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PSYCHOMEDIA
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Sandro Rodighiero*

EROS E PSICHE


Relazione al congresso:
Ai Confini del Reale, corporeità nella relazione terapeutica

 

Aristotele considera il corpo quale "Maschera dell'anima", luogo del simbolo quindi e teatro dove l'attore, come l'antico tragico dietro la maschera, (Prosopeion) parla riassumendo in sé e ricercando il senso di un'appartenenza sociale riconosciuta e condivisa.

Espressione simbolica di quell'anima in esso contenuta e che del corpo è parte, come nel De Anima (Aristotele) "...né l'anima esiste senza il corpo, né essa è un corpo. Corpo certo non è, ma qualcosa del corpo", anima e vita così vicina alla corporeità che ne è il respiro, l'alito vitale, nell'etimo greco infatti yuch' è il respiro, da cui per sottrazione deriva anche spirare, trasformare il corpo in salma, il leib nel körper, Secondo Husserl.

U. Galimberti1, ci ricorda come la distruzione dell'ambivalenza simbolica del corpo e l'inaugurazione della logica disgiuntiva, (il Dia-ballein), con la separazione cioè tra bene e male, corpo e spirito cielo e terra, nel pensiero di Platone, Il Corpo diviene "la tomba dell'anima, il luogo dove per il momento essa è sepolta".

Senza la forza unificante del Simbolo (symbolon in greco è lanciare attraverso, Sin-ballein, dove ballein è lanciare), nella disgiunzione del Dia-ballein, è necessaria la presenza di eroz, il Daimon (molto simile al demonio), con la funzione di "Congiungere l'umano al divino, colmando l'immenso vuoto che separa i due mondi".

Se, come si può dedurre dall'interpretazione di Galimberti, dallo spazio della separazione nasce l'idea di diavolo, Eros è il bisogno di riunire, come appare nel Convivio di Platone.

Se yuch' è ritmo e respiro del palpitare della vita nel corpo, eroz, è il fuoco del desiderio dell'impossibile, dell'unione del bene e del male del cielo e della terra.

All'origine Eros era "Un sasso adorato in Beozia" ricorda spesso Resnik, una pietra informe, non lavorata, una massa senza forma ma intrisa della forza creatrice e fecondante della corporeità, per metterne in risalto la materiale fisicità non necessariamente connessa alla sessualità del concetto di Eros.

"Io sono tutto corpo, e nient'altro" Scrive Nietzsche in Zaratustra. "Il corpo è una grande ragione, una moltitudine unanime, uno stato di pace e di guerra, un gregge e il suo pastore"

In Freud2 troviamo il concetto di Io anzitutto come realtà corporea, come Io-corporeo, come "corpo proprio di una persona, e soprattutto della sua superficie, come luogo da cui possono sgorgare percezioni interne ed esterne"

Per Maurice Merleau-Ponty 3, "Avere un corpo vuol dire essere guardati, guardarsi, essere visibile" e più oltre: "Si è ancorati al corpo", dice, e il corpo è movimento, realtà dinamica, l'immagine del corpo non è una forma spaziale pura, una figura fissa. Il tempo, il ritmo intervengono e danno vita e movimento a questa immagine.

Secondo Laing4 "Nessuno più dello schizofrenico si sente vulnerabile ed esposto allo sguardo di un'altra persona"

Eros è anche il cielo che, sotto forma di pioggia impregna e feconda la terra, è Phanes, la luce, nato dall'uovo d'argento covato da un pipistrello e generato dalla copulazione del vento con Nyx la notte, nella caverna originaria.

Avere un corpo, per Salomon Resnik5, significa anche com-prenderne i limiti, accettarne la finitudine spaziale e temporale. La nozione di corpo implica l'assunzione di una frontiera concreta...Vivere il proprio corpo, vivere il corpo, oltre che nel corpo, significa accettare i propri confini e riconoscere lo spazio dell'altro...

Molto poco platonico nella sua Divina bellezza è il corpo di Psiche, tanto che la stessa Venere ne è gelosa e l'inganna impedendole di poter vedere il suo amante nella folgorante bellezza di Eros. Psiche però lo guarda alla luce di una lucerna e lo perde, lo riavrà solo dopo molte prove ed un'ulteriore trasgressione.

