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PSYCHOMEDIA
MEMORIA E (TELE)COMUNICAZIONE
Televisione



La Televisione: origini, effetti e moderna evoluzione

di Loredana Fanelli e Tiziana Vallati



La trasmissione a distanza di immagini non permanenti poté essere concepita solo quando si trovò un mezzo per convertire in segnali elettrici una variazione di luminosità dell'immagine da diffondere. Nel 1873 viene scoperta la proprietà fotoelettrica del selenio. Nel 1926 J.L.Braid fece a Londra una dimostrazione con un televisore rudimentale che trasmetteva un minuscola immagine. Nel 1929 il trasmettitore inglese di Daventry iniziò emissioni regolari di carattere ancora sperimentale.

La televisione elettronica fece la sua comparsa negli anni che precedettero la seconda guerra mondiale: anche in Italia, dal 1934, furono realizzate apparecchiature e realizzate trasmissioni sperimentali; in Francia ebbero inizio trasmissioni regolari nel 1937. Il 2 giugno 1953 funzionò per la prima volta la rete Eurovisione e nel luglio 1962 si ebbe la prima trasmissione in mondovisione attraverso il satellite artificiale "Telestar". In Italia l'inizio ufficiale del servizio regolare di trasmissioni avvenne il 3 gennaio 1954, con l'entrata in funzione del trasmettitore della zona di Roma.

Stampa e Televisione: quale rapporto?

Si potrebbe affermare che i moderni mass-media (televisione, radio, internet, etc...) non potranno mai sostituire il libro stampato, ma, secoli fa, la stessa accusa fu rivolta nei confronti dello stesso libro stampato da coloro che sostenevano che esso non poteva sostituirsi ad un autorevole maestro che parlava da una cattedra ad un gruppo di studenti. Il libro però, come mezzo di comunicazione e di conservazione della memoria, impiegò millenni per affermarsi sulla trasmissione orale della cultura; i moderni mass-media, invece, si sono affermati nell'arco di due secoli ed hanno soppiantato definitivamente la stampa come mezzo privilegiato di comunicazione, forse per la caratteristica, a loro unica, di rappresentare il gruppo sociale, la massa, e di essere dalla massa condivisi.

Scrive infatti Morin: "La televisione s'è venuta affermando sia nelle case popolari che in quelle agiate [...] la grande stampa d'informazione, i grandi settimanali, si sono diffusi in maniera certo diseguale, ma incontestabilmente in tutti i chiostri ..." disponibili a tutti, ma non da tutti utilizzati, come accade per la televisione a cui nessuno rinuncia.

La scelta personale di un programma radiofonico o televisivo è sempre legata al gusto personale, ma mai alla differenza di classe, che tuttavia esiste anche al giorno d'oggi. Così può essere utile ricordare cosa scrive Seldes nel 1966, confrontando la stampa e l'elettronica come mezzi di comunicazione di massa. Egli afferma che mentre la stampa richiede abilità per leggere ed è sperimentata per lo più individualmente, l'elettronica, cioè la radio e la televisione, non richiede alcuna educazione ed è, o meglio era, sperimentata per lo più in compagnia; la stampa è generalmente presa in piccole dosi; ha avuto nei secoli una diffusione relativamente lenta e può essere riletta e controllata, il media elettronico invece viene spesso preso in dosi abbondanti, ha avuto una diffusione rapidissima e non è generalmente adatta ad un'osservazione ulteriore. Infine, sottolinea Seldes, la stampa è relativamente conveniente a prodursi, ma costosa per il consumatore ed è creata per minoranze di varia entità, mentre l'elettronica è molto costosa a prodursi, ma conveniente per il consumatore ed è creata per la maggioranza, per la massa.

Gli effetti dei media sul grande pubblico: la costante controversia

La televisione secondo W. Ong ci ha condotto in un'epoca dell'"oralità secondaria", cioè in un momento storico in cui la cultura viene condivisa come nelle ere antiche, in cui la trasmissione orale dominava, incrementando il senso di appartenenza ad un gruppo, che in questo caso però è una massa che, se da un lato coincide con la concezione di "villaggio globale" di M. Mc Luhan, dall'altro ha dei forti effetti deindividualizzanti, proprio perchè si tratta di una massa. E' molto difficile infatti trovare un qualche carattere particolare che distingua il pubblico della televisione dalla massa umana in quanto tale. La televisione, sebbene possa sembrare un medium prevalentemente visivo, è, secondo Mc Luhan, un medium prevalentemente tattile, perchè "tatua" i suoi messaggi sulla nostra pelle.

