PM --> HOME PAGE ITALIANA --> ARGOMENTI ED AREE --> NOVITÁ --> EPISTEMOLOGIA

PSYCHOMEDIA
SCIENZE E PENSIERO
Epistemologia



Considerazioni epistemologiche preliminari sui concetti di
“Io”, “Sé”, “Me stesso”, “Soggettività”, in psicologia e in psicoanalisi

Relazioni con la Tavola Epistemologica Universale (TEU) *

G. Giacomo Giacomini **



* Versione italiana del testo originale in lingua inglese pubblicato col titolo: Preliminary Epistemological Remarks on the Concepts of “I”, “Ego”, Myself”, Subjectivity”, in Psychology and Psychoanalysis: Relations with the Universal Epistemological Table (UET), nella sezione in lingua inglese di “Psicoterapia Professionale - Pro fessional Psychotherapy”, vol. XIX, 2001, pagg. 7-38.

** Direttore dell’Istituto per le Scienze Psicologiche e la Psicoterapia Sistematica di Genova - CESAD - Centro Studi per l’Analisi Dialettica. Orientamento epistemologico dell’A.: Dialettica Attualistica.




Parte terza: Parte terza: I concetti di "Io", "Sé", "Me Stesso", "Soggettività", in una prospettiva analitica dialettica


1) La teoria freudiana dell'Io tra il sistema dottrinario della metapsicologia ed il modello narcisistico del "Sé": la contrapposizione epistemologica tra naturalismo e dialettica.

Nella letteratura psicoanalitica riguardante i temi dell'"Io", "Sé", "Me Stesso", "Soggettività", "Personalità", ecc., il punto di vista dialettico è assai scarsamente preso in considerazione.
Senza dubbio, argomenti di carattere dialettico vengono trattati nell'opera di ricerca di S.Freud, tanto in sede teoretica, quanto sul piano clinico, soprattutto in relazione alle idee ed ai sentimenti che riguardano l'Io, il Sé, il narcisismo: Freud, tuttavia, non si curò di sviluppare una metodica dialettica in rapporto a tali problematiche, ma cercò di risolverle attraverso formule concettuali positivistiche.
Come già abbiamo avuto modo di constatare, una tale contraddizione epistemologica è particolarmente evidente nella teoria freudiana del narcisismo: qui, infatti, il concetto di "Io" assume un significato che è del tutto differente da quello tipico dell'Io secondo il punto di vista strutturale della metapsicologia.

In realtà, il cosiddetto punto di vista strutturale definisce l'Io secondo una teorizzazione funzionalistica che è compatibile con gli altri punti di vista della metapsicologia (topico, economico e dinamico) e la loro concettualizzazione positivistica.
In questa prospettiva funzionalistica, l'instaurazione della struttura dell'Io è concepita in funzione dell'adattamento delle pulsioni psicobiologiche alle condizioni ambientali.
Da un punto di vista epistemologico, a tale riguardo, sarebbe certamente opportuno precisare se una tale struttura dell'Io sia da considerarsi come una differenziazione positiva del sistema biopsichico (secondo una prospettiva evoluzionistica-integrazionistica) o se, al contrario, sia da riguardarsi come una sovrastruttura fittizia, che interferisce con la funzione omeostatica (il cui scopo fondamentale è lo scarico immediato delle pulsioni, conformemente ad una prospettiva riduzionistica). In ogni caso, nella visione metapsicologica, l'Io è concepito come un'entità biofisica, le cui funzioni potranno essere considerate eventualmente utili o inutili (o perfino dannose) per l'economia biologica dell'organismo; le sue origini, tuttavia, saranno comunque da reperirsi nel mondo biofisico e nelle sue leggi naturali.
In questa prospettiva positivistica, non esiste alcuna reale contrapposizione tra l'Io e l'Es, o anche tra i diversi punti di vista metapsicologici (strutturale, topico, economico e dinamico). In effetti, tutte queste funzioni o punti di vista sono riferibili alla funzione naturale dell'adattamento, in generale (intesa in senso evoluzionistico, oppure omeostatico) e, pertanto, il loro studio dovrà essere conforme al metodo naturalistico.
In particolare, com'è ben noto, nella metapsicologia freudiana, i punti di vista topico, strutturale e dinamico sono strettamente subordinati al punto di vista economico, cioè al fondamento fisiobiologico considerato da Freud come il substrato quantitativo dei fenomeni psichici (e dei loro caratteri qualitativi) e come il presupposto per la fondazione della psicoanalisi sul terreno della scienza naturale.

Nella sua teoria del narcisismo, invece, Freud ha introdotto una concezione dell'Io riflessivo che non soltanto è incompatibile con la teoria degli istinti e dell'Io della metapsicologia psicoanalitica tradizionale, ma richiede anche una rinnovata concettualizzazione, perché i principi metodologici inerenti all'esperienza riflessiva non possono più fondarsi sul naturalismo, ma devono conformarsi al dialettismo.
In realtà, nella teoria del narcisismo, i problemi relativi all'Io riflessivo (come il "Soggetto", il "Sé", così come anche l'"Oggetto", in quanto termine dialettico di antitesi e di integrazione per il "Soggetto" ed il "Sé") non possono essere ignorati, così come accade nella teoria naturalistica della metapsicologia.
In una teoria del narcisismo, l'Io non può essere concepito come una sovrastruttura secondaria dell'Es, delle pulsioni o degli istinti, ma deve essere postulato come una realtà primaria, anzi, ancor più, come il termine fondamentale di riferimento per ogni altro fattore psicologico.
Perciò, un tale Io è la condizione aprioristica per concepire ogni genere di obbiettivazione, inclusa l'auto-obbiettivazione.

