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PSYCHOMEDIA
SCIENZE E PENSIERO
Complessità, Non-linearità e Psiche



Le 7 Conferenze del ciclo "Nuove frontiere della scienza"

La medicina dalla certezza alla complessità

di Nicola Dioguardi



Lo svolgersi non lineare, irregolare e discontinuo della storia, diventa comprensibile se si pensa che il soggetto di cui parla si limita alla cronaca solo degli accadimenti e delle altre manifestazioni che sensi ed intelletto possono percepire. Il soggetto della storia, infatti, fa parte di un oggetto reale ben più vasto, fatto di eventi e fenomeni non tutti intelligibili.
A ciò va aggiunto che, come ebbe a dire Wittgenstein, accadimenti e manifestazioni sono espressi da cronisti i quali anche solo con il loro linguaggio, fissano i limiti del mondo. In questa ottica, la storia può essere vista come la risultante della rimozione delle devianze e delle correzioni fisiche e psichiche effettuate dalla volontà, frutto della conoscenza dell'uomo.
Devianze e correzioni non avvengono in modo lineare. Quando esse sono attuate in modo brusco o contradditorio producono fratture epistemiche, che dividono in segmenti il procedere della storia. Esempi di eventi che hanno determinato fratture, sono l'invenzione della ruota, la nascita di Cristo, la scoperta dell'America, il pensiero di Galileo, la rivoluzione francese e la rivoluzione informatica.

Non tutte le fratture sono sempre spiegabili perchè possono anche dipendere dalla parte di realtà indipendente dalla conoscenza.
Michel Foucault chiama Epoche i segmenti di storia compresi tra due fratture epistemiche. Ogni epoca si autorappresenta con un tipo di episteme (episteme=conoscenza) insieme di cultura, modalità di concettualizzazione, valori intellettuali e risultati etici frutto dei sensi e dell'intelletto umano.
Poichè sia le res gestae, gli atti storici in sé, sia la historia rerum gestarum, la loro cronaca, dipendono dall'intreccio ambiguo tra gli oggetti del mondo e la conoscenza umana, e poichè questa procede con un ritmo che assomiglia più al canto disordinato di un menestrello che all'ordine armonico di una sinfonia, le varie epoche sono tutte di durata irregolare.

Con queste premesse, può risultare interessante provare a suddividere la epigenesi della medicina sino ai giorni nostri in tre epoche, suggerite da altrettanti tipi di episteme.
- La prima epoca, inizia con gli albori della umanità ed ha come episteme la certezza su basi metafisiche;
- la seconda epoca, che si può far iniziare nel '600, ha come episteme la certezza barocca basata sulla ricerca scientifica;
- la terza epoca, quella attuale, così come si propone sino ad oggi, a mio avviso, ha una episteme che ha la sua essenza nella scoperta della complessità, concetto paradossalmente rivelato dalle certezze della tecnologia. Essa si può far risalire a Malpighi, ma in realtà si può fare iniziare con Roentgen e Curie.
L'epoca della medicina con fondamenti metafisici fiorisce con la religione. Questa, la religione, nasce dalla paura ancestrale davanti all'ignoto (D. Hume - Storia naturale della religione 1775 - Dialoghi sulla religione naturale 1779), quella, la medicina, dipende dall'istinto che porta l'homo sapiens a cercare giustificazioni ai misteri della malattia e della morte.

E' credenza di tutte le civiltà primitive che la malattia, la guarigione o la morte siano scelte divine, da ciò l'affidamento di malanni e terapie allo stregone, al quale sono demandati i rapporti con la divinità.
Nel razionalissimo mondo greco, il malato, condotto nel tempio di Apollo, veniva fatto mordere da un serpente velenoso. La improbabile sopravvivenza indicava lo scadere della maledizione degli dei. Anche Aristotele, che pur non teorizzò la morte e la malattia, le considerò entrambe dipendenti dal volere divino.
La protoreligione cristiana, che accettò il pensiero di questo filosofo, considerò anch'essa la malattia effetto del castigo, la guarigione frutto della misericordia di Dio. Da ciò le solenni processioni per invocare il termine delle pestilenze e la concezione dell'ospedale a forma di croce con l'altare all'incrocio delle due braccia.
Fenomeno parallelo che si aggiunge a questa credenza è la magia, pratica che pretende di dominare la natura là dove l'uomo non può farlo. Clandestina durante tutto il Medio Evo, sul suo finire esplode e si intreccia tanto intimamente con la religione, che Campanella definì magia divina i fatti biblici avvenuti ad opera di Mosè e di altri profeti.

