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PSYCHOMEDIA
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Psicoterapia - Documenti e Comunicati



Indagine sul Burn-out promossa dall'Associazione Italiana Psichiatri

Maurizio Mottola


Ripubblicato su Psychomedia da "Agenzia Radicale"


L'Associazione Italiana Psichiatri (Aipsi-Med) promuove uno Studio Nazionale sulla prevalenza del Burn-out negli operatori sanitari, per l'importanza che riveste tale sindrome in tema di tutela della salute dei lavoratori, sicurezza sui luoghi di lavoro, qualità dell'assistenza sanitaria. La ricerca avverrà attraverso la somministrazione di un test validato scientificamente (acquistato dai promotori da Giunti O.S. di Firenze) e fa parte di un'indagine più ampia che riguarderà successivamente anche il Mobbing ed altre categorie di lavoratori.
E' possibile svolgere anonimamente il test on line (su server protetto SSL) facendo richiesta all'Aipsi-Med di un codice di accesso personale, che si può ricevere su: www.aipsimed.org/?q=node/489
Il termine Burn-out proviene dall'ambito sportivo ed è stato proposto in ambito socio-sanitario per la prima volta nel 1975 dalla psichiatra americana Christina Maslach, la quale l'ha definito come caratterizzato da "esaurimento emozionale, depersonalizzazione e riduzione delle capacità personali".
Riguarda le professioni dell'aiuto che comprendono figure come medici, infermieri, psicologi, insegnanti, assistenti sociali.
Le cause del fenomeno più frequenti sono: il lavoro in strutture mal gestite, la scarsa o inadeguata retribuzione, l'organizzazione del lavoro disfunzionale o patologica, lo svolgimento di mansioni frustranti o inadeguate alle proprie aspettative oltre all'insufficiente autonomia decisionale ed a sovraccarichi di lavoro.
Però si distingue dallo stress, così come si distingue dalle varie forme di nevrosi, in quanto nella sindrome del burn-out prevalgono gli aspetti e le circostanze del ruolo lavorativo rispetto alle caratteristiche ed all'assetto della personalità del soggetto.
L'esaurimento emotivo consiste nel sentimento di essere emotivamente svuotato e annullato dal proprio lavoro, per effetto di un inaridimento emotivo nel rapporto con gli altri.
La depersonalizzazione si manifesta come un atteggiamento di allontanamento e di rifiuto (risposte comportamentali negative e sgarbate) nei confronti di coloro che richiedono o ricevono la prestazione professionale, il servizio o la cura.
La ridotta realizzazione personale riguarda la percezione della propria inadeguatezza al lavoro, la caduta dell'autostima e la sensazione di insuccesso nel proprio lavoro.
L'insorgenza della sindrome del burn-out negli operatori sanitari segue generalmente quattro fasi: la prima fase è quella dell'entusiasmo idealistico, la seconda fase quella della stagnazione, la fase più critica è la terza quella della frustrazione, a cui segue la quarta fase quella dell'apatia, che si può configurare in una vera e propria morte professionale.
Questo progressivo susseguirsi di fasi da un livello molto alto di motivazione ed aspettative ad un livello di demotivazione e di vissuti di profonda infelicità e frustrazione, è riconnettibile ad una ideologia, socialmente condivisa, di forti aspettative nei confronti di una medicina investita di onnipotenza (pluritrapianti, fecondazione e gestazione oltre la consueta età fertile della donna, ingegneria genetica, accanimento terapeutico).
Fin quando i potenti fattori socioculturali sottesi a questa posizione saranno prevalenti e diffusi nella società, ogni risultato parziale, ogni mancata totale guarigione, ogni morte che segua a malattia diagnosticata porterà delusione e rabbia, che si tradurranno in convinzione che tutto ciò sia dovuto ad errore medico o a malfunzionamento della struttura sanitaria o ad entrambi.
Occorre invece accettare un ridimensionamento della medicina che ricollochi nell'ambito dell'umano le malattie, la vecchiaia e la morte.
Il diritto alla salute, fruibile in un determinato contesto storico e socio-politico, corre il rischio di trasformarsi nell'obbligo poco umano di stare sempre bene e di dover non morire mai: rispondere a queste aspettative soprattutto in quei contesti sanitari inadeguatamente organizzati e gestiti schiaccia irreparabilmente gli operatori sanitari.




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