Di conseguenza, il narcisismo postula una relazione dell'Io con gli oggetti, in funzione dello stesso Io.
Tutto ciò sovverte la concezione metapsicologica tradizionale che presenta l'Io come fosse esso stesso un oggetto naturale, escludendo ogni autentica soggettività.
Nella posizione narcisistica il soggetto, come Io riflessivo, ama se stesso, contempla se stesso, ammira se stesso, avverte se stesso come ultimo fine e il più alto valore della propria vita, considera se stesso come l'unico essere reale e totale.
L'atteggiamento riflessivo caratterizza il narcisismo tanto nel sentimento quanto nella conoscenza del mondo, sia soggettivo che obbiettivo: per il soggetto narcisistico, l'oggetto primario è il soggetto stesso (Me Stesso) e l'identificazione dell'oggetto con Me Stesso (empatia) è la condizione per la costruzione cognitiva o affettiva di ogni reale obbiettivazione.

Pertanto, la teoria del narcisismo introduce una crisi nella dottrina della libido e degli istinti.
Infatti, in una teoria metapsicologica basata sugli istinti e la libido, l'obbiettivo psicopatologico sarà lo scarico delle energie libidiche o l'esecuzione meccanica di un programma di comportamento per l'adattamento all'ambiente.
In entrambi questi casi, il problema di una reale conoscenza degli oggetti è privo di significato, perché essi sono assunti soltanto come un'occasione strumentale per alleviare uno stato di tensione, o come la fase conclusiva di un comportamento programmato di adattamento.
In una simile prospettiva naturalistica, la posizione del Sé riflessivo non è affatto richiesta, perché l'Io sarà teorizzato come una pura struttura automatizzata, la cui funzione è soltanto quella di agevolare il processo di scarico delle tensioni o i comportamenti previamente programmati di un sistema biologico.

Nella dottrina freudiana, una reale concezione del Sé come soggettività riflessiva e relazione d'oggetto (cioè rapporto dialettico di Io-Sé-Oggetto) può aver luogo soltanto nel quadro della teoria del narcisismo.
Dovrebbe essere evidente, peraltro, che un modello dell'Io (sia secondo la teoria positivistica della metapsicologia, sia secondo la teoria dialettica del narcisismo, non può essere ricavata dall'esperienza empirica e clinica. All'opposto, l'opzione epistemologica tra l'uno e l'altro di questi modelli teoretici è la premessa aprioristica necessaria per definire il metodo di interpretazione delle osservazioni cliniche.
Pertanto, il problema per lo psicoanalista clinico è di decidere se il modello metapsicologico dell'Io può essere considerato pienamente rispondente per una comprensione esauriente del processo analitico, oppure se una tale comprensione non sia conseguibile senza una teoria del Sé, come Io riflessivo.
In particolare, non dovrebbe essere ignorato che un simile dilemma comporta obbligatoriamente una scelta metodologica, perché la teoria del narcisismo trova il suo fondamento nel metodo dialettico, che non è in alcun modo compatibile con una concettualizzazione positivistica, come quella adottata da Freud per la sua metapsicologia.

2) La teoria narcisistica del Sé ed il problema della sua fondazione dialettica

Si deve sottolineare che né la teoria degli istinti, né la teoria strutturale dell'Io, così come è stata elaborata da Freud, nelle diverse fasi della sua ricerca ("Gli istinti e i loro destini", 1915; "L'Io e l'Es", 1922), nel quadro della "metapsicologia", è in grado di garantire un'appropriata concettualizzazione dell'Io reale, dell'Oggetto reale e della loro reciproca correlazione.
In realtà, nella sua teoria degli istinti e dell'Io come struttura metapsicologica, Freud ha concepito l'Io e gli oggetti in funzione della concezione energetica naturalistica della libido e delle sue leggi economiche.
Perciò, in una simile prospettiva economica, l'Oggetto e l'Io sono gli strumenti di un equilibrio naturale regolato secondo il principio omeostatico (W.B.Cannon), le leggi della costanza (T.Fechner), ecc.

All'opposto, in una teoria del narcisismo, una concezione naturalistica dell'Io è del tutto improponibile: in realtà, nel narcisismo l'Io è soprattutto un'esperienza autoriflessiva, dove Io sono soggetto e oggetto di Me Stesso.
Di conseguenza, il principio della soggettività assume nel narcisismo una posizione dominante, così che, in relazione a tale principio, tutti gli altri termini (come oggetto, istinti, libido, ecc.) devono essere considerati subordinati.
Nel narcisismo il soggetto, come Io assoluto, elegge se stesso come valore supremo e come oggetto primario sul quale si polarizzano tutti i suoi interessi, tendenze, pulsioni, energie (libido), ecc.

Perciò, la teoria del narcisismo comporta una concezione personalizzata dell'Io.
Com'è noto, nel quadro di una teoria funzionalistica, l'Io sarà concepito come un'agenzia della funzione biologica dell'adattamento (cioè una struttura biologica costituita in funzione dell'adattamento dell'organismo al mondo esterno).
In una prospettiva narcisistica, invece, tutti gli altri termini psicologici e psico-biologici (pulsioni, istinti, libido e lo stesso mondo esterno) dovranno essere subordinati al principio del soggetto come assoluta esperienza interiore dell'Io.
In realtà, in questa teoria del narcisismo, la stessa libido, che è concepita nella metapsicologia come un'energia biologica naturale, è identificata da Freud con l'Io originario, ovvero considerata come originariamente dipendente dall'Io, come libido dell'Io.

Freud, peraltro, non si rese conto che la libido dell'Io è la libido del soggetto riflessivo (sentimento di Me Stesso), che non può essere teorizzato secondo una modalità naturalistica, anche nella sua relazione con gli oggetti.
Questo equivoco epistemologico è alla base della contrapposizione naturalistica introdotta da Freud tra la libido dell'Io e la libido oggettuale: in tal modo, Freud, contrariamente ad ogni evidenza, stabilì che nell'amore un importo di libido verrebbe trasferita dall'Io sull'oggetto, così che l'Io verrebbe a trovarsi pericolosamente indebolito, a tutto vantaggio dell'oggetto, che potrebbe prendere il sopravvento su di lui.
In realtà Freud, anche riguardo al tema del narcisismo, non ha mai abbandonato la sua teoria energetica della libido, nonostante si debba rilevare che l'interesse o l'amore per l'oggetto non è equiparabile ad un dispendio di energia, ma deve essere considerato come un ampliamento dialettico dello stesso sentimento dell'Io (sentimento di Me Stesso).
In una teoria del narcisismo, non si può mai ignorare il presupposto che ogni obbiettivazione è un'autobbiettivazione: il sentimento di Me Stesso è la condizione per la costituzione di ogni oggetto reale ed il sentimento di realtà (libido oggettuale) è in funzione del sentimento di Me Stesso (come libido soggettiva).
Se la libido sarà originariamente attribuita all'Io, essa dovrà essere identificata con il Soggetto come sentimento di Me Stesso; in caso contrario, la teoria della libido come energia naturale oggettuale sarà incompatibile con il Sé reale (Me Stesso).

