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PSYCHOMEDIA
MEMORIA E (TELE)COMUNICAZIONE
Telematica



Analisi metapsicologica dei contenuti incestuosi nella rete

Bernabei A.*, Gebhardt E.*, Petrucci M.*



Secondo una proposta antropologica (Heritier,1997) è riconoscibile un incesto di primo tipo, rapporto sessuale tra consanguinei e un incesto di secondo tipo quando due consanguinei hanno una relazione sessuale con una stessa persona, per esempio due fratelli con una stessa donna.
La trasgressione del tabù dell’incesto, di primo e secondo tipo, ha conseguenze sul piano macrosociale e microsociale, e inoltre ha conseguenze psicopatologiche: la depressione è la possibilità più frequente.
E’ stato proposto (Peluffo, 2000) che il soggetto sedotto, di solito in età evolutiva, in un contesto non solo incestuoso ma anche pedofilico, si assume per introiezione la colpa dell’accaduto, producendo uno stato perenne di colpa, di autoaccusa, e una ricerca continua di ricostruzione dell’evento traumatico, nel tentativo di diventare attivo rispetto ad una situazione subita passivamente, eventualmente modificandola.
L’eventuale disturbo ossessivo scongiura la possibilità di emersione alla coscienza del desiderio incestuoso.
Un terzo tipo d’incesto potrebbe essere quello virtuale, intendendo per incesto virtuale l’accesso a scritti, immagini e filmati, reperibili in rete, in cui rapporti incestuosi (accreditati come reali, anche se poco verosimilmente) sono ritratti e descritti.
Secondo J. Kristeva (1994), Marcel Proust in “Dalla parte di Swann” descrivendo l’esperienza, da parte di un ragazzo, della degustazione della tazza di tè, nella quale è inzuppato un dolce, intende descrivere metaforicamente un turbamento incestuoso che ha per oggetto Maman.
In rete, gli estensori dei testi che descrivono rapporti incestuosi, o la crudezza d’immagini di rapporti sessuali tra individui di età molto diversa, accreditati come consanguinei incestuosi dalla didascalia, non hanno nulla della levità metaforica del testo di Proust.
Sembrano fantasie (è improbabile si tratti di resoconti e reportage) espresse in un linguaggio diretto e non letterario.
Nella tradizione letteraria colta, che tratta dell’argomento dell’incesto attraverso la chiave della metafora, o del mito, ovvero decifrando segni e sintomi, il tema dell’incesto è trattato con opportune strategie che possono oscillare dalla rimozione alla soppressione della rimozione, ma sempre con l’attenuazione che viene dall’uso della metafora, dalla narrazione del mito, dalla formazione del sintomo.
Un insieme di immagini, pensieri, ricordi connessi ad una rimozione incestuosa, sono respinti dall’ Io cosciente, vengono relegati nell’inconscio, e può divenire cosciente solo una strategia sostanzialmente linguistica, tradotta nella negazione che prende coscienza del rimosso, ma non lo accetta. Negare significa non accettare il rimosso incestuoso, condannarlo.
Nella Phèdre da lui scritta, probabilmente, Racine, nel condannare l’incesto, illecito, consente l’emergenza di contenuti altrimenti non praticabili, e nello stesso tempo il destinatario (lettore, spettatore) con una similare strategia linguistica (sul piano cosciente si condanna la vicenda incestuosa di Phèdre), non consente al rimosso l’emersione alla coscienza.
Il divieto dell’incesto è stato considerato uno dei fondamenti della civiltà, poiché la sovversione implicita di ogni ordine viene evitata, e la sublimazione consente il conseguimento di mete, altrimenti interviene la repressione sociale fino alla morte comminata, come nel caso di Fedra.
Nell’incesto virtuale, nel senso sopra definito, ciò che è represso viene invece portato alla coscienza con assoluta crudezza, e oltre la soppressione della repressione, che l’anonimità della pubblicazione sulla rete facilita, si può addirittura ipotizzare la presenza, nella popolazione generale, in questo momento, di una sorta di soppressione della repressione sociale ed individuale abituale, come se l’incesto non fosse più, almeno per alcuni e nelle maglie della rete, un fondamento della vita sociale.
I miti di Fedra ed Edipo consentono l’irrompere del rimosso scandaloso nella coscienza, attraverso la negazione operata dall’autore, che comunque disapprova e sanziona l’incesto, nello svolgimento della storia narrata.
