PM --> HOME PAGE ITALIANA --> ARGOMENTI ED AREE --> NOVITÁ --> DISAGIO FAMILIARE


PSYCHOMEDIA
Telematic Review
Sezione: RELAZIONE GRUPPO<=>INDIVIDUO
Area: Disagio familiare,
Separazioni e Affido dei Minori


Mediazione e Sindrome di Alienazione Genitoriale
Considerazioni per un modello di intervento

Anita Vestal



Pubblicazione originale: Anita Vestal, "Mediation and Parental Alienation Syndrome - Considerations for an Intervention Model", Family and Conciliation Courts Review, Vol. 37, No. 4, October, 1999 © 1999 by SAGE Publications.


Sommario

Premessa
Sinossi
Premessa
La mediazione delle controversie per l'affidamento dei figli nel contesto storico
La PAS e le dispute per l'affidamento
Aspetti di qualificazione del mediatore in casi di PAS
Aspetti etici del mediatore in casi di PAS
Quando, la mediazione, è inadatta ai casi di affidamento?
Un modello di mediazione per famiglie con sospetta PAS
La necessità di valutazione della salute mentale
La necessità di una rapida e chiara azione giudiziale
Lo squilibrio dei poteri a favore del genitore schierato
Affrontare le manipolazioni, gli inganni e la mancanza di cooperazione
Raccomandazioni peri mediatori PAS
Bibliografia
Nota dell'autrice


Premessa

Dichiarazione richiesta dal detentore del copyright
Anita Vestal, Family and Conciliation Courts Review, Voi. 37, No. 4, October, 1999, p. 487-503 © 1999 by SAGE Publications.
Reprinted by Permission of SAGE Publications, 2455 Teller Road, Thousand Oaks, C A 91320.
website: http://www. sagepub. com

Autore
Anita Vestal

Titolo originale
Mediation and Parental Alienation Syndrome - Considerations foran Intervention Model

Origine
Family and Conciliation Courts Review, Voi. 37, No. 4, October, 1999, p. 487-503.

Traduzione di:
Guido Parodi dal documento in formato HTML: http://www.deltabravo.net/custodv/pas-vestal.htm © SPARC. 1999. Ali Rights Reserved.


Sinossi

Sindrome di Alienazione Genitoriale (PAS): una definizione coniata, nella metà degli anni '80, per riferirsi ad un disturbo per il quale, il bambino, si ritrova a considerare uno dei genitori come "tutto positivo" e l'altro come "tutto negativo".
Nelle dispute per la separazione o il divorzio, parole ed atti (consci o inconsci) del genitore affidatario provocano un allineamento del bambino a questo genitore nel rifiuto del genitore non affidatario.
Gli ambiti di competenza del mediatore, comprendono le capacità di riconoscimento della presenza di PAS e la conoscenza di appropriati piani di intervento correttivo che consentano al bambino di recuperare la sua relazione con il genitore non affidatario.

Premessa

Un'area in crescita nella domanda di servizi di competenza del mediatore familiare è rappresentata dal campo minato delle controversie per l'affidamento dei figli.
E' indubitabile che separazioni e divorzi, con l'esigenza di definire l'affidamento dei figli alla luce del superiore interesse dei minori ed in assenza di chiare e concrete linee guida a supporto della decisione di favorire l'affidamento alla madre oppure al padre, finiscano per sommergere le scrivanie dei giudici con il loro carico di fascicoli.
Molti esperti in diritto di famiglia, sia del campo legale che della salute mentale, hanno osservato una crescita nell'uso di tattiche di inganno e manipolazione da parte della coppia in fase di separazione/divorzio.
Questo articolo prende in esame la Sindrome di Alienazione Genitoriale (PAS); una complessa manifestazione di abuso mentale ed emotivo originata dal conflitto genitoriale per l'affidamento dei figli. Nell'articolo saranno inoltre fornite raccomandazioni per un modello di intervento, che potrebbe essere utilizzato dai mediatori familiari per dare un rapido ed efficiente aiuto alle famiglie in sofferenza a causa della PAS.


La mediazione delle controversie per l'affidamento dei figli nel contesto storico

L'esplosione del tasso di divorzio nei due passati decenni, in concomitanza con le grandi riforme giudiziarie avviate a partire dagli anni 70, hanno portato a molte e significative modificazioni nel modo in cui i Tribunali trattano i casi relativi al diritto di famiglia.
Le leggi in tema di divorzio e affidamento sono state ampiamente riviste dai vari stati, facendo così emergere, e rendendo rilevanti, alternative al conflitto in giudizio. La mediazione è divenuta un'opzione frequentemente utilizzata e, in molti stati, essa è stata resa obbligatoria per le coppie in fase di divorzio.
I sistemi giudiziari della California, del Minnesota e del Wisconsin furono i primi a sperimentare l'idea di "corte di conciliazione", nella quale i genitori sono incoraggiati a trovare una autonoma soluzione ai loro conflitti per il divorzio e l'affidamento. Nei due passati decenni, molti stati hanno reso obbligatoria la mediazione in caso di contenzioso sull'affidamento.
Un'attività di ricerca ha dato supporto alla mediazione come intervento positivo nelle controversie per l'affidamento. Studi su casi di affidamento in molte grandi aree urbane, indicano che oltre la metà (dal 50% al 90%) dei casi vengono composti attraverso percorsi di mediazione [Atkinson (1996)]. Un'ampia valutatone empirica sui servizi di mediazione in tre programmi "orientati dal tribunale", mostra un livello generalmente alto di soddisfazione degli utenti secondo i ricercatori [Pearson & Thoennes (1986)]. Sia il "Denver Mediation Project", dei primi anni '80, che uno studio condotto a Toronto, mostrano come la mediazione abbia successo nel tenere le famiglie in fase di divorzio lontane dai tribunali.
Lo studio di Toronto, ha messo a confronto coppie che hanno mediato le istanze sull'affidamento e coppie che hanno seguito il percorso giudiziale. Solamente il 10% delle coppie che hanno utilizzato la mediazione è ritornata in Tribunale entro due anni per problematiche legate all'affidamento o alle visite, mentre la percentuale di coppie che hanno seguito il percorso giudiziale, e sono quindi ritornate in Tribunale entro i due anni, è stata del 26% [Herman (1990)]. Questi studi su coppie in fase di divorzio non si sono focalizzati esclusivamente su situazioni "altamente conflittuali".
Herman (1990) mette in discussione l'adeguatezza della mediazione in alcuni dei casi di disputa per l'affidamento. Egli afferma che non risulta documentata l'assunzione che un percorso di mediazione possa limitare l'amarezza, la delusione, e la rabbia nelle coppie in fase di divorzio, per guidarle verso la cooperazione, la comprensione, la tolleranza. "Anche un mediatore molto abile ed esperto può non riuscire a controbilanciare differenze troppo marcate nelle capacità di ragionamento e gestione del potere che spesso esistono fra i coniugi" [Herman (1990) -p. 56].
L'obbligo di mediazione nelle dispute per l'affidamento è stato talvolta apertamente criticato. Caro! Bruch, docente di diritto di famiglia all'Università della California di Davis(1), ha pubblicamente dichiarato, in un'audizione preventiva sulla nuova legislazione dello stato di New York, il suo timore che i bambini non siano rappresentati al meglio nel processo di mediazione, e che le donne si trovino spesso in netto svantaggio. Ella osserva che non esistono evidenze di ricerca a supporto dell'affermazione che i bambini di genitori che compongono le istanze sull'affidamento attraverso la mediazione abbiano un maggior beneficio, rispetto a bambini di genitori che ottengono una sentenza in giudizio. Inoltre, Carol Bruch, riferendosi alla sua esperienza personale con avvocati in diritto di famiglia e mediatori, ritiene di poter affermare che al marito, ed al suo punto di vista, viene accordato maggior rispetto che alla moglie ed al punto di vista di quest'ultima [Herman (1990)].
Pareri così discordanti, sui prò e contro del processo di mediazione nelle dispute per l'affidamento dei figli, evidenziano la necessità di ulteriori ricerche.


