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PSYCHOMEDIA
Telematic Review
Sezione: Progetto PIT - PSICHIATRIA
INFORMATICA E TELEMATICA


Area: Cibercriminologia


Una ricerca sulla pedofilia in internet: bambini virtuali in rete

Della Marianna M., Verrengia A.

Relazione al Convegno "Libertà e sessualità", Roma 26 e 27 giugno 1999, Sala assemblea, ICCRI, Via Sicilia 185



Summary: Internet has made it possible for pedophiles of the whole world to communicate among themselves and make use of the on-line offer of many, varied illegal services regarding child sexual exploitation. The IRC (Internet Relay chat) channels expose the minor to the risk of molestation and enticement through the web by pedophiles who can remain anonymous and take on the virtual identity of their choice. The Research Group on the Emergent Criminal Forms of the Catholic University of the Sacred Heart of Rome has carried out research for about two years to acquire a greater and realistic knowledge regarding the Internet pedophilia phenomenon and to identify the most suitable preventive strategies to protect minors. In particular this is intended to meausure the actual percentage of child molestings or enticements on the chat-lines and other statistic-criminologic parameters and, at the same time, to study the child molestor behaviour on Internet. The research method used can be defined as a sort of "participating observation" through identity simulation. This means that researchers, assuming the virtual identity of children between ten and thirteen years old, tune into normal chat-lines and communicate with subjects with pedophile tendencies. We here present the initial results of our quantitative study. We have also reported on some constant behaviour patterns of the interactions between the virtual children and telematic pedophiles which have allowed us to formulate useful preventive measures directed both at children and parents. These indications have already been put on Internet.

Key words: Internet - pedophilia – research - participating observation – identity simulation.



