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PSYCHOMEDIA
Telematic Review
Sezione: MODELLI E RICERCA IN PSICOTERAPIA
Area: Emozioni e Linguaggio nelle Narrative

L'attività non verbale contenuta negli scambi dialogici: il pensiero di Wilma Bucci

di Cristina Francios



La psicoanalisi riguarda la costruzione di autonomia.In psicoanalisi, chi porta il racconto, e lo condivide ,riconosce il simbolo in un modo particolare.Il riconoscimento del simbolo, e non l'essere tormentati dal simbolo, è l'unica vera autonomia che sia possibile raggiungere.In psicoanalisi, la storia è narrata e non nascosta; attraverso la narrazione e l'ascolto,la storia è viva e assume una forma nuova.
(Bucci, Psicoanalisi e scienza cognitiva. 1997,p.319)


1. La teoria del codice multiplo

Wilma Bucci è psicoanalista, docente e direttore di ricerca presso il Derner Institute della Adelphi University di New York. Attivamente impegnata sul versante della sperimentazione clinica e della ricerca empirica e teorica, la Bucci sta tentando un suo personale percorso di ricerca per allargare gli orizzonti della psicoanalisi freudiana verso i contenuti delle neuroscienze, da un lato, e delle scienze cognitive, dall'altro. La Bucci è nota per il suo modello denominato Teoria del Codice Multiplo che costituisce un approfondimento della differenziazione freudiana del processo primario e secondario.
La Bucci (1997) fa notare come la teoria freudiana bipartita include molti assunti, che adesso non appaiono più proponibili , riguardanti i concetti dei processi primario e secondario e le loro postulate proprietà:
Il processo primario, il campo dell'energia non legata, viene definito come includente le forme del pensiero inconscie, non verbali, regredite, infantili e patologiche e dominate da contenuti di soddisfacimento del desiderio. Nel processo secondario,l'energia è legata , il pensiero è conscio, verbale, maturo, razionale e orientato alla realtà. L'organizzazione del pensiero e della memoria è molto più complesso di quanto venisse ipotizzato da Freud. Il pensiero inconscio o implicito può essere sia verbale che non verbale; può essere sia simbolico che subsimbolico. I contenuti del pensiero implicito, o non verbale, o subsimbolico possono includere concetti complessi, scientifici o matematici, e molti altri tipi di idee, oltre al soddisfacimento del desiderio nell'accezione psicoanalitica. Forme di pensiero implicito e non verbale hanno luogo durante la vita normale, negli stati di veglia come in quelli di sonno. Il pensiero verbale esplicito conscio riveste una simile ampiezza e varietà di funzioni, proprietà, e contenuti. Un sistema bipartito non è sufficiente per spiegare le distinzioni nelle modalità di elaborazione dell'informazione che sono state osservate (Bucci,1997,p.260).

La Teoria del Codice Multiplo, riguarda,invece, le interazioni tra i diversi processi e le diverse rappresentazioni sensoriali, motorie, somatiche, cognitive e linguistiche , e la loro integrazione nell'organizzazione del sé.
é una teoria che guarda con interesse al riconoscimento, nel campo cognitivo, dell'esistenza di un ampia gamma elaborazione sistematica dell'informazione «oltre le immagini e le parole»:questa gamma comprenderebbe rappresentazioni e processi nei quali gli elementi non sono discreti, l'organizzazione non è categoriale, l'elaborazione avviene simultaneamente in canali multipli paralleli, unità di livello superiore non originano da elementi discreti , e non è comunque possibile identificare chiare regole di elaborazione.
E' proprio a partire da questi modelli di elaborazione subsimbolica (detta anche connessionista o elaborazione parallela distribuita [PDP]) che si possono «integrare funzioni somatiche , motorie e percettive all'interno di una teoria dell'elaborazione dell'informazione emotiva» (Bucci,1997,p.12).
L'informazione dunque, secondo questo modello mutuato dalla scienza cognitiva sperimentale, «è analizzata non da un singolo dispositivo, ma da più dispositivi che processano tipi diversi di contenuti in formati diversi,simultaneamente, parallelamente e in interazione» (Bucci,1997,p.12).
In luogo della dualità costituita dal processo primario e secondario, la Teoria del Codice Multiplo incorpora tre tipi principali di elaborazione dell'informazione comprese quelle emotive: l'elaborazione subsimbolica non verbale, l'elaborazione simbolica non verbale e quella simbolica verbale.
La nozione di modalità subsimbolica riguarda quell'elaborazione intuitiva e implicita che a volte pare verificarsi senza intenzione né attenzione, i sistemi di elaborazione subsimbolica,dunque, sono processori globali e analogici che operano senza direzione esplicita per cui «possono essere sperimentati in un certo senso come fossero al di fuori di sé, esterni a quel dominio del sé in riferimento al quale ci sembra di esercitare un controllo intenzionale» (Bucci,1997,p.168).
é un elaborazione che riguarda tutti quegli stimoli non-verbali che vengono processati "in parallelo", come ad esempio navigare in un canale stretto,colpire efficacemente una palla da tennis, distinguere il sapore di un vino da un altro. (Bucci, 1985,p.575).
L'elaborazione simbolica non-verbale, diversamente dai sistemi subsimbolici, dipende dall'identificazione di parametri espliciti, ed è maggiormente soggetto al controllo intenzionale. Riguarda dunque quelle immagini mentali (volti, musiche,oggetti ecc.) che, pur presenti alla coscienza, non possono essere tradotte in parole:«Le immagini,come le parole,sono entità discrete che rappresentano altre entità discrete e possono essere unite i modi che sono determinati da regole» (Bucci,1997,p.169).
Infine,la modalità simbolica verbale, rappresenta un codice inventato dagli umani per regolare e dirigere se stessi, per relazionarsi con gli altri, per trasmettere e preservare la cultura. Il linguaggio è il sistema che è più direttamente sottoposto al controllo intenzionale , «usiamo il linguaggio per indicare inclusioni ed esclusione rispetto a categorie, per fare generalizzazioni e distinzioni (...).Abbiamo bisogno del linguaggio per ordinare gli eventi in una sequenza temporale e per sviluppare i concetti del passato e del futuro» (Bucci,1997,p.171).