Invece, nei luoghi dell’incesto virtuale compare la fantasia incestuosa tale e quale, come se certi contenuti, rimossi o mai rimossi, potessero essere espressi nella comunità della rete, senza negazione alcuna.
Come ha osservato Orlando (1980) nella tragedia raciniana sono riconoscibili sei operazioni di negazione simboliche, sul piano del mito e sul piano della negazione della razionalità.
In Euripide, Seneca, Ovidio, tutti autori di Fedra, sono riconoscibili, rispetto all’innamoramento per il figliastro Ippolito, che viene ucciso appunto per il rifiuto di assecondare Fedra, vari livelli di negazione simbolica.
L’oblio, che Teseo invoca sulla vicenda di Fedra, implica repressione, anche se la persistenza del mito, nella letteratura, da Euripide a Racine, indica che il mito ha vinto sulla repressione.
Nell’incesto virtuale moderno non trova posto il mito, ma solo una narrazione, e sulle vicende fantasticate narrate non cade tanto l’oblio che reprime, ma la non considerazione di chi a quei testi e a quelle rappresentazioni non accede.
Nella seconda negazione simbolica, rintracciabile nel mito di Fedra, i mostri che Teseo combatte rappresentano il represso, mentre Teseo, re ed eroe, è la repressione.
In realtà virtuale il protagonista non è re né eroe, e soprattutto nulla reprime, e il represso emerge con una facilità non plausibile, senza identificarsi ad alcun mostro, ma esprimendosi senza infingimenti, con una sintassi povera, e con una credibilità psicologica ancora più povera.
Se Minosse e il labirinto configurano, come miti della famiglia di Fedra, la repressione, e se il Minotauro configura il represso, allora il desiderio segreto di Fedra per Ippolito è collocabile nella profondità di un labirinto psichico.
Nei racconti dell’incesto, in realtà virtuale, non vi sono figure mitiche della repressione né personaggi mitici che raffigurano il represso.
Tutto avviene senza trasformazione mitica, senza labirinti, senza negazioni simboliche di un desiderio che certamente non rimosso e non represso, non è neppure segreto, nel senso che l’autore, pur protetto dall’anonimato, almeno nei gruppi accetta di essere contattato attraverso un indirizzo di posta elettronica.
E se, nella maledizione di Teseo, viene represso il corpo di Ippolito trasformato in mostro marino, nell’incesto virtuale gli incestuosi descritti non sono in alcun modo repressi e negati.
Le negazioni simboliche razionali sono Teseo che, in quanto autorità, condanna la trasgressione, e infine la morte di Fedra, che esprime la repressione del suo desiderio incestuoso per Ippolito.
Nelle dimensioni dell’incesto virtuale, non vi è autorità che reprima, essendo non censurati i contenuti della rete, la trasgressione non è repressa, ma espressa nel contenuto di un racconto o nella sceneggiatura visiva di un sito, non vi è nulla se non banali e incostanti esigenze di discrezione invocata nelle storie a configurare la repressione, anzi nulla è represso, e i desideri trovano la loro protezione nell’esprimersi in un racconto fantastico, espresso nella rete, dove nulla può essere attuato per definizione di virtuale (e in questo la repressione è garantita), e dove nessuno può censurare, ovvero proteggere, quel desiderio.
L’incesto, in letteratura, è il tema del ritorno del represso, del ritorno di contenuti proibiti, che la narrazione di solito non riesce ad accettare senza conflitti: in realtà virtuale, l’incesto non vede un Io incalzato da un Es inconscio e vendicato da un Super Io pure inconscio, ma vede piuttosto esprimersi un Io in assoluta fusione cosciente con un Es incestuoso, per nulla frenato da un Super Io di qualsiasi efficienza.
Mentre, ordinariamente, la pulsione rimossa viene ammessa alla coscienza soltanto se negata, cioè disapprovata, nella realtà dell’incesto virtuale vi è una evidente soppressione della rimozione e non c’è un’accettazione del rimosso, possibile attraverso la pulsione della negazione.
Certamente, si può ipotizzare che il rimosso incestuoso che affiorerà con tanta facilità alla coscienza in realtà virtuale, per la coscienza non è pericoloso, tanto è vero che la narrazione dell’incesto (immaginato, comunque, si direbbe) avviene senza alcun accorgimento di negazione o di qualunque altro tipo di difesa.
