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Dipartimento di Salute Mentale
S.O.C. Psicologia Clinica e della Salute



Valutazione intermedia del progetto di promozione della salute mentale e prevenzione dei disturbi psichici nell'adolescenza e nella prima età adulta

Maurizia De Cesaris


1. Introduzione
Il progetto presentato in questa sede è un progetto complesso, articolato in più fasi, che cerca di integrare vari livelli di intervento a partire da un momento di ricerca/formazione condiviso fra operatori di diverse professionalità; è un vero e proprio intervento di promozione della salute multidimensionale. La progettazione ha mostrato particolare attenzione a questa multidimensionalità, prevedendo azioni a livello individuale, di comunità e di cambiamento istituzionale; in particolare gli interventi di prevenzione messi a progetto e ipotizzati, appaiono sempre strettamente connessi e inscindibili da concomitanti azioni sociali e di intervento organizzativo e istituzionale.
Le caratteristiche anche organizzative, che legano il Progetto ad azioni di politica sanitaria, fanno sì che esso possa essere considerato a buon diritto un progetto di promozione della salute e non solo di prevenzione (WHO, 1986)
Un’altra importante caratteristica del Progetto appare essere la stretta interconnessione che è stata stabilita, già a livello di stesura, tra alcuni costrutti teorici chiaramente esplicitati, particolarmente rilevanti nel campo della salute mentale, e la costruzione del disegno della ricerca e dell’intervento; infatti, dalla scelta di particolari modelli relazionali e di teoria della mente e di una conseguente chiave di lettura del disturbo psichico e della salute mentale (Psicologia del Sé e teoria dell’attaccamento), discendono le finalità stesse del progetto, la scelta di lavorare alla prevenzione in determinate fasce di età, la definizione degli obiettivi specifici e la scelta del target per una prima fase di ricerca del progetto (adulto competente che viene a contatto con le fasce d’età prese in considerazione).
Uno dei difetti, comune a molti degli interventi in promozione della salute, è, secondo Bennet e Murphy (1997), quello di non essere costruiti a partire da una teoria di sostegno valida ed esplicitata o, quando la teoria è considerata (e si tratta soprattutto di teorie psicologiche che spiegano il problema di salute o che spiegano il processo di cambiamento all’interno di programmi di intervento di tipo sociale o individuale) essa è spesso inappropriata o fuori luogo rispetto al modello di promozione della salute proposto. Ciò non sembra, quindi, essere accaduto nella progettazione di questo intervento in promozione della salute.

2. La valutazione intermedia
Il disegno del progetto prevede una prima valutazione da attuarsi già al termine delle prime fasi di attuazione.
La prima valutazione ha quindi avuto luogo nell’autunno 2002, negli ultimi tempi di svolgimento della Fase 2, con significato di “valutazione intermedia” del Progetto (Bezzi, 2002): terminando la Fase 2 termina, infatti, il momento di ricerca/formazione e si entra nella fase di azione sul territorio, fase che potrà prevedere la stesura di protocolli di intesa fra i diversi Enti partecipanti e quindi l’implementazione di questi protocolli e delle strategie preventive che ne derivano.
Pensare ad un momento di valutazione a questo punto del progetto acquista quindi un significato sia in relazione al percorso svolto, sia in relazione alla strada che ancora si ha da percorrere; è stato, però di fondamentale importanza, dato il momento nodale a cui è giunto il Progetto, chiarire senso e finalità di questa operazione, perché potesse, con una sua logica, inserirsi come dato arricchente nel lavoro finora svolto.
Ci si è allora chiesti:
- qual è il significato della valutazione di un progetto di promozione della salute?
- quale il significato di una valutazione intermedia?
- quali metodologie e strumenti possono meglio rispondere ai fini che le risposte alle prime due domande individueranno?

