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PSYCHOMEDIA
Telematic Review
Sezione: MODELLI E RICERCA IN PSICHIATRIA

Area: Psichiatria e psicologia dell'emergenza

Quarto psico-reportage dall'Abruzzo: primi interventi sull'emergenza psicologica

Marco Longo



Il lavoro da me svolto nelle prime due settimane dal terremoto (come medico volontario, specialista in psicologia clinica, psicoanalista e gruppoanalista, iscritto negli elenchi della Protezione Civile e in forza come supporto esterno dell'equipe del Servizio Psichiatrico Territoriale di emergenza de L'Aquila, con l'indicazione cioè di operare sul territorio montano che va da Ocre a tutto l'Altipiano delle Rocche) ha riguardato:

- la presa di contatto con tutti i Sindaci, i responsabili della Protezione Civile delle tendopoli ed i Medici di Base o della Croce Rossa presenti nei campi installati nei vari Comuni e Frazioni del territorio che va da Ocre a Rovere, facendo capo al Centro Operativo Misto attivato presso il Comune di Rocca di Mezzo (con alcune puntate fino ad Ovindoli, anche se tale paese dipende dalla Sanità di Avezzano)

- la raccolta e la comunicazione dei riferimenti telefonici di tutti questi contatti al Sevizio Psichiatrico Territoriale di emergenza de L'Aquila

- la comunicazione a tutti questi contatti dei riferimenti telefonici del ricostruendo servizio psichiatrico, psicologico clinico e neuropsichiatrico infantile

- una prima valutazione, con visite ripetute nei vari campi dello stato psicologico e/o più o meno francamente psicopatologico della popolazione di detto territorio coinvolta nell'evento e attualmene presente nelle tendopoli

- un primo contatto ed una prima valutazione clinica dello stato dei pazienti precedentemente seguiti come utenti del C.I.M. de L'Aquila (che stava a Colle Maggio e ora purtroppo inagibile) e tuttora presenti nel territorio suddetto, nei vari campi

- la comunicazione di tutti questi primi dati al Servizio Psichiatrico Territoriale, al fine di ricreare o ricostituire i rapporti tra detti pazienti e gli Operatori Psichaitrici che li seguivano prima dell'evento

- l'organizzazione di punti tenda e momenti di incontro e/o di ascolto della popolazione, con primi colloqui e soprattutto primi momenti gruppali, attivati a rotazione nei vari campi presenti nel territorio, anche in coordinamento con i Medici di Base residenti sull'Altipiano

Da venerdì 17 aprile ho cominciato ad operare in modo più specifico sul territorio a me affidato (seguendo le indicazioni ricevute nei giorni precedenti dai responsabili dei servizi psichiatrico, neuropsichiatrico infantile e psicologico clinico di emergenza, nonché dai responsabili dell'emergenza psicologica della Protezione Civile)

Ho quindi iniziato ad attivare le procedure di primo intervento già descritte nel mio terzo psico-reportage dall'Abruzzo, denominato: "il protocollo di intervento psico", pubblicato anche su Psychomedia.it, nella neonata area "Psichiatria e Psicologia dell'Emergenza"

http://www.psychomedia.it/pm/modpsy/emergendx.htm

insieme ai primi due reportages, denominati: "l'arrivo sul campo" e "primo coordinamento degli operatori psico"

Il lavoro svolto in questo ultimo periodo ha dunque riguardato:

- l'attivazione di momenti di incontro gruppale per la popolazione coinvolta, ma con modalità relativamente diverse nei campi principali dei Comuni, dove si trovano a contatto coatto molti gruppi familiari o clan ben distinti, rispetto ai piccoli campi delle Frazioni, dove si trovano poche e già più coese famiglie; utilizzando quindi, allo stato nascente, vari modelli (gruppi di ascolto, di discussione libera, di autoaiuto o gruppi centrati su un obiettivo o un compito ecc), anche a seconda sia della situazione psicologica delle singole persone presenti, sia soprattutto del clima psicologico e dell'atmosfera gruppale esistente nei vari campi

- l'attivazione, dove richiestomi dalla Protezione Civile o da altri Corpi, anche di gruppi di ascolto, operativi e/o di debriefing per i soccorritori, al fine di favorire una buona sinergia tra persone appartenenti a corpi diversi o provenienti da luoghi e culture diverse; e dunque facilitare una maggiore collaborazione all'intrno dei e tra i gruppi; e soprattutto da una parte mitigare la tendenza a strafare o a prendere troppe iniziative personali di alcuni (personalità narcisistiche, o manipolative, o con forte attivazione di difese onnipotenti contro la catastrofe) e dall'altra parte sostenere l'affaticamento psicologico oltre che fisico e a volte lo sconforto o il senso di impotenza di altri

- l'organizzazione di assemblee della popolazione dei vari campi, per attuare un primo "intervento di normalizzazione" e attivare la prevenzione del Disturbo Post Traumatico da Stress e delle altre conseguenze psicopatologiche del terremoto, presentando le differenze tra le reazioni psicologiche "normali" ad un evento catastrofale (ansia, paura, rabbia, vergogna per aver bisogno di aiuto, senso di colpa per essere sopravissuti, reazioni psicosomatiche varie ecc), per le quali è sufficiente il sudescritto protocollo di intervento individuale o gruppale, dalle reazioni più francamente "psicopatologiche" (attacchi di panico, depressione, evitamento fobico, irigidimento ossessivo ecc), per le quali è opportuno attivare uno specifico intervento psichiatrico o psicologico clinico

Un lavoro che durerà per alcuni mesi almeno e per questo continuerò ad essere costantemente presente sull'Altipiano per almeno tre o quattro giorni la settimana, mantenendo comunque continuamente e quotidianamente, anche quando sono a Roma, in determinati orari, tutti i contatti operativi con sindaci, responsabili dei campi, medici di base e psicologi operanti sul territorio


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