In tempi più recenti, è stato sottolineato che una teoria coerente del Sé non è compatibile con la metapsicologia freudiana originaria.
In particolare, M.N.Eagle (1984) ha rilevato che, mentre taluni autori (come M.S.Mahler e O.Kernberg) hanno cercato di trovare un compromesso tra la teoria metapsicologica della libido oggettuale (e delle pulsioni) e la teoria del Sé (e delle sue relazioni oggettuali), altri ricercatori (come H.Kohut e W.R.D.Fairbairn) hanno invece sostituito la prima teoria con la seconda.
Tuttavia, Eagle non ha riconosciuto la reale origine epistemologica di una tale contrapposizione teoretica.
Infatti, una coerente metapsicologia degli istinti e della libido è basata su un metodo naturalistico, dal quale anche l'Io e il Sé sono concepiti come oggetti empirici e non come esperienza soggettiva interiore.
Al contrario, una teoria del Sé, come Io riflessivo e soggettività interiore, postula un metodo dialettico che porta a concepire anche la libido, le pulsioni, gli oggetti, la natura, ecc., come termini antitetici e contrastanti rispetto al sentimento dell'Io (Me Stesso), in quanto realtà narcisistica primaria del soggetto.

Il significato epistemologico di una tale contraddizione non è, peraltro, generalmente riconosciuto nella letteratura psicoanalitica, fatta eccezione per R.Waelder.
Di conseguenza, da un punto di vista teoretico, gli esponenti della psicologia dell'Io e del Sé non hanno potuto conseguire significativi progressi rispetto all'originale contraddizione freudiana tra la teoria metapsicologica e la teoria del narcisismo e del Sé.
In effetti, non è possibile ignorare che la contraddizione teoretica freudiana pulsioni-narcisismo può essere risolta solo in una prospettiva epistemologica, che conduce ad una teoria dialettica del Sé (come Me Stesso).
Inoltre, è necessario prendere atto che anche il significato di concetti come "istinti", "pulsioni", "libido", "oggetti", "natura", "adattamento", ecc. non può essere il medesimo quando si passi dal metodo naturalistico al metodo dialettico.
Noi possiamo valutare adeguatamente una tale differenza attraverso l'impiego della Tavola Epistemologica Universale (TEU) e delle sue categorie fondamentali.
Nella sua formulazione autentica, una concettualizzazione naturalistica corrisponde alla categoria del riduzionismo strutturalistico (v. Tav. I, sez. 1°).
In questa categoria, ogni riferimento alla soggettività interiore (Io, Sé, ecc.) è escluso a priori.
Termini come "Io", "Sé", "Soggetto", "Personalità", anche quando vengano citati in un simile contesto naturalistico, non possono essere presentati nella loro autenticità, perché si riferiscono in ogni caso a programmi automatici per l'organizzazione di processi e di fatti naturali.
A tale riguardo, non si dovrebbe ignorare che, secondo il metodo naturalistico, ogni situazione problematica (e, conseguentemente, ogni conflittualità) è aprioristicamente esclusa dal mondo fisico, perché i fatti naturali sono immancabilmente governati da leggi matematiche universali (leggi naturali).
Pertanto, la contingenza, la casualità, la problematicità, il conflitto, quando siano percepite nel mondo naturale, non sono da riferirsi, in effetti, alla natura stessa, ma alla defettività dei nostri poteri conoscitivi (contingentia est ignorantia causarum).
Di conseguenza, la problematicità non può essere teorizzata in termini ontologici (come pertinente all'essere naturale), bensì soltanto gnoseologicamente (come inerente ai limiti del nostro intelletto, che si domanda, riflessivamente, in qual modo potrà adeguarsi all'essere naturale).
In realtà, così come non possono esservi problemi in natura, non potrebbe neppure concepirsi coerentemente alcun conflitto in una prospettiva naturalistica, dal momento che tutto ciò che accade in natura risulterà sempre conforme alle leggi universali e necessarie che la governano.

3) La psicologia di "Me Stesso" come dialettica dei sentimenti e delle relazioni oggettuali, in contrapposizione con la metapsicologia delle pulsioni e degli "affetti".

Anche in una concettualizzazione funzionalistica basata su principi biologico-naturalistici, termini come "conflitto", "aggressività", ecc. possono essere usati soltanto come formulazioni metaforiche provvisorie, auspicando di poter quanto prima conoscere le leggi naturali oggettive che rappresentano il fondamento reale di questi fenomeni. (14)
Freud ha ripetutamente avvertito che gli stessi termini di "istinto" e di "libido" devono essere considerati come concetti mitici, che saranno aboliti non appena la scienza naturale avrà scoperto la loro composizione fisico-chimica. (15)