Unica eccezione è rappresentata da quei siti in cui il racconto si rivela alla fine non come esperienza vissuta ma come sogno, da cui il narrante al fine si risveglia.
Sogno in cui non vi sono metafore, sintomi, spostamenti e condensazioni; un sogno che viene presentato come tale forse per un pudore residuo o forse per una qualche cautela riguardo improbabili risvolti penali.
Il racconto incestuoso in realtà virtuale potrebbe anche essere considerato un’attività sessuale perversa, in quanto destinata presumibilmente a sollecitare fantasie o masturbatorie o sadiche che perseguono il conseguimento del piacere come fine indipendente (Freud, 1969).
Nella realtà virtuale dell’incesto viene meno l’opera repressiva dell’ordine sociale e della coscienza morale: in questo senso, in realtà virtuale viene meno ogni principio organizzatore di civiltà.
Un ulteriore problema è teorico-interpretativo: se cioè la pratica dell’incesto virtuale nelle fantasie dei gruppi nella rete siano espressione di contenuti rimossi che aggirano le difese dell’Io nel contesto anonimo e deresponsabilizzante della rete, o se invece non ci si trovi di fronte a una pura masturbazione intellettuale, che non ha radici nella natura, ma piuttosto nella cultura.
Ora, come in anni passati (de Waal, 1999) ci si pone il quesito se il tabù dell’incesto sia, in accordo a Levi-Strauss e Freud, una garanzia di soppressione dei desideri sessuali tra consanguinei, o se piuttosto esso non sia che la pura espressione di una inibizione, completamente naturale, dei rapporti incestuosi, almeno quelli madre-figlio, in tutte le comunità dei primati.
In altri termini il tabù dell’incesto non sarebbe tanto espressione del prevalere della cultura sulla natura, ma piuttosto un semplice dato naturale.
Edward Westermarck, sociologo contemporaneo di Freud, sostenne che l’intimità familiare precoce, come tra fratelli, o tra madre e figlio, sia incompatibile con lo sviluppo di desiderio sessuale in fasi successive della vita. Secondo Westermarck, poteva essere in gioco un meccanismo evolutivo vantaggioso, essendo la promiscuità incestuosa potenzialmente dannosa per la specie, riducendo la variabilità.
Secondo Arthur P. Wolf, in uno studio che ha incluso oltre 14.000 donne del Taiwan, regione in cui il matrimonio era deciso fin dalla prima infanzia, ma con le diverse possibilità o di fare incontrare i due sposi prescelti solo in età matura, o di farli convivere fin dall’infanzia per adozione della futura sposa nella famiglia del futuro sposo, si poteva constatare, a matrimonio avvenuto, che fra le coppie di coniugi vissuti insieme fin dalla prima infanzia, vi era significativamente minor fecondità e un significativamente maggior numero di divorzi, rispetto al gruppo di coniugi prescelti fin dall’infanzia, ma vissuti insieme solo dall’epoca del matrimonio.
A ben vedere lo studio di Wolf sottolinea che la convivenza nei primi anni di vita influisce negativamente sul futuro matrimonio, ma non che lo rende impossibile. D’altra parte i matrimoni tra consanguinei delle famiglie reali dell’antico Egitto deponevano nello stesso senso.
Tuttavia, però, lo studio di Wolf indica quanto meno che influssi culturali favorenti il matrimonio tra individui che hanno condiviso l’ambiente infantile non hanno un effetto favorente sui legami sessuali coniugali (relativa bassa fecondità), come ci si potrebbe invece attendere se fosse in gioco una pulsione sessuale, non culturale e astorica, che la contiguità nell’infanzia potrebbe contribuire a liberare.
Le osservazione sui primati (vedi per esempio lo studio di K. Tokuda sui macachi) indicano, come è stato confermato in tutte le comunità di primati, che gli accoppiamenti madre-figlio sono fortemente inibiti, anche quando il figlio abbia eventualmente raggiunto il rango socialmente più elevato nel gruppo.
In conclusione gli studi citati sembrano suggerire che il tabù dell’incesto è sostanzialmente una formalizzazione dell’effetto inibente dell’intimità familiare precoce. Nello stesso tempo, bisogna comunque tenere presente la preoccupante frequenza di comportamenti pedofilici, che sembra indicare una specificità della specie umana, di cui sia i comportamenti pedofilici, sia gli incesti virtuali, potrebbero essere espressione.
