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PSYCHOMEDIA
Telematic Review
Sezione: Progetto PIT - PSICHIATRIA
INFORMATICA E TELEMATICA


Area: Psicoterapia in rete



Psicocyber: videocounselling online con adolescenti

Annarita Fittini*


Psicocyber

Psicocyber è uno sportello psicosociale di videoconsulenza gratuita del Comune di Reggio Emilia, rivolto a tutti i giovani della città. Un Camper appositamente attrezzato ha stazionato tutti i venerdì al pomeriggio nella piazza principale della città. Sulla piazza gli educatori sono entrati in contatto con i ragazzi del territorio, fornendo informazioni sulla salute, su come trovare lavoro, proponendo percorsi di animazione (Dj set, fumetti, libri etc.) e, su richiesta, accompagnando i ragazzi e le ragazze alla videopostazione all’interno del camper. Qui un computer provvisto di telecamera e di un microfono da tavolo era videocollegato con un pc situato nello studio di una psicologa ricercatrice a Bologna. I ragazzi hanno rivolto domande relativi alla salute, alla sessualità, agli affetti, alla famiglia, alla scuola etc, parlando dei loro dubbi o problemi attraverso una videochiamata. L’immagine era nitida come la voce, del resto più nitida che nella videochiamata con i cellulari, per quanto il principio sia il medesimo. I ragazzi, inoltre, potevano scegliere se farsi vedere oppure no. Durante la videotelefonata i ragazzi parlavano e vedevano la psicologa, ma contemporaneamente vedevano se stessi in una finestra sul monitor. All’interno del camper erano da soli o, se lo desideravano, in compagnia di un amico. Chiudendo la porta del camper si riusci ad ottenere un setting abbastanza riservato per poter effettuare una azione di counselling molto simile a quelle che si effettuano agli sportelli scolastici. La necessità di definire (chiarendo subito il contratto) e facilitare i tempi e la periodicità della consultazione (3 incontri come massimo) è risultata funzionale alle esigenze degli adolescenti e dei giovani adulti.
Il progetto è stato pensato nel pieno rispetto delle linee guida per le prestazioni psicologiche a distanza redatte dal Consiglio nazionale degli psicologi italiani.
Ci siamo inoltre rivolti al garante della privacy, affinché fosse informato e deliberasse in merito.

Psicocyber si è anche proposto come sportello di accesso ai servizi: in seguito alle richieste delle persone ed a una prima valutazione fatta assieme, alcuni ragazzi sono stati inviati ai servizi sociali e sanitari presenti sul territorio. Il servizio offerto, come ho detto sopra, consisteva in una consulenza psicologica per un massimo di tre videocolloqui: altro è la psicoterapia, che prevede un setting clinico con incontri di persona per una durata prolungata.
Counselling on line

Il counselling on line è “una pratica professionale in cui un esperto della salute mentale si sforza di aiutare l’utente a vedere un suo problema specifico da un altro punto di vista, eroga informazioni ed offre opinioni nel corso di brevi consulti a distanza per i quali si utilizzano tecnologie elettroniche per comunicare attraverso internet” (Catelmi T. et, 2001).
Ciò che caratterizza il counselling e lo differenzia dalla psicoterapia è la brevità del rapporto; esso infatti può prevedere un unico colloquio o un numero limitato di incontri. Qualora la persona necessiti di un trattamento specialistico viene inviata alle strutture presenti sul territorio , poiché il counselling non prevede la presa in carico.
Un altro elemento distintivo del counselling è la focalizzazione su di un problema specifico e sulle possibili soluzioni per quel problema: fare counselling è spesso aiutare qualcuno a vedere le cose da un altro punto di vista, facilitando quella presa di coscienza che è il punto iniziale per un cambiamento personale.
John Suler ed il ISMHO Clinical Case Study Group (2001) nel definire le linee guida per il counselling on line, attribuiscono grande importanza all’ informare il cliente sulla privacy e sulla sua possibile salvaguardia: se il cliente coglie queste informazioni ed è motivato, la consulenza online ha buone possibilità di riuscita.
I clinici hanno a disposizione diverse possibilità di effettuare una valutazione iniziale del cliente: di persona, in videoconferenza, per telefono, via mail, via chat, etc. Le persone potrebbero sentirsi più serene scegliendo una di queste modalità, più capaci di esprimere se stesse ed il loro problema, e soprattutto sentirsi più compresi. Combinare i diversi metodi durante il counselling può permettere di comprendere meglio i problemi e la personalità del cliente. Attuare una consulenza online attraverso gli strumenti informatici può essere efficace se la comunicazione attraverso il medium è accurata ed efficiente.

