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Le disfunzioni sessuali nei maschi omosessuali: prevalenza, cause e terapia

M.Piscitelli*



Riassunto
L’articolo analizza i risultati dei principali studi e ricerche, compiuti a partire dalla fine degli anni 70 soprattutto negli Stati Uniti e i Gran Bretagna, che abbiano avuto per oggetto le disfunzioni sessuali nei maschi omosessuali. In particolare sono stati analizzati i tipi di disfunzioni sessuali che più spesso sono riferiti dalla popolazione omosessuale, la loro prevalenza e frequenza. Partendo dal confronto dei risultati ottenuti si è potuto giungere a definire un quadro generale che, confrontato con i dati già ben conosciuti relativi alla popolazione maschile eterosessuale, ha permesso di comprendere, non solo l’entità del fenomeno e delle sue ripercussioni sulla qualità della vita sessuale dei maschi omosessuali, ma soprattutto la specificità delle cause delle disfunzioni sessuali. Infatti, la sessualità omosessuale presenta dal punto di vista delle dinamiche relazionali, dei luoghi dove avviene, delle pratiche sessuali e dei significati simbolici ad esse attribuiti, delle caratteristiche peculiari tali da non permettere l’analisi delle cause delle disfunzioni sessuali utilizzando le stesse chiavi di comprensione utilizzate nel caso della sessualità eterosessuale. La sessualità, infatti, esprime bisogni e caratteristiche di personalità profonde e di conseguenza le disfunzioni sessuali esprimono difficoltà che riguardano l’identità omosessuale. La comprensione profonda della sessualità omosessuale e delle cause delle disfunzioni sessuali è condizione fondamentale per la proposta di una terapia efficace.

Introduzione
Per molti anni la ricerca in sessuologia si è concentrata quasi esclusivamente sullo studio della sessualità eterosessuale. Se da una parte negli ultimi vent’anni, specie nel mondo anglosassone, si è sviluppato un certo interesse della comunità scientifica per l’omosessualità, la ricerca sulla sessualità omosessuale, ed in particolare sui problemi sessuali dei gay, è stata pressoché trascurata. Ad eccezione di alcuni lavori pionieristici (Haeberle, 1978; McWhinter e Mattison, 1980; George, 1981; Gordon, 1986) fino a tempi molto recenti non abbiamo avuto pubblicazioni scientifiche sull’argomento. A riprova di ciò, Sandfort (2001) è riuscito, dopo un’accurata ricerca nelle più importanti riviste del settore, a rintracciare solamente 19 ricerche condotte tra il 1978 ed il 2000 che abbiano per oggetto lo studio delle disfunzioni sessuali nei gay.
Recentemente però sono stati pubblicati alcuni lavori che, attraverso la somministrazione di test e questionari, hanno cercato di identificare la prevalenza e la frequenza delle disfunzioni sessuali nei gay. In particolare Cove e Boyle (2002) hanno identificato, attraverso una ricerca condotta a Londra su 300 soggetti, quale sia la presenza delle disfunzioni sessuali nei maschi gay ed i loro risultati, incrociati con quelli di ricerche simili condotte precedentemente (Paff, 1995; Shires, 1998, Rosser, 1998) ci permettono di avere un quadro generale più chiaro. In sintesi, dai dati emersi, possiamo trarre alcune considerazioni:
- nella sessualità omosessuale le disfunzioni sessuali hanno una prevalenza simile a quella riscontrabile nei maschi eterosessuali;
- la disfunzione erettile si presenta con la medesima frequenza mentre l’eiaculazione precoce è un disturbo molto meno frequente negli omosessuali;
- l’eiaculazione ritardata (impossibilità di raggiungere l’orgasmo durante la penetrazione e/o in presenza del partner) è invece molto frequente interessando circa il 18% dei gay che hanno problemi sessuali;
- l’anodispareunia, la percezione del dolore anale e la paura di provarlo che impedisce la penetrazione anale, è una disfunzione peculiare dei maschi gay.
- le persone omosessuali che ricercano una terapia per le loro disfunzioni sessuali sono molto più spesso in coppia piuttosto che single.

