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RIVISTA SEMESTRALE

Numero 1, Gennaio 2008


SOGNI: I MALATI DI CANCRO RACCONTANO...
INTERVISTA CON DAVID K. WELLISCH


A cura di Valentina Nesci


Los Angeles, Luglio 2007

PM ha intervistato il Dr. David Wellish, nel campus principale della University of California Los Angeles, grazie alla lunga consuetudine tra il noto psico-oncologo americano ed il Dr. Domenico A. Nesci, che per anni ha insegnato a UCLA psichiatria e psico-oncologia nei corsi estivi, conseguendo in particolare, per l'attività didattica svolta dal 1999 al 2001, il titolo di Distinguished Visiting Professor dalla Psychiatric Clinical Faculty Association della prestigiosa Università della West Coast (fig. 1).

Fig. 1 - Il Dr. Wellisch (con la camicia) ed il Dr. Nesci (vestito blu) nello studio del Dr. Wellisch


L'intervista si è svolta nello studio del Dr. Wellisch (fig. 2), uno studio che era stato quello del Prof. Robert O. Pasnau, per molti anni, finchè il noto Past President dell'American Psychiatric Association non è andato in pensione.

Fig. 2 – Valentina Nesci ed il Dr. Wellisch, fotografati nel corso dell’intervista


D.: A cosa sta lavorando attualmente?
R.: Sto lavorando, ormai da moltissimi anni, ad un progetto ambizioso: scrivere un libro sui sogni dei malati oncologici. Non c'è quasi niente in materia nella Letteratura scientifica. La mia esperienza più profonda riguarda le donne malate di cancro del seno. Si tratta di pazienti che mi hanno generosamente svelato, sia nella mia attività di consulenza che in terapia, molti aspetti del loro mondo interno che ritengo possano essere preziosi per tutti coloro che desiderano avvicinarsi, in una relazione d'aiuto di qualunque tipo, a queste donne.

D.: Può raccontarci uno di questi sogni?
R.: Molto volentieri. Mi viene subito in mente il sogno di una donna operata per un tumore al seno. Nel sogno una donna sega a metà un gatto. Dopo averlo fatto, però, teme che il gatto possa morire, e cerca di ricomporne i pezzi meglio che può, nella speranza di salvarlo.

D.: Qual'è il contesto del sogno?
R.: Nella realtà, la donna era stata sottoposta ad una mastectomia, e questo sogno era stato fatto sul lettino operatorio, al momento della ricostruzione chirurgica del seno. In questo sogno, come accade spesso, i ruoli sono capovolti, e la donna diventa il proprio carnefice. Questo sogno, infatti, esprime l'angoscia della donna, la percezione che la perdita di una parte di sé (la mastectomia) sia come morire, la paura che la ricostruzione del seno possa non andar bene, che "i pezzi", in qualche modo, vengano messi a posto "alla bell'e meglio", che la scissione dell'Io sia insanabile (il vissuto di essere segata a metà).

D.: Può raccontarci il sogno di un paziente che aveva un altro tipo di tumore maligno?
R.: Si, certo. Mi viene in mente il sogno di un uomo che sogna se stesso, seduto a un tavolo di un ristorante, mentre aspetta che gli portino quello che ha ordinato. Il suo posto è di fronte alla cucina, le cui porte si aprono e si chiudono in continuazione al passaggio frenetico di una miriade di camerieri. Questi camerieri si scontrano tra di loro e regna il caos totale; l'uomo teme che si possano rompere i piatti che hanno nelle mani. C'è di più: i camerieri sembrano non sapere dove vanno, come se fossero fuori controllo, e nessuno porta all'uomo quello che ha ordinato.

D.: Qual'è il contesto di questo sogno?
R.: Questo sogno è stato fatto da un paziente affetto da leucemia il giorno prima del trapianto di midollo osseo. A mio avviso il sogno esprime la preoccupazione che qualcosa vada storto. I piatti sono interpretabili come piastrine (i piatti = "plates" evocano le piastrine = "platelets", in inglese) perché nella leucemia le piastrine possono essere danneggiate. Sicuramente il paziente temeva che il trapianto andasse maleÉ
Poi i camerieri che si scontrano sotto lo sguardo disorientato dell'uomo potrebbero anche essere le sue cellule, che invece di mantenerlo in vita si scontranoÉpotrebbe essere una metafora della temuta reazione di rigetto al trapianto di cellule ematiche, oppure della "graft" la reazione di rigetto delle cellule del donatore che attaccano quelle del paziente che riceve. Anche il fatto che il piatto ordinato non arriva potrebbe rappresentare l'angoscia di non riuscire a trovare un donatore adeguato.
Infine, non trascurerei l'ipotesi che il conflitto tra camerieri rappresenti anche i conflitti istituzionali tra le varie figure del reparto che sono al servizio del paziente ma che, nel far questo, finiscono spesso invece per scontrarsi.

D.: Può condividere con i Lettori di PM qualche altro suo tema di ricerca?
R.: Con piacere. Mi sto occupando dell'obesità in figlie di donne morte di cancro del seno, nell'ambito di un più ampio progetto di ricerca sul lutto. Qui in America distinguiamo tra lutto non complicato e lutto complicato ("complicated grief"), intendendo con questo un lutto che non viene superato nell'arco di un anno senza gravi conseguenze sul piano fisico o psichico. La nostra ricerca consiste nel far vedere alle figlie di queste donne delle immagini delle madri e di studiare, con la PET, la risposta allo stimolo. Dai risultati preliminari sembrerebbe che aree cerebrali diverse siano interessate nell'elaborazione di queste immagini. Si potrebbe ipotizzare che queste pazienti, affette da lutto complicato, a differenza di quelle che superano il lutto in modo normale, abbiano meccanismi di coping diversi, e che vi sia un corrispettivo psicobiologico, obiettivabile con la PET, di questa situazione.

D.: Grazie Dottor Wellisch, speriamo di rivederci a Roma in occasione di qualche evento psico-oncologico, l'anno prossimo.
R.: Vengo sempre a Roma con molto piacere. Se ci sarà l'occasione potremo parlare di nuovo del mio lavoro per i Lettori di PM. L'anno scorso ho presentato i risultati preliminari di un'altra ricerca, cui tengo molto, in occasione del World Congress dell'International Psycho-Oncology Society. Ma questa è una notizia ormai datata, e di cui sicuramente gli psico-oncologi italiani sono già stati informati dall'amico e collega Luigi Grassi, Presidente della Società Italiana di Psico-Oncologia (SIPO) e magistrale organizzatore del Congresso, che si è svolto tra Venezia e Ferrara.




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