3. La valutazione in promozione della salute: una questione di numeri?
Molti autori hanno sottolineato l’impossibilità di procedere alla valutazione di interventi di promozione della salute allo stesso modo con cui si valuterebbe la qualità di un programma terapeutico, diagnostico, riabilitativo o anche un intervento di educazione alla salute, evidenziando l’impossibilità, ad esempio, di usare un semplice modello valutativo basato su uno schema “input-output” per “tirare le somme” di ciò che è stato fatto (Pocetta, 2001; Green, 1977).
Applicare schemi precostituiti di valutazione agli interventi di promozione della salute può risultare fuorviante, se non decisamente inattuabile: il grado di complessità che caratterizza questo genere di progetti non lo permetterebbe (Maurizio, 1998). Cosa determina questo grado di complessità? Un primo fattore concorrente è individuabile nella pluralità di Enti e organizzazioni coinvolte che sovente si ritrova nei progetti, un secondo lo si rinviene nell’articolazione territoriale prevista che coinvolge ampie zone ed un alto numero di soggetti, un terzo nell’articolazione a più livelli dell’intervento (con diversi soggetti e diverse realtà contemporaneamente), un quarto, poi, nella compresenza di una pluralità di professionalità sociali e sanitarie, ciascuna portatrice di propri modelli di pensiero e di intervento.
La promozione della salute presuppone, quindi, modelli complessi di intervento, ma, resta, in ogni sua forma, fortemente caratterizzata da un approccio vicino alle politiche di salute pubblica (Pocetta, ibid.). La promozione della salute, come azione, non appartiene ad una singola categoria sociale (amministratori, operatori sanitari, ricercatori, ecc.) né ad uno specifico settore della società (di servizio, amministrativo, politico), ma coinvolge tutte le parti in una progettazione comune per la trasformazione degli ambienti fisici e sociali perché possano essere supportivi e generanti stili di vita salutari.
Così come la promozione della salute, anche l’approccio valutativo ad essa non può che essere un approccio condiviso, che si fonda su un principio di rapporto tra soggetti diversi.
“É il compito del valutatore che affronta la promozione della salute su base comunitaria è più aperto, in quanto cerca di comprendere i processi sociali avvenuti. Questo processo di indagine (É) cerca di ricostruire i fatti. In questo senso il valutatore può essere considerato un “narratore dei fatti”, consigliere e interprete, piuttosto che un manipolatore o una persona che controlla gli eventi É” (Baum, 1998).
In quest’ottica quale significato viene ad avere il momento della valutazione?
Alcuni autori, abbiamo visto, ne sottolineano il senso di lettura dello svolgimento del processo messo in moto dal progetto (valutatore come “narratore di fatti”) (Baum, ibid) (Evans et al., 1994), anche a partire dalle connessioni che il progetto stesso ha con la teoria di riferimento (Lemma e Renga, 1997; Mac Donald, 1996). Altri ne evidenziano una funzione di “raccolta” e messa in luce degli apporti dati all’intervento da tutte le diverse professionalità che vi hanno partecipato (Maurizio; ibid.).
Il senso più tradizionale, di valutazione dell’efficacia e della qualità tecnica dell’intervento (tipico del mondo sanitario), non viene messo in secondo piano, ma ne vengono rilevati anche i limiti: limiti, ad esempio, di applicazione del disegno sperimentale per valutare l’efficacia ad ampi contesti, che portano a considerare la necessità di affiancare metodi qualitativi di ricerca ai classici metodi quantitativi (Steckler et al., 1992).
Altri limiti, poi, sono evidenziati da alcuni autori che prendono in considerazione il problema della valutazione degli esiti evidenziando la ben nota difficoltà di misurare esiti di cambiamento della promozione della salute sul breve periodo (Lemma e Renga, ibid.); per far risaltare il raggiungimento o meno dei risultati attesi, infatti, si renderebbero necessari programmi di rilevazione epidemiologica sul lungo periodo, con scadenze molto lontane dal momento di messa in opera dell’intervento. La letteratura mostra come esiti intermedi siano in realtà più individuabili (modifica di atteggiamenti e comportamenti piuttosto che diminuzione di prevalenza e incidenza di determinati problemi sanitari). Ma i primi cambiamenti direttamente osservabili, in realtà, sono solitamente individuabili negli operatori e negli Enti coinvolti nei progetti; essi sono i primi beneficiari dell’intervento poiché in essi avvengono le prime modificazioni, di tipo organizzativo, ma anche personale (Maurizio, ibid.). Studi sperimentali che prevedano gruppi di controllo e sofisticati disegni di analisi randomizzata finirebbero, quindi, per risultare limitativi e scarsamente sensibili nei confronti di non trascurabili risultati come questo che vede coinvolti gli operatori (Australian Health Promotion Association, 2001), risultati che non sono irrilevanti in progetti di intervento che, per loro natura, prevedono attività su vari livelli, compartecipate e trasversali.
L’Australian Health Promotion Association (ibid.), perciò, promuove l’uso di strategie di valutazione qualitativa nel campo della promozione della salute in alcune situazioni:
· come completamento nell’analisi di cambiamenti istituzionali;
· quando il lavoro è rivolto a comprendere i processi che potrebbero favorire l’implementazione dei programmi;
· quando è finalizzato ad analizzare l’andamento del progetto dalla prospettiva dei partecipanti, degli “stakeholders” e degli operatori;
· nei casi in cui risulti importante conoscere le esperienze vissute da coloro che sono stati coinvolti nei programmi.
Si può osservare come alcune di queste indicazioni abbiano coinciso con le necessità valutative del nostro Progetto: esso era giunto ad un punto intermedio del suo percorso; in attesa di “passare all’azione”, terminata la fase di ricerca, non era indifferente raccogliere dalla voce di chi vi ha partecipato osservazioni valutative sul percorso fatto, rilevazioni riguardanti i vissuti, nonché elementi implicabili nella progettazione alla Fase 3 del Progetto. Sono, d’altronde, gli operatori che partecipano ai gruppi di ricerca ed i conduttori gli unici soggetti sui quali può aver significato effettuare una valutazione in questo punto dello stato di avanzamento dei lavori (Maurizio, ibid.).