La PAS e le dispute per l'affidamento

Nel capitolo precedente è stato esaminato il contesto storico della mediazione applicata alle dispute sull'affidamento dei figli, e sono state presentate alcune risultanze di ricerche, sia a favore che contro l'idoneità della mediazione nei casi di affidamento.
Alcuni temono che la mediazione potrebbe non essere a vantaggio di ciascuna delle parti coinvolte, nella stessa misura ed in tutti i casi di affidamento conteso. "Nella maggior parte dei casi di divorzio con presenza di ostilità e conflitto fra genitori, esiste un certo grado di lavaggio del cervello e programmazione (del bambino)", affermano Clawar & Rivlin (1991, 9). Il lavaggio del cervello e la programmazione del bambino possono essere relativamente lievi, ma possono anche raggiungere livelli di reale gravita e possono essere messi in atto a livello conscio o inconscio dal genitore (o dai genitori). La denigrazione di un genitore, conscia o inconscia che sia, nei confronti dell'altro genitore coinvolto nella separazione porta spesso all'insorgere della PAS.
L'acronimo PAS si riferisce alla Sindrome di Alienazione Genitoriale; un disturbo nel quale, i bambini, si ritrovano a considerare uno dei genitori come "tutto positivo" e l'altro come "tutto negativo". Il genitore "cattivo" è odiato, denigrato e diffamato, mentre il genitore "buono" è amato e idealizzato. Un altro "marchio distintivo" della PAS è dato dalle false accuse di violenza e abuso sul bambino, che vengono lanciate quando un genitore è intenzionato ad espellere l'altro genitore (Carper, et al. 1995). Nei casi di sospetta PAS, è necessaria la conferma diagnostica di un esperto di salute mentale prima che si possa indirizzare la famiglia alla mediazione.
Lo psicologo forense Richard Gardner ha coniato il termine RAS nella metà degli anni '80. Tuttavia, il fenomeno era descritto in un precedente lavoro di Wallerstein & Kelly (1980), nel quale veniva caratterizzato un "allineamento ad un genitore" come "modalità relazionale specifica del divorzio, nella quale un genitore ed uno o più figli si alleano e si scagliano all'attacco dell'altro genitore" (p. 77).
Nella Sindrome di Alienazione Genitoriale, un genitore che in precedenza aveva una buona relazione con il bambino diviene oggetto di odio e disprezzo da parte del bambino stesso, a causa del lavaggio del cervello (conscio o inconscio) da parte dell'altro genitore. Gardner (1992) afferma che una percentuale fra l'80% ed il 90% di tutti i casi di affidamento presentano una qualche forma di RAS, con sintomatologia fra lieve, moderata e grave. Questa affermazione non è stata supportata da ricerche, e molti esperti della materia hanno la sensazione che si tratti di una esagerazione delle proporzioni del problema. Gardner, comunque, include casi che egli stesso considera relativamente lievi; casi molto lievi che sono destinati a migliorare non appena venga presa una decisione sull'affidamento, secondo Gardner.
Quello che preoccupa mediatori e "court officials(2)" è che essi potrebbero avere difficoltà nel riconoscere la RAS; potrebbero così facilmente formarsi la convinzione che il "genitore rifiutato" sia veramente un genitore inadeguato e meriti il rifiuto espresso dal bambino mentre, nella realtà dei fatti, i ricercatori ci hanno dimostrato che è vero l'opposto.
Le manifestazioni espresse dai bambini RAS comprendono otto elementi sintomatici descritti da Gardner (1992): vedi Tabella 1 a pag. 10.

Tratto della PAS Descrizione del comportamento
Campagna di denigrazione II bambino è ossessionato dal suo odio per uno del genitori. La denigrazione da parte del bambino assume spesso le caratteristiche di una litania.
Razionai izzazion i deboli, superficiali o assurde per giustificare il biasimo Il bambino offre giustificazioni Irrazionali, spesso ridicole, per il suo rifiuto di vicinanza al genitore odiato.
Mancanza di ambivalenza Qualunque relazione umana, comprese quelle fra genitori e figli, sono ambivalenti. Nella PAS, i bambini non presentano una combinazione di sentimenti positivi e negativi: il genitore odiato è "tutto negativo"; quello amato è "tutto positivo".
II fenomeno del pensatore indipendente Molti bambini affermano orgogliosamente che la decisione di rifiutare l'altro genitore è solamente farina del loro sacco, negando qualunque contributo proveniente dal genitore affidatario.
Appoggio automatico(3) al genitore alienante nel conflitto genitoriale Generalmente, il bambino accetta come valide al 100% le accuse che il genitore amato rivolge al genitore odiato, anche dopo aver avuto prova che il genitore amato stava mentendo.
Assenza di senso di colpa Il bambino mostra totale disinteresse e disprezzo per i sentimenti del genitore odiato.
Presenza di scenari presi a prestito La qualità degli scenari descritti dal bambino appare come prodotta da prove teatrali; il bambino PAS spesso usa un tipo di linguaggio o frasi non comunemente utilizzati dai bambini.
Estensione dell'ostilità alla famiglia allargata del genitore odiato Il bambino rifiuta la rete di parenti che, in precedenza, erano soliti fornirgli numerose ed importanti gratificazioni psicologiche.

Tabella 1 - Caratteristiche proprie dei bambini affetti da Sindrome di Alienazione Genitoriale (PAS)