L’accesso di soggetti in età evolutiva a fantasie incestuose, descritte nei gruppi in rete, potrebbe costituire un fattore di indebolimento della inibizione sociale delle pratiche incestuose, ovvero (se si condividono le conclusioni di Westermarck, Wolf, Tokuda e de Waal) un fattore tendenzialmente inibente l’effetto soppressore delle pratiche incestuose che deriva dalla condivisione delle fasi precoci della vita.
Anche se vengono proposti saggi e condivisibili criteri di regolazione dell’accesso dei soggetti in età evolutiva alla rete, e anche se molti motori di ricerca prevedono la possibilità di impostare un filtro rispetto a contenuti prescelti, pure considerando l’accessibilità e l’ubiquitarietà della rete, è facile previsione che i soggetti in età evolutiva potranno sempre accedere a tutti i contenuti accessibili, ora e in futuro.
Pertanto, in una prospettiva di igiene mentale, è ragionevole prevedere l’accesso indisturbato a contenuti incestuosi, in forma di narrazione o in pretese documentazioni fotografiche o filmiche, in misura notevole, almeno a giudicare dalla varietà di newsgroup e siti dedicati al tema, e accessibili in rete attualmente.
Non vi è modo di formulare ipotesi sulle fasce di età degli individui che accedono a tali contenuti in rete, né sul loro sesso, stato socio-culturale, professionale, ecc.
Una grossolana indicazione indiretta di una dimensione rilevante è data dal fatto che spesso i testi dei gruppi sul tema, e invariabilmente i siti dedicati, rinviano a meccanismi di produzione di un guadagno, con modalità che variano dal pagamento di un accesso per un dato tempo, all’accettazione, più o meno mascherata, di far installare sul proprio pc uno spyware che consente un guadagno dalla gestione dell’informazione (a chi la installa e controlla), a sostituzione del collegamento con il proprio provider con il collegamento ad un altro provider ad alto costo.
In definitiva se è percepibile un grosso meccanismo che richiede investimenti, e produce evidentemente un utile, è da pensare che il gruppo degli utenti sia vasto.
Sembra insomma di trovarsi di fronte ad una mutazione culturale che, almeno in chiave di fantasie e rappresentazione virtuale, rende manifesto il latente, ovvero, se si preferisce, accredita per reale quanto etologicamente è molto improbabile, mutazione culturale che presumibilmente potrebbe avere come effetti sia la stimolazione di una dimensione fantastica, sostanzialmente parafilica, per cui l’apprendimento del comportamento sessuale, e una sua pratica serena e non perversa, possono realizzarsi più difficilmente, sia l’incoraggiamento di comportamenti pedofili, per desensibilizzazione a fronte degli stessi contenuti in rete, sia infine nella strutturazione in fasce culturali più marginali di una teoria speculare a quella freudiana, per cui l’incesto potrebbe essere una concreta e frequente realtà, e non costituisce un fattore disgregante l’organizzazione civile, anzi, come nella rete, può coesistere con strutture e contenuti evoluti.
Tuttavia un’analisi psicologica dei racconti d’incesto, reperibili in rete, consente alcune considerazioni sulla loro plausibilità, sulle personalità dei protagonisti, sul tipo di appagamento che i protagonisti sembrano conseguire sulle caratteristiche degli ambienti relazionali in cui le storie sono descritte avvenire, e in fine sugli esiti futuri fantasticati delle storie.
In altre parole sulle regole che sembrano descrivere l’interazione del sistema incestuoso descritto.
Nei racconti d’incesto reperibili nei gruppi, o nei siti commerciali, in rete, colpisce innanzitutto la povertà della descrizione dell’insieme di relazioni che legano tra di loro i componenti del sistema familiare prima e dopo l’incesto. Prima dell’evento incestuoso, il sistema familiare è descritto come un sistema sostanzialmente chiuso: i componenti possono essere descritti come partecipanti a relazioni esterne, sociali e di lavoro, anche complesse, ma sostanzialmente tutta la storia del sistema è limitata alle relazioni interne, poche e povere di scambi.
A volte il sistema familiare nucleare si identifica con la coppia incestuosa, per lo più madre-figlio, sistema che nella narrazione, seppure è delineato come avente scambi con l’esterno, nella narrazione, cioè nella costruzione narrativa dell’estensore, non ha un sostanziale scambio di informazione con il mondo circostante.