Pertanto, la teoria funzionalistica di H.Hartmann, che attribuisce all'Io una "zona libera da conflitti" è metodologicamente incoerente sotto un profilo epistemologico.
In effetti, secondo H.Hartmann, una serie di funzioni dell'Io di ordine prestazionale (come percezione, memoria, conoscenza intellettiva, linguaggio, ecc.) dovrebbe essere considerata come relativamente indipendente dagli istinti e, conseguentemente, dai "conflitti" ad essi collegati.
Qui, però, H.Hartman non sembra rendersi conto che se le funzioni e le istanze psichiche (siano esse di ordine "cognitivo" o "istintuale"), sono concettualizzate in termini naturalistici, esse non comporteranno, in nessun caso, una connotazione problematica o conflittuale, in quanto dovranno essere inquadrate nelle leggi matematiche della natura.
Quando, invece, si vogliano concepire le stesse istanze o funzioni psichiche (noetiche e percettive, volitive e pulsionali, sensibili e affettive, ecc.) secondo una prospettiva che faccia riferimento all'Io riflessivo e alla sua dialettica, allora le stesse attività noetiche (o "cognitive") assumeranno un irriducibile carattere problematico e conflittuale.
In effetti, soltanto qualora di considerino le attività cognitive non già come determinazioni conoscitive dell'Io riflessivo, bensì come semplici funzioni prestazionali, dipendenti dalle strutture neurobiologiche dell'organismo fisico e dalla funzione generale dell'adattamento, esse potranno essere ridotte a puri automatismi operativi e comportamentali, dai quali sarà esclusa ogni traccia dell'autentico Io riflessivo e, quindi, di ogni problematicità e conflittualità.
Viceversa, qualora sia riconosciuto nella sua autenticità riflessiva, l'Io reale non potrà mai essere concepito come un'"area libera da conflitti": in effetti, l'Io, come interiorità soggettiva, riflessiva, non solo è intrinsecamente conflittuale (in quanto rapporto aprioristico e contraddittorio di soggetto-oggetto, interiorità-esteriorità, Io-non Io, ecc.), ma è anche la condizione epistemologica fondamentale per la teorizzazione di ogni possibile processo conflittuale reale (e non semplicemente metaforico).

In realtà, come già si è visto, gli stessi istinti e pulsioni, quando siano coerentemente teorizzati conformemente al metodo naturalistico, non sono affatto intrinsecamente conflittuali, perché dovranno essere riducibili a quanti di energia fisico-chimica, dipendenti da leggi naturali costanti.
Viceversa, gli istinti risulteranno conflittuali quando saranno riferiti all'esperienza interiore dell'Io riflessivo, dal quale saranno vissuti in contrasto con i suoi valori razionali, etici, ideali, estetici, sociali, ecc. (16)
Questo conflitto, tuttavia, dovrà essere in ogni caso teorizzato dialetticamente, come un contrasto tra antitetiche identificazioni dello stesso Io (Me Stesso). In questo contesto, anche le cosiddette pulsioni e libido corrispondono allo stesso Io, in quanto identificato con il sentimento del piacere, in contrapposizione con altre identificazioni antitetiche (di ordine razionale, etico, sociale, utilitaristico, estetico, ecc.), pertinenti allo stesso Io (cioè a Me Stesso).
Una metodologia dialettica sarà consapevole del fatto che un'identificazione positiva del soggetto con i sentimenti del piacere e dell'aggressività (pulsione libidica e pulsione distruttiva) condurrà ad un'idealizzazione di questi sentimenti come spontaneità e originaria potenza del mio Io (Me Stesso), mentre le idee etiche e razionali saranno percepite come precetti costrittivi che ostacolano la forza vitale di Me Stesso.
All'opposto, un'identificazione positiva con i valori razionali ed etici comporterà un deprezzamento dei sentimenti vitali, che verranno percepiti come forze cieche e caotiche, che minacciano di sopraffare il mio autocontrollo e di offuscare la luce del mio intelletto.

Noi possiamo verificare come, in una concezione dialettica del narcisismo e dell'Io, il sentimento del Sé non può essere realmente separato dal problema del rapporto soggetto-oggetto e dai conflitti interiori connessi con tale rapporto.
Non è possibile ignorare che, mentre in una teoria funzionalistica (metapsicologica) della libido gli istinti rappresentano una realtà primaria che condiziona la struttura secondaria dell'Io, in una teoria dialettica della libido come Sé narcisistico, invece, l'esperienza interiore riflessiva del soggetto, con le sue costitutive contraddizioni dei sentimenti, deve essere considerata come l'originaria realtà dell'Io, in quanto mia realtà.
Pertanto, in una concettualizzazione dialettica, la relazione di oggetto è postulata in funzione della mia autoalienazione o della mia autointegrazione
In primo luogo, infatti, l'oggetto, in quanto alienazione di Me Stesso, è un'esperienza di tensione e di lacerazione del soggetto che, in tal modo, percepisce l'angoscia della negazione del suo essere originario, cioè del suo sentimento narcisistico di identità, piacere e onnipotenza.
In secondo luogo, tuttavia, l'oggetto, in quanto percepito come possibilità di integrazione e di accettazione, sarà amato dal soggetto come parte essenziale di se stesso; in caso contrario, quando sia percepito come un limite e una minaccia per l'integrazione del mio essere interiore, l'oggetto sarà odiato da Me Stesso come possibilità del mio annichilimento, così che il mio sentimento di aggressività si rivolgerà contro di lui (negazione della negazione: Aufhebung).
In una prospettiva dialettica, l'angoscia, l'amore e l'aggressività sono inerenti all'Io riflessivo (Me Stesso) come mia possibilità di alienazione dell'oggetto e di integrazione con esso.

Un'autentica teoria dei sentimenti è possibile soltanto nell'ambito di una concettualizzazione dialettica, cioè una concezione della relazione oggettuale come condizione per la realizzazione o l'annichilimento del soggetto che, pertanto, avverte l'oggetto come esperienza tanto positiva, quanto negativa.
Il tipo di esperienza che Freud, seguendo E.Bleuler, denomina come "ambivalenza" non è affatto specificamente pertinente alla particolare condizione della schizofrenia, ma corrisponde all'originaria relazione dialettica di soggetto-oggetto.
L'oggetto è una condizione di contrasto per il soggetto che lo avverte come ansia, limite, tensione, dolore, ma è anche il presupposto dell'autocoscienza, dell'autodifferenziazione dell'autointegrazione e dello sviluppo del soggetto.
Perciò, l'autocoscienza è, in primo luogo, la coscienza, da parte del soggetto, del proprio limite; in secondo luogo, è la coscienza della sua possibilità di un metodico superamento di tale limite; in terzo luogo, è la coscienza dell'integrazione metodica con l'oggetto, cioè il suo superamento dell'oggetto come limite dell'Io e identificazione dell'Io (Me Stesso) con l'oggetto stesso, in quanto oggetto d'amore che corrisponde alla forma del piacere riflessivo e del sentimento di sicurezza.
In tal senso, ansia, aggressività, amore, sono i sentimenti corrispondenti a questi tre fondamentali momenti dell'autocoscienza e del suo sviluppo.

