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PSYCHOMEDIA
Telematic Review
Sezione: MODELLI E RICERCA IN PSICHIATRIA

Area: Psichiatria e psicologia dell'emergenza

Nono psico-reportage dall'Abruzzo:
Bertolaso incontra gli Psicologi e i Servizi Psi Aquilani

Marco Longo


Ripubblicato anche sul numero di luglio 2009 della rivista "La Protezione Civile"


Domenica 21 giugno, a L'Aquila, al DI.COMA.C (sede degli organismi di comando e controllo della Protezione Civile), nella grande sala dell'Auditorium, già in parte pronta per accogliere il G8, si è svolto un incontro assembleare tra Bertolaso e tutti gli Operatori Psichiatrici e Psicologici presenti sul territorio colpito dal sisma del 6 aprile: sia quelli della ASL aquilana, sia quelli dell'Università, sia ovviamente i molti rappresentanti delle diverse Associazioni Psicologiche di Volontariato che da circa tre mesi stanno lavorando instancabilmente nelle tendopoli (vedi anche miei precedenti psicoreportages pubblicati su Psychomedia.it)

Ha introdotto la discussione Giulia Marino, Psicologa del Servizio Rischio Sanitario del DPC, che ha ripercorso brevemente l'intervento psicologico che è stato prima predisposto e poi attuato per l'emergenza; e il grande lavoro fatto da tutti gli Operatori, in particolare da quelli aquilani, molti qui presenti (Sconci, Sirolli, Pollice, Sechi, Spaziani ecc.), nonostante le difficoltà di dover lavorare con le emozioni quando si è coinvolti in prima persona in eventi così catastrofici, nei traumi, negli affetti, nei sogni, ecc

Giulia ha ricordato il lungo lavoro di formazione fatto insieme, anche con gli Operatori aquilani, già prima del terremoto, nei workshop, nelle giornate di studio, nelle eservitazioni ecc. é proprio il lavoro di preparazione fatto degli anni precedenti che ha permesso di creare da zero una vera rete di protezione civile in campo psico-sociale; una "colonna mobile" di specialisti disponibili e ben preparati, che all'occorrenza è stata in grado di mobilitarsi in tempi rapidi, di programmare i turni e i cambi, di dare a questo tipo di intervento il respiro delle azioni che sono in grado di durare nel tempo, perchè opportunamente strutturate ed organizzate.

Dopo le esercitazioni, al momento del sisma all'improvviso ci si è trovati tutti catapultati nell'Obitorio de L'Aquila, ad accogliere i familiari delle vittime, per 5 lunghe giornate, che sembravano non finire mai; per dare sostegno ai parenti delle 300 vittime, per aiutarli a trovare comunque un senso ed un significato anche ad un evento incomprensibile, per ridare loro forza e dignità e fornire tutte le informazioni utili; sostenendo le persone durante la veglia funebre, accompagnandole nei funerali e lungo la strada che le riportava ai campi. E dopo, appena il tempo di un briefing e di una supervisione con il professor Fabio Sbattella e subito l'impegno di tutti è stato dirottato per stare vicino alle persone nelle tendopoli.

Con gli aiuti delle colonne mobili regionali sono arrivati immediatamente sul campo anche più di 100 psicologi professionisti; perfino il COI si è dimostrato disponibile e con la Federazione "Psicologi per i Popoli", iscritta al registro Nazionale di Protezione Civile, si è subito capito che l'intervento psico-sociale questa volta sarebbe durato almeno per tre mesi. E così poi anche le Associazioni Regionali, i "Psic-ar", la "Sipem SOS", il "GUS" ecc, tutti insomma si sono dimostrati disponibili a restare così a lungo tempo in campo.

Oggi che la scadenza di quella data si avvicina, ha detto ancora Giulia Marino, al Dipartimento si ritiene opportuno rimodulare l'impegno psicologico su obiettivi che non sono più quelli della prima emergenza, ma che si indirizzano verso compiti assai più complessi, ovvero quelli di sostenere nel lungo termine la popolazione e di riaccompagnarla verso una ricerca di normalità. Ora e nei prossimi mesi, dopo la prima fase di emergenza, occorre affrontare anche un "secondo terremoto", ovvero il rischio della digregazione psicosociale, entrando quindi in una fase di riorganizzazione, progettazione, programmazione e pianificazione degli interventi