Il mito raccolto da Lucio che solo accostandosi alla bestialità di essere asino, nell'asino d'oro di Apuleio, può vedere e comprendere. Ogni incontro è un'avventura, un viaggio in un nuovo mondo, in cui si è guidati da emozioni e sentimenti a volte intensi e particolari. Un mondo di segni di messaggi e di scambi reciproci da cui può prendere vita un processo creativo.

L'Amore, l'Eros può essere considerato forma di conoscenza, forse è la forma in cui la conoscenza, che non segue strade segnate ma percorre nuovi sentieri, si realizza attraverso la forza unificatrice dell'Eros, nella luce "della sua piccola fiaccola ma che può incendiare il sole".

"L'analista non deve rifiutare il sentimento d'amore del malato", dice Resnik6, "lo deve anche distinguere dalla seduzione, sia da parte del malato che da parte sua. La seduzione a servizio del narcisismo, nega la comunicazione e tende a svilupparsi come transfert erotico (falso transfert positivo). Quest'ultima situazione, non controllata ed elaborata, può acquistare carattere di relazione perversa".

"Ogni psicotico cerca di risvegliare nell'analista il proprio narcisismo e le sue tendenze onnipotenti e di indurre in lui la disponibilità a personificare il suo ideale dell'Io; per far ciò egli fa uso della seduzione e cerca di convincerlo che il suo delirio, il suo sragionare, è ragionevole e degno di ammirazione. Il problema si pone quando c'è una coincidenza tra l'induzione del paziente e la proiezione narcisistica dell'analista stesso, il quale, a causa della sua visione personale e idealizzata della malattia, la disconosce invece di riconoscerla nella sua complessità e nel suo valore intrinseco. ... L'Io narcisista infantile accattivato dell'analista, si perde nell'altro, come Narciso". (S. Resnik7)

Il lavoro psicoanalitico e psicoterapeutico si basa molto sull'ascolto, sui suoni e sulle parole, nelle lunghe ore di terapia spesso non ci si guarda, il corpo dell'altro non entra nel nostro campo visivo, ma ne ascoltiamo i suoni.

Alberto Schön8 ricorda come: "Per le continue comunicazioni di transfert e controtransfert il suono, impalpabile e arioso, messaggero a due vie, funziona benissimo e segnalerà, secondo i casi, canti di sirene, serenate, squilli di guerra, canti di lavoro, ninne nanne, carezze, marce funebri, come pure scherzi É"

Leonardo Da Vinci affermava che il pittore pensa e parla con le mani, e così Gould suonava spesso una partitura mettendo la radio al massimo volume, per non ascoltare il suono delle sue mani, e così lasciare parlare e pensare le sue mani senza il pregiudizio di essere ascoltato da se stesso.

Gargantua, il personaggio di Rabelais, sente al polo, tra i ghiacci eterni, un fragore di battaglie provenire da lontano; è il rumore di antiche battaglie intrappolato nel ghiaccio che lentamente si scioglie e può essere ascoltato.

La psicoanalisi ha prestato molta attenzione alle immagini visive, in conseguenza delle prime ricerche sul sogno. Ha studiato sogni, simboli onirici, fantasmi e parla di in-sight, guardarsi dentro.

È la presenza massiccia di una corporeità sanguigna e reale come nelle evocate battaglie di Rabelais, con l'odore del sangue, le grida dei feriti e lo scalpitio ansimante dei cavalli, è lo sguardo della Gioconda, pensato e raccontato dalle mani di Leonardo, che rende possibile quel mondo di suoni e di immagini, di rumori e fantasmi. È la concreta presenza del corpo che distilla e riscalda le lacrime, che asciuga la gola e spezza le parole sulle corde vocali.