Ma quali effetti hanno realmente i media, e in particolare la televisione, sul pubblico? La televisione in origine si pone come diretta erede della radio, poiché la sua programmazione ha un'unica differenza con quest'ultima, e cioè la presenza di immagini, tanto che viene definita "una radio da vedere"; e proprio per la sua "immediatezza, capacità di coinvolgimento, la maggior capacità di comprensione del linguaggio audiovisivo, la televisione riesce a conquistare il grande pubblico" e attira su di sé miriadi di processi, in cui l'accusa che più frequentemente le viene rivolta è quella di indurre effetti negativi sul pubblico; effetti di due tipi: il primo relativo all'ondata di violenza che scatena verso se stessi e verso gli altri, il secondo relativo alla sua capacità manipolatoria.

In realtà le teorie sugli effetti dei media che nel corso del tempo si sono succedute si possono riassumere in due grandi filoni:
- il primo è a favore dei media, poiché li considera come apportatori di democrazia, dato che consentono all'intera popolazione di accedere alle informazioni e al sapere, contribuendo ad attenuare le barriere culturali e sociali, fornendo a tutti le stesse opportunità e favorendo la partecipazione sociale alla vita del paese e l'integrazione delle parti sociali; tutto questo renderebbe accettabile l'abbassamento di qualità, il sensazionalismo, la semplificazione dell'informazione, i gusti stereotipati, senza produrre necessariamente apatia, conformismo, passività politico-ideologica etc.
- il secondo filone accusa i mass media di massificare, unificare, livellare i gusti e le idee, innestando così una "spirale per cui l'industria culturale crea prodotti standardizzati, che richiedono un pubblico uniforme che essi stessi contribuiscono a creare [...] per cui il livellamento culturale indotto dai mass-media [...] può rappresentare una condizione particolare per indurre nel pubblico un'acritica accettazione dell'ideologia dominante, di valori conservativi, di modelli di comportamento e di stereotipi culturali che creano nel pubblico una predisposizione alla passività e alla manipolazione."

Entrambi questi filoni, sebbene con una polarizzazione opposta, attribuiscono ai media un potere illimitato, considerando il pubblico come un'omogenea e passiva entità su cui esercitare un'influenza diretta ed immediata. Questa concezione corrisponde alla teoria ipodermica, che prese forma negli anni '20 e '30; mentre le attuali concezioni considerano "l'influenza delle comunicazioni di massa sul pubblico, che pure è reale, un'influenza mediata da una molteplicità di fattori individuali e sociali, per quanto riguarda sia le opinioni, gli atteggiamentie i comportamenti individuali, sia i processi più complessi che presiedono alla formazione e al cambiamento del sapere comune, delle azioni sociali e delle relazioni sociali". Solo quando questi fattori di mediazione si indeboliscono o vengono meno l'influenza dei media diventa più diretta.

Ruoli e conformismo televisivo

Secondo A. Mura il conformismo televisivo non è solo un "vizio peculiare dei gruppi che preparano, dirigono e controllano i programmi. Esso è piuttosto un attributo specifico dello spettacolo in sé, frutto di una convergenza di fattori di natura etica, psicologica, sociologica ed estetica che nello spettacolo televisivo convergono naturalmente ...". Esiste quindi, anche nei casi di minoranze culturali, una forma di conformismo: conformismo della satira, dell'opposizione, etc. La componente spettacolo, che la televisione ha ereditato in parte dal cinema e in parte dal teatro, invita inevitabilmente le "telepersone", così come le chiama A. Mura, ad assumere un certo "contegno" di fronte alla telecamera, in virtù della possibilità di essere visti da milioni di persone.

Tale contegno sfocia spesso in una "maschera", cioè un prodotto sociale: "essa si cristallizza in una conformità di comportamento difficilmente avvertibile agli occhi dei contemporanei". Si tratta di un atteggiamento psicologico che nella vita quotidiana non viene sentito, ma che è facilmente rintracciabile, ad esempio osservando filmati d'epoca. Queste esigenze identificatorie caratterizzano sin dall'inizio la storia della radio e della televisione; non a caso infatti, le prime trasmissioni radiofoniche più seguite, oltre a quelle che fornivano informazioni, furono i tuttora interminabili sceneggiati.

Continuità di una finzione?: televisione ed internet

Se con la televisione l'unica possibilità che lo spettatore ha a disposizione è l'identificazione con un personaggio o un ruolo, in internet esiste una possibilità in più: quella di sperimentare ed agire nuovi ruoli, liberando l'individuo dalla capsula della sua stessa persona. Infatti l'annullamento dei parametri socio-demografici (età, sesso, razza) offre la possibilità di abbandonare i ruoli costituiti e i pregiudizi ad essi collegati; ad esempio il dare del tu a chiunque ci sia al di là dello shermo, con la possibilità di far emergere ed esplorare la nostra interna poliedricità in una situazione di vicinanza virtuale, comunque protetta dalla distanza, e quindi priva di effetti sgradevoli.

