio ontologico". Nell'articolo seguente Hazel Ipp discute elogiativamente il contributo di Storolow, il quale poi replica brevemente.

Anche questo articolo, come quello di Jeremy Safran in questo stesso numero (al cui commento si rimanda) testimonia la tendenza di questi settori della psicoanalisi a cercare la propria identità in universi di pensiero (come in questo caso la fenomenologia) dai quali in passato la psicoanalisi voleva differenziarsi. Per un commento più approfondito, vedi la rubrica "Riviste" del n. 3/2007 di Psicoterapia e Scienze Umane.


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