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Il paziente digitato

di Attilio de Angelis



La grande diffusione dell'utilizzo della Rete nel mondo scientifico conduce inevitabilmente alla presa in considerazione di aspetti molto pratici, ma che lasciano comunque riflettere sulla loro stessa natura.
Va ad esempio diffondendosi anche l'uso di consultare, attraverso la posta elettronica, il proprio medico di famiglia (cfr. Tombesi, 1997) evitando le spesso estenuanti file e avendo la garanzia di un'assistenza, seppur limitata, comunque costante (cfr.Carotenuto, 1997).

 Sebbene questo significhi annullare il rapporto personale tra il medico e il paziente è anche vero che spesso i pazienti stessi fanno uso del telefono per avere delle semplici rassicurazioni o indicazioni molto generiche; per cui, in questo senso, l'utilizzo di Internet potrebbe essere valutato non necessariamente riduttivo (cfr. Tombesi, 1997).

 Ma non ci si è fermati alla "semplice" consulenza a distanza: non necessariamente facendo riferimento ad Internet, si è passati all'azione con l'adozione della telepresenza chirurgica (cfr. Carra, 1997). In pratica è stato ed è sempre più possibile, eseguire interventi chirurgici da un paese all'altro, affidando il tutto alla precisione di un sistema artificiale.

 La telechirurgia è nata, se vogliamo curiosamente, come Internet: in ambito militare; è stato infatti sugli ospedali da campo e sulle navi della Marina statunitense che si sono sperimentati i primi interventi di laparoscopia, a circa 4000 chilometri di distanza tra il medico e il paziente, constatando che un utilizzo pratico di un tale sistema ridurrebbe le vittime di incidenti di guerra almeno del 50 % (cfr. Carra, 1997).

 Nonostante tutto ciò lasci dietro di sé un alone di diffidenza, per l'insicurezza che traspare dall'impersonalità della situazione, sussiste comunque un'idea di fondo per cui l'uomo sempre più tende ad affidare i propri compiti alla macchina o perlomeno ad usufruire di essa come mediatore principale nei suoi interventi.

 Sappiamo dell'esistenza in rete di "ambulatori" di teleconsulto psicologico-psichiatrico e non sono poche le polemiche che si aggirano attorno a questo e ad argomenti di simile fondamento (cfr. Esposito, 1998). Una modalità di questo tipo, come sappiamo, in realtà non è nuova in quanto, spesso attraverso riviste cartacee specialistiche o semplicemente di intrattenimento, viene offerta la possibilità di scrivere ad un esperto mantenendo comunque, se si vuole, celata la propria identità; proprio come avviene nella comunicazione via Internet.

 Probabilmente il fattore "curiosità" dell'utenza che avvicinandosi alla Rete si sente spinta a provare le numerose risorse che le vengono offerte, non è un fattore che si può lasciar passare inosservato. Per cui non si può escludere a priori che alcune delle persone che hanno lasciato un messaggio sulla bacheca elettronica del dottor Gennaro Esposito siano state mosse dalla motivazione di usufruire del servizio solamente per scoprire "come funziona".
Sia che si tratti di avere un riscontro effettivo, che di poter essere sicuri che, in un momento di reale bisogno, ci sarà una persona dall'altra parte dello schermo disposta ad ascoltare i propri problemi; un'alternativa di questo tipo lascia comunque pensare a quante siano grandi le potenzialità della Rete anche su un piano più intimo.

 C'è da dire che, se attraverso gli strumenti di comunicazione propri di Internet si acquista una maggiore risolutezza espressiva, per l'impersonalità e l'assenza fisica che la caratterizza, l'eventualità di una assistenza psicoterapeutica non è stata tarda a venire. In tutto il mondo telematico si fa gran parlare della possibilità di psicoterapia in rete (cfr. Kavanagh, Yellowlees, 1995).

 Il dottor King della "Pacific Graduate School of Psychology" si è recentemente occupato di come questa possibilità sia stata sperimentata nell'ambito della psicoterapia familiare di tipo assistenziale, per famiglie per l'appunto i cui membri vivevano in diversi paesi e avevano raramente la possibilità di incontrarsi (cfr. King, 1996).

 King arriva a concludere che l'utilizzo di mezzi telematici, quale ad esempio la posta elettronica, come supporto in situazioni di grandi distanze geografiche, può essere valido, in quanto lascia la possibilità agli "utenti-pazienti" di esprimere attraverso il testo scritto i propri pensieri e le proprie ansie, attraverso la guida di uno psicoterapeuta competente che garantisce una costante presenza e consulenza. Inoltre, dice King, l'utilizzo di questi metodi di tecnologia comunicativa molto avanzata, consente ai terapeuti familiari di allargare il genere di famiglie da poter tenere in trattamento.