Introduzione

Rapporto Pedofilia-Internet

Recenti fatti di cronaca che vedevano protagonisti dei minori in qualità di vittime, massivamente affrontati dai media di tutto il mondo, hanno permesso lo svelamento di una rete internazionale di pedofili che agiva tramite Internet. La pedofilia, fenomeno antico, appariva sugli schermi della Rete, figlia dei tempi moderni, sconcertando e scuotendo l'opinione pubblica che sembrava solo allora rendersi conto di qualcosa che in realtà ha una ben più antica origine. Comportamenti come quelli pedofili che già esistevano prima di Internet avrebbero invece trovato in esso, mezzo tecnologico dalla potenzialità illimitata, dalla immediata e generalizzata accessibilità, uno spazio di concentrazione, di diffusione e di comunicazione. Internet si configurerebbe infatti quale metafora del mondo, luogo di incontro di buoni e cattivi, di parrocchie virtuali e di bordelli elettronici, di etero ed omosessuali, di terroristi e di studenti universitari. Internet è una rappresentazione elettronica di quanto è disponibile off-line, ma offerta in un contesto digitale. (....) "Le leggi della Rete operano non differentemente dalle leggi del "mondo" attraverso la creazione di vincoli di possibilità: è una Rete dunque in grado di aprire nuovi orizzonti del possibile." (Giordano, 1999). Il fenomeno dei comportamenti pedofili avrebbe avuto quindi la possibilità di riaggregarsi in una realtà fluida, in un luogo privo di vincoli noti, di regole capaci di frenarne il suo espandersi. In altri termini Internet, secondo questo punto di vista, avrebbe aumentato, anziché il numero di incontri pedofili, la possibilità di aggregazione in un campo concentrato. La rete telematica ha reso possibile lo sviluppo di una nuova dimensione organizzata della pedofilia collegando pedofili di tutto il mondo e rendendo possibile l'offerta on-line di una serie di servizi illegali, legati allo sfruttamento dei minori, da parte di organizzazioni criminali. (Strano, 1999). L'offerta si è dunque organizzata in siti di scambio di informazioni, dagli indirizzi di "paradisi del sesso" alle indicazioni per il reperimento di bambini "disponibili", al semplice scambio di tecniche per adescare i minori, alla possibilità di visionare materiale immesso in rete in tempo reale inserito attraverso telecamere direttamente collegate al computer, oltre che la diffusione di idee di tipo pseudopolitico e pseudolibertario (come il Pedophile Liberation Front). In Internet si possono inoltre trovare siti contenenti cataloghi di bambini in vendita o in affitto con foto che li ritraggono mentre sono sodomizzati o obbligati ad avere rapporti con animali. Ma ancora più raccapricciante è la notizia del proliferare del lancio su Internet di "snuff-movies", cassette porno dove ragazzine e ragazzini vengono stuprati, torturati e uccisi (Fusaro, 1999). Se è pur vero che il materiale di questo tipo rapportato all'intero contenuto di Internet appare esiguo (i messaggi su Usenet Newsgroups rappresentano l'11,5% di tutta la messaggeria, i files a contenuto pornografico il 3% (Pacciolla et al.,1999) bisogna analizzare il problema da un altro punto di vista perché se ne possano cogliere i pericoli. La pedofilia è propensione che non necessariamente si concretizza nell'acting incontrando ostacoli nelle difficoltà ad avere occasioni concrete, nei sensi di colpa, nella stigmatizzazione dell'ambiente che associa spesso il pedofilo ad un mostro, e di conseguenza nella censura ambientale e personale, infine nella sublimazione e nella autodeterminazione verso agiti maggiormente accettabili a livello sociale. I rischi associati all'organizzazione dell'offerta sono molti, primo tra tutti la sua potenzialità di minare queste difese offrendo stimolazioni e occasioni per soddisfare e appagare a livello visivo le proprie fantasie, normalizzando e quindi rendendo meno riprovevole tale pulsione, concretizzando l'idea ossessiva attraverso l'uso di immagini, attraverso la reiterazione di fantasie e pensieri e rinforzo degli stessi; tutto questo permetterebbe quindi la fissazione sulla propria propensione e il superamento delle barriere psicologiche della censurabilità per diventare possibile e realizzabile. La paura giustificata dalla illimitata potenzialità di Internet sarebbe in altri termini legata alla sua capacità di organizzare delle pulsioni isolate, di creare un sistema, di rimuovere remore e sensi di colpa attraverso il meccanismo dell'autogiustificazione supportata dalla normalizzazione dell'abnorme e quindi dal rendere abituale il ricorso al soddisfacimento pulsionale di tipo pedofilo. "L'utilizzo di canali di diffusione telematica può infine avere rappresentato una strategia di una minoranza pedofila per raggiungere, attraverso la neutralità della nuova tecnologia, degli