Il Dr. Bertolaso ha poi brevemente presentato la situazione logistica e dislocativa dei terremotati nel cratere sismico e fuori da esso, dicendo che anche se, dovunque possibile, soprattutto nei paesi circostanti la città, sono iniziati ormai i rientri in casa, tuttavia rimangono ancora 60.000 persone nei campi e negli alberghi, da cui la necessità di affrettare il programma di costruzione degli "insediamenti intermedi" intorno alla città, in modo da poter consegnare già a metà settembre le prima case di legno e fare in modo che tutti gli sfollati ritrovino un tetto entro metà novembre: o negli insediamenti suddetti, o negli alberghi, o in case private controllate e prese in affitto nel territorio circostante la città de L'Aquila

Questo programma prevede quindi la eliminazione entro settembre delle tendopoli, visto che il freddo certo non tarda ad arrivare a L'Aquila e ad ottobre si fa già sentire pungente; chi non potrà entrare subito nelle case di legno verrà sistemato temporaneamente e per il tempo più breve possibile negli alberghi più vicini alla città e dei paesi turistici circostanti, per cui in questa fase di traghettamento dall'emergenza alla ricostruzione, che durerà circa due anni, si richiederà anche una grande collaborazione della Regione e dei Sindaci.

Il dott. Bertolaso ha spiegato di essersi reso conto dell'importanza di realizzare un intervento psico-sociale a sostegno della comunità vittima del terremoto, essendo lui medico ha percepito i bisogni ....... anche una fattiva azione di contenimento delle emozioni negative che posson comportare derive disgreganti nella popolazione, che dovrebbe essere attuata anche con l'aiuto di adeguati supporti psicologici, dai quali si aspetta consigli e strategie

Riassumo ora brevemente i principali interventi nell'assemblea degli Operatori Psichiatrici e Psicologici presenti.

Rita Petrini, psicologa della Psic-Ar, ha illustrato il lavoro realizzato a Vittorito, in un piccolo campo piccolo, dove risiede una comunità che ha molte risorse al suo interno, per cui il modello psicosociale che si sta utilizzando è basato soprattutto sul coinvolgimento e sulla formazione della popolazione, per riconoscere ed affrontare il rischio ambientale, e per riorganizzarsi, sapendo bene di trovarsi in una zona altamente sismica

Giuseppe Bontempo, Presidente dell'Ordine degli Psicologi dell'Abruzzo, ha presentato un programma di intervento continuativo per il sostegno psicoterapeutico della popolazione, che affianchi quello erogato dai servizi territoriali, che probabilmente non sarà sufficiente nei prossimi due/tre anni, vista l'attesa del manifestarsi di numerosi casi di depressione, sindromi paniche ecc; il progetto prevede l'installazione, in cinque zone immediatamente circostanti la città, di cinque containers, ognuno dei quali conterrà due studi professionali per l'ascolto, il counselling e la terapia, con la previsione di poter erogare al più presto almeno 650 ora settimanali di intervento psicologico

Luigi Ranzato, Presidente di Psicologi per i Popoli, ha ripercorso invece il tipo di intervento attuato nella fase di emergenza, sottolineando come nei Campi si siano trovate ad operare molte squadre altamente organizzate, ma anche molte altre ben poco professionali, che non hanno fornito una presenza continua, da cui la necessità di studiare maggiormente per il futuro il modo di preparare tutti gli psicologi volontari delle varie associazioni secondo una formazione specifica, in grado quindi di attuare un programma specifico di intervento, sia nella prima fase dell'emergenza, sia nella seconda fase, quella che si sta aprendo ora di psicologia di comunità

Alfreda Merelli, rappresentante dall'Associazione GUS col, ha illustrato il metodo seguito che contempla la costruzione di Centri d'ascolto, con operatori di primo livello sistemati in campers all'interno delle tendopoli; il metodo prevede tra l'altro la necessità di relazionarsi alla situazione esistente nei servizi territoriali, affiancandola e sostenendola, e non di sostituirsi ad essi

Floriana De Michele, Tesoriere dell'Ordine degli Psicologi dell'Abruzzo, ha evidenziato in particolare il problema delgi psicologi e degli psicoterapeuti terremotati, che hanno perso i loro studi ed il loro lavoro, per cui occorre progettare presto un modo per consentire a tutti loro di espletare al meglio la propria professione, anche con l'aiuto dei cinque containers o dei campers, ma in modo che sia possibile per loro riprendere quanto prima possibile il lavoro di sempre ed anche di contribuire a far fronte alle nuove maggiori esigenze

