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Malattie psichiatriche del cervello: squilibrio chimico o disease mongering?

Maurizio Mottola


Mercoledì 22 settembre 2010 si è svolto all'Auditorium dell'Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Foggia il convegno Malattie psichiatriche del cervello: squilibrio chimico o disease mongering?, cui ha partecipato come relatore Fred A. Baughman Jr., medico e neurologo noto in USA per le sue posizioni radicali sulla malattia mentale e sui sistemi invasivi di trattamento psichiatrico ed anche uno degli esperti internazionali della Sindrome da Deficit di Attenzione e Iperattività (ADHD), su cui ha scritto il libro The ADHD Fraud (La truffa dell'ADHD), che ha scatenato forti polemiche.

Esiste un conflitto di interessi tra mercato e salute?

Il Disease Mongering è una tecnica di marketing utilizzata dalle multinazionali farmaceutiche nei casi più estremi per inventare delle patologie per poi commercializzare dei farmaci, in quelli meno estremi per ampliare a dismisura i criteri diagnostici di una patologia che esiste realmente sempre per poter vendere più farmaci. La leva principale sulla quale si agisce per fare affari quando si parla di salute è la paura ed il senso del rischio che spesso sono alimentati da una asimmetria delle informazioni: in sostanza i cittadini sanno poco o nulla e sono quindi vulnerabili alla quantità e qualità di informazioni che vengono fornite loro.

La maggiore espressione di questo meccanismo è appunto il Disease Mongering ovvero il "commercio delle malattie": si tratta di creare paura diffusa amplificando dei disturbi che diventano vere e proprie malattie, inventando di sana pianta delle malattie inesistenti, creando campagne inutili di prevenzione, eccetera. Il tutto si conclude con un trattamento medico e farmacologico che alimenta enormi affari.

La tendenza a sottoporre i bambini a terapie prolungate a base di psicofarmaci, al fine di risolvere problemi che invece andrebbero probabilmente e più pertinentemente affrontati con metodologie pedagogiche ed educative, è ormai sempre più diffusa e riguarda molti milioni di bambini in età scolare e pre-scolare in tutto il mondo occidentale. Questo fenomeno è ormai giunto all'attenzione dell'opinione pubblica e dei media ed impegna in un appassionato dibattito buona parte della comunità scientifica internazionale. Il caso più eclatante è quello della "sindrome da deficit di attenzione e iperattività", meglio conosciuta con l'acronimo inglese ADHD, "malattia" che viene ormai diagnosticata fin dal primo anno di età e la cui "cura" prevede la prescrizione di psicofarmaci, terapia le cui linee guida sono contestate da associazioni di genitori, insegnanti, medici e giornalisti per la loro eccessiva genericità, che porrebbe a facile rischio di abuso nella somministrazione a bambini ed adolescenti.

E' una vera e propria tendenza quella di inquadrare bambini irrequieti e indisciplinati come "malati psichici": sono ribelli, "creano problemi" ed il farmaco diventa apparentemente il modo migliore per tenerli a bada. Secondo alcune autorevoli fonti mediche questa situazione è anche il risultato del prevalere del modello medico-biologico della psichiatria, che riconduce ogni problema psicologico o comportamentale a disfunzioni di carattere strettamente fisiologico, rispetto ad un inquadramento che invece tenga conto di altri possibili fattori quali quelli psicosociali ed ambientali. In Italia si avvicinano al milione i bambini che sono già stati inquadrati come potenziali destinatari di questo genere di interventi terapeutici.

E' del 2009 la storica sentenza di patteggiamento siglata da una multinazionale farmaceutica, condannata a ben 2,3 miliardi di euro di sanzioni per comportamenti commerciali spregiudicati e scorretti da parte dei suoi informatori scientifici, mentre è del direttore generale di un'altra multinazionale farmaceutica l'affermazione "Il nostro sogno è d'inventare farmaci per gente sana".

Giù le Mani dai Bambini (un'organizzazione non lucrativa di utilità sociale e di interesse nazionale), che ha patrocinato il convegno Malattie psichiatriche del cervello: squilibrio chimico o disease mongering?, si avvale dell'attivo contributo di numerosi sostenitori e di collaboratori volontari per garantire il buon fine delle numerose iniziative di sensibilizzazione sul territorio. Non è un'iniziativa contro uno specifico farmaco o contro gli interessi delle aziende farmaceutiche: lo scopo è di stimolare il dibattito tra i cittadini per dare risposta ai numerosi interrogativi sollevati da studenti, genitori ed insegnanti sui pro e contro delle soluzioni psicofarmacologiche in età infantile, nonchè di garantire un consenso realmente informato da parte delle famiglie, a tutto vantaggio anche degli specialisti coinvolti.

Parlando di salute mentale, che è uno dei settori più a rischio perchè sono sempre labili i confini tra normalità e patologia, è facile che l'azienda farmaceutica intervenga già dalla compilazione del manuale diagnostico. Da una denuncia del British Medical Journal si rileva che il 74% degli esperti, che sarebbero dovuti essere indipendenti e che hanno compilato l'ultima edizione del DSM, il manuale diagnostico statistico per i disturbi mentali, avevano comunque consulenze in corso con le multinazionali produttrici degli psicofarmaci, che avrebbero dovuto curare quelle malattie. Così le malattie si sono moltiplicate, sono quasi raddoppiati i disagi psichici. Sempre più malattie da curare, ovviamente con farmaci. Poi vengono organizzati congressi scientifici, finanziati dalle industrie farmaceutiche, direttamente o tramite associazioni di medici e pazienti, per legittimare l'esistenza di una malattia, o per ampliare i criteri diagnostici e creare più malati. Ci sono attrezzati uffici di marketing che lavorano per questo. Oramai sono noti diversi case history eclatanti.

Un genitore realmente e completamente informato difficilmente invece accetterebbe di somministrare psicofarmaci al proprio figlio minore. Inoltre servirebbero più fondi per una ricerca davvero indipendente che pubblichi anche i risultati negativi, senza badare troppo se nuocciono o meno al profilo commerciale del farmaco in esame, perchè al primo posto deve esserci l'interesse dei pazienti, tanto più se bambini.

Infine occorre il coraggio di intraprendere strade scientifiche non "quick-fix" (non "soluzioni tappabuchi"): non esistono soluzioni facili ai problemi complessi, c'è sempre una trappola nell'iper-semplicismo della pillola che risolve ogni disagio, e la scienza non può e non deve esaurirsi in uno psicofarmaco per imbrigliare un sintomo; bisogna andare alla radice dei problemi e dei disagi, se li si vuole risolvere.

Educazione alla salutogenesi, informazione indipendente, lotta ai conflitti di interesse sono tra le possibili soluzioni ai rapporti tra mercato e salute.


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