4. La valutazione intermedia del Progetto
Questo momento valutativo, pensato come occasione per “fare il punto” al termine di una fase importante del percorso di promozione della salute (la ricerca/formazione), ha, quindi, avuto la finalità di raccogliere elementi valutativi sul percorso effettuato dal Progetto (in particolare nel corso della Fase 2) con il concomitante significato di raccolta dati per la progettazione alla Fase 3 e l’implementazione alla Fase 4.
Al fine di raggiungere questo scopo si sono individuati come
Obiettivi:
1- descrivere il percorso compiuto all’interno dei gruppi di ricerca previsti dalla Fase 2;
2- raccogliere osservazioni valutative riguardanti il percorso nei suoi elementi principali (processo, organizzazione, contenuti);
3- raccogliere i vissuti dei partecipanti in relazione ad aspettative, partecipazione e risultati.
Il target dell’azione valutativa sono quindi i conduttori dei 4 gruppi di ricerca previsti dalla Fase 2 del Progetto ed i partecipanti ai 4 suddetti gruppi di ricerca.
Per quanto riguarda gli strumenti e i metodi da usarsi, la scelta è caduta, su strumenti che permettessero un’analisi di tipo qualitativo, anche sulla base delle considerazioni sopra esposte. Sono quindi stati strumenti valutativi: il “focus group”, che permette di raccogliere dai soggetti la descrizione e l’esperienza vissuta del percorso fatto dal progetto focalizzando via via l’attenzione, nel corso di una discussione di gruppo, su determinati aspetti proposti dal conduttore. Questa tecnica è stata utilizzata nell’incontro con i conduttori dei gruppi, ma non è stato possibile metterla in atto con i partecipanti dei gruppi, data la difficoltà a stabilire con loro un tempo e un momento di incontro condivisibile. Si è scelto di sottoporre alcuni partecipanti ad una intervista semistrutturata indagante aree parallele a quelle indagate dal focus group con i conduttori, pur nella consapevolezza di introdurre, così facendo, differenze nella modalità di raccolta dati, differenze soprattutto legate ad una mancanza, nella seconda situazione, della possibilità del confronto e della condivisione (uno schema della struttura del “focus group” e dell’intervista semistrutturata è visibile alla tab. 1).
La scelta, poi, di svolgere un’analisi tematica del materiale così raccolto ha permesso di leggere i protocolli ottenuti evidenziando al loro interno delle categorie di contenuti; questa lettura ha facilitato l’individuazione dei nodi d’interesse presentati dai soggetti per ogni area d’indagine degli strumenti. Si è poi messo a confronto quanto emerso dall’incontro con i conduttori con quanto emerso dalle interviste con i partecipanti ai gruppi.
I risultati di queste analisi e le considerazioni che ne sono scaturite sono quindi state oggetto di una restituzione e discussione comune con i conduttori dei gruppi e di una comunicazione restituiva a tutti i partecipanti nel corso di una delle ultime conferenze scientifiche previste dal Progetto per l’anno 2002.