Cause
La letteratura scientifica e le esperienze cliniche dei sessuologi che operano con clienti omosessuali suggeriscono una necessaria distinzione tra le disfunzioni sessuali che si presentano nei rapporti occasionali e nelle relazioni durature (Piscitelli, 2003). I dati concordano sul fatto che vi sia una differenza significativa nella frequenza di episodi di disfunzioni sessuali che si verificano nei rapporti occasionali rispetto ai rapporti sessuali di coppia con un rapporto 5 a 1. Questa differenza è stata spiegata considerando diversi fattori: la situazione ambientale in cui i rapporti spesso i rapporti occasionali hanno luogo (luoghi pubblici, all’aperto ed isolati), che può indurre elevati livelli di paura e di ansia legati alla paura di essere sorpresi da estranei o dalle forze dell’ordine, aggrediti o derubati e di conseguenza influenzare negativamente la risposta sessuale; la paura di contrarre una malattia sessualmente trasmessa, in particolare il virus HIV che è associata appunto al rapporto sessuale occasionale e può manifestarsi sotto forma di disfunzione anche nei soggetti che usano il preservativo come prevenzione; la difficoltà di trovare una buona intesa sessuale con un partner di cui non si conosce quasi nulla (spesso del tutto anonimo) e con il quale potrebbe per questo non essere facile trovarsi sufficientemente a proprio agio.
Quasi tutte le ricerche concordano sul fatto che l’eiaculazione precoce è una disfunzione poco frequente tra i gay. Per dare conto di questo dato sono state avanzate alcune ipotesi: la prima è che i gay maschi hanno per loro storia naturale, molta più dimestichezza con la masturbazione e quindi imparano meglio a monitorizzare l’intensità della propria eccitazione sviluppando una maggiore capacità di controllo del riflesso eiaculatorio (Ghizzani, 2004). La seconda è che la durata della penetrazione anale non influenza il raggiungimento del piacere da parte del partner ricettivo e quindi l’eiaculazione precoce, anche se presente, non costituisce un fattore di stress per la relazione (Ghizzani, 1996). Inoltre il rapporto anale non ha per i gay lo stesso valore e significato della penetrazione vaginale per gli eterosessuali non avendo la stessa centralità nel rapporto sessuale (Piscitelli, 2004). Molte ricerche infatti (McWhirter, 1984; Weartherburn, 1992; Barbagli, 2002) documentano che il rapporto anale non è per i gay la pratica sessuale privilegiata per il raggiungimento dell’orgasmo e nemmeno la più frequente ed a essa è molto più spesso preferita la stimolazione orale e manuale.
La disfunzione erettile è il tipo di disfunzione più presente tra i gay. Essa si può presentare anche in qualsiasi pratica sessuale ma il più delle volte si manifesta durante la penetrazione anale. Pur non avendo la stessa centralità che riveste la penetrazione vaginale nel rapporto eterosessuale, la possibilità di realizzare la penetrazione anale ha una notevole rilevanza per i gay, non solo per il piacere sessuale che ne deriva, ma soprattutto per il significato simbolico attribuitole. La penetrazione anale, infatti, rappresenta la massima espressione dell’intimità, della vicinanza e dell’unione dei partner (Piscitelli, 2003).
In secondo luogo, la capacità di penetrare per molti maschi è culturalmente associata all’idea stessa di virilità e quindi anche per molti maschi gay l’assunzione del ruolo attivo o insertivo nel rapporto anale ha la funzione di confermarli nel loro ruolo maschile rassicurandoli sulla propria identità maschile. La disfunzione erettile mette in crisi il maschio andandolo a colpire proprio nell’identità virile che la penetrazione, intesa qui come prestazione, rappresenta.
Dal punto di vista culturale inoltre l’omosessualità è ancora spesso associata ad un’idea di mascolinità depauperata secondo lo stereotipo che rappresenta l’omosessuale come effeminato (Badinter, 1993). E’ quindi probabile che, nel processo di costruzione della propria identità, il maschio gay si trovi in difficoltà ad integrare la sua identità maschile e la sua identità omosessuale e che il disagio che ne deriva si manifesti proprio nella penetrazione anale assunta a prova della propria caratterizzazione virile. La penetrazione anale assume, in questo caso, una funzione difensiva dal disagio psicologico originato dalla difficoltà personale d’integrazione dell’identità maschile e dell’orientamento omosessuale. La disfunzione erettile mette in crisi il meccanismo difensivo e fa violentemente riemergere il conflitto latente determinando poi l’emersione di quell’ansia che, associata all’atto di penetrare, assume specificatamente la forma di ansia da prestazione.
Una delle esperienze maggiormente condivise dai gay è il confronto con la stigmatizzazione sociale dell’omosessualità. Secondo Gonsierek (1988), la socializzazione di ogni omosessuale implica inevitabilmente l’interiorizzazione dell’omofobia, cioè dell’insieme di atteggiamenti e convinzioni che sono discriminatorie e pregiudizievoli nei confronti dell’omosessualità. I gay spesso sperimentano sentimenti di disistima, di disagio e di odio di sé legati all’accumulo di messaggi negativi circa l’omosessualità presenti nella nostra cultura. Come ampiamente documentato (Piscitelli, 2004), l’omofobia interiorizzata (Shidlo, 1994) è spesso all’origine di molte disfunzioni sessuali dei gay. La sessualità è in questo caso vissuta in modo profondamente ambivalente: esprime desideri e bisogni intimi al quale non ci si può facilmente opporre e che sono, allo stesso tempo, vissuti negativamente poiché manifestazione di un’identità omosessuale che si fa fatica ad accettare. In questo caso, raggiungere l’orgasmo nel rapporto sessuale con un altro uomo determina piacere fisico e psicologico ma genera profondi sensi di colpa, che spesso si manifestano sotto forma di disfunzioni sessuali. Ad esempio l’eiaculazione ritardata, che impedisce alla persona di eiaculare in presenza del partner, non permette alla coppia di completare insieme il rapporto sessuale ma la libera dal senso di colpa. Allo stesso modo l’anodispareunia (Rosser, 1998), cioè la percezione di dolore nel rapporto anale tale da impedirlo è spesso causata dall’ambivalenza generata dal conflitto tra il desiderio di essere penetrato e la difficoltà di riconoscersi gay ed in un ruolo sessuale culturalmente considerato femminile.

