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PSYCHOMEDIA
SETTING INDIVIDUALE
Psicoanalisi

 

Adamo Vergine Pia De Silvestris

Premessa

al volume
PRENDERSI CURA
Sul senso dell'esperienza psicoanalitica

(Franco Angeli, 2012)


Partendo dal nostro precedente libro1, il nostro continuo ricercare ci ha portati a considerare come il contatto con altre discipline (Evoluzionismo, Antropologia e Neuroscienze) potessero fare avanzare il pensiero e la riflessione, mettendoli a confronto con altri punti di vista, sul modo di dare significato alla nostra esperienza psicoanalitica.

Ora in continuità con il percorso precedente abbiamo cercato di riprendere questo tipo di elaborazione spostando l’attenzione sul tema della “cura” e ci è sembrato che tale procedimento facesse scorgere meglio la sua evoluzione sia pratica che teorica.

Abbiamo dato a questo lavoro il titolo di ”Prendersi cura”per richiamare subito la consapevolezza di responsabilità che si assume uno psicoanalista quando accetta un paziente, ma anche per riferirci a tutte quelle forme di “prendersi cura” volontarie, professionalizzate o non, (dalle madri ai maestri, ai medici e infermieri, alle assistenti sociali e alle pedagogiste o alle babysitter) tutte persone che lavorano anche attraverso lo strumento di una relazione psicologica, per la quale non sono sufficienti soltanto le buone intenzioni, ma è necessario averne una maggiore comprensione al fine di produrre il bene che si cerca di raggiungere.

Per quanto riguarda il modo di portare alla luce queste riflessioni abbiamo pensato che il libro dovesse nascere seguendo l’idea di voler narrare la nostra esperienza di psicoanalisti attraverso il vissuto che ci ha animato nel corso di essa.

Cercheremo di raccontare gli aspetti così detti teorici, i punti di vista dei maestri amati, che nella pratica diventano suggerimenti, insieme a quelle riflessioni personali, dubbi e riorganizzazioni del pensiero che precedono o seguono l’esperienza con il paziente e le letture che si vanno facendo in momenti quasi contemporanei. Nel loro insieme si tratta di un grumo di emozioni e pensieri che derivano da una vicenda vitale molto sentita, come è l’esperienza analitica, e narrandoli nel modo stesso in cui essi si sono andati formando nella nostra coscienza, specialmente quando sono stati percepiti con convinzione, fiducia o speranza.

Abbiamo scelto tale modalità perché siamo dell’idea che l’esperienza della psicoanalisi sia una forma di vita che deve certamente fare i conti con le dottrine proprie e di altre discipline, ma non deve mai dimenticare di fare attenzione a come le si vive e per quali motivazioni profonde noi le scegliamo, le valutiamo ed in qualche modo finiamo per aver fiducia in esse.

Infatti, diversamente dai criteri suggeriti dagli epistemologi della scienza, il vissuto che in qualche modo concorre a formare il pensiero teorico ci sembra che debba essere un punto specifico della psicoanalisi, se un discorso su di essa lo si vuole condurre verso una verità che di volta in volta sostiene quello che andiamo sperimentando. Ci rendiamo conto che una tale affermazione ci porterebbe a sacrificare un po’ di chiarezza, di ragione o di rigore del sistema teorico, ma darebbe una maggiore completezza al senso che su quella esperienza si produce. Dal momento che ci troviamo di fronte ad una situazione a due facce, di cui una cosciente, mentre l’altra proprio quella empirica è soltanto dedotta ipoteticamente dai fatti vissuti, è impossibile narrare tutti gli aspetti del pensiero che da ciò scaturisce in una modalità logica e lineare. Non si può fare a meno di dover usare delle contraddizioni e poi mediazioni o compromessi ed anche tentare delle strategie un po’ tortuose per ricostruire quella complessità che esiste nella nostra esperienza.

Forse si potrebbe continuare a lavorare per renderla ancora più lineare, ma c’è un livello di astrazione che non può essere superato senza perdere la parte più vitale dell’esperienza.

