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PSYCHOMEDIA
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Psichiatria e Psicologia Penitenziaria



"Detenute" dall'inconscio

di Brunetta Caprasecca
(Rebibbia Femm.le - Nuovo Complesso)



Le neuroscienze hanno offerto un notevole contributo alla psicologia. Il legame tra aspetti inconsci e memorie procedurali stimola alcuni interrogativi ed alcune riflessioni sul lavoro di "Osservazione e Trattamento" svolto dall'esperto psicologo nella casa circondariale di Rebibbia Femminile.

All'interno di ogni storia la detenzione trova una sua logica come conseguenza legata sia agli aspetti comportamentali sia a quelli emozionali e cognitivi.
Nella realtà del detenuto mentrei primi possono essergli evidenti nel suo " Fare deviante" per i quali sta scontando una condanna, i secondi spesso sono a lui stesso sconosciuti poiché la mente non ha coscienza dei processi da cui essa stessa emerge e dalla quale emergono le sue rappresentazioni.
Intuire l'inconscio dell'altro oltre ai suoi manifesti funzionamenti è un'esperienza intensa, una ricchezza di crescita sia personale sia relazionale in una realtà spesso complessa ed anche molto delicata.
Nella esistenza carceraria si può arrivare a tanto? E' sempre il caso di spingersi così oltre? Come arrivarci?
Se si vuole verificare l'eventualità di un tale percorso, penso che l'avvicinamento graduale possa rappresentare una scelta idonea e rispettosa nei confronti di sé e dell'altro, nonché protettiva nei confronti di eventuali rischi e complicanze.
Gli strumenti che ritengo possano offrire un primo orientamento nel cogliere gli aspetti inconsci sono:

- l'Analisi del Copione,Berne definisce "Il Copione "come un piano di vita basato su una decisione presa nell'infanzia, rinforzata dai genitori, giustificata dagli eventi successivi e che culmina in una scelta decisiva ". In questo caso la detenzione potrebbe essere intesa come il finale di un copione che, se non modificato, potrebbe continuare a ripetersi.

- L'AAI (Adult Attachment Interview di George, Kaplan e Main (1985) rivisto criticamente dalla Crittenden nel 1999 con l'introduzione di nuove categorie, (pattern misti). E' attualmente uno degli strumenti maggiormente utilizzati per la valutazione dell'attaccamento nell'adulto. Si tratta di una intervista semi-strutturata il cui focus riguarda la narrazione delle esperienze precoci di attaccamento da parte del soggetto con le figure di riferimento primarie. L'analisi della trascrizione proposta dagli autori conduce, infine, alla valutazione dello stato mentale dell'adulto relativamente all'attaccamento (Main & Goldwyn, 1994), ossia alla qualità degli Internal Working Models (Bowlby, 1980; Bretherton, 1993) strutturati dalla persona ed operanti nel momento attuale, secondo le seguenti categorie individuate come configurazione: Equilibrata (B), Distanziante (A), Preoccupata (C), nonché quelle miste non integrate A/C e della psicopatia AC. Nel modello dinamico maturativo della Crittenden vengono considerati particolari modificatori che possono essere assegnati ad ognuna delle configurazioni e che riguardano:
- La mancata risoluzione di traumi o lutti (Utr e Ul),
- La Depressione, (Dp). Nell'AAI la depressione fa riferimento al fallimento della strategia usata dal soggetto nella risoluzione dei problemi (ad esempio l'eloquio distanziante non sminuisce il pericolo, l'eloquio preoccupato non suscita l'aiuto sperato e l'eloquio equilibrato non giunge ad una integrazione adeguata del problema),

- Il modello SASB (Structural Analyssi of Social Behavior): un sistema di codifica del comportamento interpersonale strutturato su tre dimensioni ortogonali:
1. Centro di attenzione interpersonale (focalizzazione sull'altro, su di sé, sull'introietto)
2. Affiliazione (amore-odio, benevolenza-ostilità)
3. Interdipendenza (invischiamento-differenziazione)
Il modello della Benjamin amplia la prospettiva diagnostica del DSM IV sui sintomi attuali che il paziente presenta includendo quelli interpersonali attraverso una spiegazione psicologica, "storica", relazionale del disagio psichico.

- Non ultima la rilevazione dei dati anamnestici attraverso il Colloquio Clinico.


