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CONTEMPORARY PSYCHOANALYSIS
VOL. 41, N. 1 / 2005
The Gay Harry Stack Sullivan:
 Interactions Between His Life, Clinical Work, and Theory

Mark J. Blechner


Viviamo in un periodo in cui l'omosessualità, anche nel movimento psicoanalitico, viene finalmente accettata e non considerata più patologica. Fino a non molto tempo fa vi era una aperta condanna da parte psicoanalitica nei confronti della omosessualità, non venivano accettati in formazione psicoanalitica candidati gay e così via, mentre oggi avviene l'opposto, quasi a riparare un torto, riconoscendo le gravi ingiustizie e discriminazioni che hanno dovuto subire gli omosessuali nella società anche per colpa di psicoanalisti ignoranti o vittima di pregiudizi teorici. Se Freud fu capace di andare controcorrente riguardo alla sessualità, non fu così per i suoi eredi riguardo alla omosessualità, soprattutto a livello istituzionale, se non molto tardivamente e più che altro dietro le pressioni sociali e del movimento dei diritti civili, quindi all'opposto di quello che fece Freud che era relativamente isolato. Oggi psicoanalisti gay vengono nominati presidenti di società psicoanalitiche, escono numeri monografici di importanti riviste psicoanalitiche (si pensi ad esempio al n. 4/2001 del prestigioso Journal of the American Psychoanalytic Association, tutto dedicato alla omosessualità, in cui vengono dette cose opposte a quelle sostenute solo pochi anni prima - il primo articolo ad esempio si intitola "Depathologizing homosexuality"), e così via.

Questo articolo di Mark J. Blechner, un noto psicoanalista dichiaratamente gay del William Alanson White Institute di New York, rientra in questo clima culturale. Blechner ha scritto vari altri articoli interessanti su questa rivista (vedi ad esempio le segnalazioni dei suoi articoli usciti su Contemporary Psychoanalysis pubblicate su Psicoterapia e Scienze Umane,  una rivista che con molto anticipo ha trattato in modo critico il tema della omosessualità, ad esempio con articoli di Morgenthaler, Parin, Moor, Drescher, ecc.: in particolare, su Psicoterapia e Scienze Umane si vedano le segnalazioni nei numeri 2/1993 p. 149, 3/1997 p. 174, 4/1998 p. 169, 1/2000 p. 152, 3/2001 pp. 156-157).  Gli articoli precedenti di Blechner riguardavano, tra gli altri, i pazienti affetti da AIDS o sieropositivi, e il sogno.

In questo articolo (il cui titolo tradotto è "L'omosessuale Harry Stack Sulllivan") Blechner sostiene che Sullivan era senza dubbio omosessuale, raccontando episodi e testimonianze in favore di questa ipotesi. Sullivan non era sposato, viveva assieme a un giovane che aveva adottato come figlio, ma che in realtà secondo Blechner era il suo amante dato che a quei tempi di forte repressione contro l'omosessualità un modo conveniente ed accettabile di convivere tra omosessuali era quello di fingere un adozione, specie se uno dei due amanti era molto più giovane, come in questo caso. Blechner riporta inoltre molte testimonianze e citazioni di scritti di Sullivan che avvalorano questa ipotesi della sua omosessualità, anche se lui mai lo ammise esplicitamente. Tra le altre cose, dice che quasi tutti gli stessi psicoanalisti interpersonali, seguaci di Sullivan, hanno cercato di negare o nascondere questo fatto, e paventa l'ipotesi che questo abbia addirittura influito a livello teorico sulla "negazione della sessualità" spesso presente nell'approccio psicoanalitico interpersonale. Sullivan invece, che fu anche un pioniere delle lotte civili per i diritti degli omosessuali, dava una grande importanza alla sessualità, di cui parlava a volte nei dettagli e che era parte integrante delle sue innovazioni teoriche e cliniche. L'articolo va nei particolari delle concezioni sullivaniane sulla sessualità e della terminologia da lui usata.

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