Studi internazionali e nazionali

La psicologia e la psichiatria sono ideali nelle applicazioni di telemedicina, poiché le diagnosi e le azioni di counselling possono essere effettuate attraverso una comunicazione audiovisiva. Sebbene possa sembrare difficile immaginare che un consulente ed un consultato possano sviluppare una relazione terapeutica attraverso la videoconsulenza, la letteratura dimostra che è ciò possibile.
Fin dal 1959 il Nebraska Psychiatric Institute (NPI, Wittson C.L. et al., 1972) ha utilizzato un sistema televisivo a circuito chiuso bidirezionale per trattamenti medici e formativi in ambito psichiatrico: nel 1961 fu avviato un progetto di ricerca che dimostrò come una terapia individuale ed una terapia di gruppo potevano essere condotte via cavo, e che la presenza del medium non costituiva né un problema né un vantaggio. Nel 1964 gli psichiatri del NPI si telecollegarono con il Norfolk State Mental Hospital (NSMH) e per circa vent’anni effettuarono attività di telepsichiatria, inclusa la supervisione a distanza di un reparto psichiatrico.
Un bellissimo articolo di T. F. Dwyer (1973) narra di un sistema di televisione interattiva (IATV) che nel 1968 mise in connessione il Massachussetts General Hospital (MGH) con la stazione medica dell’Aeroporto Internazionale di Logan: in due anni e mezzo di attività furono effettuate 150 teleconsulenze. Successivamente il teleservizio si aprì anche agli insegnanti e studenti delle scuole superiori della città, all’assistente sociale della Corte Municipale, ai detenuti della Casa di Correzione, alle associazioni di volontariato giovanile ed all’Ospedale Psichiatrico di Bedford. Il sistema permise di somministrare cure a più di 1600 pazienti, giacché “l’esperienza suggerisce che per alcuni pazienti la comunicazione con uno psichiatra via IATV sia più facile del contatto nella stessa stanza. Ciò appare particolarmente valido per alcuni pazienti schizofrenici, per gli adolescenti e per i bambini piccoli”.

Nell’ottobre del 1973 , il Dipartimento di Psichiatria Infantile della scuola di Medicina del Mount Sinai, si telecollegò per circa due anni con un ambulatorio pediatrico dell’East Harlem a New York (Straker et al. 1976). Gli autori verificarono come la teleconsulenza possa essere un importante ed efficace metodo di cura e di prevenzione offerto a minori di centri urbani in condizioni di degrado sociale; infatti i commenti positivi dei bambini che parteciparono al teleconsulto e l’alta percentuale di accettazione di invii al trattamento f2f (face to face), ne suggeriscono l’utilizzo.
Nel 1993 i ricercatori del Guy’s Hospital di Londra somministrarono il Mini Mental State Examination (MMSE) a 12 pazienti adulti psichiatrici sia con modalità f2f, sia con videoconferenza Low Cost (LCVC). I punteggi dei test nelle due somministrazioni risultarono altamente correlati. A pazienti con disturbi ossessivo-compulsivi, Baer et al. (1995) somministrarono in videoconsulto tre scale di valutazione per sintomi ossessivo-compulsivi, depressivi e di ansia. I punteggi furono confrontati con altrettante somministrazioni f2f. I coefficienti di affidabilità nelle due somministrazioni risultarono eccellenti.

Elford et al.(2000), psichiatri infantili dell’Università di Newfoundland in Canada, valutarono 23 bambini ed adolescenti sia in videoconferenza che f2f, utilizzando questionari di soddisfazione del servizio da cui è risultato che l’82% dei soggetti ha apprezzato l’uso del videoconsulto ed un 26% lo ha preferito al f2f. Gli autori riportano come la videoconsulenza psichiatrica sia un’adeguata alternativa alla valutazione f2f . A simili risultati sono giunti anche Kopel et (2001), del Department of Psychological Medicine del Children’s Hospital Westmead in Australia, che hanno valutato un servizio di telepsichiatria offerto a bambini ed adolescenti, confrontati con un gruppo di pazienti ambulatoriali. La maggioranza dei soggetti espressero una grande soddisfazione per il servizio offerto.

