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Conversazione sulla riabilitazione cardiorespiratoria con Domenico Miceli

Maurizio Mottola


Giovedì 23, venerdì 24 e sabato 25 settembre 2010 si è svolto a Napoli, all’Azienda Ospedaliera di Rilievo Nazionale (A.O.R.N.) “V. Monaldi”, il III Corso di Riabilitazione Cardiorespiratoria (presidente Mario Caputi). Al cardiologo Domenico Miceli, tra i coordinatori del corso e responsabile dell’unità operativa di riabilitazione cardiologica dell’A.O.R.N. “V. Monaldi”, abbiamo posto alcune domande.

Qual è l’attuale situazione delle cardiopatie in Italia? Negli ultimi anni sono stati fatti notevoli progressi nella cardiologia clinica e interventistica e nel trattamento delle fasi acute delle patologie cardiovascolari, e questo ha portato a una notevole diminuzione della mortalità. Ciononostante si continua a morire più per malattie di cuore che per tumore. L’incremento delle procedure interventistiche (coronarografie, angioplastiche coronariche) ed i progressi della cardiochirurgia, pur diminuendo la mortalità complessiva, hanno provocato l’incremento dei casi di scompenso cardiaco e selezionato pazienti sempre più avanti negli anni, che presentano anche problemi legati a disabilità e/o alla sovrapposizione di altre patologia. Per lo stesso motivo, è aumentata l’esigenza di un recupero fisico e psicologico dei pazienti, per un loro più agevole reinserimento nella società e, quando possibile, anche nel mondo del lavoro.

Di che ha trattato la sua relazione La Riabilitazione Cardiologica? Si è trattato di una messa a punto della stato dei fatti di questo aspetto della Cardiologia. E’ ormai cambiato anche il concetto di Cardiologia Riabilitativa. Ancora negli anni ‘80 il percorso di riabilitazione faceva riferimento quasi esclusivamente alla componente dell’esercizio fisico, mentre oggi i programmi di recupero sono più articolati, coinvolgono più aspetti del problema e, soprattutto, in fase più precoce. Il programma di allenamento riabilitativo, che prima iniziava molto tardi, è stato modificato anche in seguito alla dimostrazione dell’efficacia di un percorso di allenamento fisico di entità moderata: le ristrette categorie di pazienti che venivano inseriti in questi programmi e che erano costituite quasi esclusivamente da pazienti reduci da un infarto miocardico non complicato, sono ora più ampie e diversificate al loro interno, comprendendo soggetti con infarto miocardico esteso, con disfunzione ventricolare sinistra e scompenso cardiaco cronico, operati di cardiochirurgia, portatori di stimolatori cardiaci, pazienti con arteriopatia periferica, ed i pazienti vengono avviati all’allenamento in una fase più precoce del percorso riabilitativo. È stata inoltre provata anche la sicurezza e la validità di programmi di esercizio fisico domiciliari, tuttora con scarsa diffusione e comunque destinati a gruppi di pazienti scelti. La Cardiologia Riabilitativa si è evoluta anche per allinearsi al cambiamento avvenuto nel contesto cardiologico di riferimento. Oggi nei fatti la degenza in ospedale è molto più breve rispetto al passato, perché si concentra essenzialmente sulla risoluzione della fase acuta del problema: di conseguenza, la tendenza attuale è quella di delegare al programma di riabilitazione tutto l’insieme degli aspetti legati alla gestione del paziente, quali la valutazione funzionale e globale della sua condizione, il programma di esercizio fisico da seguire e l’opera informativa ed educativa, attraverso la pianificazione di un nuovo stile di vita, che porti le necessarie modifiche alle precedenti abitudini del soggetto, realizzando quel legame ormai ineludibile fra Riabilitazione Cardiologica e Prevenzione Secondaria.

Come si presenta la prevenzione, la diagnosi, la cura e la riabilitazione delle cardiopatie in Campania nell’attuale riorganizzazione (e restrizione) di servizi e prestazioni sanitarie? Le scarse risorse delle istituzioni e una attenzione esclusivamente concentrata alla soluzione delle patologie acute hanno nel tempo sempre più fatto trascurare la cura del cronico. I dati di studi di popolazione effettuati dalle società scientifiche che si occupano di riabilitazione cardiologica dicono che solo un terzo dei pazienti potenzialmente eleggibili accedono a programmi di riabilitazione. Ma proprio recentemente, e anche in Campania con la proposta del nuovo piano ospedaliero, tra chiusure di ospedali e di reparti, è stato stabilito che il 40% dei posti letto delle aziende ospedaliere dotate di cardiochirurgia ed il 30% di quelli delle aziende dotate di unità coronarica debbano essere destinati a riabilitazione cardiologica. Una vera svolta per la Cardiologia Riabilitativa.


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