Tra il '500 e il '700, mago, sacerdote e medico assunsero connotati paritetici nell'opporsi a potenze ignote, sovrannaturali.
L'incontro con il mondo islamico durante le Crociate, che pur tante conoscenze chimiche e matematiche portò al mondo occidentale, non modificò l'assetto trascendente della sua Medicina.
Esso restò immutato sino a quando, con il Rinascimento, inizia faticosamente un nuovo modo di osservare la Natura. Con il Naturalismo rinascimentale, l'uomo torna ad assumere una posizione centrale nell'universo, ma l'episteme di questa epoca si mantiene su posizioni animistiche e si affida ancora alla astrologia e alla magia.
Jacob Burckhard (La civiltà del Rinascimento in Italia - 1860), però, fissa ugualmente in questa epoca l'inizio della liberazione dai pregiudizi religiosi e, con esso, la rivolta contro il "tessuto di fede e di ignoranza infantile" nel quale il Medio Evo ha ingabbiato l'uomo e impedito ogni ricerca scientifica. Secondo il Romanticismo, però, già nell'Evo di Mezzo, la concezione giudaico-cristiana dell'uomo ad immagine di Dio aveva posto le prime radici di una rivoluzione scientifica.

Ma è nel 1543 che Copernico (Nicolaj Kopernik) dette alla luce il suo De revolutionibus orbium coelestium nel quale ripropone l'ipotesi eliocentrica del sistema solare che fu già di Aristarco e dei Pitagorici.
Sarà Galileo a dimostrare la veridicità di questa ipotesi, che generò la rivoluzione che si chiamerà copernicana, potente preludio all'epoca delle certezze basate su fondamenti scientifici.
In questi rivolgimenti intellettuali la Medicina fu in prima linea. Theophrastus Bombasts von Hohenhein, noto in Italia con il nome di Paracelso, pone infatti i primi elementi della medicina razionale, nel libro Undici trattati sulla origine, le cause, i segni e la cura delle singole malattie nel 1520, nei Tre libri di chirurgia del 1528 e nel trattato La grande chirurgia del 1536. In essi egli teorizzò il rifiuto di tutto ciò che non è sufficientemente provato con i sensi ed affermò che ogni malattia ha la sua causa specifica, per cui la cura di ognuna va diretta contro di essa.

Anche l'opera dei grandi anatomici rinascimentali, Andrea Vesalio e Leonardo, per citare i più famosi, ha l'accento di aperta rivolta contro quella scienza e quella medicina, che, per secoli, hanno considerato Dio un ente che ha pensato a tutto e vuole essere imperscrutabile, hanno tenuto l'esperimento in conto di mezzo di indagine non valido o fornito di validità assai limitata; hanno additato l'osservazione scientifica come oggetto da guardare con diffidenza, in quanto atto a turbare l'imperscrutabilità degli enti primi. Unica emozione concessa davanti ai risultati scientifici è lo stupore per il nuovo.
E' il clima in cui Galileo rischiò il rogo, non tanto per aver dimostrato la rotazione della Terra attorno al sole, ma per avere osato proporre di applicare ai dogmi della Chiesa il suo metodo basato sul sistema osservazione-esperimento-dimostrazione.
Ma è qui da sottolineare che le idee del Giusnaturalismo di Ugo Grozio, nome italianizzato di Huig van Groot, contenute nella sua opera più importante, il De jure pacis ac belli del 1625, ebbero un impatto così forte nel pensiero dell'epoca da influenzare Newton e sicuramente lo stesso Galileo che predicherà la matematizzazione dell'Universo.
La necessità di giungere a certezze derivate da maggior rigore, di non rinunciare alla razionalità, di inserirsi in linee di ricerca libera dalle concezioni metafisiche, fa esplodere la grande rivoluzione scientifica della Medicina barocca che nel 1649 prende forma ufficiale con il celebre manifesto meccanicistico di Giovanni Alfonso Borelli. Con esso, la iatromeccanica, che ha demolito la Medicina Ippocratico-Galenica, entra nella storia della medicina.