Cook e Doyle (2002) hanno confrontato i punteggi del Working Alliance Inventory, compilato dopo tre sedute, tra un piccolo campione di consumatori di terapia on line(e-mail, chat) e un campione rappresentativo di clienti in f2f. Non furono riscontrate differenze significative tra le due modalità comunicative. Day e Schneider (2002) hanno confrontato 80 soggetti in modalità f2f, videoconferenza e audio a due vie, dopo cinque sedute di terapia: anche in questo caso non vennero trovate differenze significative tra i gruppi.

A tutt’oggi sono ancora pochi, purtroppo, in Italia gli psicologi, psichiatri e psicoanalisti interessati al videoconsulto ed ai suoi possibili utilizzi. Tra i testi e gli articoli di psicologia e internet è doveroso rammentare S. Merciai (2001) che fin dal 1997 si è dedicato allo studio delle possibilità tra psicanalisi e internet. A Roma è molto attivo il gruppo di Catelmi, Putti et al. che hanno pubblicato un’importante studio sul counselling on line via email e chat (2001). In “web psychology”, la Pravettoni (2002) asserisce con decisione e chiarezza come sia indispensabile stimolare la ricerca per migliorare la comprensione delle nuove realtà digitali. Talamo et al. (2003) da tempo studiano il potenziale innovativo delle tecnologie utilizzando un approccio etnotecnologico, ovvero “osservano i diversi modi di utilizzo delle tecnologie, da parte delle comunità virtuali di utenti, ed il rapporto con le pratiche per le quali sono state originariamente ideate dagli sviluppatori”. Cardaci et al. (2003) hanno effettuato importanti ricerche sull’assessment on line e Lavanco et al. (2005) hanno valutato l’esistenza del rapporto tra le reti di supporto sociale off-line e quelle on –line: tra i risultati ottenuti è emerso come generalmente gli individui più giovani siano i più entusiasti delle possibilità offerte dalla rete.

La nostra ricerca

Metodo
E’ stata valutata la qualità del videoservizio offerto e la qualità della relazione tra consultante e consultato. La valutazione è durata due anni, dal 28 maggio del 2004 al 28 giugno 2006.
Sono stati messi a punto due strumenti, grazie alla collaborazione con il Dipartimento di Statistica dell’ Università di Bologna (Greco F., Ardito V.): un questionario per la valutazione del servizio composto da 15 items a domanda multipla ed un’elaborazione del differenziale semantico composto da 4 temi. Entrambi gli strumenti e la richiesta del consenso informato, venivano compilati dai ragazzi sul computer, al termine del primo videocolloquio. La somministrazione è stata effettuata via web. Durante la compilazione da parte dei ragazzi il collegamento con la psicologa rimaneva attivo ed a lei si potevano chiedere informazioni per la compilazione. Durante questa fase la psicologa vedeva i ragazzi ma loro non la vedevano, poiché l’interfaccia del questionario si sovrapponeva alla finestra della webcam; potevano però parlare e sentirne la voce e riprendere la conversazione via web in qualunque momento.
Il Differenziale Semantico di Osgood (Capozza D.1978) è stato rielaborato per permettere una misurazione della relazione intercorsa, sono stati così proposti 4 temi: due di questi venivano compilati dai ragazzi dopo il videocolloquio (Prova a pensare come ti senti. Mi sento…;Secondo te come si sente A. Si sente…) e due dalla psicologa in modo speculare (Come pensi che si senta il ragazzo/a. Si sente…; Come pensi che ti abbia sentito il ragazzo/a. Mi ha sentito…)
La risposta ad entrambi i temi consisteva nel posizionarsi su 15 scale definite da una coppia di aggettivi opposti e da una graduazione settenaria, da cui si ottengono 4 Dimensioni principali:

1) Valutazione (Buono-Cattivo, etc): tale fattore si caratterizza come espressione di un giudizio di valore ed ha la funzione di distinguere ciò che è gratificante da ciò che non lo è, ciò che dispone ad un atteggiamento positivo da ciò che invece viene rifiutato.
2) Attività (Rapido-Lento, etc): esprime il livello di attivazione
3) Potenzialità (Forte-Debole, etc): rappresenta la “forza” dei concetti valutati, cioè la resistenza che essi possono opporre all’azione, sia in senso proprio che metaforico
4) Raziocinio (Razionale-Irrazionale, etc): mostra le caratteristiche cognitive.