 D'altra parte, vi sono una serie di problemi pratici che l'autore stesso evidenzia; primo fra tutti l'effettivo valore che potrebbe rivestire un approccio di questo tipo se confrontato con i metodi tradizionali che a tutt'oggi vengono presi in esame come oggetto di verifica e discussione (cfr.Wallerstein, 1986). 
L'esempio riportato infatti si riferisce ad una forma di psicoterapia di gruppo, ma c'è da dire che non sono rari i casi in cui viene praticata in Internet una consulenza psicoterapeutica individuale su base testuale (cfr. Ainsworth, 1998).

 C'è da dire al riguardo che lo stesso Freud sperimentò una situazione, per certi versi analoga, nel periodo in cui portava avanti la sua autoanalisi: la corrispondenza epistolare con Fliess (cfr. Ellenberger, 1970). Sebbene tale relazione avesse un significato particolare, sotteso a psicodinamiche che sono state inserite dall'Ellenberger in un contesto di malattia creativa e che hanno portato lo stesso Freud all'approfondimento della sua teoria, non si può ignorare che ciò sia avvenuto attraverso una fitta corrispondenza scritta, cosa che ha costituito un supporto estremamente funzionale (cfr. Ellenberger, 1970).
Questo non a confermare la validità della psicoterapia in rete, quanto piuttosto allo scopo di individuare quali potrebbero essere gli elementi che, da una visione globale, costituirebbero oggetto di discussione.

 Bisogna tener conto che Freud e Fliess si conoscevano già personalmente, ed in questo senso cade già una componente che in Internet ha sicuramente un valore importante cioè l'anonimato. La sicurezza di un sostegno psicologico affidato ad una persona oltre lo schermo del monitor di un computer, con la garanzia di anonimato per l'appunto, che offre una situazione di questo tipo e, se vogliamo, la libertà di poter creare attorno a sé un ambiente funzionale ai propri bisogni espressivi, sono caratteristiche che vengono inevitabilmente tratte in causa in questo frangente. Che poi tale corrispondenza abbia come modalità di comunicazione la posta elettronica o un sistema più diretto, quale ad esempio una chat-line, è un discorso che va a confluire con una serie di fattori che riguardano in modo specifico elementi come il setting e situazioni di ordine "relativamente" pratico, ma comunque molto importanti in un contesto di questo tipo.

 La ricerca empirica in psicoanalisi, che negli ultimi anni sta offrendo molti spunti interessanti, ci induce in modo sempre più profondo a prendere in esame dei fondamenti epistemologici e teorico-clinici del metodo e del processo psicoterapeutico (cfr. Seganti, 1995). Uno dei motivi fondamentali, come sostiene Seganti, è che risulta ancora difficoltoso spiegare quale possa essere il fattore fondamentale che porta giovamento in un contesto psicoterapeutico. Tale dubbio non deve essere visto come un atteggiamento scettico e riversante nel pragmatismo, quanto piuttosto come spunto per un rinnovato interesse nella materia; lo scopo è quello di evidenziare come si possa essere contemporaneamente psicoanalisti e ricercatori, rimanendo esenti da contraddizioni e cioè sviluppando "ipotesi verificabili di psicoterapia psicoanalitica a partire dal materiale delle sedute non come dato da trattare con criteri extra-psicoanalitici" (Maggioni, 1996,p. 105).

 Nell'analizzare un argomento come quello della psicoterapia su base verbale effettuata in rete, tali considerazioni risultano attuali, soprattutto tenendo conto del fatto che l'elemento di mediazione privilegiato è la parola, la quale, nel contesto di una proposta di ricerca metodologica, come quella di Seganti, assume a sua volta significato centrale come fattore essenziale nell'espressione dell'individualità del paziente (cfr. Bucci, 1993).

 Chi cerca sostegno o assistenza psicologica attraverso una psicoterapia in rete è probabilmente una persona che non si sente in grado o non può affrontare un percorso di psicoterapia ortodossa; ed il sentirsi aiutato anche se marginalmente, anche se solo attraverso una semplice consulenza diagnostica o un consiglio da un esperto del settore, può costituire una componente fondamentale perché rappresenta comunque elemento di sostegno emotivo.

