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PSYCHOMEDIA
MEMORIA E (TELE)COMUNICAZIONE
Mass Media



Da una "CULTURA DI MASSA" al GRUPPO MEDIATICO

di David Capuzzi e Consuelo Favaron



Entrare in rete significa immettersi nella ragnatela comunicativa, che sta trasformando il mondo delle comunicazioni, ma significa anche entrare a far parte di un gruppo.

Una delle motivazioni fondamentali che spingono un individuo a partecipare ad una attività collettiva è il "fare" qualcosa, a livello di realtà o di fantasia. Questo accade anche a chi si collega ad Internet: il suo obiettivo generalmente è di lavorare, comunicare, giocare, ecc.

Quando l'individuo si trova in un gruppo, si pone in relazione con questo, utilizzando forme di pensiero diverse, in funzione degli obiettivi da perseguire. Peraltro, il contatto con la vita di un gruppo pone all'individuo un compito problematico, che non sempre riesce ad affrontare e che può spingerlo per "regressione", ad utilizzare meccanismi mentali primitivi. I costituenti di ordine fantasmatico di tale regressione, possono manifestarsi sia mediante la convinzione che il gruppo esista come qualcosa di diverso da un semplice aggregato di individui, sia attraverso le caratteristiche che l'individuo attribuisce al gruppo in questione.

In concomitanza di tali fantasie si hanno inoltre delle alterazioni nelle strutture dell'individuo: <<La fantasia che il gruppo esiste è sorretta dal fatto che la regressione implica per l'individuo la perdita della sua "individualità" (cfr. S. Freud, 1921, p.9) questo fenomeno, indistinguibile dalla depersonalizzazione, è quindi di ostacolo alla possibilità di
considerare questo aggregato come composto da individui>> (cfr. W.R. Bion 1961, pp.151-152).

In altri termini, l'individuo, entrando a far parte di un gruppo, fornisce a questo diversi tipi di contributi, che possono essere responsabili o anonimi, ossia conservando la propria individualità o rinunciandovi parzialmente. In particolare, il "contributo anonimo" si riferisce ad un pensiero cauto, difensivamente ripetitivo, ad un senso della realtà in cui non è compreso il dubbio per l'assertorietà fideistica che impone. Lo si vede all'opera nel cosiddetto "buon senso comune", da cui si può ottenere una risposta a tutti i problemi, senza una reale convinzione o conoscenza di ciò di cui si sta parlando, che possiamo individuare nel
"parlare tanto per dire". In antitesi, il "pensiero responsabile" può rispondere di ciò che esprime, può sentirne le contraddizioni ed i conflitti inerenti.

I fenomeni mentali, che abbiamo ora descritto, assumono un ulteriore accentuazione, se li consideriamo da un vertice in cui l'individuo venga a far parte di una massa. Nella massa, scompaiono i confini tra gli individui per effetto del transfert della funzione di identità dall'individuo alla massa, si assiste ad una riduzione delle funzioni soggettive di vigilanza ed in tale condizione, l'apparato mentale dell'individuo sembra momentaneamente inceppato. Freud, a tal proposito sosteneva: <<La massa è impulsiva, mutevole e
irritabile. E' governata quasi per intero dall'inconscio>> (1921, p.268).

Fino ad oggi noi abbiamo fruito di mezzi di comunicazione di "massa", in cui è possibile mettere in evidenza l'effetto della massa sulla mente dell'individuo; con Internet la persona entra in un gruppo "mediatico".

Ritornando ai concetti di anonimato e responsabilità, si deve sottolineare come siano strettamente connessi alla nascita del simbolo. Di fatto, la formazione del simbolo può essere una "creazione" della parte "responsabile" della personalità. In tal caso, la simbolizzazione consiste nell'attribuzione di un significato affettivo ad un oggetto, diventando quindi una rappresentazione interna dell'oggetto stesso, senza tuttavia coincidere con esso. Altrimenti, può venirsi a creare una situazione in cui tale rappresentazione è equiparata all'oggetto simboleggiato, al punto di essere vissuta come identica ad esso.

La parte "anonima" della personalità, ha in questo caso, l'effetto paradossale di rendere simbolici tutti gli atti senza che l'individuo sia capace di formare simboli, come invece è possibile alla personalità normale, la quale può permettere ai propri elementi di restare insaturi (cfr. W.R. Bion, 1970).

La funzione del contributo anonimo è dunque quella di "catalizzare" le angosce emergenti nella relazione intorno ad un "elemento", in modo da rendere più gestibile le angosce. Bion (1961) mette in evidenza come la nascita del simbolo e quindi la formazione del pensiero, debba necessariamente passare attraverso il funzionamento della mente dell'altro, il quale può attribuire un significato ad una emozione non elaborabile. Ne consegue che la simbolizzazione diventa un processo a due e il simbolo un "esito relazionale".


SIMBOLO E INTERNET

Se il simbolo è il prodotto di una relazione, è possibile la nascita di un significato navigando in rete? Ed inoltre, che tipo di relazioni offre Internet?

