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PSYCHOMEDIA
TERAPIA NEL SETTING INDIVIDUALE
Psicoterapia - Documenti e Comunicati



Mente tra Zen e Costruttivismo

Claudia Del Vento


Ripubblicato su Psychomedia da "Agenzia Radicale"


Nell'ambito del convegno La psicologia della relazione di aiuto la riscoperta della solidarietà umana, tenutosi a Napoli da giovedì 25 a sabato 27 ottobre 2007, è stata svolta venerdì 26 ottobre - tra le altre - la relazione Mente tra Zen e Costruttivismo dello psichiatra e psicoterapeuta Maurizio Mottola.
Tema fondamentale trattato è stato il rapporto tra cervello e mente: il cervello può essere considerato un "organo informatico" che elabora informazioni interne ed esterne a mezzo di una struttura organica (hardware) e di una serie di programmi di gestione (software), questi ultimi definiti "mente".
La mente è dunque un'interfaccia tra cervello (individuo) ed ambiente circostante. L'individuo pertanto si rapporta alla realtà attraverso un processo di costruzione ed attribuzione di senso, con il quale si sforza incessantemente di trovare un senso oggettivo delle cose, rimanendo poi ogni volta con il solitario e personale senso della realtà, ineluttabilmente non oggettivo ed al massimo condivisibile con altri.
La mente non è in grado di rapportarci adeguatamente con la realtà, perché mentre la realtà è mutevole e contemporanea, la mente è zavorrata attraverso la memoria al passato e sbilanciata in avanti attraverso la proiezione nel futuro. Nel rapporto con la realtà si svolge dunque un continuativo processo di costruzione ed attribuzione di senso, di cui è artefice ogni singolo individuo.
Noi entriamo in relazione con il mondo attraverso le nostre idee e non in modo diretto e così ci separiamo dalla realtà. Riteniamo che il mondo sia esattamente come lo interpretiamo e questo distorce il nostro rapporto con la realtà. Attraverso le supposizioni -e cioè quella serie di definizioni, interpretazioni, idee e giudizi perentori- ci allontaniamo dalla realtà, in quanto tali supposizioni fanno parte della nostra struttura mentale, non dell'evento. Ad esempio quando diciamo "questo luogo è grande" (o "piccolo"), la qualità di "grande" (o "piccolo") è in noi, non nel luogo.
Le nostre supposizioni - mettendoci in rapporto con la realtà in un determinato modo - creano una tendenza. Non esiste pertanto una realtà vera in sé, ma tante realtà quante sono le diverse interazioni tra soggetto e realtà. Da questo assunto deriva che qualunque condizione ci troviamo a vivere - sana o insana - è il prodotto di un'attiva relazione tra noi stessi e ciò che viviamo, insomma ognuno costruisce la realtà che poi subisce.
Gli unici due poteri per noi effettivamente disponibili sono l'attenzione -cioè la capacità di rimanere presenti all'esperienza- e l'intenzione -cioè la capacità di decidere obiettivi-, mentre tutto il resto sfugge al nostro controllo.
In conclusione, solo riconnettendoci con la nostra sottesa capacità di percezione diretta (mente intuitiva) troveremo sostegno in un possibile percorso di consapevolezza oltre le frontiere della menta ordinaria, radicata invece nella convinzione che la realtà sia circoscrivibile nei nostri limitati schemi mentali.



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