Il setting
Il camper è stato attrezzato con una postazione di Audio Video Comunicazione di alta qualità, e dotato di connettività a banda larga Wi-Fi, tramite un sistema di Access Point (hot spot) opportunamente predisposto.
L’utente e la psicologa sono stati posti in grado di interagire, parlandosi e vedendosi reciprocamente. Per garantire una qualità video elevata, entrambe le postazioni prevedevano una videocamera analogica a colori che, tramite un software opportunamente predisposto, permetteva di spostare l’inquadratura e modificare lo zoom, così da poter cogliere quei particolari dell’aspetto e della gestualità dell’interlocutore che risultavano più interessanti.
Per non imporre agli utenti l’utilizzo di auricolari (cuffie o monoauricolari) con microfono integrato, le postazioni sono state attrezzate con unità audio ambientali a cancellazione di eco. Tali strumenti presentano il duplice vantaggio di garantire una qualità audio elevata e, al tempo stesso, di risultare assolutamente comodi per un utente inesperto.
Sempre allo scopo di rendere l’utilizzo il più semplice e immediato, l’interfaccia di accesso alla videoconsulenza è stata resa molto agevole: un semplice click del mouse su un apposito pulsante attivava il teleconsulto. E’ stata inoltre prevista la possibilità di escludere l’acquisizione dell’immagine video del ragazzo. Come nel caso precedente, con un semplice click del mouse si sceglieva attraverso quale modalità (audio-video o solo audio) interagire. Il ragazzo era messo così a proprio agio, dal momento che sapeva di essere lui in prima persona a decidere se essere visto, senza bisogno di intermediari. Questa opzione è in sintonia con la necessità degli adolescenti di evitare di sentirsi oggetto di controllo: è importante che si sentano soggetto della relazione, il che favorisce l’acquisizione di una propria identità.

Il campione
Il campione esaminato è costituito da 111 soggetti, ai quali sono stati somministrati i due questionari per la valutazione sia del servizio che dello strumento utilizzato. Solamente 106 hanno risposto al questionario di valutazione del servizio, mentre 111 hanno risposto al differenziale semantico. A causa dell’elevato accesso al servizio, spesso c’era una lunga fila d’attesa fuori dal camper; ci siamo trovati a dover decidere se dare la priorità al counselling o alla compilazione dei questionari (per la quale si impiegavano mediamente 10 mn). Abbiamo optato per la prima possibilità, cercando comunque di raccogliere un numero di questionari che fosse statisticamente significativo. Il numero totale di videoconsulenze effettuate è 446. L’eta media è risultata 17.51(ds 5.18, range 12-42)


Il campione mostra una maggioranza (65.8%) di soggetti maschili, mentre la donne corrispondono al 34.2%. E’ da sottolineare come la maggior parte dei progetti di strada incontra una popolazione prettamente maschile, per cui la presenza di ragazze, seppur in minoranza, risulta estremamente interessante. L’età media dei soggetti è di anni 17.51 (d.s. 5.18). Il 38.7 dei ragazzi è nato a Reggio Emilia, mentre il 40.5 proviene da altre regioni, in particolare dal Sud d’Italia(Campania, Calabria, Puglia, Sicilia e Basilicata). E’ presente un 18% di giovani sia dei paesi del Nord e Centro Africa, sia dei paesi Balcanici e dell’Est Europa. Il 70 % circa (67.6) è in possesso della licenza media, che se correlato con il 65.8% di studenti (Tab.7) ci permette di dedurre che la maggior parte del campione è composto da studenti delle scuole superiori; il 21.6% è costituito da lavoratori ed il 12.6% da giovani disoccupati.