5. Analisi dei risultati
Lo studio dei risultati è stato effettuato evidenziando per ogni area d’indagine presa in considerazione dagli strumenti (aspettative, processo, organizzazione e risultati) le tematiche emerse e mettendo a confronto trasversalmente quelle individuate nei protocolli delle interviste con quelle individuate nel protocollo del “focus group” (vedi tab.2). Ciò ha permesso di ricostruire il percorso compiuto dai gruppi prendendo in considerazione le diverse chiavi di lettura e integrando apporti dell’una con apporti dell’altra parte.

Tab.1: Aree di indagine di Focus Group e interviste



Focus Group conduttori
Interviste partecipanti
ASPETTATIVE
Integrazione
Condivisione
Conoscenza / interazione per integrazione
Formazione
Cultura comune
Tempi / obiettivi
Progettazione gruppi
Formazione vs informazione
ASPETTATIVE
Formazione
Integrazione
Integrazione / propositività
Curiosità
Operatività
Confronto
Pratica vs teoria
Rete di progettazione
Rete
Tempi
PROCESSO E ORGANIZZAZIONE
Tempi / obiettivi
Integrazione
Progettazione gruppi
Defezioni
Formazione
Obiettivi
Contenuti / defezioni
Cultura comune
Contenuti / conduzione
Comunicazione interna

PROCESSO E ORGANIZZAZIONE
Obiettivi
Cultura comune
Defezioni
Conduzione
Progettazione gruppi
Integrazione / consapevolezza / propositività
Formazione
Tempi / obiettivi
Progettazione gruppi / integrazione
Conduzione / condivisione
Propositività / attività
Condivisione obiettivi / integrazione / defezione
CONTENUTI
Cultura comune
Formazione
Progettazione gruppi / contenuti
Integrazione / formazione /ricerca
CONTENUTI
Ricaduta operativa
formazione
Formazione / riflessione
Ricaduta operativa / continuità
Confronto
Consolidamento
Cultura comune per progettazione
Ricaduta operativa / ricaduta istituzionale
RISULTATI (OSSERVATI)
Cultura comune
Rete informale
RISULTATI (ATTESI)
Rete
Continuità della rete / confronto



6. Discussione
E’ possibile, come su esposto, mettere a confronto le analisi tematiche del testo della discussione con i conduttori dei gruppi di ricerca e di quello delle interviste con alcuni partecipanti al Progetto poiché entrambi gli strumenti hanno indagato le stesse aree. Da queste analisi si sono ricavate osservazioni valutative sul percorso fatto, rilevazioni riguardanti i vissuti dei soggetti coinvolti, nonché elementi di proiezione implicabili nella progettazione alla Fase 3 del Progetto e nell’implementazione alla Fase 5.