obiettivi più generali di legittimazione, cercando di acquistare progressivamente il diritto ad una visibilità che nella nostra epoca le è ancora negata" (Pazè, 1998). Il consumo di immagini, la diffusione delle stesse su cassette pornografiche o su Internet andrebbero nella direzione di portare poco per volta a considerare la pedofilia come una delle preferenze sessuali e la relazione pedofila come un diritto dell'adulto o del minore, come vorrebbero le emergenti correnti pseudolibertarie, che non considerano l'incapacità di questo, data la sua immaturità psichica, ad autodeterminarsi liberamente. La divulgazione di tale materiale inoltre rischia di portare ad accettare passivamente, o meglio a tollerare, queste forme di pedofilia non aggressiva e violenta, minimizzando i rischi degli approcci persuasivi - modalità spesso adottate dai pedofili on-line sotto forma di "ti insegno come si fa" - che camuffano dietro una parvenza di interesse una vera e propria manipolazione da parte dell'adulto sul minore. La fruizione compulsiva di tale materiale infine farebbe da effetto facilitante alla strutturazione, a fronte di una domanda, dell'organizzazione dell'offerta e quindi del maggior utilizzo dei minori per la produzione di tale merce. A sua volta l'organizzazione dell'offerta supporta, rafforza, e dà occasione alla domanda creando così un circolo vizioso di domanda-offerta che si esalterebbero a vicenda. L'esistenza di un sì vasto mercato, la normalizzazione dello stesso, l'organizzazione degli ambienti privilegiati per la sua diffusione porterebbero pian piano alla caduta di una cultura di protezione dell'infanzia e all'indulgenza, alla passiva accettazione della pratica della pedofilia. Secondo Pazè (1998) il rischio è la caduta delle barriere mentali e psicologiche, facilitando il passaggio dal pensato all'agito. Ad un diverso livello di analisi invece, se prendiamo in considerazione gli aspetti di correlazione tra Internet e pedofilia maggiormente individuali, dovremmo verificare anche l'ipotesi alternativa che la fruizione on-line di materiale pedofilo e quindi la sperimentazione virtuale di tale parafilia sia in grado di contenere a livello di elaborazione fantastica dei comportamenti che altrimenti sarebbero agiti su di una vittima reale. Queste considerazioni, vanno unite al dato statistico, tristemente noto, che rileva il massimo numero di violenze sessuali sui minori in quelle consumate nella cerchia dell'immediata convivenza, vale a dire quella parentale-amicale, che si avvantaggia di un rapporto di fiducia e di affetto nei confronti del minore. Di fronte a questi dati la caramella virtuale(o le foto delle Spice Girls o l'autografo del calciatore preferito), le lusinghe cibernetiche insomma , a monte di una adeguata tutela dei minori sotto forma di informazioni e di controllo da parte degli adulti/ educatori di riferimento, sono poca cosa se paragonate ai rischi delle interazioni faccia a faccia comunemente investite di attribuzioni di sicurezza e di fiducia soprattutto se con persone familiari o comunque deputate alla cura e alla educazione dei bambini; cosa che rende queste violenze particolarmente odiose oltre che devastanti per il minore. Queste considerazioni tutte ci porterebbero a valutare il rapporto pedofilia e Internet non secondo una prospettiva eziologica di tipo lineare, che legge il fenomeno in modo riduttivo individuando in Internet il punto di inizio della causalità oltre che la sua fine. Il rischio insito in questa lettura scorretta del fenomeno è la conseguente deresponsabilizzazione di chi opera ad un livello di realtà e di concretezza piuttosto che virtuale, vale a dire di coloro che trafficano nel mercato dei bambini traendo da esso ingenti benefici economici. Questa è l'Epistemologia della Complessità di cui parla Giordano (1999), che suggerisce quindi di spostare il livello di lettura alle condizioni che generano questo mercato, con riferimento, peresempio alla realtà dei paesi del Terzo Mondo. Secondo la stessa logica inoltre bisogna considerare anche l'indubbio vantaggio che offre la Rete di conoscere e di studiare i comportamenti pedofili in maniera diretta, come non sarebbe possibile in altri modi dato che difficilmente tale patologia giunge all'osservazione clinica. Senza lasciarsi prendere da sterili allarmismi, senza abbandonarsi ad inutili e dannose crociate contro Internet, dando un ritratto mistificatore di quello che rimane pur sempre strumento di grande diffusione della cultura, appare quindi assai più proficuo analizzare il fenomeno in modo obiettivo e scientifico così da non criminalizzare uno dei più versatili strumenti della tecnologia moderna; ma allo stesso tempo da conoscerne i rischi e ridurli quindi a livelli accettabili adottando adeguate misure preventive.