Walsh & Bone (1997) si riferiscono ai due genitori come "genitore alienante" e "genitore bersaglio"(4). Johnston & Roseby (1997) utilizzano un'altra terminologia; "genitore schierato" e "genitore rifiutato".
Tipicamente, il genitore schierato redige una sorta di "ordine del giorno" per la rivolta del bambino contro l'altro genitore. Le motivazioni possono comprendere la vendetta, l'attribuzione di colpa, la paura di perdere il bambino od il proprio ruolo di genitore affidatario, oppure il desiderio di avere il controllo o il possesso del bambino. Il genitore schierato può essere geloso dell'altro genitore, oppure può avere bramosia di maggior potere ed autorità da spendere negli accordi per la ripartizione delle proprietà fra i coniugi, per il mantenimento dei figli e per gli alimenti. Può anche essere che il genitore schierato sia portatore di sofferenze, originate da vissuti di abbandono, alienazione, abuso fisico o sessuale o, addirittura, perdita di identità [Walsh & Bone (1997)]. Queste motivazioni conducono il genitore schierato (lei, o lui) a programmare il bambino come negazione dell'amore per, o addirittura dell'esistenza del, genitore bersaglio.
Johnston & Roseby (1997) dipingono un ritratto più indulgente del genitore schierato, descrivendolo come persona che si sente rifiutata, afflitta e spaventata dall'idea di rimanere sola a seguito di un divorzio non voluto. "Come conseguenza, queste persone vulnerabili possono sviluppare uno stato di angoscia acuta o cronica ... ed orientare verso i propri figli i loro bisogni di accudimento e aggregazione(5), così come ad alleati contro il mondo e come conforto per le ferite inflitte alla loro auto-stima" (p. 198).
II genitore schierato (lei o lui) può proiettare tutto il sentimento di colpa sul coniuge, e vedere in quest'ultimo un genitore incapace. Un genitore schierato di questo tipo di si autolegittima come genitore retto e giusto; obbligato, costretto a proteggere i figli dall'altro genitore.
Il genitore rifiutato diviene così vittima di false accuse, e può sentirsi frustrato e sconcertato dalle modificazioni comportamentali del bambino. Anche se le accuse si basano su distorsioni così grossolane da rendere palese il loro carattere strumentale, sia il bambino che il genitore schierato appaiono credervi fermamente [Walsh & Bone (1997)].
La maggior parte dei ricercatori sulla PAS, ha descritto il genitore rifiutato come vittima passiva del furore vendicativo espresso dall'altro genitore. Johnston & Roseby (1997) si discostano da questo punto di vista, per caratterizzare il genitore rifiutato come "spesso assai inadeguato e non empatico verso i propri ragazzi" (p. 199). Basandosi sulle loro osservazioni, essi sostengono che il genitore rifiutato può contribuire al permanere dell'alienazione attraverso una combinazione di ostilità riflessa ed assillante persecuzione del bambino, con telefonate, lettere ed "apparizioni" in occasione di attività del bambino stesso.
L'affermare che il genitore rifiutato non dovrebbe ricercare la relazione con il proprio figlio, sarebbe in contraddizione con le conclusioni tratte da Clawar & Rivlin (1991) nel loro studio su 700 casi di PAS, svolto nell'arco di 12 anni. Essi concludono che la perdita di contatto fra genitore rifiutato e bambino può prolungare l'alienazione. Più a lungo permane una situazione di contatti radi o nuli! fra genitore e bambino, più difficoltoso sarà l'impatto per superare questa stessa situazione.
Nei loro studi su 16 casi di PAS, Dunne & Hedrick (1994) hanno riscontrato che PAS non è necessariamente sinonimo di caratteristiche disfunzionali del genitore rifiutato, o della relazione fra bambino e genitore rifiutato. Essi argomentano, invece, che la PAS appare essere attribuibile a patologia del genitore schierato, ed alla relazione malsana fra genitore schierato e bambino. Tutti i genitori schierati presi in considerazione nel loro studio presentavano intensi sentimenti di disforia, che addebitavano all'ex-coniuge. Inoltre, questi stessi genitori schierati sperimentavano in prevalenza profonde ferite narcisistiche. Clawar & Rivlin (1991) hanno stabilito che il lavaggio del cervello e la programmazione [dei figli da parte del genitore schierato] subiscono un'intensificazione in funzione diretta di quanto il genitore rifiutato ha successo nella sua vita dopo la separazione (successo economico, nuove e gratificanti relazioni, ecc.).
Il bambino è la vittima che subisce il danno più grave dalla PAS. Nei suoi studi sul concetto di sé in figli di divorziati, Stoner-Moskowitz (1998) conclude che, quando la relazione col genitore rifiutato viene bruscamente interrotta, lo sviluppo emotivo del bambino si arresta. La programmazione da parte del genitore schierato crea confusione nel bambino, come risultato dell'interiorizzazione di credenze e percezioni distorte. In un vasto ed approfondito studio longitudinale(6), si è visto che il 40% dei bambini sviluppa sentimenti di auto-avversione e di colpa, per essere stati usati come alleati nella guerra contro il genitore rifiutato [Clawar & Rivlin (1991)]. Spesso, l'unità familiare si lacera a causa di divergenze estreme nel modo di esprimere la genitorialità e, forse, anche per trascorsi di conflittualità fra i genitori: il bambino, con la sua ira ed il suo comportamento provocatorio, maschera un commovente, ardente desiderio di genitore rifiutato - "II bambino vuole essere salvato dal suo intollerabile dilemma" [Johnston & Roseby (1997, 199)].


Aspetti di qualificazione del mediatore in casi di PAS

Quando questo genere di casi viene inviato alla mediazione coatta per ordine del tribunale, gli scenari che essi presentano possono apparire, come minimo, ingarbugliati al mediatore che dovrebbe ristabilire un minimo d'ordine. I bambini ed il genitore schierato appariranno avere un legame molto stretto ed affettuoso, mentre l'altro genitore (inconsapevole) verrà accusato di una lunga serie di comportamenti orripilanti: spesso, gli scenari comprendono accuse discretamente credibili, anche se false e strumentali, di abuso sui minori [Gardner (1992)].
Ci sono vari aspetti della competenza del mediatore che occorre esaminare. Il primo è la capacità di riconoscere la PAS, che già in sé rappresenta un serio dilemma per mediatori non addestrati in procedure diagnostiche nel campo della salute mentale. Il secondo aspetto, riguarda la prosecuzione del processo di mediazione quando la PAS sia sospettata, riconosciuta o diagnosticata: se, e in che termini, proseguire? Gli aspetti di formazione, addestramento e competenza del mediatore entrano ovviamente in gioco quando si tratta di stabilire linee di condotta per far fronte alle tattiche di falsificazione e manipolazione messe in atto da un genitore che ha avuto successo nella programmazione dei propri figli. Il mediatore necessita di addestramento per comprendere e riconoscere le ragioni sottese dal rifiuto di un genitore, e riuscire così a promuovere la relazione fra il bambino e l'altro genitore. Alcune delle ragioni possono essere: un genitore vendicativo che vuole punire o pareggiare i conti con il coniuge che "ha lasciato" (lui o lei); un genitore narcisista che individua nell'affidamento a sé un mezzo di auto-rivalutazione di fronte al mondo, dopo il fallimento del matrimonio; un genitore che teme la solitudine e ricerca il controllo sui figli per paura di perderli, oppure che necessita del loro supporto emotivo [Warshack(1992)].
Quando le coppie in fase di divorzio si rivolgono alla mediazione, si potrebbe assumere che i coniugi siano determinati a cooperare per trovare un accordo nel miglior interesse di tutti. Può accadere che le famiglie PAS non giungano volontariamente alla mediazione ma, piuttosto, siano obbligate ad intraprendere un processo di mediazione come prescrizione mandatoria o su ordine del tribunale. Sfortunatamente, se uno dei genitori è irragionevole e non cooperante, l'intero processo di mediazione può facilmente essere sabotato Turkat (1994).
E' necessario fornire al mediatore una formazione adeguata, che lo addestri a riconoscere le famiglie PAS e a rapportarsi ad esse; tuttavia, ad oggi, non ci sono ricerche che possano indicare che i mediatori familiari sono formati sulla PAS. Un minuzioso riesame della letteratura, effettuato per la stesura di questo articolo, ha mostrato che non è riferito alcun processo di formazione in questo senso, al momento in cui questo articolo è stato scritto. Questo, nonostante molte ricerche richiamino la necessità di formare tutti coloro che intervengono sulle famiglie, per poter agire efficacemente di fronte alle tattiche di lavaggio del cervello, programmazione ed alienazione messe in atto da genitori separati [Cartwright (1993; Clawar & Rivlin (1991); Dunne & Hedrick (1994); Gardner (1992); Hysjulien, Wood & Benjamin (1994); Lund (1995); Turkat (1994); Walsh & Bone (1997)]. Nel loro riesame dei metodi per la valutazione degli affidamenti, usati nelle cause e nelle procedure di risoluzione alternativa delle dispute, Hysjulien, Wood & Benjamin (1994, 485), concludono segnalando la mancanza di modelli di addestramento adatti alla formazione di valutatoli competenti e ad istruire avvocati ed operatori giudiziali sui problemi legati alla valutazione degli affidamenti.