Pertanto, in una prospettiva dialettica, noi dobbiamo tenere presente che ogni sentimento fondamentale può essere concepito appropriatamente soltanto nell'ambito della relazione dialettica tra il soggetto riflessivo interiore e l'oggetto, come termine di integrazione problematica del soggetto stesso.
Poiché l'integrazione del soggetto con l'oggetto (natura, corpo, alterità, e persino la stessa esperienza soggettiva) è originariamente problematica, l'angoscia è uno dei miei sentimenti fondamentali.
Anche l'aggressività è un sentimento fondamentale, poiché il soggetto lotta senza tregua al fine di apprestare i metodi più efficaci per garantirsi un sicuro controllo ed una stabile integrazione con l'oggetto.
Allo stesso modo l'amore dovrà essere considerato come un sentimento fondamentale, cioè una costitutiva esigenza di integrazione e di identificazione di Me Stesso con l'oggetto e l'alterità

4) La psicologia di Me Stesso come teoria dialettica della personalità e del linguaggio.

Si deve tener presente che i sentimenti fondamentali sono atteggiamenti di Me Stesso, così che la loro articolazione dialettica corrisponde alla dialettica di Me Stesso e delle mie correlazioni con l'oggetto e con l'alterità.
In questo contesto, i sentimenti fondamentali sono sempre esperienze riflessive del mio Io, in funzione dei differenti atteggiamenti assunti da Me Stesso nella mia relazione con l'oggettualità, l'alterità e la mia stessa identità.
Allo stesso modo, il metodo dialettico deriva dall'Io riflessivo (Me Stesso) tutti gli altri sentimenti fondamentali (come gioia e tristezza, sicurezza e insicurezza, competizione e cooperazione, egocentrismo e partecipazione, accettazione e rifiuto, risentimento e gratitudine, invidia e devozione, possessività e solidarietà, disprezzo e ammirazione, autostima ed autodeprezzamento, ecc.).
Perciò, gli atteggiamenti del sentimento pertinenti a Me Stesso corrispondono a un mondo di valori (e di disvalori), cioè ad un sistema di principi di valutazione da cui dipendono il senso della mia vita, la norma del mio comportamento, la strutturazione del mio carattere, lo sviluppo della mia personalità.

Come si può vedere, in una psicologia dialettica di Me Stesso, sentimenti e stati affettivi sono teorizzati secondo una metodologia totalmente antitetica rispetto a quella naturalistica, qual è quella attinente alla psicologia delle pulsioni istintuali, tipica della metapsicologia freudiana.
In effetti, nella metapsicologia freudiana non esistono sentimenti che possano dipendere da Me Stesso e dal mio sviluppo dialettico, ma soltanto "emozioni" ed "affetti" derivanti dalle due fondamentali pulsioni istintuali della "libido" e della "destrudo", da cui l'Io è "vissuto", "posseduto", "costretto", "spinto" ("noi siamo vissuti da forze sconosciute e incontrollabili") (17) e da cui dipendono i suoi destini.
Perciò, solo in una psicologia dialettica di Me Stesso, come Io riflessivo e sentimento fondamentale di Me Stesso, è possibile formulare un'autentica teoria della personalità come soggetto che sia al tempo stesso unitario ed autodifferenziato.

All'opposto, in una psicologia degli "affetti" come "rappresentanze" delle pulsioni istintuali, non vi è alcuna possibilità di uno sviluppo della personalità unitario e differenziato, perché né alcuna reale spontaneità, né alcuna effettiva autonomia possono essere attribuite all'Io, al Sé, alla Personalità, che sono concepiti come "contenitori vuoti", o come strutture empiriche dove ha luogo ed opera la realtà caotica e frammentata degli istinti e dello loro rappresentanze "affettive".
Nella prospettiva naturalistica della metapsicologia freudiana, gli istinti, la libido e persino l'Io e la personalità sono concepiti come forze e automatismi operativi con cui l'Io riflessivo non ha più la possibilità di identificare Se Stesso.

Nella psicologia dialettica di Me Stesso, al contrario, il fondamento reale della personalità non è rappresentato da forze aliene (come istinti e pulsioni biologiche) o da strutture spersonalizzate (come meccanismi di difesa o automatismi di adattamento), ma dal soggetto interiore riflessivo che aspira all'integrazione personalizzata della propria esperienza.
Questa aspirazione del soggetto reale alla propria integrazione e personalizzazione può essere compresa e concettualizzata dal ricercatore non attraverso modalità metodologiche di ordine empiristico e/o naturalistico, ma soltanto tramite una continua riflessione sulla propria stessa interiorità (Me Stesso).
In una teoria dialettica dell'Io ("Sé", "Me Stesso", "Soggetto", "Personalità", ecc.), il ricercatore deve assumere la forma riflessiva del proprio stesso io come modello della propria concettualizzazione e della propria osservazione empirica.
Questo atteggiamento di ricerca non è una semplice introspezione, ma è la condizione metodica di ogni possibile introspezione e relazione interpersonale, di ordine sia empatico che intellettivo.
La teoria dialettica della personalità e della relazione interpersonale è basata sul principio che la forma riflessiva di Me Stesso (come ricercatore) è anche la forma metodica dell'esperienza dell'altro (come altro soggetto e Sé riflessivo).
Pertanto, noi dobbiamo presupporre che il sentimento di Sé si svilupperà nell'alterità (cioè in tutti gli altri Soggetti) secondo le stesse forme e gli stessi momenti dialettici che io posso riconoscere nella dialettica della mia stessa esperienza interiore.