Emanuele Sirolli, studente aquilano di Psicologia, che ha comunque dato una mano nelle tendopoli agli altri Operatori, ha messo in evidenza il timore che in questa fase di ricostruzione possa attuarsi una sorta di "normalizzazione sociale", che passi da una gestione troppo totalizzante dei Campi (che può provocare solo apatia e depressione, quindi altro disagio), ad una gestione altrettanto normativa delle fasi successive, da cui la necessità di mantenere, anche con l'aiuto psicologico, un buon livello di democrazia e partecipazione attiva nella popolazione

Cristiana Dentone, Psicologa della SIPEM Lombardia, ribadisce quanto già detto da Ranzato,con argomentazioni analoghe, richiamamndo l'attenzione sulla necessità di arrivare ad un protocollo comune e condiviso

Vittorio Sconci, Psichiatra Direttore del DSM de L'Aquila (ora anch'esso in tenda, nel campo del Globo, vedi miei precedenti psicoreportages), ha rilevato come, passata la forte emotività iniziale, occorre soprattutto aiutare la popolazione a tornare a ragionare, cosa che può facilitare il rientro nele case, ma anche favorire una riorganizzazione efficace, senza rischi di dannose approssimazioni e della temibile disgregazione sociale; per cui occorre che la gente non venga continuamente incasellata, divisa, separata, quanto piuttosto aiutata a partecipare attivamente alla ricostruzione, portando ognuno il suo contributo fattivo secondo le sue specifiche competenze

Emanuele Legge, Psicologo Dirigente dell'ambulatorio di Psicologia del Distretto Sanitario di Base de L'Aquila, nonché Coordinatore Sanitario del Settore Psicosociale del Campo di Piazza D'Armi (vedi mio precedente ottavo psicoreportage), ha ripercorso quella che ha definito la "fase dell'abbraccio", del mutuo sostenersi a vicenda, com'è proprio del primo mese di emergenza, cui segue però la necessità di affrontare i problemi riorganizzativi, recuperando e creando anche nuovi collegamenti tra le competenze e le professionalità di tutti; in secondo luogo occorre sempre, sia nella prima che nella seconda fase, sintonizzarsi sempre sull'ascolto, non sul lavoro clinico, stando tra la gente e dando anche un continuo esempio di impegno per la ricostruzione ed il continuo restauro delle relazioni

Marco Longo, Medico-Psicologo, Psicoanalista e Gruppoanalista, membro di Psicologi per i Popoli, direttore di Psychomedia.it, ha portato all'assemblea il saluto della Soc Psicoanalitica Italiana e della Soc Italiana di Psichiatria; ha poi ripercorso le modalità di intervento, soprattutto di tipo gruppale, attuato nel territorio di sua competenza, da Bagno ad Ovindoli, facendo capo al Campo di Rocca di Mezzo e avvalendosi anche dell'apporto di un gruppetto di giovani colleghi abruzzesi,residenti in detto territorio, oltre che dei suoi colleghi di Psicologi dei Popoli del Veneto, che si alternavano settimanalmente a S.Panfilo e a Lilletta; ha illustrato quindi quella che ha definito "fase dell'accomunamento gruppale", in cui tutta una popolazione, essendo stata colpita tutta insieme e nello stesso memento da un evento catastrofale e luttuoso, è attraversata da analoghe profonde fantasie di base (terrore, ansia, dolore, vergogna, rabbia ecc) e pur tuttavia si unisce e fa "corpo unico", almeno per un paio di settimane, un mese al massimo, in una apparente fase di concordia e ritrovata semplicità e solidarietà, al di là delle consuete diatribe di famiglia, clan, fazione, paese, quartiere ecc; a questa primo momento segue poi la "fase dell'ammassamento gruppale", scandita dalle interminabili ed anonime file di tende e dai ritmi ripetitivi della vita del Campo, ma caratterizzata da un graduale ripresentarsi delle idiosincrasie suddette, anche per la necessità di recuperare ognuno la propria individualità e differenza; da tutto questo scaturisce evidente la riflessione che il lavoro di ricostruzione e riorganizzazione psicosociale deve essere compiuto, anche e soprattutto forse con l'aiuto di psicologi esperti delle dinamiche di gruppalità e comunità, a partire proprio da questo momento di massima conflittualità, per continuare poi però fino al momento del completo rientro nella case e ripristino della normalità della vita quotidiana (pur se necessariamente modificata, dopo l'evento catastrofale), per arrivare infine a quella "coscienza del rischio sismico" che non solo sottende e indirizza verso il rispetto delle norme antisismiche nella costruzione delle case e l'approntamento di opportune aree di accoglienza, ma soprattutto comporta l'apprendimento di nozioni e procedure di affrontamento psicologico di eventuali nuove emergenze future (ma anche attuali, visto che tra l'altro la terra continua a tremare e questo è ovviamente anche di ostacolo al rientro nelle case)