Aspetti etici del mediatore in casi di PAS

E' ben documentato, nella letteratura sulla mediazione, che molte persone percepiscono il successo del processo di mediazione quando, da esso, sia scaturito un accordo [Umbreit (1995)].
Questo indice di successo della mediazione, unito alla crescente tendenza dei tribunali, di favorire l'affidamento legale congiunto, potrebbe portare un mediatore non informato sulla PAS ad un esito involontariamente negativo, nel tentativo di stimolare un accordo proprio per l'affidamento congiunto. L'affidamento congiunto o condiviso richiede normalmente un grado molto alto di cooperazione fra i genitori. Un genitore inflessibile, che stimola il bambino a non avere rapporti e a non aver niente a che fare con l'altro genitore, potrebbe non essere capace di cooperare adeguatamente. La ricerca, mostra che il miglior indicatore predittivo per un buon adattamento del bambino al divorzio dei genitori è il basso livello di conflittualità genitoriale [Regehr (1994)]. Sfortunatamente, l'affidamento congiunto nei casi di Sindrome di Alienazione Genitoriale può far salire il livello di conflittualità fra i genitori, peggiorando la situazione per il bambino. Sono definiti diversi livelli di severità della RAS che, nel grado grave, può presentare dinamiche così venefiche che la relazione del bambino con entrambi i genitori potrebbe non essere possibile, con grave pregiudizio del miglior interesse del minore [Dunne & Hedrick (1994)].
I mediatori e gli altri professionisti che lavorano con il "popolo dei divorzianti", devono essere a conoscenza dei sintomi di PAS e delle difficoltà che presentano questi casi. La trascuratezza nell'individuare tempestivamente la PAS, e nell'intervenire nei primissimi stadi del disturbo, può portare ad una situazione in cui viene dato supporto professionale al genitore schierato, forzando così, nel bambino, uno stato di maggior necessità di mantenere o rafforzare le accuse rivolte al genitore rifiutato [Dunne & Hedrick (1994)].
Saposnek (1998), raccomanda che il mediatore in casi di PAS determini innanzitutto la gravita dell'alienazione, classificando il bambino in un continuum fra le seguenti modalità di attaccamento/allineamento:

1. Uguale attaccamento;
2. Affinità con un genitore;
3. Allineamento con un genitore;
4. Alienato da un genitore.

II continuum (Figura 1 a pagina 13) è estratto da documentazione formativa sviluppata da
Joan B. Kelly per seminar! sulla Sindrome di Alienazione Genitoriale.
Nel caso di bambini patologicamente alienati è necessario un approccio terapeutico intensivo, senza il quale qualunque sforzo di mediazione sarà verosimilmente destinato al fallimento [Saposnek (1998)].
Gardner (1992) suggerisce la necessità di comprendere quali interventi terapeutici siano necessari per trattare la PAS ed alleviarne i sintomi, prima ancora che si possa pensare di stabilire un qualunque accordo sull'affidamento e sul diritto di visita che possa avere successo. Il grado di PAS deve essere valutato dal punto di vista di quanto, il processo di programmazione, influenza ed ha influenzato il bambino e non sulla base dei tentativi di programmazione messi in atto dal genitore schierato [Gardner (1998)].

Figura 1-11 continuum attaccamento/alienazione(7)

Un altro dei maggiori dilemmi etici per il mediatore neutrale, riguarda il come affrontare la disonestà, gli inganni ed il rifiuto a cooperare del genitore schierato. Questo tipo di genitore può essere molto abile nel convincere il mediatore della sua sincerità, e creare così una polarizzazione che potrebbe rivolgersi a danno del genitore rifiutato e dei bambini.
Qualunque genere di accordo ottenuto senza un intervento di salute mentale familiare, potrebbe provocare solamente il perpetuarsi della PAS. Nei loro studi su oltre 700 casi di bambini sottoposti a lavaggio del cervello e/o programmazione da parte di un genitore per instillare odio verso l'altro, Clawar & Rivlin (1991) concludono che la maggior parte dei genitori che sottopongono ad estensivo lavaggio del cervello o programmazione i loro figli sono "candidati inadeguati per interventi rieducativi o di counselling. Questi genitori sono estremamente 'accusatori!' verso gli altri e non si prendono alcuna responsabilità per i danni provocati dalla loro influenza sui propri figli" (p. 153).
Come conseguenza di ciò, i mediatori sono chiamati a risolvere vari dilemmi etici.
Anche se sappiamo che i mediatori si sforzano di mantenere imparzialità e neutralià, molti professionisti sono convinti che sia impossibile ottenere la completa imparzialità, neutralità o assenza di polarizzazione lavorando con persone [Taylor (1997). Regehr (1994) evidenzia che la polarizzazione del mediatore appare essere di grande impatto sulle decisioni prese dai genitori. Quindi, il mediatore deve mettersi faccia a faccia con alcune difficili domande:
• Cosa veramente credo? Ad un genitore apparentemente capace e sincero che ha l'amore del
bambino, o ad un genitore che è stato rifiutato dal bambino per alcune ragioni molto
convincenti?
• Cosa posso fare per intervenire sull'evidente sbilanciamento di potere che favorisce il genitore
schierato? Dopotutto, il genitore schierato ha il bambino, bambino e genitore schierato hanno
un legame e sono vicini l'uno all'altro; quindi il tribunale potrebbe favorire la permanenza del
bambino in quella casa quando non vi fosse cognizione della PAS, il che è un caso frequente.
• Come posso costruire fiducia con una parte dedita all'inganno ed alla manipolazione?
Walsh & Bone (1997) ammoniscono: "Non commettete errori in questi casi; gli individui PAS mentono e mentiranno sempre. Tralasciano di riferire .... dettagli importanti o manipolano i fatti in un modo tale da creare un'impressione completamente falsa" (p. 94).
Uno studio sulle caratteristiche dei bambini che rifiutano le visite post-divorzio, ha rivelato che il genitore affidatario di questi bambini spesso è affetto da psicopatologia [Racusin (1994)]. Lo studio della Turkat (1994) sulle interferenze nelle visite, evidenzia il problema della cooperazione "Un genitore affidatario che interferisca continuamente con il diritto di visita.... può dichiarare [al tribunale] che si adeguerà alle richieste del genitore non residente. Immediatamente dopo l'udienza, però, riprenderà ad interferire con il diritto di visita, sapendo che potrebbero trascorrere mesi e mesi prima di essere richiamato ancora di fronte al tribunale" (p. 741).


Quando, la mediazione, è inadatta ai casi di affidamento?

La mediazione è un processo informale, ma strutturato, nel quale una o più terze parti imparziali assistono le parti in disputa nella discussione sul conflitto e nella negoziazione di una soluzione ad esso, che sia orientata dalle necessità e dagli interessi delle parti. Il mediatore non deve imporre una definizione del conflitto e la partecipazione al processo di mediazione è solitamente volontaria [Umbreit (1995, 24)].
Per definizione, la mediazione è un processo su base volontaria, al quale nessuno è costretto a partecipare o a raggiungere un accordo. Una rilevante eccezione alla partecipazione volontaria è la mediazione su base mandatoria prevista dal sistema giudiziale di molti stati. Ci si domanda se non sia incongruente l'esigere che parti indisponibili prendano parte ad un processo che si definisce cooperativo, interattivo e partecipativo. In una disamina della letteratura esistente sulla mediazione, si è concluso che sono necessari validi metodi empirici per discriminare fra coppie realmente pronte alla mediazione e coppie che non lo sono [Hysjulien, Wood, & Benjamin (1994)].
La mediazione dovrebbe forse essere accantonata nei casi in cui siano presenti sintomi di PAS grave. Cartwright (1993) afferma che la mediazione, anche se spesso è una buona soluzione per altri generi di disputa, tende a non essere efficace nei casi di PAS. Egli asserisce che l'assenza di un provvedimento giudiziale rapido, chiaro, forte è spesso percepita dall'allenatore come conferma ed approvazione del comportamento alienante. Questo, tende a rafforzare il comportamento e rende un pessimo servizio sia al bambino che al genitore rifiutato ".... Il tribunale non deve cadere vittima dello schema dell'allenatore: mantenere una situazione di stallo nel tempo per continuare nel suo programma di denigrazione" (p. 211)
Palmer (1988) arriva anche a ravvisare il dovere dei giudici di prendere una più forte posizione nei riguardi dei genitori schierati che tentano di alienare i figli dall'altro genitore.
Le questioni relative ad abuso e violenza sono comuni nelle dispute per l'affidamento. E' stato argomentato che la mediazione potrebbe non essere appropriata per coppie in cui vi sia stata esperienza di violenza domestica, poiché si potrebbero porre a rischio di continua intimidazione la donna ed i bambini [Hysjulien, Wood, & Benjamin (1994)]. Il processo di mediazione può permettere, ed ha permesso, il mantenimento del controllo al coniuge abusante con l'approvazione del tribunale [Geffner & Pagelow (1990)]. Alcuni stati iniziano a riconoscere il paradosso del concetto di mediazione nelle relazioni abusanti, ed accantonano la mediazione nei casi di presunte violenze domestiche o abuso ai minori [Bruch (1988); Sun & Thomas (1987) - citati in Geffner & Pagelow (1990)].
Anche se la PAS non è stata formalmente associata alla violenza domestica o ai casi di abuso coniugale, gli aspetti di controllo, dominazione e abuso emotivo sono presenti tanto nei casi di PAS e di lavaggio del cervello quanto in altri casi di violenza domestica. PAS e lavaggio del cervello sono forme di abuso sui minori [Clawar & Rivlin (1991); Gardner (1992); Herman (1990); Walsh & Bone (1997)] e, come tali, potrebbero ricadere nelle medesime misure cautelative che, così come in altre tipologie di casi di violenza e abuso, si applicano nei riguardi della mediazione.
Una delle principali strategie che si applicano per tutelare i casi di violenza domestica dalle limitazioni della mediazione, è l'utilizzo di un processo di screening pre-mediazione: tale processo è fortemente raccomandato da molti professionisti della materia per stabilire quali casi possono essere mediati e quali, invece, non risultano adatti alla mediazione [Girdner (1990); Perry (1994); Chance & Gerencser (1996); Pearson (1997); Salem & Milne (1995); Thoennes, Salem & Pearson (1994)]. Un modello simile potrebbe essere adattato ai casi di PAS: i casi di PAS grave potrebbero così ottenere l'immediata attenzione del tribunale, anziché dover attendere l'esito di un processo di mediazione che verosimilmente non risolverà i problemi.