Se noi ci riproponiamo di svolgere le nostre ricerche in merito ai particolari sentimenti di amore, gioia, piacere, ansia, tristezza, rabbia, disperazione, ecc. di un singolo individuo, noi, come ricercatori, dovremo comunque presupporre in quel dato individuo un'esperienza riflessiva, nella quale l'amore, la gioia, il piacere, la sicurezza, l'ansia, la tristezza, la collera, la disperazione, devono trovare la loro origine come sentimenti fondamentali, nell'ambito della relazione dialettica originaria di soggetto-oggetto.
In questo contesto dialettico, le esperienze alienate del soggetto, come emozioni e affetti, istinti e pulsioni, non possono essere considerate come una realtà primaria (così come accade nelle teorie empiriche e naturalistiche), ma soltanto come il risultato secondario di un'involuzione del processo dialettico di formazione della personalità.
Questo presupposto, che attribuisce all'alterità la stessa forma riflessiva di Me Stesso ed i sentimenti fondamentali ad essa correlati, è la condizione aprioristica della comprensione interpersonale, come linguaggio, dialogo, comunicazione dialettica.
Noi possiamo comprendere le esperienze di un altro individuo, nella loro peculiarità empirica, solo in funzione della categoria universale del Sé (Me Stesso) e dei cuoi sentimenti fondamentali, come si esprimono nel linguaggio e nella comunicazione dialogica.

Nel linguaggio, la comunicazione interpersonale è possibile in quanto, in primo luogo, io assumo la mia esteriorità oggettuale (il mio corpo) simbolicamente, come espressione della mia interiorità soggettiva, cioè come dialetticamente corrispondente a Me Stesso ed ai miei sentimenti fondamentali; in secondo luogo, io considero questa stessa corrispondenza dialettica come pertinente anche all'interiorità soggettiva dell'altro.
In una prospettiva dialettica, il corpo è percepito come una figura espressiva, cioè come un oggetto esterno che si traduce in soggettività interiore, dalla quale riceve il proprio significato.
In tale dimensione dialettica, che ha come punto di riferimento l'interiorità soggettiva, il corpo assume un significato espressivo, ben diverso dal significato che gli è pertinente quando lo riferiamo all'esteriorità naturale biologica, che lo riconduce alle leggi della specie e alle categorie del determinismo causale.
In tal senso, il linguaggio è un processo dialettico perché, nella sua attuazione, il significato acquisito dall'oggetto (il corpo, il segno, la parola) non risiede nella sua oggettualità fisica (o nella sua sensorialità acustica o visiva), ma nei valori simbolici che il soggetto assegna all'oggetto (corpo, segno, parola), in funzione dei concetti e dei sentimenti che egli esprime. (18)

5. La psicologia dialettica di Me Stesso come superamento della contraddizione epistemologica tra teoria e prassi nella psicoanalisi contemporanea.

Perciò, una psicologia dialettica di Me Stesso ci consente di conseguire una teoria della personalità e del linguaggio sulla quale può anche trovare la sua fondazione una comprensione sistematica del trattamento psicoanalitico come processo dialogico.
Com'è noto, la crisi epistemologica della psicoanalisi contemporanea dipende principalmente dal fatto che la tipologia dialettica e dialogica della relazione analitica interpersonale non può essere interpretata in funzione della metapsicologia, in quanto fondata sulla teoria naturalistica delle pulsioni istintuali e sulla concezione funzionalistico-strutturale dell'Io.
Pertanto, nella psicoanalisi contemporanea noi possiamo riconoscere una contraddizione radicale tra la teoria tradizionale della metapsicologia naturalistica ed una prassi fondata sulla comprensione dialogica che postula una teoria dialettica del linguaggio e della personalità.
Questa inadeguatezza della teoria psicoanalitica tradizionale e della sua concettualizzazione naturalistica per l'interpretazione dell'esperienza clinica e terapeutica può essere superata sostituendo la metapsicologia tradizionale con la psicologia dialettica del Sé riflessivo in quanto Me Stesso.



Note

(1) Vedi anche Giacomini G.G. (2000/b).
(2) Mach E. (1911); Quine W.V.O. (1951).
(3) Jaspers K. (1959), pp.
(4) Freud S. (1922), p. 517; (1932), p. 190.
(5) Freud S. (1938), p. 644.
(6) Freud S. (1914), p. 463.
(7) Freud S. (1914), p. ivi.
(8) Freud S. (1914), pp. 463-64.
(9) Freud S. (1914), p. 464.
(10) Freud S. (1932), p. 171.
(11) Freud S. (1915), pp. 52-53.
(12) Federn P. (1929).
(13) Waelder R. (1936).
(14) Giacomini G.G. (1989).
(15) Freud S. (1920), p. 245.
(16) Waelder R. (1936).
(17) Freud S. (1922), p. 486.
(18) Giacomini G.G. (1980), (1987), (1991), (2000).


Sommario

Nella letteratura psicologica e psicoanalitica, il punto di vista dialettico è quasi completamente ignorato. Questa deve essere considerata la principale ragione della confusione concettuale e dell'ambiguità terminologica in psicologia e in psicoanalisi, in relazione alle definizioni di tematiche fondamentali come Io, Sé, Me Stesso, Soggettività, ecc.
In una prospettiva epistemologica, la Tavola Epistemologica Universale (TEU) ci consente di impostare un'analisi critica sistematica dei termini usati nella letteratura psicologica e psicoanalitica in relazione ai temi dell' Io, Sé, Me Stesso, Soggettività, ecc.
E' necessario sottolineare che l'introduzione di termini e di concetti come "Io", "Sé", "Me Stesso", "Soggettività", in un contesto naturalistico o empirico, é epistemologicamente incoerente, poiché questa posizioni teoretiche sono fondate su metodologie riduzionistiche, che escludono aprioristicamente ogni esperienza riflessiva interiore.
In particolare, un'approfondita concezione dell'Io riflessivo (Me Stesso) come esperienza soggettiva interiore é necessaria nella teoria e nella prassi clinica della psicoanalisi, in riferimento ai temi del narcisismo, dell'autostima, dei sentimenti di colpa, della personalità, del linguaggio, delle relazioni oggettuali e interpersonali, ecc.
Una teoria sistematica della personalità e dell'analisi terapeutica è possibile soltanto in una prospettiva metodologica dialettica fondata sul principio dell'Io riflessivo (Me Stesso).