6.1.. Le aspettative
Le aspettative dei conduttori dei gruppi e le aspettative dei partecipanti avevano, al momento di avvio della Fase 2, molti aspetti in comune: condivisa era l’idea di stare iniziando un percorso che ci si aspettava essere formativo, un percorso che avrebbe potuto portare ad una migliore integrazione tra figure professionali diverse; comune era, comunque, anche il dubbio sulla eterogeneità nella composizione dei gruppi e sulla possibilità di questa integrazione.
I conduttori sembrano aver sentito la responsabilità di dover guidare questo processo di integrazione, la responsabilità di riuscire ad instaurare rapporti formativi, piuttosto che fornire solamente informazioni, di riuscire a creare veramente un modo di sentire comune, una cultura comune su una base teorica condivisa.
I partecipanti si aspettavano formazione, ma si aspettavano anche di poter stabilire una certa connessione con le altre figure professionali presenti. Dalle interviste emerge questa doppia modalità (attiva/passiva) di approccio al gruppo di ricerca: “Évolevo fare come la carta assorbenteÉ”, “ Émi sentivo come una spugnaÉ”, e contemporaneamente il desiderio di partecipare ai lavori in modo propositivo, il desiderio “Édi creare un tavolo di lavoro per vedere cosa si poteva fare per la prevenzione. Se ne parla sempre tra colleghi, ma sono solo discorsiÉ”, di passare alla pratica della progettazione in rete. E questa pratica ci si aspettava che fosse, prima di tutto, confronto fra le diverse professionalità.
Da questo punto di vista una delle aspettative dei conduttori era legata ai tempi di svolgimento del progetto: un anno di lavoro poteva sembrare adeguato a garantire la nascita di una riflessione comune, la condivisione di una visione dell’oggetto di lavoro e la produzione di linee di progettazione di attività preventive; in corso di avanzamento, vedremo, alcune di queste aspettative siano andate modificandosi.