Un modello di mediazione per famiglie con sospetta PAS

Rimane ancora aperta la questione se la mediazione sia, o meno, un'appropriata forma di intervento in casi di PAS.
Pearson & Thoennes (1986) sostengono che la mediazione non può trasformare coppie ostili in coppie cooperanti e rimuovere le cause di futuri conflitti, ma è vista come un intervento "meno dannoso" di quello del tribunale. Murray (1999) concorda: "i bambini coinvolti in situazioni di divorzio altamente conflittuali, possono trarre beneficio dagli effetti potenzialmente devastanti dell'approccio antagonistico" (p. 94).
Lund (1995, p. 315) ritiene sia importante abbassare il livello dello scontro aperto nei casi di PAS, così che il bambino non venga risucchiato nel conflitto genitoriale. Un mediatore può avere successo nell'aiutare un genitore affidatario inflessibile a rispondere responsabilmente a modifiche nel programma delle visite e ad altre situazioni che richiedono interazione cooperativa fra genitori.
Integrando le diverse problematiche sollevate in questo articolo in un modello di mediazione per casi di dispute per l'affidamento con sospetto di PAS, si può affermare che esso deve attivare quattro aree di competenza (Figura 2 a pagina 13).

Figura 2 - Elementi del modello di mediazione nella Sindrome di Alienazione Genitoriale(8)

La prima area di competenza riguarda la necessità di valutatone della salute mentale, sia per la diagnosi delle motivazioni sottese all'alienazione (e del grado di essa), che per la prescrizione di appropriati interventi terapeutici da attuarsi prima che vengano discussi accordi o prese decisioni sull'affidamento e sulle visite.
La seconda area, fornisce al processo di mediazione una base di sicurezza, fondata sull'intervento del tribunale che, con azioni e pronunciamenti rapidi e chiari, può scoraggiare le tattiche dilatorie ed ingannevoli messe in atto dal genitore schierato quando questo fosse necessario.
La terza componente riguarda la necessità di bilanciare il divario di potere, particolarmente avvertito dal genitore rifiutato per il suo isolamento dalla vita e dagli affetti del bambino.
L'ultimo, ed estremamente critico, elemento del modello di mediazione, riguarda le procedure di gestione del comportamento manipolatorio ed ingannatorio esibito dal genitore schierato, così come il meccanismo di monitoraggio continuo del grado di cooperazione rispetto agli ordini del tribunale ed agli accordi via via stabiliti durante il processo di mediazione.
Un ulteriore elemento critico, che deve precedere il vero e proprio processo di mediazione, è la valutatone di quali famiglie PAS sono "mature" per la mediazione stessa e quali non lo sono. E' possibile ipotizzare che la mediazione, in famiglie PAS nel grado lieve o moderato, potrebbe essere efficace per aiutare i genitori in conflitto a raggiungere un certo numero di obiettivi. Tuttavia, le ricerche citate in questo articolo indicano che, nei casi di PAS grave, la negoziazione con il genitore schierato, portatore di importanti psicopatologie, sarebbe vana. Lo screening pre-mediazione, potrebbe essere utilizzato per discriminare i casi di PAS adatti ed inadatti alla mediazione; un tale screening è anche raccomandato da vari professionisti per la mediazione in casi di violenza domestica [Girdner (1990); Perry (1994); Chance & Gerencser (1996); Pearson (1997); Salem & Milne (1995); Thoennes, Salem, & Pearson (1994)].
Vari ricercatori hanno sviluppato e proposto modelli di intervento che possono risultare utili in casi di PAS. In questa pubblicazione si fa riferimento a quattro di questi modelli, dai quali sono stati tratti alcuni elementi selezionati a supporto delle maggiori aree di competenza descritte in precedenza.
I modelli di mediazione cui si fa riferimento sono:

1. Modello dell'Associazione Americana di Mediazione del Divorzio [AAMD - American
Association for Mediated Divorce - Herman (1990)];
2. Processo di Mediazione a Gradi [Stepwise Mediation Process for Psychiatric Family Mediation
and Evaluation - Clinic at thè University of Kentucky Medicai Center - Miller & Veltkamp
(1987)];
3. Sistema Trifasico di Risoluzione delle Dispute per l'Affidamento [Three-phase System of child
custody dispute resolution - proposto da Gardner (1992)];
4. Piano Correttivo, descritto da Michael Walsh - avvocato in diritto di famiglia, mediatore ed
arbitro - & J. Michael Bone - psicoterapeuta e mediatore in diritto di famiglia [Remediai Pian -
Walsh & Bone (1997)].

Nel protocollo AAMD, le coppie sono innanzitutto sottoposte a screening per determinare la loro idoneità alla mediazione, le loro motivazioni e per valutare la mutua capacità di negoziazione fra i componenti. Le coppie che appaiono adatte e determinate ad intraprendere il processo di mediazione firmano un accordo pre-mediazione ed iniziano le sedute. L'AAMD suggerisce la presenza di co-mediatori [Herman (1990, 48)].
L'idea di co-mediatori come rappresentanti dei due sessi, cioè, e complementari fra di loro per ambiti di conoscenza ed esperienza nei campi della salute mentale, delle procedure legali e delle tecniche di mediazione, ben si adatta ai criteri base del modello di mediazione delineato in questo articolo.