Rischio di molestia o adescamento attraverso la rete

L'ambito maggiormente significativo di rischi per i minori è rappresentato dalle IRC (Internet Relay Chat) aree o canali che consentono conversazioni on-line in tempo reale tra due o più persone. I pericoli sono, in questo caso, tutti quelli legati al mimetismo dei viaggiatori telematici, alla comunicazione, in altre parole, con un interlocutore anonimo e sconosciuto che si presenta con un'identità di sua scelta e che non corrisponde necessariamente a quella reale. In genere gli interlocutori di questi siti adottano infatti una modalità di identificazione convenzionale (Nickname) attraverso sigle o codici inventati, proteggendo in tal modo il proprio anonimato. Chiunque invia un messaggio tramite posta elettronica o dialoga attraverso lo scambio di frasi di testo in qualche chat di Internet può asserire di avere qualsiasi età, sesso o aspetto fisico, senza che sia possibile verificarne la veridicità. Anche la diffusa abitudine di scambiarsi fotografie digitalizzate, nell'ambito delle chat non può rappresentare prova di identità certa, come documentano i ricercatori del Gruppo di Ricerca sulle Forme Criminali Emergenti dell'Università Cattolica di Roma, i quali, nell'ambito della loro ricerca sulla pedofilia in Internet, per tranquillizzare i potenziali pedofili, utilizzano foto che ritraggono sé stessi da bambini. Se metodi tradizionali come una lettera o il telefono permettono l'analisi di variabili come la grafia in un caso o la voce nell'altro, l'e-mail oltre a non prestarsi a valutazioni di sorta, data la sua sinteticità e la sua forma dattiloscritta offre la possibilità di presentarsi nella maniera in cui uno vuole, camuffando la propria età, nascondendo le proprie vere intenzioni dietro false esitazioni, dietro una digitazione scorretta o un apparente timidezza. I minori che si aggirano nei parchi telematici delle chat-lines per curiosità o in cerca di amicizia potrebbero imbattersi in malintenzionati pronti a fare promesse (regali da inviare al malcapitato che imprudentemente dà il proprio indirizzo) lusinghe ("scommetto che sei carina....") o a dare informazione su argomenti "proibiti" che in genere è difficile avere dagli adulti (solitamente di tipo sessuale). Diversi studi hanno tra l'altro indagato l'uso che nella prima adolescenza (12-13 anni) viene fatto del computer quale tramite per conoscere meglio l'altro sesso, dal punto di vista conversazionale, immaginativo ed emotivo, per sperimentare, tramite la conoscenza dell'altro diverse identità fino a costruirne una propria, definitiva. L'infinita potenzialità di sperimentazione che offre Internet farebbe insomma buon gioco alla curiosità di una personalità in divenire com'è quella dei giovani. Secondo un'indagine di Sherry Turkle (1996) infatti questi considerano quelle che sono le caratteristiche di Internet che destano maggiori preoccupazioni, come l'anonimato, la possibilità di scollegarsi quando il gioco diventa difficile da reggersi, la possibilità di assumere l'identità che si desidera e quindi di avere rapporti "alla pari" anche con persone di età e sesso diverso, come aspetti funzionali ad una maggiore disinibizione e variabili che svincolerebbero quindi la conversazione on-line dalle tensioni che caratterizzano generalmente le comunicazioni faccia a faccia. Com'è facilmente intuibile, l'assenza di mediazione sociale e quindi di una identificazione visiva certa può rappresentare anche un elemento facilitatore per lo stabilirsi di un contatto iniziale tra pedofilo e potenziale vittima. Mentre la possibilità di recedere in caso di difficoltà nel corso di una conversazione potrebbe rappresentare un vantaggio per quei tentativi di vero e proprio adescamento che mirerebbero ad organizzare un vero e proprio incontro off-line tramite Internet. Ma c'è di più: per una persona abituata ad entrare nelle chat, che conosce gli interlocutori più fedeli e le conversazioni che essi intrattengono è facile sostituirsi ad uno di questi ed avviare un dialogo al suo posto con un interlocutore che ignaro nutre nei suoi confronti fiducia e confidenza. A questo punto diventerebbe quasi impossibile per il "titolare" dello pseudonimo, ammesso che se ne accorga, avvertire dello scambio di identità (Rapetto et al., 1997). Tutto questo, unito alla difficile controllabilità dei contenuti delle comunicazioni on-line, rende Internet luogo di possibili rischi per i minori, nel caso in cui questi non siano a conoscenza dei pericoli che corrono, siano attratti per curiosità dalla possibile esperienza sessuale, e non siano oggetto di una adeguata attività di controllo da parte dei genitori, adulti o educatori di riferimento.


La tutela del minore su Internet

Su Internet possiamo trovare anche delle associazioni che volontariamente collaborano con le agenzie di controllo istituzionale per combattere la pornografia e la prostituzione minorile. Tra queste:

ECPAT (Child pornography and child prostitution in Asian tourism)

ASACP (Adult sites against child pornography)

WACP (Website against child pornography)

EHAP (Ethical hackers against pedophilia)