Gli argomenti trattati nel presente saggio sono proposti per una discussione interdisciplinare.
Saranno graditi tutti gli interventi finalizzati al loro approfondimento critico.

I contributi potranno essere inviati al seguente indirizzo elettronico: giacomin@libero.it.


Summary

In psychological and psychoanalytic literature, the dialectical point of view is almost totally ignored. This is the main reason of conceptual confusion and terminological ambiguity in defining fundamental issues as "I" "Ego", "Self", "Myself", "Subjectivity" in psychology and psychoanalysis.
In an epistemological perspective, the Universal Epistemological Table (UET) allows us to set a systematical critical analysis of concepts and terms used in psychological and psychoanalytic literature in relation to "I", "Self", "Myself", "Subjectivity", etc.
It should be stressed that using terms and concepts as "I" "Ego", "Self", "Myself", "Subjectivity" in a naturalistic or an empirical perspective is epistemologically incoherent, as these theoretical positions are founded on reductionistic methods that aprioristically exclude any intimate reflective experience (Self).
In particular, a proper dialectical conception of the reflective "I" (Myself) as intimate subjective experience is required in psychoanalysis, both in theory and in clinical praxis, in relation to issues as narcissism, Self esteem, guilt feeling, personality, language, objectual and interpersonal relation, etc.
A systematical theory of the personality and therapeutic analysis is possible only in a dialectical methodological perspective explicitally assuming the principle of the reflective "I" (Myself).


The contents of this paper are proposed for an interdisciplinary discussion.
All remarks and critical contributions will be welcome.


Please send your notes to: e-mail: giacomin@libero.it
Internet: http://digilander.iol.it/istpsico

Bibliografia

1.
ANDREUCCI F.
(1984)
L'opera di W.R.Bion: uno statuto epistemologico per la dottrina psicoanalitica?, in: "Psicoterapia Professionale", A.I, n, 1, La Nuova Scienza, Genova, 1984, pp. 93-110.

2.
ARLOW J.A., BRENNER C.
(1964)
Psychoanalytic Concepts and the Structural Theory, Inter. Univ. Press, New York, 1964.

3.
BION W.R.
(1965)
Apprendere dall'esperienza, trad. it., Armando, Roma, 1979.

4.
BLANCK G. e R.
(1974)
Teoria e pratica della psicologia dell'Io, trad. it., Boringhieri, Torino, 1978

5.
BLUM H.
(1999)
Ego Psychology and Contemporary Structural Theory, International Journal of Psychoanalysis, The IPA Newsletter, Vol. VIII, iss. 1, 1999.

6.
EAGLE M.N.
(1984)
La psicoanalisi contemporanea, trad. it., Laterza, Bari, 1993.

7.
FAIRBAIN R.D.
1952)
Studi psicologici sulla personalità, trad. it., Boringhieri, Torino, 1977.

8.
FEDERN P.
(1929)
Psicosi e psicologia dell'Io, trad. it., Boringhieri, Torino, 1976.

9.
FEIGL H.
(1959)
Philosophical Embarassment of Psychology, in: "The American Psychologist",
n. 14, 1959.

10.
FENICHEL O.
(1941)
Problemi di tecnica psicoanalitica, trad. it., Boringhieri, Torino, 1974.

11.
FENICHEL O.
(1945)
Psychoanalitic Theory of Neurosis (with an Introduction and Epilogue
by L. Rangell), 50° Anniversary Edition, Norton, New York, 1995.

12.
FREUD S.
(1914)
Introduzione al narcisismo, trad. it. in: "Opere" (1886-1938), Vol VII , Boringhieri, Torino, 1975.

13.
FREUD S.
(1915/a)
Pulsioni e loro destini, trad. it. in: "Opere" (1886-1938), Vol VIII, Boringhieri, Torino, 1976.

14.
FREUD S.
(1915/b)
L'inconscio, trad. it. in: "Opere" (1886-1938), Vol VIII, Boringhieri, Torino, 1976.

15.
FREUD S.
(1920)
Al di là del principio del piacere,trad. it. in "Opere, (1886-1938), IX, Boringhieri, Torino, 1977.

16.
FREUD S.
(1922)
L'Io e l'Es, trad. it. in:"Opere", (1886-1938), Vol IX, Boringhieri, Torino, 1977.

17.
FREUD S.
(1932)
Scomposizione della personalità psichica, in "Opere", (1886-1938), Vol. XI, trad. it., Boringhieri, Torino,

18.
FREUD S.
(1938)
Compendio di psicoanalisi, in "Opere, (1886-1938), Vol. XI, trad. it., Boringhieri, Torino,

19.
GENTILE G.
(1940-42)
Sistema di logica come teoria del conoscere, Sansoni, Firenze, 1940-42 (2 voll.)

20.
GIACOMINI G.G.
(1961)
Sul concetto di istinto nella psicoanalisi freudiana, in "Neuropsichiatria",
A. XVIII, Fasc. 4, 1961.

21.
GIACOMINI G.G.
(1969)
I fondamenti teoretici della psicologia contemporanea. Saggio di psicologia critica.
I: Il problema della psicologia come scienza: dal naturalismo al criticismo. Sabatelli, Savona, 1969.

22.
GIACOMINI G.G.
(1980)
Psicologia sistematica e metodo dialettico. Lezioni propedeutiche per una epistemologia della psicologia, La Nuova Scienza, Genova, 1980.

23.
GIACOMINI G.G.
(1984/a)
La psicoterapia analitica e la sua fondazione logica, in: "Psicoterapia Professionale", A. 1, n. 1-2, La Nuova Scienza, Genova, 1984, pp. 35-45.