La necessità di valutazione della salute mentale
II continuum attaccamento/alienazione (Figura 1 a pag. 13), è un ottimo strumento di misura per valutare la pervasività dell'alienazione del bambino nei confronti del genitore non affidatario.
Fatta questa valutazione, si può iniziare ad mettere in pratica il concetto di mediazione come proposto da Gardner (1992, 313). Gardner raccomanda la formazione dei mediatori, così da garantire che solo personale qualificato prenda parte al processo di mediazione: processo che, nella visione di Gardner, dovrebbe essere condotto da clinici nel campo della salute mentale, designati su ordine del tribunale e che rendano il loro servizio ad un costo commisurato alla situazione economica dei genitori.
E' implicito che un processo di mediazione a gradi [Stepwise Mediation Process] debba essere condotto da professionisti formati in psichiatria dalla Clinica di Psichiatria infantile del Centro Medico dell'Università del Kentucky. Nel processo di mediazione a gradi, si stabilisce, innanzitutto, se è possibile una riappacificazione o una mediazione. Se la mediazione si dimostra impercorribile, si sposta l'attenzione verso una valutazione (psichiatrica) [Miller & Veltkamp (1987)]. Warshack (1992, 221) raccomanda, fra l'altro, che nelle dispute che coinvolgono bambini sia preferibilmente utilizzato un professionista con formazione in psicologia infantile, piuttosto che un mediatore-avvocato, poiché lo psicologo infantile potrebbe meglio valutare i bisogni del bambino. Johnston & Roseby (1997) pongono l'accento sul fatto che i bambini testimoni di violenza familiare potrebbero necessitare di trattamento per sindrome da stress post-traumatico, prima che si possa pensare alla ricostruzione, con successo, di una relazione.
Un buon processo di screening pre-mediazione, orientato ad individuare quei casi che richiedono un intervento preliminare alla mediazione vera e propria, potrebbe rendere meno critici gli aspetti di grande capacità e profonda competenza che sarebbero richiesti a mediatori coinvolti anche nelle procedure di valutazione del bambino.

La necessità di una rapida e chiara azione giudiziale
Palmer (1988) e Walsh & Bone (1997), affermano che il successo degli interventi in casi di PAS richiede il coordinamento del tribunale e di tutti i ruoli e le figure coinvolte negli ambiti legale e della salute mentale.
Nella fase iniziale, lo psicologo nominato dal tribunale identifica i fattori causali e determina:

1. le motivazioni di tutti i membri della famiglia;
2. le funzioni difensive della PAS nell'ambito familiare;
3. le tecniche specifiche utilizzate e le ricorsività presenti.

Al termine della vantazione psicologica, viene fornito il ritorno al tribunale. A questo punto, i genitori possono iniziare un tentativo di negoziazione: se il conflitto permane, il tribunale interviene rapidamente ed esercita la sua autorità [Walsh & Bone (1997)].
Anche Gardner (1992, 315) riconosce la necessità di un intervento del tribunale nel caso di rottura nel processo di mediazione. Nella seconda fase del suo sistema a tre fasi, Gardner propone un panel(9) di arbitrato, composto da due professionisti della salute mentale ed un avvocato, con il potere di raccogliere prove e convocare ed interrogare testimoni, lavorando nell'ambito di strutture del tribunale. Idealmente, la decisione del panel di arbitrato dovrebbe essere tempestiva, chiara ed avere forma di decisione legale vincolante. E' certamente opportuno che gli arbitri riescano ad offrire una soluzione più conveniente rispetto ad una causa in tribunale: anche se Gardner suggerisce la via processuale, questa potrebbe avere costi molto elevati per i genitori o per i contribuenti, a seconda delle circostanze.

Lo squilibrio dei poteri a favore del genitore schierato
Nella PAS, il genitore schierato sembra avere tutto il potere nelle sue mani. I bambini professano il loro amore per lui ed affermano che desiderano vivere con lui. Il tribunale ed i professionisti del sistema legale e della salute mentale possono, almeno inizialmente, essere influenzati dalla preferenza dichiarata dal bambino, in particolare se quest'ultimo è in età un poco più avanzata e dotato di buona eloquenza.
Dopotutto, la PAS non è molto conosciuta e ci sono relativamente poche persone con esperienza sufficiente per diagnosticarla nei primi stadi di sviluppo. Come evidenziato da Walsh & Bone (1997), molti terapeuti scartano la diagnosi di PAS per timore di commettere un errore. Clawar & Rivlin (1991) concordano, affermando anche che molti professionisti, pur sapendo che la PAS esiste, sono indotti a pensare che il diagnosticarla, l'oggettivarla nel quadro diagnostico per decidere quale sia la cosa migliore da fare per i genitori e per il bambino, sia inutile.
Ci si aspetta che la mediazione, nella sua forma più pura, sia un processo neutrale, imparziale e non polarizzato. Tuttavia, ed in uguale misura, studenti e professionisti riconoscono che i mediatori esprimono una loro soggettività e che, questa soggettività, può influenzare le decisioni dei genitori [Regehr (1994); Taylor (1997)]. Per compensare la naturale tendenza a favorire il genitore schierato, i mediatori devono essere ben addestrati nel riconoscere le forzature, le causalità, le motivazioni sottese e le ricorsività più comuni in relazione alle false affermazioni che possono essere usate dai membri della famiglia (bambini compresi).
Gardner (1992, 322), raccomanda che i mediatori abbiano una formazione nelle tematiche di salute mentale e diritto di famiglia, e siano addestrati "al mestiere" della mediazione: egli ritiene anche necessaria una formazione nella valutazione dell'affidamento in situazioni difficili. L'influenza della naturale differenza di genere, può essere affrontata con l'utilizzo di co-mediatori di sesso diverso.
Affrontare le manipolazioni, gli inganni e la mancanza di cooperazione
Nel modello di co-mediazione in team sostenuto dall'AAMD, un avvocato imparziale ed un professionista della salute mentale imparziale incontrano la coppia in fase di divorzio.
Ma, questo modello, comprende anche i processi di screening delle coppie e di definizione di un accordo pre-mediazione, come già descritto in precedenza, che anticipa la mediazione vera e propria.
La coppia comprende così di essere al lavoro per finalizzare un accordo in tre parti:

1. Nella prima parte, si afferma la necessità del coinvolgimento attivo di entrambi i genitori con i
propri figli anche dopo il divorzio, e l'esigenza di mutua cooperazione fra genitori verso questo
obiettivo.
2. Nella seconda parte, entrambi i genitori concordano sulla suddivisione dei doveri genitoriali e
sui modi di cooperazione per dar corso alle decisioni prese.
3. La terza parte, getta le fondamenta per gli accordi economici, e prevede il ricorso a nuovi
momenti di mediazione per eventuali problemi che dovessero insorgere nel futuro [Herman
(1990, 48)].

Alle coppie che non riescono a concordare sulle esigenze di apertura e cooperazione, sarà "risparmiata" l'opzione di mediazione di un accordo.
L'accordo preliminare potrebbe anche riportare un quadro di clausole e norme ulteriori, per specificare quali comportamenti siano inaccettabili; ad esempio: inganno, falsificazione, accuse infondate, ecc.
Se il tribunale è in possesso di una valutazione psicologica che evidenzia la PAS [dal processo di screening], il genitore schierato potrebbe rassegnarsi a riconoscere la convenienza di provare a negoziare, anziché mantenere la situazione in stallo. Un genitore schierato non desideroso o incapace di cooperare, potrebbe infatti perdere l'affidamento fino a quando, lei o lui, divenisse emotivamente pronto a cooperare con l'altro genitore.
Anche se il cambio di affidamento potrebbe sembrare una decisione avventata, è questa l'unica risorsa che vari ricercatori hanno dimostrato utile per recuperare la relazione gravemente compromessa fra bambino e genitore bersaglio, nei casi di Sindrome di Alienazione Genitoriale di grado grave [Gardner (1992); Clawar & Rivlin (1991); Dunne & Hedrick (1994)]. Il tribunale deve emettere rapidamente tutti quei provvedimenti, anche forti, che siano necessari.