A differenza di certe aree sociologicamente ritenute classiche per l’incesto (come il “maso chiuso”delle zone alpine più isolate), il sistema narrato non ha un isolamento fisico dal mondo circostante, ha un isolamento relazionale molto stretto, nonostante sia immerso in un ambiente senza forme di isolamento fisico, come quello urbano.
Le relazioni incestuose narrate sono solitamente presentate come capaci di esordire, nonostante lo sconvolgimento delle modalità di relazione e comunicazione che esse implicano, come dettate da circostanze scatenanti spesso del tutto casuali, come può essere la constatazione da parte della madre della maturazione sessuale in corso del figlio, ovvero la scoperta da parte del figlio che la madre ha infranto qualche tabù sessuale, in altra sede e ad altri livelli, per cui il figlio sente di poter attuare, e sorprendentemente attua, fantasie incestuose.
Mentre le relazioni dei sistemi familiari presentano regolarità prevedibili, cioè un notevole grado di ripetitività e costanza, i sistemi incestuosi narrati sono configurati, oltre che chiusi agli scambi esterni, assolutamente instabili nelle relazioni interne, per cui la notizia di un comportamento sessuale all’esterno del sistema, ovvero l’emergere che un comportamento nel sistema ha una dimensione sessuale che non dovrebbe riguardare il sistema (almeno nel senso che la masturbazione di un figlio, benché possa essere agita nella casa, non si esplica all’interno dello stesso sistema) produce invece uno sconvolgimento delle regolarità prevedibili del sistema familiare, estreme come l’incesto.
In altri termini, i gruppi vitali con storia (Watzlawick ed al. 1971-1978), nelle narrazioni incestuose in rete sembrano suscettibili di cambiamenti drammatici, in quanto sistemi con una storia di chiusura sostanziale verso l’esterno, e con una estrema fragilità delle relazioni reciproche all’interno, che restano in una configurazione “normale” finchè all’interno del sistema non trapela o la dimensione sessuale di uno dei componenti o la violazione di un tabù sessuale all’esterno del componente adulto.
I microsistemi familiari incestuosi delineati nelle narrazioni reperibili in rete sono di solito costituiti dalla coppia madre-figlio incestuosi, mentre il marit- padre quando presente (e spesso non è presente perché il narratore fantastica che sia deceduto o lontano, con ciò fantasticando o delineando un desiderio sessuale non soddisfatto della madre, e una conseguente propensione al rapporto incestuoso) è assolutamente periferico e ignaro, con ciò delineando che l’incesto sia la strategia omeostatica del sistema familiare chiuso. Posta l’ambientazione dei sistemi incestuosi descritti nel contesto spesso di una normale vita urbana, e descrivendo poi gli autori, in accenni, una di solito vita normale dei partner incestuosi, la narrazione fantastica assume un ulteriore carattere di inverosimiglianza, né d’altra parte il sistema incestuoso è descritto in maniera tale che l’incesto possa essere un plausibile effetto, seppure non sommativo, di interazioni nel sistema.
Il comportamento incestuoso dunque, nella narrazione reperibile in rete, è rappresentato non solo come espressione di processi individuali intrapsichici estremamente semplici e non elaborati ( per esempio un bisogno sessuale non soddisfatto che troverebbe soddisfazione in ambito familiare), ma anche come un comportamento che stabilizzerebbe il sistema familiare interessato, senza che questo sistema abbia esperito qualsiasi tentativo di stabilizzazione mediante apertura all’esterno.
E’ impressione degli autori che le storie narrate, nei gruppi e nei siti commerciali in rete, tendano essenzialmente a soddisfare un atteggiamento masturbatorio del lettore, che ricava molta della sua stimolazione dalla lettura di testi in cui la figura narrativa più ricorrente, anche negli accostamenti delle parole usate, è l’implicito ossimoro che deriva dall’accostamento delle parole madre-figlio ai termini che descrivono il rapporto sessuale tra loro, in maniera cruda.
In altri termini è come se la fonte principale dell’eccitazione sessuale fosse la violazione, puramente verbale e narrativa, di un tabù, ovvero se si preferisce di un ordine della relazione intrafamiliare.