Anche a livello legislativo si è cercato di far fronte ai rischi già esposti e alla necessità quindi di tutela dei minori con la L. 3 agosto 1998 n° 269 "norme contro lo sfruttamento della prostituzione, della pornografia, del turismo sessuale in danno di minori, quali nuove forme di riduzione in schiavitù". Questo decreto legislativo prevede tra l'altro per chiunque sfrutti minori di anni diciotto per esibizioni pornografiche o per la produzione di materiale pornografico la reclusione da sei a dodici anni più una multa da cinquanta a cinquecento milioni. Attraverso l'art. 4 inoltre il legislatore colpisce anche "chi dispone di materiale pornografico prodotto mediante lo sfruttamento sessuale dei minori di anni diciotto". Chi viene trovato in possesso di tale materiale viene punito con la reclusione fino a 3 anni. Tale legge sottolinea inoltre che saranno puniti anche coloro che distribuiscono, divulgano o pubblicizzano, anche per via telematica il materiale pornografico. Nella fattispecie i soggetti coinvolti sono diversi: chi realizza l'opera, chi la riversa su un supporto digitale idoneo alla trasmissione telematica, a chi la ospita e quindi la divulga, a chi consente l'accesso ad essa, a chi la memorizza. Questa disposizione sanzionatoria colpirebbe quindi principalmente gli Internet providers, cioè coloro che consentono all'utente l'accesso alla rete Internet e mettono a disposizione i server dove vengono scambiati i messaggi e quindi anche gli eventuali messaggi pornografici (Zeno Zencovich, 1998). A questo proposito si è sollevato un coro di proteste da parte di chi teme che si finisca in tal modo per criminalizzare la rete e stigmatizzare chi navigando in Internet visualizzi materiale pornografico "proibito". Gli stessi prevedono inoltre il rischio della nascita di un nuovo mercato nero gestito dalla criminalità. In altre parole il problema che si pone è quello di tutelare i minori e perseguire coloro che li sfruttano, senza però limitare la libertà individuale di milioni di persone. A riguardo si sarebbe espresso anche Rodotà (Garante per la Privacy) per il quale Internet è massima libertà e apertura, mentre è comunque del parere che per i casi limite servono modi per bloccare l'accesso a determinati siti senza però lasciarsi prendere da manie censorie. La maggioranza della comunità attiva di Internet rifiuta decisamente ogni tipo di censura, di restrizione digitale, mentre il mondo off-line chiede, anche in seguito alla campagna sensazionalistica e allarmista indetta dalla stampa, una qualche forma di controllo su quello che è ormai considerato un mondo ai confini della legalità oltre che privo di una autodisciplina. In Internet infatti non esiste una autorità che eserciti una forma di controllo sui suoi contenuti, né esiste alcun tipo di censura (Nancy Tamosaitis, 1995). In paesi dove la diffusione di Internet è più elevata, come negli Stati Uniti, sono stati fatti dei tentativi di mettere al bando i siti con contenuto pornografico o violento. Il "Communication Decency Act", approvato dal congresso degli Stati Uniti nel febbraio 1997 che proibisce la circolazione di materiale osceno su Internet è stata dichiarata incostituzionale dalla corte di Philadelphia in quanto, per arginare il problema del cyberporno si rischiava di imbavagliare uno strumento di informazione e comunicazione importante in quanto capace di sottrarsi al controllo che le grandi lobby e i politici effettuano sui media americani. Sempre nel 1997 inoltre i ministri delle telecomunicazioni dei quindici paesi dell'Unione Europea hanno approvato una risoluzione che prevede una carta che regolarizza l'uso di Internet impedendo che la rete telematica venga usata per scopi illegali, primo tra i quali la pedofilia. Secondo questa si richiede una autoregolamentazione per i "service providers" e per gli utenti di Internet, i quali sono tenuti ad adeguarsi a codici di condotta. Si auspica inoltre l'utilizzo di meccanismi di filtraggio e il controllo di speciali selettori in grado di rilevare e di oscurare il materiale non circolabile. Sono attualmente in discussione dei programmi - filtro che siano in grado di selezionare le pagine web, prevenendo quindi l'utilizzo di siti e immagini a rischio da parte dei più piccoli. Si tratta di un apposito software che permette ai creatori di siti di associare ai contenuti che saranno immessi nella rete delle indicazioni relative, per esempio , ai contenuti violenti , razzisti, pornografici o comunque illegali secondo una classificazione standardizzata. Nei PC si installerebbe poi uno specifico software che è in grado di leggere queste indicazioni e di escludere i siti pericolosi. Questo sistema prevede che una agenzia, secondo un determinato punteggio, "rating system" rilascia delle etichette P.I.C.S (Platform for Internet Content Selection) riconoscibili quindi da tutti. Il problema è che rimane tutt'oggi impossibile garantire un'adesione globale a tale classificazione in quanto ancora non si è giunti ad una omogeneizzazione del Diritto Internazionale. Inoltre tale metodologia non appare di alcun aiuto nelle situazioni di applicazioni private di Internet, per esempio e-mail, e nelle situazioni interattive offerte dalle IRC e dai newsgroup. In questi casi appaiono forse più utili i software in grado di mostrare a posteriori i siti che frequenta il minore e le chiacchierate che effettua in rete memorizzate nella "history" o "cronologia" del software. Esistono inoltre delle "sentinelle" della rete che sono efficacemente già impiegate . "Net Nanny" che consente ai genitori/educatori di stabilire a priori a seconda per esempio dell'età del minore che utilizza Internet, i siti visitabili, le newsgroup a cui permettere l'accesso, le parole e le frasi vietate, aggiornabili di continuo, gli indirizzi di e-mail, le parole e le frasi contenute nell'eventuale posta elettronica cui è inibito l'accesso. Nel caso di collegamento con un sito per adulti, per esempio, Net Nanny attiva il controllo bloccando la connessione. "Ciber Patrol" che permette di stabilire quando e per quanto tempo i bambini possono navigare in rete. Oltre che impedire l'accesso ad una lista di siti scelti dall'utente. "Cyber Sytter" che monitora intelligentemente le attività svolte dai bambini in Internet analizzando le parole e le frasi oltre che il contesto in cui sono inserite, evitando quindi censure eccessive. Oltre questi esistono altri programmi e sistemi disponibili in rete, che sarebbe troppo lungo elencare in questo luogo, che consentono di ridurre i rischi e le insidie che i minori possono trovare in rete. Ribadendo il fatto assodato che la migliore garanzia di tutela per i minori rimane comunque l'abitudine di accompagnarli nelle navigazioni in rete, si auspica una risoluzione legislativa a livello internazionale oltre che la stesura di un vero e proprio Diritto della rete.