1.1 Connessione dei sistemi verbali e non verbali
Per spiegare il funzionamento globale del sistema di elaborazione dell'informazione nell'uomo è necessario che questi sistemi rappresentazionali siano connessi, «per consentire l'integrazione delle funzioni, l'organizzazione del comportamento orientato a uno scopo e lo stabilirsi di un senso unitario del sé», infatti sistema subsimbolico e il linguaggio sono fondamentalmente disgiunti .
Il problema che l'organismo deve risolvere nella sua regolazione e nella comunicazione con gli altri è proprio quello rappresentato dalla connessione dei sistemi non verbali con quelli verbali.
Il Processo Referenziale è l'operazione che connette i formati rappresentazionali multipli dei sistemi non verbali tra loro stessi, e tra loro e le parole (Bucci,1997,p.172-173):
All'interno di ciascuna modalità sensoriale , le rappresentazioni subsimboliche continuamente varianti che costituiscono le classi funzionalmente equivalenti di rappresentazioni sono connesse a , e rappresentate da , immagini specifiche che funzionano come simboli e prototipi. La suddivisione della gamma continuamente variabile di rappresentazioni in rappresentazioni prototipiche discrete, è il processo fondamentale di simbolizzazione all'interno del dominio non verbale. Solo dopo tale costruzione di immagini e caratteristiche prototipiche discrete può prendere corpo la mappatura dell'esperienza nel linguaggio.La suddivisione delle rappresentazioni continue in immagini prototipiche si basa su equivalenza di struttura, funzione, o associazione nel tempo e nello spazio, per via intra o intermodale, in questo modo vengono formati simboli e concatenazione di immagini in episodi prototipici. (p.176-177).

L'episodio prototipico è quindi una caratteristica saliente e organizzativa del sistema di elaborazione dell'informazione emotiva. Episodi ripetuti forniscono la base per la costruzione degli schemi emotivi fin dall'inizio della vita, ben prima dell'acquisizione del linguaggio, nel senso che il bambino forma un'immagine di madre rispetto a sembianze multiple che cambiano di continuo, suddividendole in classi funzionalmente equivalenti al fine di produrre l'immagine prototipica perdurante.

Ciò consente il riconoscimento della madre nei molti contesti e forme in cui appare. In questo modo costruiamo immagini prototipiche di oggetti e persone e di concetti che sembrano astratti (come le relazioni spaziali). Immagini ed episodi prototipici «costituiscono la lingua franca del sistema rappresentazionale non verbale, che consente la connessione reciproca di rappresentazioni disparate e molteplici, intra e intermodalmente, permettendo altresì la connessione alle parole» (Bucci,1997, pp.177-178).