Sembra dunque un luogo ideale per l'espressione del "Bambino Libero", positivo o negativo, per dirla utilizzando un termine preso dall'Analisi Transazionale. Per "Bambino Libero" si intende uno Stato dell'Io: "un modo cioè attraverso il quale manifestiamo una parte della nostra personalità in un dato momento", ad esempio utilizzando modalità di comportamento, di pensiero, di emozioni usate quando eravamo bambini, non ancora sottoposti alle pressioni genitoriali negative, e quindi liberi. Molto spesso infatti si riscontra l'"Esclusione" del bambino libero, che può quindi esprimersi solo in certe circostanze. Alcuni individui ad esempio, molto razionali e controllati, con il favore dell'anonimato possono decidere di risperimentare la loro libera capacità di creare e di essere, senza perdere la loro facciata. In questo modo quella che può sembrare l'attivazione di un "falso Sé" non è altro che un lasciapassare per il vero Sé altrove negato.

Moderna evoluzione

Il passaggio dalla Paleotelevisione alla Neotelevisione comporta che: "la programmazione televisiva sostituisce la rigidità del palinsesto con il flusso, caratterizzato da velocità, varietà, eterogeneità. Il rapporto Emittente-Recettore, da verticistico-paternalistico, si trasforma in amichevole-fiduciario, con l'adeguamento delle relazioni comunicative instaurate tra il medium e i telespettatori". La vulnerabilità dell'attuale televisione è, secondo alcuni autori, legata all'impossibilità di personalizzarla, se non usando la videoregistrazione.

Nicholas Negroponte in proposito sostiene che un computer collegato alla televisione, preventivamente programmato in modo da conoscere i nostri gusti, potrebbe guardarla al nostro posto, leggere materiale fornito dal closed-coptioning (simile ai sottotitoli per i non udenti) e dirci al nostro ritorno cosa ha registrato di interessante. Il MediaLab ha già un programma operativo, News-Print, che ogni notte provvede a stampare una copia su carta del testo trasmesso in closed-coptioning del notiziario "ABC Evening News", unitamente ad immagini acquisite dalla trasmissione notizia per notizia. News-Print potrebbe dar luogo ad una di "Guida TV" personale, che riassume gratificamente le notizie che il computer colleziona quotidianamente.

L'estensione di questa personalizzazione risponde all'esigenza, sempre più frequentemente riscontrata (contrastante con l'interattività ad ogni costo tipica ad esempio anche di internet) di sprofondare davanti alla televisione e di ricevere svaghi passivamente; fenomeno questo denominato: COUCH POTATO MODE 1 (modo di dire che indica una forma di teledipendenza che consiste nello sdraiarsi su un divano, guardare la televisione e mangiare patatine). Inoltre, se guardando un telegiornale scopriamo una notizia interessante, potremmo far comparire, sulla parte bassa dello schermo, ulteriori informazioni; questo è quello che si chiama COUCH POTATO MODE 2.

Queste sono solo alcune delle proposte avanzate già nell'87 dal MediaLab di Boston; tutto ciò per evidenziare il fervore dell'era attuale, in cui è necessario che i "vecchi mezzi" si adeguino ai nostri gusti e ai nostri ritmi; e di qui un altro interrogativo: è leggittimo continuare a pensare ad una causazione lineare di effetti dai media all'uomo o possiamo finalmente accettare una circolarità di effetti? I nuovi media, direbbe Mc Luhan, modificano l'ambiente e l'ambiente modificato rimodifica a sua volta, con richieste sempre più mirate, i nuovi media, che invadono ogni angolo del vivere quotidiano, che del resto aspetta solo di essere invaso !!!

La bramosia del XX sec. sembra essere quella di delegare funzioni umane e macchine quasi umane che ispirano sentimenti di ambivalenza. Sembra infatti che i paradossi fantascentifici raccontati da Asimov non siano più né paradossali né lontani, se mai solo più subdoli. Siamo infatti in attesa che la promessa del FATTORE C, quel processo di convergenza tra televisione e personal computer che consentirà ad ogni televisore di essere un PC e viceversa, divenga realtà. Il processo di unione tra i due mezzi è già avviato, come dimostrano le attività di ricerca delle più grandi case produttrici in entrambi i settori. "La convergenza tra i due mondi porta alla possibilità di vedere su un computer immagini TV di elevata qualità e tagliare ed incollare [a proprio piacere] spezzoni video, quasi come se fossero dei banali file di testo in un word-processor".


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