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Conversazione sulle prospettive sull’osservazione con Maria Antonietta Lucariello

Maurizio Mottola


Sabato 26 giugno 2010 è stato presentato alla sede napoletana dell'Associazione Italiana di Psicologia Analitica (AIPA) il libro Prospettive sull'Osservazione (Maria Antonietta Lucariello, Maria Peluso, Edizioni Borla, pagine 144). Alla psicologa e psicoterapeuta Maria Antonietta Lucariello, una delle autrici del libro, abbiamo posto alcune domande.

In che consiste il metodo dell'osservazione in ambito psicoanalitico?

L'osservazione psicoanalitica si connota come una particolare modalità di inserimento del soggetto epistemico in rapporto con l'oggetto osservato. Si tratta di un atteggiamento, stato mentale e disposizione dell'osservatore che include se stesso, rimanendo in una posizione che è contemporaneamente dentro e fuori dal rapporto. É necessaria una normativa di astensione, accettando il vincolo del non-intervento, astenendosi dall'interferire, dal consigliare, orientare, guidare, eccetera.

È altrettanto necessaria la costanza e regolarità dell'assetto esterno (tempo, luogo, ritmo) e parimenti dell'assetto interno dell'osservatore, neutralità e massima recettività al proprio stato mentale in connessione con esperienze emotive. La normativa dei processi di autoconsapevolezza è sostenuta da un atto positivo di disciplina, la pazienza, che consente all'osservatore di mettere a fuoco stati mentali in rapporto con la situazione osservata e di attendere che dalla molteplicità di elementi dello sfondo emerga una figura, uno schema, una coerenza che lega frammenti prima dispersi.

Attraverso la visione binoculare (conscio-inconscio, soggetto-oggetto, fuori-dentro, presente-passato) emerge una nuova coerenza, che consente di cogliere congiunzioni costanti, oltre e al di là del  principio di causazione e di sviluppare un significato. Il metodo dell'osservazione della relazione madre-bambino in ambito psicoanalitico nasce dalla clinica e si sviluppa nel corso della ricerca sulle connessioni fra gli stati psicopatologici e le modalità di sviluppo della vita psichica.

L'osservatore si reca per un'ora settimanale per due anni presso una famiglia per osservare il neonato nella sua casa e all'interno della rete di relazioni intime e significative per il suo sviluppo e questo è, per così dire, il primo tempo dell'osservazione; periodicamente l'osservatore partecipa al gruppo di supervisione, dove si discutono i protocolli osservativi, riconoscendo le dinamiche instaurate tra l'osservatore ed il suo oggetto, elaborando le ansie, individuando un modello di relazione madre-bambino e seguendone l'andamento e i mutamenti.

Con l'ausilio del gruppo di supervisione, si tende ad una progressiva messa a fuoco delle difficoltà connesse a processi difensivi che possono interferire con la duttilità di una capacità di  visione che consenta sia di allargare il campo, attraverso connessioni tra le parti ed il tutto, lungo l'asse della temporalità e secondo il principio della continuità genetica, sia di restringerlo fino al più piccolo dettaglio, utilizzando una pluralità di vertici. Questo è il secondo tempo del metodo della Baby Observation, essenzialmente connesso al primo; entrambi i momenti rivestono una specifica importanza per l' "apprendimento dall'esperienza" e sono parte del percorso formativo di quasi tutte le scuole psicoanalitiche.

Come si è venuto sviluppando il metodo dell'osservazione nel corso del novecento fino ai nostri giorni in connessione con la clinica e le teorie psicoanalitiche?

Si deve a Sigmund Freud  nel 1920 la  prima osservazione psicoanalitica, con l' ormai celebre descrizione del gioco del rocchetto di un suo nipotino di diciotto mesi da lui osservato ripetutamente, longitudinalmente, nel contesto delle relazioni familiari, all'interno delle mura domestiche. Successivamente la ricerca psicoanalitica si spostò  sempre più indietro, nella messa a punto di una teorizzazione che tenesse conto della precocità della vita emotiva e delle funzioni mentali del neonato. Melanie Klein, fin dal 1935, aveva evidenziato l'importanza dell'osservazione delle primissime fasi della relazione con la madre.

Gli anni del secondo conflitto mondiale portarono vari gruppi di studiosi e psicoanalisti londinesi ad occuparsi di bambini, resi orfani o traumatizzati dalla guerra e talvolta anche bambini appena nati con le loro madri. La validità dell'osservazione psicoanalitica sia per la ricerca teorica sia per la clinica si evidenziò in molti contributi di diversi autori che in quegli anni gravitavano intorno alle figure di rilievo di M. Klein, A. Freud, S. Isaacs, D. Winnicott ed altri.

Si deve in particolar modo ad Esther Bick il fatto che la Baby Observation si confermi come base irrinunciabile per la formazione dello psicoanalista dal punto di vista dello sviluppo di capacità intuitive ed empatiche, sotto il segno dell'umiltà nella consapevolezza di non capire, della capacità di attendere che un significato prenda forma.

Tali concetti saranno ripresi e sviluppati da W. Bion, autorevole esponente postkleiniano, che sottolinea quanto sia importante per la pratica clinica che l'analista eserciti i propri poteri di osservazione al più alto grado e che possa reggere lo stato di incertezza, sviluppando la capacità negativa, quella appunto di reggere le ansie connesse all'ignoto, o al non ancora noto. Il recente apporto di studi neuro scientifici e le tecniche ecografiche hanno fornito molti spunti di dibattito e di riflessione sia per le possibilità di integrare ricerca neuroscientifica ed assunti psicoanalitici, sia di approfondire aspetti della ricerca psicoanalitica sulla transgenerazionalità.

Attualmente quali ulteriori prospettive prefigura il metodo dell'osservazione?

L'applicazione del metodo osservativo in ambiti istituzionali diversi da quelli considerati propri della psicoanalisi ha già una storia notevole, perché  fin dagli anni Sessanta ad opera di M. Harris furono istituiti  alla Tavistock Clinic di Londra corsi di Osservazione a cui potessero partecipare coloro che, svolgendo a vario titolo, un lavoro con bambini, adolescenti e famiglie, volevano migliorare il loro lavoro, comprendendone le difficoltà alla luce  delle dinamiche relazionali ed emotive.

Le esperienze in tal senso hanno dato risultati positivi e  ciò consente di prefigurare un ulteriore sviluppo del metodo con operatori di varie discipline e non solo nell'ambito delle relazioni di aiuto. Il patrimonio di competenze dell'osservazione psicoanalitica è certamente utilizzabile in contesti diversi, nell'ambito di gruppi di discussione, nel mondo della scuola, reparti ospedalieri, servizi territoriali, in tutte le situazioni di lavoro istituzionale in cui la comprensione delle dinamiche emozionali sia resa difficile se affidata alla sola comunicazione verbale o se ostacolata dalla eterogeneità di formazione fra gli operatori dei vari servizi.

Inoltre la condivisione di un metodo di osservazione comune potrebbe ridurre la sovrapposizione di indicazioni fornite dai vari servizi, che è una delle ragioni di disorientamento nei minori o negli adulti di riferimento, sia  genitori che istituzioni.


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