La maggior parte dei ragazzi (25.2%) ha riportato problemi di coppia, d’amore: le prime esperienze affettive e sessuali con i partner hanno una grande importanza, sono fonte di immensa gioia ma anche di cocenti delusioni. Grande preoccupazione crea la vita scolastica, (21.6 %): un punto molto delicato è risultato essere la relazione con gli insegnanti, che appaiono più interessati al programma scolastico che alla relazione con gli studenti. Il 18% del campione è preoccupato per la famiglia e descrive famiglie multiproblematiche che non sono in contatto con i Servizi. Più di un ragazzo/a ha accompagnato un genitore alla Psichiatria di territorio. L’ 11.7% abusa di sostanze: molti le hanno sperimentate ma qualcuno ne abusava, in particolar modo di: cocaina, crack, speed (anfetamina), exstasy e derivati, ed eroina. L’integrazione tra etnie (8.1%) non rappresenta un problema per i ragazzi, ma per le famiglie d’origine: come i Montecchi e i Capuleti, le famiglie temono che i figli si contaminino con altre culture, sia autoctone sia che provengano da altre nazioni. Chi non studia è alla perenne ricerca del lavoro (8.1%); l’elaborazione di lutti importanti (1.8%) scatena vissuti di rabbia e dolore, ed esistono argomenti di cui è meglio non parlare (4.5), specie in un primo colloquio, perché è indispensabile affrontarli con delicatezza, in quanto generano paura e angoscia, anche nell’adulto.

Risultati

Accessi al servizio
Nel 2004, anno di avvio del servizio, psicocyber è stato presente in piazza per 19 volte (ogni uscita durava circa tre ore), sono state effettuate 67 videoconsulenze, con una media di 3,5 videoconsulenze per ogni uscita e gli invii ai servizi socio-sanitari sul territorio sono stati 3. Il sito web è stato visitato da molti visitatori stranieri, per cui è stata inserita, nel corso dell’anno, una pagina in lingua inglese. Il servizio fu avviato a fine maggio del 2004, stava quindi muovendo i suoi primi passi.

Il 2005 è stato caratterizzato da un forte incremento: sono state effettuate 29 uscite, 217 le videoconsulenze (media di interviste per uscita 7,4 ) e 30 invii ai servizi sul territorio.

Nel 2006 vi sono state 31 uscite, 19 con videoconsulenza e 12 f2f, sono state effettuate 324 consulenze (media 10,4) e 100 invii ai servizi sociosanitari della città.
Il sito web (www.psicocyber.it) è stato visitato da 15.926 persone provenienti da tutto il mondo (Italia, Germania, Francia, Inghilterra, Irlanda, Spagna, Belgio, Olanda, Svezia, Danimarca, Norvegia, Finlandia, Polonia, Repubblica Ceca, Russia, Lituana, Turchia, Marocco, Costa d’Avorio, Nigeria, Cina, Giappone, Taiwan, Tailandia, India, Argentina, Stati Uniti e Canada).
In questi due anni e mezzo di attività Psicocyber ha effettuato 446 consulenze psicologiche via webcam (608 comprese quelle f2f), 133 ragazzi sono stati inviati ai servizi del territorio cittadino: Servizi Sociali, lo sportello di orientamento al lavoro della Provincia, gli sportelli di consulenza psicologica nelle scuole, i SerT, la Psichiatria, la Psicologia clinica, la Neuropsichiatria infantile, le comunità e i servizi di ricovero notturno per coloro che vivevano in strada.

Elaborazione del questionario di valutazione del servizio
La Tabella mostra come il 67.9% dei ragazzi sia venuto a conoscenza del servizio tramite amici: la maggior parte dei ragazzi che avevano effettuato un primo videocolloquio tornava una seconda volta portando con sè un amico in difficoltà.
Il 79.3% del campione ritiene adeguati gli orari di prestazione del servizio (dalle 15, 30 alle 18,30/19). Molti ragazzi, infatti, arrivavano dopo aver studiato ed anche chi lavorava riusciva ad effettuare un videoconsulto prima di rincasare. La possibilità di poter usufruire di una consulenza psicologica pomeridiana rendeva lo sportello più agibile agli utenti.