Raccomandazioni per i mediatori PAS

Alcuni presupposti impliciti in questo articolo, potrebbero portare il lettore a ritenere che ci si aspetti che il mediatore assuma ruolo molto direttivo nel condurre i genitori a finalizzare una decisione sull'affidamento. Il ruolo del mediatore è quello di favorire l'autodeterminazione, ma accade di frequente che genitori impegnati in una disputa protratta nel tempo siano emotivamente e finanziariamente prosciugati, e pronti a cedere a quasi ogni forma di suggestione appaia "ragionevole".
Per questo, e per le ragioni evidenziate in questo articolo, la mediazione nei casi di grave Sindrome di Alienazione Genitoriale è solitamente inappropriata allo scopo. Una mediazione inconcludente può perpetuare il danno emotivo alla famiglia, ritardando l'avvio degli interventi e dei trattamenti necessari per mitigare il lavaggio del cervello e la programmazione del bambino. Se anche i sintomi di PAS si presentassero con una frequenza dimezzata rispetto a quella stimata da Gardner (1992) - l'80%, cioè, dei casi di disputa per l'affidamento - vi sarebbe comunque l'esigenza, per tutti i mediatori che affrontano casi di affidamento conteso, di possedere una profonda conoscenza delle tematiche conflittuali prevalenti nelle famiglie PAS.
Nel loro studio su 700 casi di bambini programmati e sottoposti a lavaggio del cervello, svolto nell'arco di 12 anni e pubblicato dalla sezione Diritto di Famiglia della American Bar Association(10), Clawar & Rivlin (1991, 163-72) concludono che "II sistema legale di molti stati non è adeguato a proteggere i minori da questa forma di abuso". Essi hanno inoltre stabilito che l'80% dei bambini sottoposti a lavaggio del cervello vogliono che tale pratica venga riconosciuta e fatta cessare, e che esistono spesso sostanziali differenze fra l'opinione espressa dal bambino ed i suoi reali, più intimi desideri, bisogni ed il suo essere.
Nasce così l'esigenza di un modello di intervento, che si adegui alle capacità del genitore schierato di riconoscere le sue tattiche di programmazione (che possono essere inconsce) e di rinunciare ad utilizzarle. Un processo di screening, può permettere di discriminare fra le famiglie adatte alla mediazione e quelle che richiedono interventi di salute mentale prima che le parti possano negoziare.
I co-mediatori devono possedere conoscenze e capacità anche nel campo della salute mentale, devono avere competenze nelle tecniche di valutazione per l'affidamento e familiarità con i concetti e le procedure del sistema legale, devono esprimere capacità di comunicazione e facilitazione che promuovano l'instaurarsi di un clima di fiducia e cooperazione fra le parti in conflitto.
Si vogliono qui raccomandare ulteriori tecniche di sviluppo delle capacità professionali, che aiutino questi professionisti a:

1. Individuare la RAS ed utilizzare le metodiche di oggettivazione del disturbo;
2. Determinare l'estensione del danno psicologico ed emozionale ormai fatto;
3. Stabilire come sviluppare un progetto di intervento correttivo adeguato alla situazione.

Per quanto riguarda l'interrogativo sul fatto che i casi di RAS possano, o meno, essere oggetto di mediazione, Ramona Buck, direttore dei servizi di mediazione del settimo distretto giudiziario del Maryland, afferma:
• La mediazione, nei casi in cui sia presente la Sindrome di Alienazione Genitoriale, è solitamente inappropriata. Da un lato, la mediazione di questi casi può fornire al genitore accusante una base per continuare ad esprimere la sua visione ingiuriosa, causando maggior sofferenza all'altro genitore. In secondo luogo, finché un genitore rappresenta l'altro come personaggio malvagio e crudele, è realmente molto improbabile che si possa giungere ad un accordo. Infine, poiché uno dei genitori risulta, in un certo senso, psicologicamente instabile, ci si trova di fronte ad un problema psicologico di tale portata che, in un genitore, è solitamente indice di inadeguatezza del caso alla mediazione.


Bibliografia

Atkinson, J., and American Bar Association. 1996. Guide to family law. New York: Times Books.
Carper, D. L, N. J. Mietus, T. E. Shoemaker, and B. W. West. 1995. Understanding thè law. Minneapolis, MN: West.
Cartwright, G. F. 1993. Expanding thè parameters of parental alienation syndrome. American Journal of Family Therapy 21:205-15.
Chance, C. B., and A. E. Gerencser. 1996. Screening family mediation for domestic violence. Florida Bar Journal, Aprii, 54-7.
Clawar, S.S., and B. V. Rivlin. 1991. Children held hostage: Dealing with programmed and brainwashed children. Chicago: American Bar Association.
Dunne, J., and M. Hedrick. 1994. The parental alienation syndrome: An analysis of sixteen selected cases. Journal of Divorce and Remarriage 21:21-37.
Gardner, R. A.
• 1992. The parental alienation syndrome. Cresskill, NJ: Creative Therapeutics.
• 1998. Recommendations for dealing with parents who induce a parental alienation syndrome in
their children. Journal of Divorce and Remarriage 28 (3-4), 1-23.
Geffner, R., and M.D. Pagelow. 1990. Mediation and child custody issues in abusive relationships. Behavioral Sciences and thè Law 8:151-9.
Girdner, L. K. 1990. Mediation triage: Screening for spouse abuse in divorce mediation. Mediation Quarterly 7:365-76.
Herman, S. 1990. Parentvs. parent. New York: Pantheon Books.
Hysjulien, C., B. Wood, and G. A. Benjamin. 1994. Child custody evaluations: A review of methods used in litigation and alternate dispute resolution. Family and Conciliation Courts Review 32:466-89.
Johnston, J. R., and V. Roseby. 1997. In thè name of thè child: A developmental approach to understanding and helping children of conflicted and violent divorce. New York: Free Press.
Lund, M. 1995. A therapist's view of parental alienation syndrome. Family and Conciliation Courts Review 33:308-16.
Miller, T. W., and L. J. Veltkamp. 1987. Disputed child custody: Strategies and issues in mediation. Bulletin of American Academy of Psychiatry Law 15 (1): 45-56.
Murray, K. 1999. When children refuse to visit parents. Family and Conciliation Courts Review 37(1): 83-98.
Palmer, N. R. 1988. Legai recognition of thè parental alienation syndrome. American Journal of Family Therapy 16:361-4.
Pearson, J. 1997. Mediating when domestic violence is a faeton Policies and practices in court-based divorce mediation programs. Mediation Quarterly 14:319-33.
Pearson, J., and N. Thoennes. 1986. Mediation in custody disputes. Behavioral Sciences and thè Law 4:203-16.
Perry, L. 1994. Mediation and wife abuse: A review of thè literature. Mediation Quarterly 11:313-25.
Racusin, R. J. 1994. Characteristics of families of children who refuse post-divorce visits. Journal of Clinical Psychology 50:792-802.
Regehr, C. 1994. The use of empowerment in child custody mediation: A feminist critique. Mediation Quarterly 11:361-71.
Salem, P., and A. Milne. 1995. Making mediation work in a domestic violence case. Family Advocate17(3):34-8.
Saposnek, D. T. 1998. Mediating child custody disputes. San Francisco: Jossey-Bass.
Stoner-Moskowitz, J. 1998. The effect of parental alienation syndrome and interparental conflict on thè self concept of children of divorce. Ph.D. diss., Miami Institute of Psychology of thè Caribbean Center for Advanced Studies. Abstract in Dissertation Abstracts International 59:1919.
Taylor, A. 1997. Concepts of neutrality in family mediation: Contexts, ethics, influence and transformative process. Mediation Quarterly 14:215-35.
Thoennes, N., P. Salem, and J. Pearson. 1994. Mediation and domestic violence: Current policies and practices. Denver, CO: Center for Policy Research; Madison, Wl: Association of Family and Conciliation Courts.
Turkat, I.D. 1994. Child visitation interference in divorce. Clinical Psychology Review 14:737-42.
Umbreit, M. S. 1995. Mediating interpersonal conflicts. West Concord, MN: CPI.
Wallerstein, J. S., and J. B. Kelly. 1980. Surviving thè breakup: How children and parents cope with divorce. New York: Harper-Collins.
Walsh, M. R., and J. M. Bone. 1997. Parental alienation syndrome: An age old custody problem. Florida Bar Journal, June, 93-6.
Warshack, R. A. 1992. The custody revolution. New York: Poseidon Press.