6.2. Organizzazione e processo
Altri elementi emersi dal focus group e dalle interviste gettano luce su quello che è stato il cammino della ricerca: da questi dati si evince come il processo attivato sia sembrato fortemente collegato al disegno organizzativo della ricerca, alle scelte, ad esempio nell’organizzazione dei tempi e degli obiettivi, nella costruzione dei gruppi, nella selezione dei partecipanti, ciò ha portato ad esprimere, in alcuni casi, valutazioni positive, in altri è sembrato essere un nodo di criticità; questo sia tra i conduttori, sia tra i partecipanti.
Come già emerso nella discussione delle aspettative, la questione dei tempi è stata presa in considerazione da tutti e, mentre all’inizio dei lavori l’organizzazione temporale prevista era sembrata largamente adeguata a permettere il raggiungimento degli obiettivi indicati, col procedere del programma alcuni conduttori riferiscono di aver incontrato delle difficoltà a dirigere il flusso del lavoro all’interno dei tempi a disposizione, ciò soprattutto in relazione al tipo di obiettivi da raggiungere: focalizzando inizialmente l’attenzione sulla integrazione del gruppo e sulla costruzione di una cultura comune, non è poi stato semplice virare verso un approccio più produttivo, al fine di stendere le bozze di protocolli operativi.
Un elemento influente sulle dinamiche nel flusso di lavoro sembra essere stata poi la partecipazione alle riunioni: si è rilevato un certo numero di defezioni, alcune legate a precisi ambiti professionali (carenza di psichiatri) ed avvenute fin dall’inizio dei lavori probabilmente per motivi organizzativi (coincidenza delle riunioni con i turni ambulatoriali), altre, si domandano i conduttori, forse legate all’effetto selettivo che i contenuti teorici possono aver messo in atto. Incentrare dichiaratamente i lavori su un certo tipo di teorie psicologiche a riguardo della salute mentale (Psicologia del Sé), infatti, non è stato un elemento indifferente: vedremo poi come si sia trattato di un fattore arricchente, che ha facilitato l’uso di un pensiero e di un linguaggio comune tra chi ha partecipato con regolarità agli incontri, ma può forse aver allontanato qualcun altro.
Più in generale, sempre i conduttori, si chiedono se una maggior attenzione nella progettazione dei gruppi alla motivazione dei partecipanti avrebbe potuto ovviare queste defezioni. Anche perché, osservano alcuni partecipanti, la partecipazione saltuaria ha influito sulla velocità di integrazione dei gruppi e sulla possibilità di condividere precocemente degli obiettivi.
A fronte di queste difficoltà segnalate ci sono numerose osservazioni di senso positivo che riguardano, soprattutto, le relazioni tra la conduzione dei gruppi, l’articolazione dei contenuti lungo il processo e la nascita di una cultura comune.
I partecipanti hanno descritto come positiva la modalità di diffusione dei contenuti teorici tramite le conferenze scientifiche mensili, alternate ai lavori nei gruppi; le conferenze hanno offerto possibilità di conoscenza e spunti di riflessione; il lavoro nei gruppi, soprattutto grazie alle modalità di conduzione messe in atto, ne facilitava l’assimilazione e il riconoscimento di una funzione all’interno delle strategie di prevenzione studiate (in particolare di quei temi apparsi più nebulosi e non immediatamente riconducibili alla pratica quotidiana).
I conduttori hanno riconosciuto, dal loro canto, la funzione di collegamento che hanno avuto tra i due principali strumenti del Progetto (conferenze e gruppi) ed i risultati che ne sono derivati: comune fra loro è stato il riscontro della reale condivisione di un linguaggio e di un pensiero fra i partecipanti, della nascita di una cultura comune a cui si è potuto assistere.
Anche i partecipanti sono giunti alle stesse constatazioni, anch’essi hanno evidenziato il ruolo importante svolto dai conduttori in questa dinamica: “..nel gruppo si è creato un buon clima, anche grazie alle modalità di conduzione e può darsi che ciò abbia facilitato una messa in comune delle esperienzeÉ” e a riguardo della riflessione sui contenuti teorici psicologici o legati alle strategie di prevenzione, la conduzione è stata definita “Éstimolante, ma senza dare soluzioniÉ”, in grado di riportare sulla rotta verso gli obiettivi del gruppo ogni qualvolta si tendesse a deviare da essi.
Dalle interviste con i partecipanti è emerso un altro elemento importante situabile a questo livello di analisi: la progettazione dei gruppi e la loro modalità di conduzione, nonché il confronto con le altre figure professionali sembrano aver favorito l’emergere di nuove consapevolezze rispetto al proprio ruolo all’interno delle reti istituzionali; alcuni partecipanti evidenziano come questo lavoro sia “Éservito a sentirsi attiva nel proporreÉ” o a modificare autopercezioni “Éprima mi sentivo sottomesso alle istituzioniÉ ora ho una maggior consapevolezza di svolgere un ruolo importanteÉ”.
Il focus group mette inoltre in evidenza un aspetto riguardante la comunicazione interna che i conduttori hanno voluto segnalare: le relazioni tra i conduttori e la segreteria scientifica, formalizzate all’interno delle riunioni di coordinamento mensili, sono state utilizzate soprattutto per gestire questioni organizzative o di gestione dei gruppi e meno come strumento di passaggio e confronto sui contenuti teorici (come da Progetto), attività per la quale si sono serviti di incontri e comunicazioni più informali.

6.3. I contenuti
Passo ora ad analizzare le tematiche emerse alle domande che riguardavano più da vicino il rapporto di conduttori e partecipanti con i contenuti teorici proposti dal Progetto: tutti i partecipanti ai gruppi li hanno giudicati apprezzabili, con forti spazi di ricaduta operativa sulle loro professionalità. Alcuni hanno dichiarato di ritenere importante un futuro lavoro per la diffusione di questi concetti tra le famiglie con le quali vengono in contatto. Altri, poi, affermano di averli anche semplicemente sentiti risuonare nella loro quotidiana esperienza di genitori.
Per alcuni si è trattato di una apprezzata occasione di riflessione e consolidamento di concetti e modalità operative già acquisiti; c’è stato il riconoscimento di una facilità di condivisione di questo modello teorico e c’è chi ne ha sottolineato la funzionalità al fine di una progettazione comune di strategie preventive.
Anche dal focus group dei conduttori sono emerse simili riflessioni sulla condivisibilità del modello teorico e sulla ricchezza rappresentata da ciò, ora che sembra essere condiviso realmente. Dalle riflessioni di un partecipante arriva però il monito espresso sottoforma di dubbio relativo alla trasferibilità di questa ricchezza dai singoli soggetti ai loro Servizi di appartenenza (ricaduta operativa / ricaduta istituzionale).