Borelli, che divide con Newton l'idea dell'uomo concepito come una macchina, ebbe anche a scrivere di non temere di "tirarsi addosso le contraddizioni di tutti coloro che tengono per maggior peccato il dissentire dagli antichi che il credere le bugie per verità". Anticipa così Paul Feyerabend; perchè afferma che solo andando contro il metodo scientifico corrente si può tentare di ottenere certezze veramente innovative dalla ricerca scientifica. Utilizzare la metodologia corrente può fornire approfondimenti, mai portare innovazione.
E qui viene prepotentemente alla ribalta l'importanza di Marcello Malpighi, che determinò la trasformazione intellettuale dell'occhialino di Galileo da giocattolo per soddisfare la mera curiosità da salotto di vedere più grande ciò che è piccolo, in microscopio, potente strumento scientifico con cui aprì i capitoli all'anatomia microscopica e all'istologia.
L'importanza delle sue intuizioni, anche se non del tutto razionali, certamente impensabili senza la mediazione di quel mezzo di indagine, gli assegna sicuramente un posto importante nella storia della medicina. Ma è la logica che le ha mosse e il contributo che essa ha dato alla nascita della iatromeccanica che pone il Malpighi in posizione centrale nell'epistemologia medica.
Meccanicismo e iatromeccanica sfociarono nel determinismo, durante l'Epoca dei Lumi, sotto la spinta della filosofia di Thomas Hobbes, di Pierre Gassendi e di Baruch Spinoza.

Grandi teorici di questo movimento furono infatti il filosofo e matematico Jean-Antoine-Nicolas Caritat, marchese di Condorcet, e l'astronomo Pierre Simon Laplace, gli stessi che gettarono anche le basi della teoria e del calcolo probabilistico e che introdussero la statistica nelle scienze fisiche.
Questo movimento è stato tanto incisivo nell'area scientifica che ancora sino a non molti anni fa si è ritenuto che le chiavi per risolvere con certezza ogni problema fossero:
a. le leggi deterministiche quindi la linearità;
b. il tendere alla stabilità con sequenze di eventi complicati, ma preordinati, interconnessi e sommabili;
c. le leggi di causa-effetto.
Tipica rappresentazione di queste leggi fu l'ingranaggio dell'orologio il cui movimento dipende dal cambiamento di posizione di ciascuna ruota dentata, che causa come effetto il cambiamento della ruota dentata successiva.
Su questo esempio metaforico nel quale moto e materia sono misurabili, si blatera ancora oggi che il non rappresentabile con la geometria euclidea e il non misurabile con un sistema metrico non è scientifico. Si afferma che l'infinito non esiste, che l'universo è ciò che è misurabile, quindi finito. Il resto non esiste.

Basandosi sulle nozioni deterministiche di stato costante e di equilibrio instabile asintotico, che sottendono il concetto di reversibilità (proprietà di un processo di andare nei due sensi del suo percorso), sono i fondamenti su cui, nel 1936, Canon formulò la teoria della omeostasi, la saggezza (wisdom of the body) che consente al corpo degli esseri viventi di tornare nella condizione iniziale quando se ne allontani per l'azione di stimoli interni ed esterni.
Ma dopo gli anni quaranta di questo secolo la medicina comincia ad accorgersi che seguendo queste leggi ottiene soluzioni incerte ed incomplete.
Essa, però, non si rende conto che gli oggetti di cui si occupa sono assai più che complicati, quindi non vede la necessità di allargare i suoi discorsi oltre i confini dei canoni deterministici, che tra l'altro le hanno fatto compartimentare la sua attività in specialità sempre più numerose.
La rivoluzione, che ha investito tutte le altre scienze e ha portato un nuovo modo di osservare la natura, sfiora appena le discipline mediche che non hanno preso coscienza della demolizione di molte credenze generate dalle teorie deterministiche.

Hans Reichenbach, infatti, nel 1950 afferma che non vi è nulla nel nostro Universo che segua leggi di causa-effetto e Karl Lorenz, subito dopo, con l'effetto farfalla, è il primo di una lunga serie di ricercatori a dimostrare la veridicità di questa affermazione.
Viene riconosciuto che l'inseguire all'infinito il sempre più piccolo non fa ricavare leggi generali ma solo regole locali.
Anche il concetto di omeostasi, nel senso di attrattore puntiforme di tutte le attività organismiche dirette a mantenere lo stato costante dell'essere vivente, viene sostituito con il concetto di comportamento ad onda.
L'ordine, che si è sempre creduto fosse la base della regolazione dello stato costante dei sistemi viventi, lascia il posto agli stati caotici, che assicurano flessibilità funzionale, perchè si dimostra che l'ordine li renderebbe rigidi.
Helge von Koch, Waclaw Sierpinski, Gaston Julia, Felix Hausdorff, Benoit Mandelbrot dimostrarono la configurazione frattale degli oggetti naturali e la loro dimensione non esprimibile da un numero intero. Una vera rivoluzione che bolla la affermata continuità dell'Universo come fatto di mera convenienza di misura.