Nota dell'autrice
Questo articolo è risultato saggio vincente, fra quelli partecipanti all'edizione 1998 del concorso "Student Essay Contest", Sezione "Composizione delle dispute", organizzato dall'American Bar Association. L'autrice esprime la sua gratitudine per le recensioni ed i commenti dei seguenti professionisti: Sean Byrne, John Lande, Ramona Buck, Marcia Abbo, Loree Cook-Daniels e Susan H. Shearouse.
Anita Vestal è studentessa del dottorato in composizione delle dispute alla Nova Southeastern University(11). E' stata citata dall'American Bar Association e dall'Association of Broward County Mediatore(12) per i suoi saggi in tema di alienazione genitoriale e mediazione. E' ricercatore responsabile del progetto PEACE; uno studio di ricerca sulle strategie di composizione dei conflitti per bambini in età prescolare, finanziata dall'amministrazione governativa per l'infanzia, l'adolescenza e la famiglia.


Note:
1 [NdT] L'università (http://www.ucdavis.edu') impiega 4.800 docenti, oltre al personale amministrativo e gestionale, per fornire istruzione e servizi ad oltre 30.000 studenti (dati 2003). Il campus universitario si estende su oltre 2.100 ettari, ed è situato nel territorio della città di Davis (http://www.citv.davis.ca.us'): circa 20 km ad ovest di Sacramento e 120 km a nord-est di San Francisco. La popolazione di Davis è di 61.636 residenti (anno 2000).
2 [NdT] I vari dizionari giuridici su Web (Duhaime's Law Dictionary, FindLaw Dictionary, Law.com Dictionary, ecc.), non
soccorrono il traduttore con una definizione adeguata a comprendere il ruolo del "Court Officiai" che, nello specifico di questo documento, indica una funzione in un qualche modo legata al tribunale e chiamata a "riconoscere" la presenza di PAS. I più completi dizionari inglese/italiano su Web (compreso "Eurodicautom - The European Terminology Database") non danno alcuna traduzione per "Court Officiai", così come i cartacei "Zanichelli - Ragazzini inglese italiano/italiano inglese" (ed. 1967) e "Dizionario inglese/italiano L'Espresso-LaRepubblica" (ed.2004). Per quanto riguarda i siti istituzionali, le pagine Web della Commissione Giustizia della Comunità Europea (http://europa.eu.int/comm/iustice homeì riportano "ufficiale giudiziario" con riferimento ad "atti giudiziari da notificare o comunicare", in relazione aM'"articolo 149 della nuova legge di procedura civile". Nelle pagine del Consolato Generale d'Italia ad Hong Kong (httD://www.italianconsulate.ora.hk/consular services.htm'). "Court Officiai" è riferito ad un funzionario della Pretura Civile - Ufficio Atti Motori - come autorità per il rilascio di certificazioni per matrimoni fra cittadini italiani e cinesi. Ovviamente, nel contesto specifico di questo documento, tali traduzioni sono inadeguate. "Officiai", genericamente nella pubblica amministrazione, può indicare un funzionario pubblico di medio/alto livello (Customs Officiai - funzionario doganale, Police Officiai - funzionario di polizia) ma anche un "funzionario di tribunale" non ha molto senso nel contesto. Si potrebbe, quindi, forse azzardare una funzione simile a quello del "perito del tribunale", oppure di queM'"esperto di salute mentale" cui l'autrice già ha fatto riferimento poche righe sopra: "Nei casi di sospetta PAS, è necessaria la conferma diagnostica di un esperto di salute mentale prima che si possa indirizzare la famiglia alla mediazione".
3 [NdT] "Reflexive", nel testo originale, indica una risposta fisiologica involontaria (riflesso automatico, riflesso condizionato).
4 [NdT] Sorge, a questo punto, l'eterno problema della terminologia: gli autori usano diversi termini per riferirsi allo stesso
fenomeno, concetto, oggetto di studio. Anita Vestal preferisce (ma non sempre) l'uso di "genitore schierato" per il "genitore alienante" di Gardner, e "genitore rifiutato" anziché "genitore alienato".
5 [NdT] I termini usati nel testo originale sono "nurturance and companionship". Nella classificazione dei bisogni, data dalla
psicologia della motivazione, essi indicano due dei bisogni umani psicogeni; rispettivamente: il bisogno di nutrimento, aiuto e protezione ed il bisogno di intrattenere rapporti di amicizia e colleganza.
6 [NdT] Gli studi longitudinali e quelli trasversali analizzano i cambiamenti dello sviluppo nel tempo, con modalità di approccio diverse. Gli studi longitudinali prendono in considerazione le stesse caratteristiche del medesimo gruppo di soggetti in due o più momenti diversi nel tempo. Gli studi trasversali, invece, si fecalizzano sulle stesse caratteristiche di due gruppi diversi di soggetti, ciascuno ad un livello evolutivo diverso rispetto all'altro.
7 [NdT] Rielaborazione grafica della figura nel testo originale, tratta da un lavoro di Joan B. Kelly, Ph.D.
9 [NdT] II termine "panel" è usato anche in italiano, ed è piuttosto conosciuto nel senso di gruppo di persone chiamate ad esprimere un parere. Il termine inglese "panel" può indicare "lista dei giurati, giuria, organo collegiale giudicante" [dal "Dizionario inglese/italiano L'Espresso-LaRepubblica" (ed.2004)].
10 [NdT] L'American Bar Association (ABA) è la maggiore associazione professionale di categoria dell'avvocatura statunitense che, assommando oltre 400.000 soci (dati 2004), è probabilmente la maggiore anche a livello mondiale. Con il crescere della complessità sociale, e con le conseguenti ricadute che questo ha avuto anche sulla complessità del sistema legale e giudiziario, l'ABA ha affiancato al proprio ruolo istituzionale di associazione professionale anche un forte ruolo di stimolo pubblico. Negli ultimi 10 anni, l'ABA ha avviato programmi finalizzati ad attirare l'attenzione su molti aspetti del disagio sociale, fra i quali: abuso all'infanzia, violenza familiare, criminalità minorile, problemi della terza età, efficienza dei servizi legali, eccessivo costo della giustizia, giusto processo. L'ABA dice di sé stessa "La risposta dell'associazione a questi problemi è resa possibile dalle migliaia di membri che contribuiscono in termini di tempo e denaro. Il bilancio annuale dell'ABA è superiore ai 100 milioni di dollari americani, ma si stima che sarebbe almeno sei volte più alto se si calcolasse anche il valore delle ore di lavoro non pagate, volontariamente offerte dagli associati".
11 [NdT] La Nova Southeastern University (http://www.nova.edu/') è la maggiore istituzione universitaria indipendente della Florida, e fornisce istruzione e servizi ad oltre 23.000 studenti. Il campus dell'università occupa una superficie di oltre 120 ettari ed è situato nel territorio di Fort Lauderdale (http://ci.ftlaud.fl.us/index.htm'). una città con circa 167.000 abitanti fra Miami e Palm Beach.
12 [NdT] L'Association of Broward County Mediators (ABCM) è un'organizzazione no-profit che opera nel campo della mediazione e che vede, fra i suoi membri, alcuni dei mediatori più apprezzati e dotati di esperienza dello stato della Florida. Scopo dell'organizzazione è quello di fornire informazioni e servizi di mediazione ad enti, a professionisti ed alla generalità del pubblico.


PM --> HOME PAGE ITALIANA --> ARGOMENTI ED AREE --> NOVITÁ --> DISAGIO FAMILIARE


Traduzione italiana e proprietà della traduzione: Guido Parodi, Centro Documentazione Sindrome di Alienazione Genitoriale (www.guidoparodi.it). Riproduzione autorizzata