Già Socrate preferì non scrivere il proprio pensiero, nella convinzione che non è possibile essere certi della propria verità se non la si è confrontata con la verità altrui. Solo dalla "doverosità del dialogo" possono scaturire valori e verità comuni, cioè universali, e con un testo scritto non è possibile "dialogare".

Oggi, i mezzi di comunicazione si sono evoluti, in funzione del raggiungimento di un numero di persone sempre maggiore, a discapito del "dialogo", favorendo altresì il flusso monodirezionale del contenuto dell'informazione. Ciò, sembra aver contribuito alla formazione di una cultura di massa, piuttosto che favorire la possibilità di costruzione di valori fondati
sullo scambio reciproco, ossia sulla relazione.

La possibilità di creazione di un significato, nasce dalla capacita di utilizzare elementi noti, combinandoli in un modo diverso, originale. Einstein "giocando" con i concetti di spazio e tempo, ha dato vita alla teoria della relatività. Ma questa capacita di giocare come è resa possibile in rete?

Probabilmente, Internet riesce a fornire non solo la possibilità di avere accesso ad una gran parte dello scibile umano, e quindi di utilizzare elementi noti, ma anche l'opportunità di formare un "gruppo" che non sia solo una "massa", a seguito della trasformazione in una realtà di fatto della comunicazione interattiva.

La rete, solo in taluni casi (chat line, gruppi di discussione etc.), rispetto ai mezzi tradizionali di comunicazione, sembra offrire questa possibilità di scambio interattivo.
L'utente viene qua a trovarsi, nella posizione di emittente e destinatario, produttore e ricettore di messaggi. La sua partecipazione attiva, diventa quindi fondamentale per il processo comunicativo.

Ad esempio, in Internet Relay Chat (I.R.C.), definito il bar di Internet, si si va per chiacchierare, conoscere gente etc. ed è diviso in canali di discussione. Tale discussione avviene tramite tastiera, in una cornice in cui è reso virtualmente impossibile il contributo anonimo, data la opportunità di registrare le comunicazioni avvenute.

E' necessario fare un passo indietro, per ricordare che ogni relazione deve essere analizzata tenendo conto del gruppo di appartenenza, difatti un la formazione del simbolo è largamente influenzata dal gruppo di appartenenza, poiché il simbolo oltre alla funzione di forma evoluta di pensiero individuale divenuto comunicabile, può essere un mezzo socialmente codificato
attraverso il quale l'individuo può comprendere talune esperienze, senza rimanere imprigionato in esse.

In tal senso:
1) il primo intervento del gruppo consiste nel promuovere la defusione tra il soggetto ed il suo mondo interno non ancora delimitato;
2) il secondo intervento ha la funzione di costringere l'individuo a fare
riferimento ad un contesto stipulato.

In questo modo, il gruppo può assumere tale funzione, in relazione ad una condivisione affettiva che viene a manifestarsi come "senso di appartenenza". Tale senso di appartenenza, è fondato su parametri spazio-temporali, ossia sulla ripetizione degli incontri in un determinato luogo e in un determinato tempo, giungendo alla costituzione di un confine e di una "pelle mentale" del gruppo.

Ciò è intimamente connesso con la costituzione dei processi della memoria di gruppo, poiché è con la ripetizione di talune esperienze che viene a costituirsi la percezione di una storia e quindi di identità. Il mutamento della percezione delle categorie di spazio e tempo nella rete,
induce alla considerazione che i gruppi possibili oggi siano in parte scevri dal senso di appartenenza e di identità, siano cioè "gruppi virtuali", in cui il concetto di gruppalità viene progressivamente "liberato" dalle connotazioni spazio-temporali per avvicinarsi sempre di più ad uno stato mentale.

A proposito della destrutturazione della categoria spaziale, è interessante notare come questa compaia sotto forma di metafora in termini come cyberspace, rete, autostrada informatica, villaggio globale, piazza telematica, laddove in taluni casi, la "navigazione" in Internet può apparire come un "dolce naufragare".

La destrutturazione della categoria temporale sembra evidenziarsi nei casi in cui girando in rete, la sua percezione risulta deformata (come con le droghe) e si manifesta mirabilmente nell'ansia divoratrice di informazioni non processabili oppure nella tendenza a lasciarsi trasportare nel dedalo delle vie informatiche (non elaborandole ugualmente).

Haraway sostiene che il cambiamento delle nozioni di tempo-spazio è talmente rivoluzionario da costringere l'uomo ad assumere elementi delle macchine, a divenire un cyborg. Tale visione richiama alla mente alcune fantasie autistiche sul corpo come macchina e quindi a processi mentali primitivi.

Si potrebbe dire che l'incontro con la rete per la mente individuale, per le potenzialità di categorizzazione alternativa che vengono offerte da questo mezzo, può significare la rottura degli schemi a cui è legata identità dell'individuo. La rottura di questo contenitore è tuttavia inevitabile, per poter formare un nuovo contenitore che permetta all'individuo di spaziare, di trarre nuovi nessi tra gli oggetti in grado di arricchirli di significato, in ultima istanza di dar vita ad una "congiunzione creativa" (Meltzer, 1981).

Bibliografia.

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