Infatti, anche quando ci troviamo a perseguire un interesse intellettuale noi riusciamo a condividerlo solo quando riesce a trasferire nel discorso logico una risonanza emotiva profonda, come per accertarsi di avere un segnale che quel contesto teorico-emotivo riguardi qualcosa che comprende la vita e non se ne astrae eccessivamente. E’ difficile pensare, diversamente dai filosofi della scienza, che un pensiero che si astrae dalla vita possa essere anche vero.

Pertanto cerchiamo di raccontare quello che abbiamo vissuto o capito della psicoanalisi (il limite della comprensione è determinato dalla qualità del vissuto), così come di altre scienze dell’uomo, quando abbiamo incontrato nei pensieri di altre discipline connessioni che potrebbero essere utili a quella continua ricostruzione del vivere che è il pensiero psicoanalitico. Inevitabilmente ci sono anche riferimenti alle speculazioni teoriche che di volta in volta si fanno sulla vita, sui suoi dolori e le possibilità di curarli o di saperli vivere. Questo avviene principalmente quando il pensiero vuole dominare la sofferenza prima di comprenderla o quando si parla dei maestri, con i quali per considerarli tali è come se avessimo vissuto insieme non soltanto delle idee ma anche delle fantasie e dei fantasmi infantili, oppure quando cerchiamo di fare nostri alcuni punti di vista dei colleghi con cui, oltre a dividere o condividere la psicoanalisi, abbiamo anche vissuto con passione – di entusiasmi di conoscenza condivisa o di rivalità - importanti brani di vita nei nostri incontri scientifici ed istituzionali

Il tessuto vitale che si intreccia nell’esperienza psicoanalitica raggiunge il massimo di condivisione con il suo progredire, non soltanto tra le persone che ne fanno esperienza, ma anche all’interno della stessa mente tra aspetti coscienti o teorici ed aspetti profondi emotivi o irrazionali, con i quali si cerca di convivere sempre meglio

La conoscenza psicoanalitica non può essere soltanto teorica, altrimenti non sarebbe un’appassionante ricerca sulla vita, ma soltanto una fredda questione logica, mentre essa, come fa la vita, tira sempre in ballo l’analogico, perché l’essere umano psicologicamente non può fare a meno dell’altro, o addirittura dei molti altri con tutte le loro complessità, perché è stato così concepito.

Ci sembra che, dopo tanti dibattiti e tentativi di aggiustamenti per rendere la psicoanalisi conforme alla scienza, possa essere utile invece tentare la strada inversa: rompere con la tradizione illuministica che considera l’oggettività come un dovere ineluttabile del pensare razionale e della verità. L’oggetto individuato come tale è un’entità discreta isolata da tutto il resto, ma questa oggettività scientifica è astratta, perché nella vita invece soggetto e oggetto sono intimamente legati ed anche confusi nella cooperazione a far funzionare la vita. Infatti la mente è un’entità che si può individuare soltanto nei suoi aspetti biologici, mentre nei suoi aspetti psicologici e di pensiero si può appena intuire soltanto quando si riesce a ricomporla in una sua probabile complessità, dove soggetto e oggetto non sono mai completamente separati, se persino dopo la morte di uno dei due si vive la mancanza come una presenza incessante.

La psicoanalisi ci permette di osservare la mente nel suo vivere, che è fondamentalmente relazionale.

Le teorie e le discipline che riguardano la mente si sono moltiplicate enormemente e le opzioni teoriche spesso sono difficilmente confrontabili, persino all’interno di una stessa disciplina. Riteniamo che sia utile allargare i propri orizzonti conoscendo i diversi modi in cui si può rappresentare il funzionamento psichico e mentale; ma allo stesso tempo pensiamo che, nel momento di provare ad esporre la propria esperienza, sia meglio che ognuno, facendo il suo mestiere, sia libero di parlarne dal suo punto di vista, anche se la psicoanalisi è necessaria alle neuroscienze e ad altre discipline, come loro sono necessarie alla psicoanalisi. Si tratta di una forma di contaminazione reciproca che abbiamo cercato di tenere presente, ma che comunque lascia sempre ogni disciplina a se stessa, nel suo metodo.

1 De Silvestris, P. e Vergine, A. (2010) Dio l’inconscio e l’evoluzione. Franco Angeli Editore, Milano.


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