Alessandro Sirolli, Psicologo Dirigente del Servizio di Psicologia Clinica del DSM, afferma che non basta dire che l'emergenza è finita, ma bisogna avere la volontà di chiudere fattivamente questa fase, che in realtà non finisce solo con il rientro delle persone nelle case di legno o nelle altre sistemazioni provvisorie, perché per molto tempo ancora continuerà ad esserci una sorta di diaspora degli abitanti dei vecchi quartieri, cosa che impedirà una vera ricostruzione dell'identità culturale e quindi il ridimensionamento del danno psicologico; in questa fase di ricostruzione, delicata tanto quanto quella di emergenza, occorre agire in sinergia ed unità, onde evitare un ulteriore danno culturale, partendo dalla ricostruzione della memoria storica della popolazione ed evitando la dispersione degli abitanti, abituati a vivere vicini e ad avere vicini i servizi, anche psicologici; non si può infatti fare "salute mentale" in una situazione di disgregazione sociale ed avendo sedi troppo lontane dalla gente ; bisogna restare a stretto contatto con la popolazione, come accade ora, nel senso che "grazie al terremoto" di fatto gli psico-operatori ora non stanno più soltanto chiusi nei Servizi territoriali e questo favorisce una situazione di vera partecipazione sociale e culturale alla ricostruzione, che troverà un primo momento di espressione nella Festa della Creatività, organizzata dai Servizi Psicosociali della ASL, che si svolgerà il 16 luglio a L'Aquila, allo scadere dei cento giorni dal sisma; un primo momento di riunione gioiosa ed operativa insieme, una prima tappa verso una concreta ricostruzione culturale e psicosociale, che dovrà approdare anche nella costruzione della "cultura del rischio", nella preparazione e nella capacità di affrontare insieme, senza disperdersi, anche i momenti più catastrofali

Maria Grazia Santucci, Psicologa della sezione Campania di Psicologi per i Popoli, dopo aver ricordato l'impegno della sua organizzazione anche nella grave situazione di emergenza dovuta al problema dei rifiuti in Campania, descrive il lavoro fatto nei Campi e conferma la partecipazione alla Festa della Creatività, perché sia l'inizio di un processo che porti alla fine ad una Festa della Ricostruzione

Alessandrelli, Psicologa dell'ANPAS di Ancona, illustra il lavoro fatto negli alberghi della costa, dove in un certo senso la gente sta meglio che nei Campi, anche se vive dolorosamente la lontananza e la perdita dei luoghi natii

Bertolaso ringrazia tutti per gli interessanti contributi e si dice sicuro che non si sono utilizzati metodi coercitivi nei Campi, né si utilizzeranno per spingere la gente a rientrare nelle case che si possono aggiustare, in quelle di legno che verranno costruite negli "insediamenti intermedi" o negli alberghi vicini a L'Aquila; tuttavia ci sono forti ed evidenti problemi di convivenza ed organizzazione in ogni situazione critica, sia nella fase dell'emergenza, che si chiuderà veramente quando tutti i 165 Campi ancora aperti (sui 295 attivati) verranno definitivamente chiusi; problemi che vanno affrontati insieme, anche accettando i disagi della vita nelle tendopoli o della dislocazione negli alberghi, lontano dal centro del cratere sismico; afferma infine di aver preso nota di tutte le descrizioni fatte del lavoro svolto dagli psicologi e di tutti i consigli sulle modalità più opportune per affrontare insieme anche questa fase intermedia di rientro e la successiva fase della effettiva ricostruzione logistica, culturale e psicosociale

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NB - tutti i miei reportages sono pubblicati (insieme ad altro materiale) su Psychomedia.it, nell'area "Psichiatria e Psicologia dell'Emergenza"

http://www.psychomedia.it/pm/modpsy/emergendx.htm

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