2. Schemi emotivi e loro funzionamento

Nell'ambito della teoria del codice multiplo, le emozioni sono concepite come schemi di immagine-azione operanti all'interno o al di fuori della coscienza, il che differisce da altri schemi più "cognitivi" per il fatto che i primi sono relativamente dominati dai processi di elaborazione motoria e viscerale mentre i secondi da parole e immagini simboliche (Bucci,1997a).
Gli schemi emotivi costituiscono uno dei maggiori organizzatori delle rappresentazioni interne e determinano il modo di costruire esperienze, relazioni interpersonali, esprimere i propri stati emotivi. Da questo punto di vista, sono molto vicini ad altri costrutti cognitivi e psicoanalitici come gli Internal Working Models di Bowlby (1969) o il Core Conflictual Relationship Theme di Luborsky (1989).
In termini generali, illustra Wilma Bucci, gli schemi emotivi sono formati da desideri, attese e convinzioni sulle altre persone sviluppatisi nel corso delle interazioni con gli altri dalle prime fasi di vita.

Tali schemi comprendono le rappresentazioni degli oggetti, delle parti degli oggetti e delle relazioni fra di essi in tutte le modalità sensoriali, oltre ai pattern di attivazione associati alle azioni motorie ed agli stati viscerali e somatici. Comprendono quindi immagini dell'oggetto e dell'emozione (la persona che desideriamo, amiamo o temiamo), rappresentazioni all'interno del sistema nervoso centrale di specifiche azioni associate all'attivazione emozionale (avvicinamento, attacco o fuga) e pattern di esperienze viscerali o somatiche associati a tale attivazione (ciò che avvertiamo, o che ci aspettiamo di avvertire, in senso viscerale, quando siamo arrabbiati o spaventati o innamorati) (Bucci, 1997a).
Gli schemi emotivi iniziano a formarsi nel sistema non verbale prima dell'acquisizione del linguaggio ed il loro contenuto può essere collegato al linguaggio alla fine del processo evolutivo.
Le strutture emotive possono essere attivate da immagini memorizzate o evocate dal linguaggio; immagini di persone, posti o oggetti possono evocare componenti somatiche o comportamentali dello schema o anche essere attivati da quelli. Ciascuna componente di uno schema emotivo, come qualsiasi rappresentazione o processo mentale, può avvenire all'interno o al di fuori del focus della consapevolezza.
Quando viene attivato un schema emotivo negativo da uno qualsiasi dei suoi elementi, verranno suscitati anche il nucleo affettivo e la risposta comportamentale associati con lo schema. Nel caso di schemi negativi e conflittuali, agli elementi sensoriali e viscerali che non possono essere controllati e regolati intenzionalmente , probabilmente verrà associata sofferenza.

In questo senso, l'anticipazione di un evento temuto è una sua riedizione parziale, con le sue componenti somatiche dolorose, in una qualche forma di traccia.
Alcune persone,invece, possono aver sviluppato «schemi di protezione o tranquillizzanti», forse incorporando immagini internalizzate della persona che lo accudisce , che si attivano in risposta ad aspettative dolorose e che permettono una certa regolazione dell'affetto. Se questo non è sopraffacente, o se gli schemi di auto conforto sono efficaci nel modulare l'affetto, il soggetto potrà quindi essere in grado di «esaminare la validità dell'aspettativa nel modo in cui si realizza nella realtà o nell'immaginazione».
Il soggetto può riuscire a integrare nuove informazioni in nuove situazioni,potendo così esaminare il grado di corrispondenza tra l'aspettativa e l'evento (Bucci,1997,pp. 195-198). Le aspettative e le convinzioni associate con eventi minacciosi possono essere cambiate e lo schema in seguito ricostruito.
Per modificare il sistema disfunzionale, è quindi necessario attuare una valutazione degli obbiettivi e una riorganizzazione degli schemi.Il soggetto in qualche modo deve guardare a i suoi desideri, le sue aspettative, le sue convinzioni, e non permettere loro di agire nei schemi usuali ( Bucci,1997,p.207).
Secondo il modello di Wilma Bucci, dunque, il processo di cambiamento nel trattamento psicoanalitico dipende dall'esame di schemi dissociati , di sistemi disfunzionali, e in ultimo, dalla loro ricostruzione in forma adattiva.