Sebbene i colloqui durassero in media 20 mn., il 76% dei giovani ritiene che il colloquio sia durato abbastanza, un 23.6%, invece, avrebbe desiderato più tempo per poter esprimersi. La durata dei colloqui veniva spesso determinata dai ragazzi in attesa: se una persona restava troppo tempo sul camper, coloro che aspettavano bussavano animatamente alla porta; la gestione della lista d’attesa era affidata interamente a loro stessi.

Il 96.2% dei ragazzi valutano positivamente la qualità audio/video degli strumenti informatici utilizzati. E’importante sottolineare come l’utilizzo delle nuove tecnologie sia molto apprezzato dagli adolescenti, i quali hanno con esse sicuramente più famigliarità, più dimestichezza, ma soprattutto più padronanza del pc rispetto alle generazioni passate.

La maggior parte del campione, 91.5%, ritiene che la videoconsulenza possa essere di aiuto nella risoluzione dei problemi. E’ questo un dato molto interessante, poiché ci permette di riflettere sulle potenzialità e sugli sviluppi futuri di uno strumento tecnologico ancora poco utilizzato dalle istituzioni e dai servizi rivolti ai giovani nel nostro paese. Attraverso il computer è facile parlare con loro, lo schermo permette loro di sentirsi protagonisti e, riflettendo la loro immagine, sostiene il bisogno di acquisire un’identità adeguata e rinforza la capacità autoriflessiva ( Wallace P., 2003).
I ragazzi, infatti, si sentono a proprio agio nel comunicare mediante videocontatto, come affermato dal 91.9% del campione. Solo il 7.6 % dichiara di gradire poco (3.8%) o per niente (3.8%) questa modalità comunicativa. La maggior parte (54.7%) afferma di non avere nessuna difficoltà a parlare di qualsiasi argomento attraverso la videoconsulenza, un 19% però sostiene di avere timore a raccontare problematiche sessuali, un 6.6% a parlare di rapporti con gli amici, di rapporti con i famigliari (4.7%) ed uso di sostanze (4.7%).
Il 90.6 % dice di non avere provato imbarazzo a richiedere il servizio in presenza di amici: questa affermazione sembra confermare l’item 1 del questionario, in cui la maggior parte dichiarava di essere venuto a conoscenza del servizio da amici e/o conoscenti, mentre il 9.4% afferma di essere stato imbarazzato.
La maggioranza dei soggetti (84.9%) ritiene che il servizio consenta il rispetto della privacy; è da sottolineare come sia gli educatori che la psicologa fornissero informazioni dettagliate sulla tutela della privacy, come sancito dall’articolo 4 e 11 del Codice di Deontologia Professionale.
Il 94.3 % consiglierebbe ad un amico di usufruire del servizio, qualora si trovasse in difficoltà. E’ doveroso riportare anche un 5.7% di scontenti.
Il 50% circa si rivolgerebbe ad altre strutture di consulenza dopo il primo videocolloquio, l’altro un 50% circa richiede un ulteriore approfondimento

Elaborazione del Differenziale Semantico
Il Differenziale Semantico misura un concetto: un tema è valutato da un soggetto attraverso una serie di scale. Ogni scala è definita da una coppia di aggettivi di significato opposto e da una gradazione settenaria (esempio Buono 1 2 3 4 5 6 7 Cattivo). L’uso di antitesi verbali nelle scale rispecchia l’ipotesi che le cognizioni si formino in base a sistemi di opposizione semantica. Il Differenziale utilizza scale di valutazione la cui selezione segue procedimenti derivati dall’analisi fattoriale. Le analisi fattoriali di Osgood confermano l’interpretazione della presenza, nei qualificatori, di componenti di natura emotiva che hanno la funzione di esprimere non le caratteristiche emotive degli oggetti ma le reazioni affettive che essi evocano. Perciò il Differenziale semantico misura le reazioni emozionali prodotte da un concetto stimolo. (Capozza D.1978).