Gli autori hanno avuto anche modo di intervistare alcuni frequentatori dei testi a tema incestuoso, reperibili in rete: essendo il gruppo riconducibile a poche unità, non si tratta di una osservazione sistematica, ma tutti loro si sono descritti come esenti da qualsiasi fantasia incestuosa nei confronti della loro madre, attualmente o in passato, ma portatori di fantasticherie sessuali nei confronti di donne notevolmente maggiori d'età, eventualmente appartenenti al gruppo familiare ma non ascendenti, piuttosto collaterali. Inoltre essi hanno ammesso di ricavare una stimolazione dalla lettura dei testi contenenti la descrizione di rapporti sessuali madre-figlio, in quanto violazione estrema di una norma o se si vuole di un tabù.
Qualcosa, in altri termini, analogabile al procurarsi stimolazione attraverso, per esempio, la frequentazione di situazioni rischiose, più o meno estreme, e non da una relazione sessuale, seppure tra consanguinei.
Una perversione verbale, a tema incestuoso, si potrebbe commentare.
Si viene così a delineare un sistema interattivo costituito dagli estensori (a fini commerciali o meno) dei racconti incestuosi in rete, dai lettori-frequentatori di tale lettura, e dai personaggi delle narrazioni, inseriti in un racconto che non ha svolgimenti futuri..
Mentre autore e personaggi sono ovviamente fissi, il lettore è ovviamente variabile.
Nella realtà concreta, un sistema così fatto consente ai suoi personaggi reali ( l’ autore e il lettore della storia incestuosa) alcuni presumibili vantaggi: l'autore, se scrive per un sito commerciale, ne può avere eventualmente una beneficio economico; essenzialmente, autore e lettore soddisfano un bisogno intrapsichico scoptofilico, che utilizza la fantasia incestuosa narrata come teatro.
In ciò si può ipotizzare che si stabilisca una rapporto perverso/ fantasticato tra narratore e lettore, per cui il narratore ritrae eccitazione e soddisfazione non solo dalla sceneggiatura dell'incesto, ma anche dall'idea che quella sceneggiatura interesserà ed ecciterà i lettori; e per cui il lettore, frequentando le letture di incesto proposto, proverà eccitazione, eventualmente soddisfazione, e inconsapevolmente renderà un servizio ai bisogni del narratore.
In rete, sono anche reperibili filmati che ritraggono rapporti sessuali tra maschi giovani e donne di età matura, presentati nella didascalia di apertura, o nel dialogo, come figlio e madre, o figlia e padre: questi filmati, di struttura assolutamente elementare, privi di una storia, e del tutto limitati al puro rapporto fisico, rappresentano una ulteriore semplificazione rispetto al racconto reperibile nei gruppi. Mentre nei gruppi viene minimamente delineato il sistema interattivo in cui l'incesto si consuma, come descritto sopra, nei filmati visibili (di solito a pagamento, lasciando presupporre che il vantaggio principale dell'autore sia economico) tutto l'effetto stimolante (a parte quello implicito nelle scene, obiettivamente non stimabile, ma ragionevolmente valutabile minimo, anche considerata la modestia dei costi di download, che rispecchiano una costruzione assolutamente artigianale), nei filmati visibili appunto l'unica traccia per la lettura del filmato proposto sono brevi titoli di testa che qualificano l'incestuosità di quanto si potrà visionare.
Ancora una volta sembra in gioco, nello spettatore interessato e pagante, un ipotizzabile meccanismo di soddisfazione perversa, che trae stimolo essenzialmente dall'accostamento delle immagini visionate all'idea, puramente fantastica, che esse siano la documentazione della violazione di un tabù.
Gli stessi pochi soggetti intervistati, prima citati, hanno confermato di ricavare una stimolazione nell'osservare un congiungimento sessuale di una coppia di individui di età diversa, come potrebbero essere madre e figlio, senza però che l'eccitazione provocata dal filmato sia trasferito alla fantasticheria di rapporti con la propria madre vera.
Naturalmente, nel caso del filmato, come nel caso del racconto, si potrebbero ipotizzare attivi meccanismi di forte censura e rimozione, che non consentono desideri e fantasticherie aventi come oggetto la madre vera, ma consentono l'eccitazione ed eventualmente soddisfazione tratta dall'esperienza di una coppia incestuosa, che la frequentazione della rete permette di fantasticare o addirittura di osservare in azione.