6.4. I risultati
E ora alcune considerazioni sui risultati relativi alla Fase 2. Dai testi di interviste e “focus group” si può osservare come sia conduttori, sia partecipanti individuino nella creazione di reti informali fra persone appartenenti a Servizi ed Enti diversi uno dei risultati finora espressi da questo Progetto; tutti sembrano considerare queste reti il frutto di un lavoro comune e le vedono sostenute dall’avvicinamento teorico ed operativo favorito dalle attività proposte dal Progetto.
Si può però rilevare, in ciò che è stato espresso, una maggiore proiezione verso le fasi future del percorso, dei partecipanti rispetto ai conduttori: essi sentono la necessità di continuare a vivificare questo capitale acquisito formalizzando e protraendo nel tempo i rapporti che si sono instaurati, sia con un significato formativo, sia con il significato (e suggerimento) di trasformare queste reti in veri e propri strumenti operativi all’interno di ipotizzabili strategie di prevenzione.
E’ poi necessario considerare che risultato ultimo e tangibile di questa fase del Progetto sono le bozze di linee guida sulla prevenzione universale e le bozze di percorso assistenziale per la prevenzione selettiva e indicata prodotte dai gruppi alla fine dell’anno 2002 e sottoposte al vaglio e giudizio del Comitato Organizzativo per diventare operativi e produrre, a loro volta, protocolli d’intesa fra gli Enti.

7. Conclusioni
L’analisi qualitativa intermedia delle attività del Progetto “Promozione della salute mentale e prevenzione dei disturbi psichici nell’adolescenza e nella prima età adulta” descrive un percorso compiuto fino ad oggi che, pur con le ovvie difficoltà forse anche dovute alla complessità e ricchezza del disegno, ha sicuramente raggiunto, nella visione di chi vi ha partecipato, due risultati:
- promuovere linguaggio e pensiero comune fra operatori che, in diversi ambiti e in diverse parti del territorio dell’ASL 19, sono a contatto con soggetti che stanno attraversando due momenti importanti per il processo di formazione del Sé e dell’identità personale (0-3 anni; 12-24 anni);
- promuovere la nascita di rapporti di rete fra i suddetti operatori.
La narrazione del cammino svolto fa emergere indicazioni utilizzabili anche nella progettazione delle successive fasi del percorso.
In particolare le fasi 3 e 4 vedranno entrare il Progetto in una dimensione strettamente correlata con azioni che vanno oltre le semplici strategie preventive per prevederne altre relative alla promozione della salute. Sarà una fase di lavoro a livello istituzionale, una fase che cercherà di modificare le politiche sanitarie relative alla salute mentale presenti sul territorio, coinvolgendo in queste modifiche, oltre ai Servizi dell’ASL, anche Enti ed Agenzie esterni al mondo sanitario (scuola, associazioni, servizi di comune e provincia, ecc..). Gli operatori provenienti da tutte queste realtà lanciano un invito tramite le osservazioni raccolte dalla valutazione: perché il cambiamento sia reale, perché la loro presenza nei rispettivi servizi e la ricchezza di cui sono portatori possano agire da catalizzatori di questo cambiamento, sentono la necessità di mantenere un collegamento con le reti che si sono create, di vivificarle e, in qualche modo, renderle operative.
In sede di restituzione, quindi, sono stati evidenziati questi tre elementi: i risultati rilevati della presenza di una cultura condivisibile tra operatori dei diversi Servizi, la nascita di collegamenti e rapporti fra questi operatori e, come suggerimento per il futuro avanzamento dei lavori, la valorizzazione e l’utilizzo di queste reti formali che sono andate formandosi al fine di facilitare l’acquisizione e la messa in opera, in ogni Ente e Servizio, delle indicazioni esecutive che scaturiranno nel corso del programma
Cogliere questo suggerimento trovando le modalità operative compatibili e sostenibili per attuarlo annettendolo alla progettazione, può essere una sfida per il futuro cammino del Progetto.


Bibliografia

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