L'assunto generale alla base della psicoanalisi, la talking cure, è che la verbalizzazione è necessaria affinché avvenga tale cambiamento. é necessario che durante le libere associazioni si abbia uno sviluppo del significato emotivo, e tale cambiamento, secondo la teoria del codice multiplo, avviene in un processo a tre stadi denominato «ciclo referenziale» (Bucci, 1993, 1997). Nel primo stadio del ciclo, il paziente fa esperienza delle diverse componenti non verbali dello schema emotivo, compresi specifici elementi non simbolici (sentimenti, odori, esperienze corporee, pattern motori) che egli ha difficoltà ad esprimere direttamente con le parole.
Nella seconda fase, il paziente recupera un ricordo o una fantasia specifica derivata dall'esperienza passata, da eventi quotidiani o da eventi traumatici e connette i contenuti subsimbolici con le immagini e poi con le parole. A livello ottimale, nella terza fase, il paziente riflette sulle immagini e le storie che ha raccontato e riesce ad effettuare ulteriori connessioni all'interno del sistema verbale e del discorso condiviso. Alla fine, il processo di verbalizzazione dei contenuti degli schemi emotivi riesce a giungere alle fondamenta per poter definire l'emozione stessa: sono arrabbiato, ho paura, per esempio. Le nuove connessioni nel sistema verbale e non verbale possono quindi diventare retroattive ed aprire ulteriormente gli schemi emotivi, riprendendo il ciclo ad un livello più profondo (Bucci,1997a).

3. Verbalizzare le emozioni

Il modello della Bucci spiega chiaramente che il linguaggio non è il modo ottimale di rappresentazione o comunicazione delle emozioni. Gli schemi delle emozioni sono dominati dall'informazione subsimbolica registrata in forma sensoriale , viscerale e emotiva. Le diverse e multiple linee di esperienza analogica , che operano in sincrono, devono essere in qualche modo rappresentate in un codice che è composto da elementi lessicali discreti, rappresentati nel discorso nel formato linguistico a canale unico e sequenziale, e anche registrati nella memoria semantica in un'organizzazione logica e gerarchica.
Per questo motivo noi possiamo vedere che la rappresentazione delle emozioni nelle parole, e la sua interpretazione in termini di significati verbali, può avere la massima parzialità.
Per la maggior parte di noi,commenta l'autrice, è estremamente difficile esprimere verbalmente un forte emozione. La difficoltà deriva dal fatto che si cerca di generare un'espressione verbale per un tipo di schema che non è pienamente evoluto in forma simbolica. La funzione dell'emozione è di mediare tra accadimenti continuamente variabili che sollecitano l'organismo e la sua risposta comportamentale, consentendo un adattamento flessibile dell'organismo all'ambiente. La rappresentazione di entità in loro assenza, in immagini o parole è il campo del simbolico.

La simbolizzazione dell'esperienza emotiva, per la quale la maggior parte di noi è male equipaggiata è invece il campo peculiare dell'artista e del poeta:
come colui che descrive un vino trasforma in modalità letteraria l'esperienza del gusto, così l'artista, il musicista, il poeta fanno lo stesso con l'emozione,inventando la costruzione di un contesto simbolico nel quale può essere racchiusa l'esperienza emotiva.Colui che descrive un vino usa immagini particolari ricavandole da una vasta gamma di esperienze, al fine di descrivere al meglio le qualità olfattive o gustative; in modo simile, l'artista o il poeta costruiscono una metafora per descrivere l'emozione.
(Bucci,1997,p. 209).

Il poeta riesce a descrivere sentimenti soggettivi attraverso oggetti che hanno il potere particolare di attivare in un'altra persona un'esperienza condivisa , o di attivare l'esperienza nel ricordo. I poeti usano immagini i cui significati emotivi attivano i nostri mondi rappresentazionali subsimbolici.
Nonostante la limitazione insita nell'uso del linguaggio, (non rappresentando il modo più idoneo per esprimere le emozioni ), la verbalizzazione ci permette di comunicare con gli altri e ci consente di auto-regolarci e darci una direzione, essa inoltre è fondamentale nel lavoro psicoanalitico, come si è sottolineato descrivendo il ciclo referenziale.

4. L' Attività Referenziale

Il processo referenziale che organizza l'esperienza non verbale connettendola alle parole è una vera e propria funzione cognitiva, che può modificarsi e variare indipendentemente da altre abilità verbali.Le persone possono differire nella loro capacità di integrare sistemi non verbali e di connetterli al linguaggio. La capacità di esprimere tutti i modi dell'esperienza non verbale, in particolare l'esperienza emotiva, in forma verbale, è stata denominata Attività Referenziale (RA). Il livello di RA varia tra gli individui in quanto tratto, o livello di competenza relativamente stabile , determinato da fattori genetici o esperienziali.
La RA mostra inoltre una considerevole varianza, fluttuando all'interno dell'individuo nel tempo,come una funzione di contesto interpersonale e di stato fisiologico o emotivo.
La variazione nel livello di RA serve sia come indicatore di capacità per intraprendere un trattamento psicoanalitico, sia come verifica dell'efficacia del trattamento (Bucci,1997,pp.178 e sg.).
Il lavoro di Wilma Bucci è andato nella direzione di individuare aspetti dello stile del linguaggio associati con la dimensione RA, nel senso di individuare differenze nella qualità del linguaggio tra persone che parlano entrando in contatto con rappresentazioni mentali ed esperienza emotiva e quelle che si trovano in uno stato di dissociazione da tali esperienze.