Nell’elaborazione del differenziale è stata utilizzata la Distanza, che misura il grado di divergenza tra le valutazioni dei temi emozionali richiesti, ovvero la significatività della diversa valutazione. Nel Graf. 1 è rappresentata la Distanza tra le medie delle quattro Dimensioni tra le risposte dei ragazzi (Diff. 1) e quelle della psicologa (Diff. 3)al primo tema emozionale (Prova a pensare come ti senti. Mi sento vs Come pensi che si senta il ragazzo/a. Si sente). La media della Distanza tra 1 e 3: 0.377 , la correlazione risulta rispettivamente di : 0.391 per la Valutazione; 0.400 per l’Attività; 0.446 per la Potenzialità; 0.268 per il Raziocinio. E’ visibile come le due linee (che rappresentano i punteggi medi) siano pressoché sovrapponibili, ovvero i punteggi medi sono molto simili. Ciò potrebbe indicare come sia possibile una comunicazione “emotiva” attraverso la videoconsulenza. La possibilità di percepire “sfumature emozionali”con l’utilizzo del medium era già stata individuata fin dal 1971: Solow et al. nel loro articolo affermano come il medium “non ha dimostrato di essere una significativa barriera nello stabilire un rapporto con il paziente o nel percepire sfumature emozionali”.

Il secondo grafico mostra le distanze tra le risposte date dai soggetti sul tema emozionale“Secondo te come si sente A. Si sente” vs quelle della psicologa “Come pensi che ti abbia sentito il ragazzo/a. Mi ha sentito”. La Media delle distanze tra le dimensioni del Differenziale 2 e 4: 0.812, la correlazione risulta rispettivamente: 0.301per la Valutazione; 0.235 per l’Attività; 0.396 per la Potenzialità; 0.263 per il Raziocinio.
La maggiore distanza potrebbe essere interpretata come una sorta di discrezione, di prudenza da parte dell’intervistatore, come anche un’influenza del fenomeno test-retest. E’ da sottolineare il sostanziale isomorfismo delle linee dei grafici: al variare delle risposte dei ragazzi (in positivo o negativo) corrisponde un’identica variazione da parte della psicologa. Dwyer (1973) del resto, affermava che “Il fatto che due o più persone possano essere in contatto tra di loro, anche se il contatto è mediato dall’elettronica, invita a porsi domande sulle tante credenze che diamo per scontate”.

Conclusioni

Dalla lettura delle ricerche nazionali ed internazionali risulta uno scarso utilizzo della videoconsulenza in ambito psicologico: esistono ancora poche ricerche quantitative che permettano una chiara valutazione dello strumento utilizzato. Psicocyber si proponeva di verificare se fosse possibile fare “empowerment”, ovvero aiutare i gruppi giovanili, con rispetto e fiducia a costruire insieme progetti, lavorando sulla consapevolezza e sull’ alleanza attraverso l’utilizzo del pc, di verificare se fosse possibile fare couselling online con adolescenti e, se necessario, avvicinarli ai servizi presenti sul territorio; di provare a misurare la qualità del servizio offerto e la qualità della relazione tra consultante e consultato. I dati di accesso al servizio, le risposte date al questionario di valutazione e al differenziale semantico ci mostrano come la videoconsulenza sia uno strumento innovativo, con grandi possibilità di penetrazione sul territorio, che permette il rispetto della privacy, il rispecchiamento da parte di un adulto che supporta l’adolescente nel processo di individuazione; favorisce la comunicazione di dubbi e di emozioni che assume una valenza catartica, permette ai ragazzi di accedere ad un’implicita consapevolezza di essere oggetto di attenzione rispettosa e partecipe ed infine consente l’accettazione da parte di alcuni ragazzi (quelli inviati ai servizi sociosanitari) di interventi miranti alla salute psichica e fisica. Come si evince dalle tabelle riferite al questionario è importante sottolineare una soddisfazione generalizzata nella valutazione del servizio.

Ringraziamenti
Lele&Lella per l’affetto costante, B.C. per le conversazioni illuminanti, Olga Codispoti per gli insegnamenti che continua a donarmi, Fedele&Valeria per la disponibilità, Centro di Documentazione “Minguzzi” di Bologna per l’estrema gentilezza ed efficienza delle bibliotecarie, Checca Torzo, Sabrina Tirabassi ed Antonella Scopelliti per l’amicizia, Neo x.

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baum.


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Psicologa specialista in psicoterapia (annarita.fittini@fastwebnet.it)

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