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PSYCHOMEDIA
TERAPIA NEL SETTING INDIVIDUALE
Psicoterapia - Documenti e Comunicati



Conversazione sulla psicologia di comunità
con Caterina Arcidiacono


Maurizio Mottola


Ripubblicato su Psychomedia da "Agenzia Radicale"


Venerdì 9 e sabato 10 novembre 2007 si è svolto a Napoli il convegno Psicologia di Comunità e Azione sociale, promosso dalla Fondazione Mediterraneo, dal Dipartimento di Scienze Relazionali G. Iacono dell'Università degli Studi di Napoli Federico II e dal Consiglio Nazionale dell'Ordine degli Psicologi (CNOP): alla psicologa Caterina Arcidiacono, vice presidente della Fondazione Mediterraneo e componente della segreteria scientifica del convegno abbiamo posto alcune domande.

Quali sono le sue riflessioni sull'uso e sulle finalità della psicologia di comunità nell'ambito delle politiche sociali e dell'organizzazione dei servizi,nella costruzione di cittadinanza attiva?
La psicologia di comunità studia l'interazione individuo-contesto e tiene conto dell' insieme di fattori individuali, relazionali e contestuali (organizzazione, gestione politica, potere, cultura, legislazioni, ecc.). Tale prospettiva considera così i problemi delle persone alla luce delle condizioni di vita, delle trasformazioni sociali e degli assetti organizzativi. Ciò fa comprendere perché si tratta di una psicologia tesa allo studio dei fenomeni sociali complessi e delle risorse e possibilità per incidere in essi.

Come può la psicologia di comunità promuovere la partecipazione ed agire da catalizzatore di cambiamento e trasformazione sociali ?
Per quanto riguarda gli psicologi clinici, che agiscono nelle istituzioni sociali e sanitarie, un approccio di psicologia di comunità mantiene viva l'attenzione a tutto ciò che interagisce indirettamente con la relazione con il paziente (norme, assetti istituzionali, budget, risorse) e che spesso ne definisce le modalità; per quanto riguarda, invece, più in generale l'azione sociale, due sono gli spazi di naturale azione dello psicologo con formazione di comunità:
1) gli istituendi uffici di piano per la progettazione territoriale dei comuni: in essi gli psicologi di comunità potrebbero essere le figure che mettono in campo una effettiva interazione tra amministrazione e cittadini per definire i bisogni di questi ultimi e renderli partecipi, in forma diretta e indiretta, degli interventi delle amministrazioni.
2) gli uffici di piano della legge 382/2000 dove le competenze nel lavoro di gruppo, profili di comunità, analisi organizzativa consentirebbero loro di intervenire nella interrelazione tra cittadini, servizi terzo settore e amministrazioni. In questo senso la loro azione di esperti nell' ambito delle politiche sociali e dei servizi di programmazione è fondamentale.

Quale utilizzo della psicologia di comunità nella formazione degli operatori e nella prefigurazione dell'organizzazione dei servizi sociali, sanitari e culturali?
Un chiaro studio della domanda permette di comprendere dove sono le aree problematiche e quali le priorità su cui intervenire. Nell'ambito della politica dei servizi ciò serve a comprendere come utilizzare al meglio le risorse, spesso insufficienti; ad individuare le priorità; ad individuare le azioni di maggior efficacia; tale approccio consente inoltre di avere sempre presente chi è l'interlocutore ed il destinatario effettivo degli interventi. In tal senso tale approccio comporta nel lavoro sociale una dimensione di analisi e verifica di quanto si fa e degli utenti effettivi delle prestazioni e dei servizi erogati.
In breve implica unĠattenzione a verificare se i nostri interventi raggiungono effettivamente quelli che riteniamo la nostra utenza privilegiata, o invece quelli che avendo più risorse sociali e relazionali sanno meglio utilizzare l'offerta del servizio.
La formazione degli operatori in un ottica di psicologia di comunità prevede pertanto competenze di diagnosi dei bisogni (profili di comunità, laboratorio del futuro), analisi organizzativa, capacità di mediazione e di creazione di rete; capacità di ascolto (interviste individuali e collettive) e di mediazione, negoziazione, lavoro di gruppo, formazione alla ricerca, all'azione ed alla messa in opera di iniziative che diano voce ai bisogni della popolazione.
Si propone una figura che abbia competenze in merito alla formazione delle dimensioni soggettive della vita sociale e che sia capace di leggere i bisogni di una comunità, dando loro voce ed espressione; che sia capace di mediare tra bisogni e interessi differenti. Che sappia dialogare con le rappresentanze sociali intermedie dei cittadini; che sappia tenere conto dei diversi soggetti politici e dia visibilità alle forze più nuove dei diversi ambiti sociali. Cosa significa concretamente?
1) Agire per velocizzare ed ottimizzare la relazione cittadino/Amministrazione e viceversa;
2) Saper monitorare l'efficienza, l'utilità e la rispondenza delle misure proposte nel breve e lungo periodo;
3) Recepire, mantenere e far vivere forme di dialogo diretto con i cittadini attraverso i media, ma anche attraverso forme organizzate di consultazione: tavoli di lavoro, consulte, ecc.
In breve, un esperto di community management che sappia fungere da catalizzatore di risorse. Un esperto che abbia la funzione di bridging tra gli individui e i diversi corpi sociali.



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