Terapia
Il livello di soddisfazione sessuale nei gay è correlato significativamente a 4 fattori (Rosser, 1997):
- grande serenità con cui si vive il proprio orientamento sessuale;
- un atteggiamento libero da pregiudizi nei confronti della sessualità;
- bassi livelli di omofobia interiorizzata;
- armonica integrazione tra l’identità omosessuale e l’identità maschile (Piscitelli, 2004).
La soddisfazione sessuale della coppia gay è il risultato dell’integrazione tra i processi di individuazione dei partner ed è determinata dal grado in cui questi quattro fattori sono presenti in entrambi.
L’omosessualità si esprime attraverso il desiderio di vicinanza affettiva e/o sessuale con partner dello stesso sesso e la difficoltà ad accettare la propria identità omosessuale può, come si è visto, avere ripercussioni negative sulla sessualità stessa. Così la disfunzione sessuale può esprimere tutta la difficoltà del processo d’individuazione mentre l’esercizio di una sessualità soddisfacente ha la capacità di rafforzare l’identità omosessuale ed aiutare lo sviluppo di un’immagine positiva di sé e rafforzare il rapporto di coppia.
Di conseguenza l’approccio iniziale al disagio sessuale deve prendere in considerazione il grado in cui la persona ha sviluppato una positiva identità omosessuale e comprendere le cause più profonde della disfunzione sessuale. E’ necessario sostenere ed aiutare la persona da esplorare il proprio vissuto emozionale verso una parte di sé nei confronti della quale prova spesso molta ambivalenza, favorendo il processo introspettivo in una situazione terapeutica improntata all’accettazione positiva incondizionata del mondo esperienziale del cliente.
L’intervento terapeutico è quindi occasione di rilevare la natura più profonda del problema sessuale e promuovere non solo il superamento della disfunzione sessuale, ma soprattutto aiutare la persona a raggiungere un’adeguata immagine positiva di sé ed a realizzare il suo progetto d’identificazione omosessuale maschile in modo il più possibile personale ed indipendente dagli stereotipi culturali.

Bibliografia

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McWhirter D., Mattison A. (1984): The male couple. New York, Reward Book.
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* Psicologo Sessuologo
Vicolo Sillio 6/4
33100 Udine
Tel. 0432/287007
www.dr-piscitelli.it
massimo_piscitelli@hotmail.com


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