La ricerca: obiettivi e metodologia

Il Gruppo di Ricerca sulle Forme Criminali Emergenti dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma ha avviato, da circa due anni, una sperimentazione "sul campo" allo scopo di acquisire una maggiore e reale conoscenza sul fenomeno della pedofilia in Internet. La ricerca ha preso le mosse, oltre che da finalità meramente conoscitive, anche dalla necessità di individuare ed adottare le più adeguate strategie preventive per proteggere i minori che navigano sul web dal rischio di rimanere vittima dei pedofili in esso presenti. Un importante obiettivo del nostro gruppo di ricerca è infatti non solo quello accademico, ma anche quello di contribuire a rendere Internet un luogo più sicuro. In particolare si vuole operare un monitoraggio degli ambienti di comunicazione interattiva (chat-lines) e, allo stesso tempo, studiare gli aspetti caratteriologici-comportamentali dei pedofili on line cercando pure di individuare le categorie psicologiche dei bambini più esposti al rischio di essere circuiti. Il metodo di ricerca utilizzato può essere definito una sorta di "Osservazione partecipante" tramite simulazione di identità: i ricercatori entrano nelle chat con l'identità virtuale dibambini e, contattando o venendo contattati dai pedofili telematici, hanno la possibilità di partecipare in prima persona al fenomeno oggetto di studio. Su incarico del gruppo di ricerca, una Psicologa, Marianna Bove, frequenta quindi le chat fingendo di essere una bambina di età compresa tra 10 e 13 anni e comunicando con un gran numero di adulti per entrare in contatto con soggetti che presentano aspetti di pedofilia ed essere così direttamente oggetto dei loro abusi. Questo metodo consente di quantificare il fenomeno delle molestie e degli adescamenti sulle chat-lines e, subendoli, di studiare direttamente, senza la mediazione del racconto del minore, il comportamento di una categoria di interesse criminologico particolarmente oscura dal punto di vista scientifico. La ricerca mediante simulazione di identità richiede che i ricercatori, prima di poter essere impegnati, svolgano un lungo training in laboratorio per arrivare a produrre simulazioni verosimili. La simulatrice del gruppo di ricerca ha svolto questa fase di preparazione passando lunghi periodi in compagnia di bambini sia nel mondo reale che nelle chat-lines, così da comprendere e "metabolizzare" il loro linguaggio e i loro valori. Di particolare utilità sono stati, in tal senso, i contributi della Psicolinguistica, branca della Psicologia che studia le forme di linguaggio in relazione allo sviluppo intellettivo degli individui. Una volta acquisito un vocabolario ed un comportamento verosimile per un bambino, l'unica difficoltà con cui devono ancora misurarsi i ricercatori è quella di tenere a bada la reale identità adulta che può emergere durante fasi particolarmente coinvolgenti su un piano emotivo.