24.
GIACOMINI G.G.
(1984/b)
Psicoanalisi freudiana e analisi epistemologica, in: "Psicoterapia Professionale", A.I, n. 1-2, La Nuova Scienza, Genova, 1984, pp. 47-91.

25.
GIACOMINI G.G.
(1984/c)
Il problema epistemologico della psicoterapia sistematica: il metodo dialettico e la sua fondazione dialettica, in "Quaderni dell'Istituto per le Scienze Psicologiche e la Psicoterapia Sistematica di Genova", La Nuova Scienza, Genova, 1984.

26.
GIACOMINI G.G.
(1987)
Teoria della personalità e metodo dialettico in psicologia, , in: "Psicoterapia Professionale", A.IV, n. 1-2, La Nuova Scienza, Genova, 1987, pp. 29-44.

27.
GIACOMINI G.G.
(1989)
Nel 50° anniversario della morte di Freud, Il nodo epistemologico della psicoanalisi freudiana: il riduzionismo naturalistico e il rapporto tra clinica e metapsicologia, in: "Psicoterapia Professionale", A.IV, n. 1-2, La Nuova Scienza, Genova, 1989, pp. 65-105.

28.
GIACOMINI G.G.
(1991)
Il problema epistemologico della psicologia come teoria della personalità: la logica dell'Io e il suo fondamento dialettico, in "Acta del VI Congreso Nacional de Filosofia", Sociedad Argentina de Filosofia, Cordoba, 1991.

29.
GIACOMINI G.G.
(1994)
Psiche, inconscio, coscienza, in: "Psicoterapia Professionale", A. IX-XI, n. 1-2,
La Nuova Scienza, Genova, 1994, pp. 94-122.

30.
GIACOMINI G.G.
(2001/a)
La dialettica attualistica come logica dell'Io e teoria della personalità, in: "Psicoterapia Professionale", A.XII-XVIII, n. 1-2, La Nuova Scienza, Genova, 2001, pp. 131-160.

31.
GIACOMINI G.G.
(2001/b)
Tavola Epistemologica Universale, in: "Psicoterapia Professionale", A.A. XII-XIX, n. 1-2, La Nuova Scienza, Genova, 2001, pp. 53-122.

32.
GRÜNBAUM A.
(1980)
Epistemological Liabilities of the Clinical Appraisal of Psychoanalytic Theory, in: "Noûs", 14, 1980, pp. 307-385.

33.
HARTMANN H.
(1958)
Psicologia dell'Io e problema dell'adattamento, trad. it., Boringhieri, Torino, 1966.

34.
HOLT R.R.
(1985)
The Current Status of Psychoanalytic Theory, in: "Psychoanalytic Psychology", 2 (4), 1985, pp. 289-315.

35.
JACOBSON E.
(1964)
Il Sé ed il mondo oggettuale, trad. it., Martinelli, Firenze, 1974.

36.
JASPERS K.
(1959)
Psicopatologia generale, trad. it., Il Pensiero Scientifico, Roma, 1964.

37.
JONES E.
(1953)
Vita e opere di Freud, trad. it., Il Saggiatore, Milano, 1962

38.
JUNG C.G.
(1946)
La psicologia del transfert, trad. it., Il Saggiatore, Milano 1962.

39.
KERNBERG O.
(1976)
Teoria della relazione oggettuale e clinica psicoanalitica, trad. it., Boringhieri, Torino, 1980.

40.
KLEIN G.
(1976)
Psychoanalytic Theory: An Exploration of Essentials, Inter. Univ. Press,
New York, 1976.

41.
KOHUT H.
(1971)
Narcisismo e analisi del Sè, trad. it., Boringhieri, Torino, 1976.

42.
LACAN J.
(1966)
Scritti, trad. it., Einaudi, Torino, 1974.

43.
MACH E.
(1911)
L'analisi delle sensazioni e il rapporto tra fisico e psichico, trad. it., Feltrinelli, Milano, 1975.

44.
MAHLER M., BERGMAN A., PINE F.
(1975)
La nascita psicologica del bambino, trad. it., Bringhieri, Torino, 1978.
45.
PIAGET J.
(1968)
Lo strutturalismo, trad. it., Il Saggiatore, Milano, 1969.

46.
QUINE W.V.O.
(1)
Due dogmi dell'empirismo, trad. it. in "Neoempirismo", UTET, Torino, 1969.

47.
RAPAPORT D.
(1960)
Struttura della teoria psicoanalitica, trad. it., Boringhieri, Torino, 1975.

48.
REICH W.
(1933)
Analisi del carattere, trad. it., Sugar Co., Milano, 1973.

49.
RUDA O.J.
(1973)
I fondamenti teoretici della psicologia contemporanea di G.G.Giacomini, in:
"Arte Stampa", A. XXIII, n. 3-4, Sabatelli, Savona, 1973.

50.
RUDA O.J.
(1974)
Il problema epistemologico nella psicologia nordamericana del nostro tempo:
la concezione di B.F.Skinner, "Quaderni dell'Istituto per le Scienze Psicologiche e la Psicoterapia Sistematica di Genova", Sabatelli, Savona, 1974, 10 pp.

51.
RUDA O.J.
(1994)
Teoria e prassi del behaviorismo radicale, in: "Psicoterapia Professionale", La Nuova Scienza, Genova, Parte I: A. V, n. 1-2, 1998, pp. 43-55; A.VI, n. 1-2, 1989, pp. 47-64; Parte II: A. IX-XI, n. 1-2, 1994, pp. 77-93.

52.
STERBA R.
(1934)
The Fate of the Ego in Analytic Therapy, Int. J. of Psycho-Analysis, Vol. XV, 1934. pp.117 -26.

53.
STOLOROW R.D., ATWOOD G.E.
(1992)
I contesti dell'essere, trad. it., Boringhieri, Torino, 1995.

54.
WAELDER R.
(1936)
Il principio della funzione multipla, trad. it., in :"Psicoterapia e scienze umane", A. XXIV, n. 1, 1990, pagg. 107-123.

PM --> HOME PAGE ITALIANA --> ARGOMENTI ED AREE --> NOVITÁ --> EPISTEMOLOGIA