Pensando ad una presenza così reale, mi è venuto alla mente il volto di Luciano, con i suoi capelli ormai brizzolati e i suoi baffi già bianchì. Era un bel ragazzo bruno, diciotto anni fa, quando ci siamo conosciuti, i suoi bambini vociavano nell'anticamera dell'ambulatorio ed io, per farli stare quieti, davo loro dei fogli con delle matite colorate perché scarabocchiando, ci lasciassero in pace per la mezz'ora del colloquio. Sono cresciuti, li ho visti crescere tra un'attesa in anticamera, uno sfogo della moglie ed una visita nei reparti dove in questi anni Luciano si è ricoverato, seguendomi nei vari ospedali dove la mia carriera mi ha portato.

Stiamo invecchiando insieme, mi sorride, con la sua barba bianca e i denti di porcellana.

Non ha più bisogno di dirmi che ha la radio in testa che legge e trasmette i suoi pensieri, che si sente controllato ed osservato perfino nell'intimità coniugale, che aspetta il trionfo, la sua rivincita sul mondo, forse si sta rendendo conto che il suo trionfo sono questi figli così ben cresciuti e la bella moglie che ancora gli vuol bene e lo desidera, dopo venti anni di schizofrenia paranoide, (come anche lui ama definire la sua situazione, quasi fosse un titolo nobiliare) e decine di ricoveri che la lasciavano sola le notti e i giorni coi suoi bambini ad attendere che il papà tornasse a casa, che li aiutasse a svolgere i compiti e li facesse anche giocare nel modo che solo un padre amoroso come lui sapeva fare.

È la forza creativa e unificante di Eros che anima, dà vita e movimento alla Psiche, dà il possesso di un corpo in cui vivere, la consapevolezza dei suoi confini, dei limiti spazio-temporali e il rispetto quindi dello spazio dell'altro, spazio dove può avvenire lo scambio, il commercio le Interprestazioni e la possibile guarigione.

Mario è da mesi ormai sepolto nel suo letto in reparto. È da quella mattina, quando svegliandosi ha trovato la salma avvelenata di sua moglie in salotto. Voleva restare giovane e snella, lei, il tempo non doveva ferirla, non poteva perdere la sua agiatezza. Mario l'amava molto, avevano già scritto insieme, alla figlia psicotica, lettere d'addio in passato, ma quella sera lei era stata dolcissima, gli aveva portato il latte caldo a letto che lo ha fatto dormire pesantemente per molte ore.

Da giovane laureato, Mario, ha intrapreso una brillante carriera di manager ma poi, ha lasciato il prestigio per il guadagno nel commercio; ora è agli arresti per truffe multimiliardarie. Ma Mario è morto quella mattina.

Non è elaborabile il lutto della propria morte! C'è il suo corpo sepolto tra le lenzuola, in una fredda fissità senza tempo. Corporeità nella relazione terapeutica, è il titolo del nostro convegno, qui abbiamo una spenta corporeità senza Eros e senza relazione terapeutica.

"La nostra funzione è spesso quella di sedurre il paziente alla vita", è una felice espressione dell'analista argentino Roberto Losso, ma con Mario ora dovremmo sedurre una salma, e viene in mente che i pazienti più gravi nei manicomi "masturbano un corpo morto per risvegliare il cadavere" come segnala Resnik.

Prendersi cura di una salma è però anche saperle restare vicino, presenti e vigili, attenti a rispettare quella giusta distanza nella veglia che colga il minimo segno di risveglio possibile, da negoziare in quello spazio senza ozio del commercio delle emozioni, che è il transfert.


* Sandro Rodighiero è Psichiatra, Gruppoanalista, Presidente AION Cosenza.


Note:

1 U. Galimberti: Il corpo, Feltrinelli Milano 1989.
2 S. Freud: L'Io e l'Es, 1923, p. 26
3 M. Merleau-Ponty: fenomenologia della percezione, (trad. It) Il saggiatore Milano 1972
4 R. D. Laing: L'Io diviso, (trad. It.) Einaudi Torino 1974.
5 S. Resnik: L'esperienza Psicotica, Boringhieri Torino 1986, pagg. 22-23
6 S. Resnik: Persona e psicosi, Einaudi Torino 76, pagg. 12-13
7 S. Resnik: Persona e psicosi, op. cit. pag.20
8 A. Schön: relazione al Congresso SPI sez. Veneto 1998


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