Risultati

Lo studio quantitativo

Procedendo ad una misurazione sistematica delle molestie e dei tentativi di adescamento subiti dal bambino simulato si possono evidenziare le percentuali statistiche relative alle varie forme di molestie ed adescamento nonché le fasce orarie a maggior rischio.

Per condurre tale tipo di studio i collegamenti effettuati dal bambino simulato sulle chat-lines sono stati classificati, in maniera convenzionale, secondo la tipologia riportata in seguito:

Nelle situazioni di "tipo 0" l'interlocutore adulto, una volta a conoscenza del fatto di avere a che fare con un bambino, se accetta di dialogare con lui adotta un linguaggio non scurrile ed evita di condurre il discorso su tematiche sessuali. In tali casi, ovviamente i più frequenti, si verifica una normale interazione tra un adulto sano e un bambino sconosciuto. Nelle situazioni di "tipo 1" l'interlocutore adulto mostra invece degli aspetti di pedofilia, portando il discorso su argomentazioni di tipo sessuale più o meno evidenti oppure tentando di condurre il minore ad azioni sessuali durante il collegamento (es. toccarsi, masturbarsi). Nelle situazioni di "tipo 2" viene effettuato un tentativo, più o meno esplicito, di incontro con il minore fuori della rete. Spesso, in queste circostanze, l'interlocutore cerca di ottenere il numero di telefono del bambino per tentare poi un convincimento più efficace. La misurazione degli eventi criminali viene così effettuata cercando di stabilire in quale percentuale avvengono i comportamenti di interesse in rapporto al numero dei collegamenti che vengono attivati. Ogni collegamento standard dura circa due ore e viene effettuato su servizi di chat-line offerti da provider assolutamente normali e di grande diffusione. A titolo esemplificativo nel grafico 1 vengono riportati i risultati di uno dei monitoraggi relativo un campione di 500 collegamenti standard effettuati nel periodo Giugno-Agosto1998, da cui si evince la percentuale di collegamenti nel corso dei quali sono avvenuti degli episodi di molestia (tipo 1) e di tentativo di adescamento (tipo 2). Dall'analisi dei dati si evidenzia una percentuale del 7% di collegamenti nel corso dei quali il bambino virtuale subisce molestie di tipo verbale (tipo 1). Nel valutare questo dato bisogna però tener conto che nel corso di un solo collegamento è possibile comunicare con svariate decine di utenti e che quindi la percentuale riportata non indica che ogni 500 persone che si incontrano su Internet 7 sono molestatori di bambini. Per farsi un'idea più realistica bisogna moltiplicare il numero dei collegamenti effettuati con almeno 20 soggetti con cui abitualmente si può dialogare in ognuno dei singoli collegamenti. Per quanto riguarda i tentativi di adescamento è stata evidenziata una percentuale dell'1,5% che, considerata la gravità di tale atto, neppure appare irrisoria, anche se non è dimostrabile a priori una motivazione sessuale alla base di tutti i tentativi di incontro. I dati raccolti con questo tipo di ricerca possono essere analizzati anche secondo vari parametri statistico-criminologici tra cui le fasce orarie più a rischio o le chat maggiormente frequentate dai pedofili. Nel grafico 2 viene riportata la distribuzione dei 40 episodi tra molestie e tentativi di adescamento (relativi al precedente campione di 500 collegamenti), ripartiti nelle varie fasce orarie: i collegamenti sono stati effettuati in un arco di tempo che va dalle ore 15.00 alle ore 24.00. L'andamento del grafico mostra una distribuzione abbastanza omogenea delle frequenze, con un leggero picco nell'intervallo 17.00-18.00, a dimostrazione che non esiste una fascia oraria particolarmente a rischio per quanto riguarda l'attività dei pedofili.


Lo studio qualitativo

Per procedere a tale tipo di studio i file di testo relativi alle conversazioni avvenute nel corso dei collegamenti vengono memorizzati grazie ad appositi apparati . I testi delle chiacchierate che contengono molestie o tentativi di adescamento sono poi discussi ed analizzati in ottica clinica per tentare di acquisire conoscenze in merito a due aree fondamentali:

1) gli aspetti maggiormente significativi del carattere e del comportamento del pedofilo telematico che possono essere individuati grazie alla possibilità di osservare in maniera diretta le sue modalità di approccio, lo stile comunicativo, le strategie utilizzate per catturare l'attenzione e la fiducia del bambino. Ciò al fine di verificare precedenti teorizzazioni e per cercare di evidenziare nuove peculiarità di questa forma di patologia che, come sottolineato dalla letteratura scientifica, difficilmente giunge all'osservazione clinica.