 La testimonianza che segue ci aiuterà forse ad entrare meglio nella questione. Essa è uno dei tanti messaggi postati presso questo "consultorio virtuale" creato dal dottor Esposito, ma ha una caratteristica particolare rispetto agli altri, cioè quella che la paziente che scrive è consapevole delle difficoltà che potrebbero incorrere avendo l'illusione di fare una psicoterapia in rete.

 Lilla 27 : ATTACCHI DI PANICO (2o messaggio): INIZIA LA SPERANZA!
"Caro Dott. Esposito, spero si ricordi di me, le ho scritto qualche tempo fa riguardo la Psicoterapia Bioenergetica che sto facendo da un anno circa, e gli attacchi di panico che da anni mi distruggono. Volevo solo informarla che qualche giorno fa ho consultato anche uno Psichiatra (perché ormai il disturbo era diventato troppo invalidante). Mi è stato prescritto il Sereupin, (mezza pillola al di' per 10 giorni e poi una al giorno) che dovrò abbinare (per il primo mese) allo Xanax (5 gocce la mattina e 10 la sera). La cura dovrebbe durare 12 o 14 mesi circa, dipende da come risponderò al trattamento. Comunque ho capito bene quali sono i passi da seguire, e spero di riuscire a sfoderare tutta la mia buona volontà per uscire da questa situazione, soprattutto perché non voglio, alla fine della cura, ricominciare il "calvario". Sento che ora devo affidarmi alla mia Psicoterapeuta (anche se ci riuscirò facendolo poco a poco), allo Psichiatra e in qualche modo anche ai farmaci. Spero, con questi tre "sostegni" di riuscire a trovare la via della guarigione dentro me stessa, e una volta trovata ... dicono che sia come andare in bicicletta, ... non si dimentica più! Capisco che via internet non si può gestire una Psicoterapia, e nessuno di noi pretende di farlo, ma trovo che questo tipo di "dialogo" sia molto utile, soprattutto alle persone che per la prima volta "confessano" il loro malessere e trovano il coraggio di chiedere aiuto solo quando si siedono davanti al computer, cioè senza testimoni che li possano giudicare, senza essere "visti". E' certamente un primo passo verso la decisione di curarsi. Inoltre consigliati dagli esperti che, come lei, mettono a disposizione parte del loro tempo per amore della propria professione, gli "ammalati" si rincuorano e cominciano così a vedere un primo barlume di speranza. Grazie ancora per la sua cortesia." (cfr. Esposito, 1997).

 Entrare nel merito della questione in maniera più approfondita forse è compito che spetta a chi si sente di voler confrontare, su un piano di parità, due ambiti di azione terapeutica che si basano su presupposti fondamentalmente differenti; ciò nonostante rimane un fondo comune che è costituito da vissuti individuali, da cui nell'un caso e nell'altro e impossibile prescindere.
 

Bibliografia

 Ainsworth, M., (1998), Online Therapy, Mental Health Net. Disponibile su World Wide Web presso: http://www.cmhc.com/guide/cyber.htm

 Bucci, W., (1993), Lo sviluppo del significato emozionale nelle libere associazioni: una teoria del codice multiplo, Setting, 4, 61-106, 1997.

 Carotenuto, A., (1997), Nei viaggi della speranza c'è un rischio, l'illusione, Telema, 9, 28-31.

 Carra, L., (1997), Non è più fantascienza in sala il chirurgo è un robot, Telema, 9, 59-61.

 Ellenberger, H.F., (1970), La scoperta dell'inconscio, Bollati Boringhieri, Torino, 1991.

 Esposito, G., (a cura di), (1997), Psicoterapeuta on the Web. Disponibile su World Wide Web presso: http://www.fastcom.it/psico/freud.htm

 Kavanagh, S. J., Yellowlees, P. M., (1995), Telemedicine - clinical applications in mental health, Aust-Fam-Physician, 24, 1242-1247.

 King, S. A., (1996), Using the Internet to Assist Family Therapy, Resources for researching the psychology of virtual communities. Disponibile su World Wide Web presso: http://rdz.stjohns.edu/~storm/index.html

 Maggioni, D., (1996), Una proposta italiana di ricerca empirica sul processo: il metodo dei prototipi e delle variazioni di Seganti, Setting, 2, 104-109.

 Seganti, A., (1995), La memoria sensoriale delle relazioni. Ipotesi verificabili di psicoterapia psicoanalitica, Bollati Boringhieri, Torino.

 Tombesi, M., (1997), Il medico di famiglia ora riceve su Internet, Telema, 9, 56-58.

 Wallerstein, R. S., (1986), Psicoanalisi e psicoterapia, Franco Angeli, Milano, 1993.
 
 


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