La geometria euclidea si rivela così un caso particolare utile solo per costruire manufatti, e nello studio della natura viene sostituita dalla topologia di Emile Poincarè e dalle geometrie di Bernard Riemann, di Nicolaj Lobacevskij e da quella frattale di Benoit Mandelbrot e Gaston Julia.
Ma il medico ha ignorato Edmund Husserl e la critica che egli muove al metodo Galileiano, perchè esso esclude il "Mondo della Vita", difficilmente matematizzabile, se non altro per il numero delle sue variabili.
Il medico non sa neanche che Dedekind e Wierstrasse, con il chiedersi cosa sia il numero, iniziarono la critica delle basi della matematica tradizionale aprendo così il nuovo corso di questa disciplina.
La stocasticità del comportamento degli organismi viventi, dipendente dall'economia "dissipativa" dell'energia prodotta nel loro interno per automantenersi lontano dall'equilibrio termodinamico in un ambiente mutevole, naturalmente ostile, è solo un discorso sofisticato per l'area medica, non un punto di riferimento nella sua ricerca. Anche il concetto di non linearità che caratterizza i sistemi del nostro Universo non è entrato nel bagaglio culturale corrente del medico.
Esso, ancora, ignora la non sommabilità delle soluzioni di due equazioni che descrivono fenomeni non lineari, enti naturalmente soggetti a transizioni da andamenti regolari ad andamenti caotici ed erratici, quando da quelle due soluzioni iniziali si voglia ricavarne una terza.

Non so quanto sia entrata nella coscienza del medico la nozione che le variazioni parametriche anche piccole indotte nei sistemi non lineari da impulsi ambientali non sono mai assorbite, quindi restano in questi sistemi.
In essi tali variazioni possono dare luogo a risposte differenti sul piano qualitativo e quantitativo, e inoltre portare alla formazione di nuove strutture che tendono a diventare stabili e a modificare il sistema.
L'insieme di tutte queste nuove visioni della Natura fa riemergere la seconda antinomia della ragione pura di Immanuel Kant, che oppone il mondo tutto semplice al mondo tutto composto. Il fatto è che il mondo è non lineare, irregolare, variabile, instabile, precario nei suoi comportamenti, incerto. In una parola è complesso.
La non presa di coscienza nell'area medica di questo modernissimo concetto, che ha rivoluzionato il modo di interrogare la natura, a mio avviso, è motivo della odierna crisi di identità della figura del medico nella società e della incerta collocazione della sua arte tra le scienze fisiche e naturali.
La domanda è se il medico sia ancora il custode di una dottrina integrata con valori etici e morali in difesa della dignità dell'uomo, oppure si sia trasformato in semplice consigliere di ben vivere quotidiano. Se debba diventare il protagonista di una medicina più agile di quella di stato, oppure servire gruppi finanziari che usano quest'attività quando va bene come facciata.
Ci si chiede se sia opportuno che il medico debba essere ridotto a subire faraoniche, ingombranti procedure che sostituiscano la sua razionalità e lo obblighino ad applicare raffinate tecnologie, in obbedienza, cieca, pronta ed assoluta.

Ci si chiede se sia giusto che egli venga oppresso da tecnocrati, la cui incultura è superata solo dalla loro arroganza, dal loro scarso nozionismo e dall'ardente aspirazione di cancellare la figura del medico partecipe delle grandi avventure del pensiero che prendono le mosse dalla Nuova Alleanza tra Uomo e Natura.
Ritorna allora alla mente la rivoluzione dell'arte medica del '600 e Marcello Malpighi che, contro i metodi della Scienza ufficiale, trasforma l'occhialino di Galileo da fatua facilitazione tecnologica a potente stimolatore del suo pensiero, che gli permette di scoprire nuovi scenari della Medicina.
In pieno ricorso storico, oggi, l'area medica è caduta nella catatonia paranoide indotta da bizantine procedure imposte dal calcolatore. Il maluso di questo strumento esclusivamente come archivio o come mezzo di facilitazione per far di conto o, peggio, come triviale e salottiera espressione di status symbol, sta rendendo sempre più complicate le cose semplici. Orbene, solo se l'area medica saprà trasformare questo strumento in una vera protesi cerebrale per pensare di più e meglio, potrà mettersi in grado di affrontare la complessità che le si va proponendo.
Allora, solo allora, quando avrà ritrovato la sua insopprimibile vocazione alla ricerca del vero significante, la Medicina tornerà a essere vera scienza e potrà dedicarsi a scoprire il nuovo e l'impensato.



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