2) Il comportamento, lo stile di comunicazione, la personalità e la situazione contingente del minore che favoriscono o meno l'approccio da parte del pedofilo e che possono essere individuati grazie alle variazioni di atteggiamento operate dai ricercatori nel simulare i diversi bambini. Questi difatti a volte assumono l'identità di un dodicenne particolarmente curioso e provocante, altre volte assumono l'identità di un bambino particolarmente timoroso e diffidente con il preciso intento di cercare di determinare le categorie psicologiche e i fattori situazionali dei minori maggiormente a rischio.

L'individuazione di alcune costanti nelle interazioni che si svolgono tra i bambini virtuali e adulti con aspetti di pedofilia hanno già permesso di formulare utili indicazioni preventive dirette sia ai minori che alle figure allevanti. E' emerso, ad esempio, che in tutti i casi di molestia o di tentativo di adescamento il pedofilo si accerta della condizione di solitudine del bambino con domande sulla presenza o meno di adulti in casa e che, in caso di risposta affermativa, tende a non rischiare. Molto spesso inoltre raccomanda la più totale riservatezza sui contenuti della conversazione in procinto di effettuare. Un'altra dinamica ricorrente è la richiesta di descrizioni fisiche che riguardano soprattutto le componenti genitali e sessuali in genere. La necessità di sopperire alla mancanza di stimoli visivi durante le interazioni telematiche, ma anche la possibilità di identificare più facilmente il minore in caso di incontro fuori dal web, possono pure portare il pedofilo a chiedere al bambino l'invio di foto digitali. Nei tentativi di adescamento è invece molto comune che il pedofilo, mettendo in atto una vera e propria opera di "intelligence", nel corso di chiacchiere apparentemente casuali, raccolga informazioni sui gusti, gli hobbies, le piccole manie e gli interessi del minore per poi offrirgli oggetti /situazioni che avranno per lui una particolare attrattiva e che rappresentano l'equivalente virtuale delle famose caramelle offerte dal famoso sconosciuto.


Discussione

Dall'analisi quantitativa degli eventi rilevati con la presente ricerca emergono importanti indicazioni sul reale rischio di molestie o adescamenti cui possono incorrere i minori che utilizzano i servizi di chat. I risultati appena illustrati ci inducono a ridimensionare l'idea, che si sta radicando nell'immaginario collettivo, della quasi certezza, per un bambino che voglia navigare su Internet, di incappare nel pedofilo di turno. Nel corso della maggior parte dei collegamenti in chat, numerosi interlocutori, entrando in contatto con la nostra bambina virtuale, sono stati prodighi di consigli utili ad evitarle molestie, assumendo quindi un ruolo di tipo educativo nei suoi confronti,e dimostrando, al contempo che la grande paura del pedofilo si è diffusa anche nelle comunità virtuali. Queste acquisizioni, a nostro avviso, appaiono decisamente utili per evitare eccessivi allarmi sociali e per indirizzare una lucida e più efficace attività di prevenzione verso i bambini e, in parallelo, verso la categoria dei genitori/insegnanti/educatori.

I dati sinora ottenuti ci dicono che, se pure esiste una determinata percentuale di rischio per i minori che navigano sul web, si possono adottare facili precauzioni che consentono di far utilizzare ai ragazzi un mezzo di grandi potenzialità conoscitive in discreta sicurezza. Il gruppo di ricerca, grazie alle conoscenze emerse dalla presente sperimentazione, ha potuto elaborare due liste di "consigli pratici" indirizzate l'una ai genitori dei bambini che navigano sul web e l'altra ai bambini stessi. Queste indicazioni sono disponibili sulla rete Internet nel sito del gruppo di ricerca e alcuni provider italiani hanno realizzato una finestra che si apre ad ogni inizio di collegamento dei loro abbonati e pone tali consigli in bella mostra sullo schermo, attirando l'attenzione di chi si accinge ad iniziare la navigazione.


RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

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