Riprendendo l'analisi dei sistemi familiari incestuosi delineati nelle storie consultabili in rete, è poi da osservare che oltre la scarsa plausibilità ( posta la storia disponibile del sistema, dell’omeostasi conseguibile attraverso l’instaurarsi di un rapporto incestuoso, raramente episodico, spesso protratto) l’evento si svolge nell'ambito di un sistema poco credibilmente chiuso verso l'esterno, e che, anche dopo l’instaurarsi della relazione incestuosa, rimarrà chiuso all'esterno, senza possibilità evolutive, ovvero che, nella stesura proposta da alcuni autori delle storie, deve avvenire a lunga distanza un'evoluzione del figlio incestuoso verso un'ordinata vita coniugale, restando però ferma la possibilità di rapporti incestuosi nel tempo, ovvero un quieto spegnimento della relazione incestuosa, permanendo però ordinate relazioni familiari.
La plausibilità di tali narrazioni è ovviamente nulla, mentre è lecito interrogarsi sui processi intrapsichici, consci ed eventualmente inconsci, degli estensori, nel delineare, come descritto, l'evoluzione delle storie e dei lettori che le fruiscono.
Si potrebbe pensare a episodi scritti in modo da certificare l'assenza di qualsiasi effetto socialmente destabilizzante dell'incesto narrato; si potrebbe anche pensare al bisogno di mantenere una nicchia incestuosa fantastica che accompagna, oltre l'adolescenza, però senza conseguenze.
Certamente gli autori non sembrano preoccupati dalla plausibilità della vita psicologica della donna incestuosa fantasticata: mentre Edipo è stato inconsapevole della natura incestuosa del suo matrimonio fino all'epilogo, Giocasta, almeno nell'epilogo dell'Edipo re, sembra oscuramente consapevole della natura incestuosa del suo secondo matrimonio, e vorrebbe che questa non fosse indagata. Quando la verità emergerà, Giocasta si ucciderà. Le madri dei racconti incestuosi reperibili in rete non solo sono ben coscienti della natura del rapporto, ma esibiscono solo iniziali e vincibili resistenze, o addirittura prendono l'iniziativa, e in ogni caso si acconciano o al persistere per tempo indeterminato del rapporto incestuoso, o, indifferenti, al distacco, completo o parziale, dal figlio incestuoso che contrae matrimonio.
Da tutto questo sembra poter dedurre che l'estensore della storia non è soltanto ignaro dei processi psicologici in generale (e di quelli femminili in particolare) ma è anche, presumibilmente maschio e perverso, traente la sua soddisfazione e stimolazione dall'accostamento di concetti e parole antitetici, in definitiva interessato a fantasticherie gratificanti, e che non turbano l'ordine sociale costituito, reale e fantasticato.
I sistemi incestuosi narrati non hanno capacità di calibrazione nello scorrimento del tempo e della vita: i rapporti interni restano congelati, limitati nella descrizione alla persistenza della relazione incestuosa, eventualmente mascherati nella costruzione di un epilogo, in cui i due partner incestuosi, magari di età ravvicinata, ordinatamente procreano e si accreditano alla società come coniugi regolari.
Ancora una volta la stimolazione sembra derivare dal puro immaginare l'accostamento di quanto socialmente appare a quanto socialmente è inconfessabile, ovvero di quanto è manifesto all'ambiente sociale e di quanto non è più latente, stabilmente, per gli autori dell'incesto.
In assenza di qualsiasi plausibilità relazionale, psicologica ed individuale, le storie proposte sembrano solo fornire l'occasione di una stimolazione fantastica ulteriore nel senso sopra delineato.
Da un punto di vista relazionale elementare, nelle storie incestuose proposte in rete, il cambiamento che interviene nel sistema per lo stabilirsi di una relazione incestuosa è una retroazione negativa che addirittura stabilizza il sistema, al contrario che nella vicenda di Edipo, dove il sistema viene distrutto.
Gli autori delle storie sembrano capaci di immaginare, tra i componenti della coppia incestuosa, un numero ridottissimo di sequenze comunicative possibili, con ciò producendo il modello di un sistema simile a quello in cui si producono psicotici: in questo senso l’incesto immaginato diventa espressione comprensibile di un sistema familiare inverosimile.
In verità, mentre nell'ottica sistemica il comportamento psicotico è in qualche modo appropriato e comprensibile nel sistema in cui compare, la relazione incestuosa, nelle storie in rete, non sembra avere alcuna plausibilità, proprio perché gli autori non sembrano interessati a delineare, o non sembrano capaci di delineare, gli stati precedenti del sistema incestuoso, e descrivono stati successivi ugualmente inverosimili.