Il quadro di riferimento teorico è rappresentato dalla ricerca sul codice duale di Paivio (1986) che dimostra come connessioni referenziali siano particolarmente attive e dirette per immagini concrete e specifiche e per parole che vi si riferiscono, e meno dirette per concetti e parole astratte. Inoltre la comprensione delle variazioni nella RA nello stile del linguaggio è supportato dalla ricerca sulla rappresentazione di forme prototipiche : secondo questo modello le categorie naturali sono strutturate intorno a prototipi (cioè esemplari), con i membri non prototipici che tendono a ordinarsi in una scala che va da esempi buoni a esempi sempre meno buoni.
L'organizzazione di elementi nei sistemi gerarchici di categoria è una funzione del sistema verbale , che riflette l'organizzazione logica della memoria semantica. I termini di categoria di più alto come di più basso livello possono essere connessi alla rappresentazione mentale non verbale tramite una discesa graduale lungo le gerarchie categoriali fino al livello specifico più concreto, la differenza è che sono necessari più passaggi intermedi. (Rosch,1973).
Le misure della RA ci dicono fino a che punto è probabile che l'esperienza non verbale, compresa quella emotiva venga attivata nella mente di chi parla (o scrive) nel momento in cui viene prodotto un discorso, ovvero, se il suo linguaggio viene generato all'interno delle gerarchie verbali della memoria semantica in maniera dissociata dall'esperienza non verbale.


A determinare la misurazione dell'Attività Referenziale sono le qualità formali del linguaggio:
«Un'alta RA si riflette nel linguaggio che acquisisce una qualità di immediatezza nella rappresentazione di colui che parla, e che facilmente evocherà in chi ascolta un'esperienza vivida, particolareggiata e immediata.» Al contrario, «un linguaggio con bassa RA è generico, astratto, vago. Chi parla non sembra in contatto con la sua esperienza e non riesce a farvi entrare in contatto chi ascolta» (Bucci,1997,p.181).
I metodi per attribuire un punteggio includono scale qualitative di valutazione e misure oggettive basate su aspetti linguistici quantificabili.
Le scale di valutazione della RA misurano la Concretezza che si fonda sul grado di qualità percettiva e sensoriale, la Specificità che si riferisce all'ammontare dei dettagli, la Chiarezza si riferisce alla chiarezza di un'immagine per come appare attraverso il linguaggio, e infine, la Rappresentazione Mentale si riferisce al grado in cui il linguaggio evoca in chi ascolta o legge l'esperienza corrispondente.
Sono stati sviluppati sia un manuale che contiene le istruzioni per attribuire punteggi alle misure di RA e per applicarle alle sedute psicoanalitiche o altri testi, sia misure Computerizzate di Attività Referenziali (CRA).
Lo sviluppo di procedure computerizzate di analisi del contenuto si basa sulla premessa che si possano identificare caratteristiche dello stile linguistico tramite un'analisi di specifiche unità lessicali, e di loro categorie, in maniera indipendente dal loro ordinamento sequenziale o dalla loro costruzione grammaticale.
Il dizionario di CRA è stato costituito modellando le scale della RA per come venivano valutate da giudici esperti. La lista di CRA attualmente in uso include circa 100 parole sia di Alta che di bassa RA. La CRA globale viene computata come la differenza tra punteggi per parole riferite a questi due lessici sottraendo al numero di parole riferite alla lista di alta CRA il numero di parole riferite alla lista di bassa CRA.
Bucci, sottolinea l'importanza delle misurazioni della RA nello stile linguistico del paziente e dell'analista per il lavoro empirico sul processo psicoanalitico:
Dalla variazione nello stile di linguaggio della RA nel corso del trattamento, o in una seduta operiamo inferenza circa cambiamenti nello stato interno del paziente o dell'analista: un aumento della RA viene interpretato come un aumento nell'integrazione delle rappresentazioni non verbali, inclusi la percezione, i processi cinestesici e gli schemi emotivi, tra di loro e tra loro e le parole, ma anche un aumento della connessione tra chi parla e chi ascolta (Bucci,1997,p.185).

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