Gli autori delle storie incestuose in rete sembrano assolutamente indifferenti alla necessità di delineare il comportamento incestuoso descritto come unica forma di comunicazione possibile, in un sistema comunicativo che non consente altre comunicazioni: dopo tutto, essi non sono né autori di romanzi né psicologi relazionali, o quanto meno non sono interessati a descrivere in quanto tali.
Essi sembrano, invece, interessati a descrivere un sistema interattivo incestuoso, in cui viene accettata una comunicazione analogica (l’ incesto), finalizzata essenzialmente a costruire un dispositivo stimolante per l'autore e per il lettore, come sopra delineato, ma senza alcuna possibilità di riflessione sulla comunicazione stessa nelle sistema fantasticato e narrato.
Se è lecito delineare le modalità di comunicazione di sistemi fantastici, che gli autori pretendono di descrivere come reali, si può affermare che in tali sistemi la comunicazione è tutta analogica, sessuale ed incestuosa, mentre ai personaggi è impossibile parlare sulla relazione, ma soltanto agirla.
Un ulteriore problema è rappresentato dall'ipotetico ruolo di un terapeuta o di un pedagogo, rispetto ad un frequentatore delle relazioni incestuose in rete.
In realtà, un utente dell'incesto virtuale che riferisca ad un terapeuta della sua abitudine come di un problema, è già ad un livello metacognitivo avanzato, prodromico di modificazioni, idealmente di un distacco dal sistema incestuoso virtuale perverso.
Meno trattabile sembra il problema in sé: esclusa la possibilità di interventi censori sulla rete, accertata l’aggirabilità di filtri che contrastano l'accesso a contenuti scabrosi in rete (dispositivo idoneo a sollecitare atteggiamenti creativi negli adolescenti, o semplicemente nei curiosi che vi si imbattono) resta probabilmente da prendere atto della nascita di sistemi interattivi chimerici, in parte reali, in parte virtuali, che includono il lettore-spettatore, la storia incestuosa, narrata o rappresentata in rete, e il loro autore. La dimensione più reale e innocua è quella dell'eventuale modesto pagamento di quanto usufruito. La dimensione più complessa è quella della nascita di una relazione tra autore e lettore-spettatore, che hanno il loro terreno d’incontro nella narrazione e rappresentazione in rete, e che ha il suo potente fattore omeostatico nella attivazione di una eccitazione sessuale, con eventuale soddisfazione da masturbazione associata, nel fruitore finale.
Di tale sistema chimerico, in cui autore e lettore-spettatore si ignoreranno per sempre, ma interagiranno attraverso il racconto e il filmato, è da segnalare il bassissimo costo per il fruitore (tempo di connessione alla rete, eventuali canoni) e l'assoluta mancanza di qualunque sforzo di relazione- comunicazione, e metacomunicazione.
In ciò, il sistema è prevedibile come fortemente stabile; tuttavia non è escluso che il lettore-spettatore possa autonomamente iniziare un distacco e una metacomunicazione rispetto al sistema, tra l'altro individuando fonti di stimolazione sessuale alternative.


Bibliografia

- Euripide “Tutte le tragedie” Newton & Compton, 1991.
- Freud S. “Es, introduzione alla psicanalisi” Boringhieri, Torina, 1969
- Kristeva J. “Marcel Proust: ontologia e polifonia della narrazione” Intervista all’Istituto Italiano di Cultura, Parigi 1994
- Heritier F. “ Les deux soers et leus mère: antropologie de l’inceste” Editions Odile Jacob, Paris, 1997.
- Ovidio P. “Amores” Mondadori, 1994.
- Orlando F. “Due letture freudiane: Fedra e il Misantropo” Einaudi, Torino, 1990
- Peluffo N. “La nevrosi ossessiva” Bollettino dell’Istituto Italiano di Micropsicanalisi. 27-28, 21 1996 – 1/2000, Tirrenia Stampatori, Torino, 1999
- Racine J. “Fedra” Marietti , 1999.
- Seneca L. “Phaedra” Patron, 1995.
- Sofocle “Edipo re”, Feltrinelli, 2003
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- Watzlawick P., Beavin J. H., Jackson D.D. “Pragmatica della comunicazione umana. Studio dei modelli interattivi, delle patologie e dei paradossi” Astrolabio, 1971.
- Westermarck E. “La vendetta di sangue” ETS, 1993.
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* Day Hospital Psichiatrico, Dipartimento di Scienze Psichiatriche e Medicina Psicologica dell’Università degli Studi di Roma La Sapienza


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