Cogliere l'inconscio

E' proprio durante l'ascolto che si acquisiscono informazioni "hic et nunc" sugli aspetti emozionali e cognitivi inconsci che si manifestano attraverso la comunicazione metaverbale.
Le memorie procedurali e i funzionamenti pre-rappresentazionali hanno notevole incidenza durante le interazioni e le ritroviamo nella mimica, nella vocalità delle parole, nella distanza fisica tenuta rispetto all'interlocutore (questo tipo di memoria è accessibile solo attraverso la prestazione poiché corrisponde ad una modalità pre-simbolica di processare le informazioni, Lichtenberg, 1995).
Così si può scoprire durante la narrazione del reato che lo sguardo si accenda e possacomparire una specie di sorriso.
Se si confronta la persona sulla modificazione somatica avvenuta, spesso capita che venga riconosciuto lo stato di eccitazione legato all'evento deviante ma che non venga riconosciuta la paura nel compiere l'azione proibita.
A volte la paura si trova in storie dove sono presenti traumi, trascuratezze, abbandoni, istituzionalizzazioni, storie che a volte evidenziano uno sviluppo evolutivo avvenuto in ambienti svantaggiati sia culturalmente sia socialmente.
Il bambino impara presto da dove può giungere l'evento pericolosoe l'adrenalina che si libera è una sferzata di energia che gli permette di fronteggiarlo. Il vantaggio è di sentirsi attivi almeno chimicamente e di superare la depressione dovuta all'impotenza delle circostanze. Il costo, specie quando tali esperienze si avvicendano frequentemente, è quello di perdere la consapevolezza della funzione protettiva della paura e di ricercare attivamente situazioni entro le quali l'adrenalina venga liberta automaticamente per sentirsi potenti.
Queste sensazioni rimangono impresse non solo nella memoria e nel cervello ma producono anchemodificazioni a livello cellulare. Oggi sappiamo che ripetute esperienze traumatiche producono alterazioni precoci dei circuiti cerebrali implicati nei processi di valutazione e attribuzione di significati e possono avere profondi effetti sui meccanismi che influenzano direttamente la natura delle esperienze emotive, la regolazione delle emozioni (LeDoux 1990), nonché delle azioni.
Una prima riflessione è se alcune recidivanze possano trovare in questo tipo di alterazioni una loro spiegazione, mentre una difficoltà al "trattamento" potrebbe essere ricercata nell'impossibilità, da parte del soggetto, di riconoscere emozioni meno aggressive e relazioni meno pericolose dalle quali rifornirsi.
Un altro sentimento potentissimo che si riscontra nelle storie detentive è la rabbia.
Anche la rabbiafornisce un'attivazione eccitatoria che viene a volte indirizzata a potenziare aspetti narcisistici come la propria superiorità, il desiderio di sottomettere, di esercitare il controllo, o di realizzare l'avidità.
Dietro questo tipo di funzionamento di solito ci sono storie di attaccamento nelle quali il potere genitoriale è improntato sul controllo indirizzato alla sottomissione accompagnata dal disprezzo.
Questo tipo di persone interagiscono con l'ambiente carcerarionegando o rifiutando il proprio stato detentivo, sostenendo e sottolineando la distanza sociale, culturale ed emotiva dalle altre donne ristrette. Spesso hanno titoli di studio superiori o conseguito una laurea.
Le relazione sono vissute per controllare o sottomettere le donne più deboli anche all'interno del regime penitenziario.
I contenuti che sono disposte a condividere sono descrizioni di sé come persone capaci ed orgogliose di se stesse, raramente vogliono soffermarsi sul reato.
Portare la persona da una posizione di competizione e grandiosità ad una di collaborazione difficilmente viene ricercato se non in vista di vantaggi secondari, raramente la collaborazione intesa come alleanza per un percorso di revisione critica è realizzabile.
Da altre storie emerge che il dolore non può essere sentito e la rabbia lo distanzia ulteriormente in modo efficace.
In queste situazioni alienarsi il sentimento del dolore significa non solo proteggersi dalla sofferenza ma anche perdere definitivamente la capacità di tollerare gli eventi frustranti.
In questi casi le frustrazioni vengono affrontate attraverso un tipo di rabbia fortemente aggressiva e persecutoria tendente ad eliminare le situazioni vissute come limitative o mortificanti. Il piano di vita della persona sembra perseguire la vendetta con il conseguente abbandono dei sentimenti di perdono nei confronti degli errori o differenze altrui e della compassione verso il limite umano.
In tali situazioni è presente un introietto genitoriale punitivo, persecutorio e violento che spesso si ritrova nella narrazione delle esperienze evolutive, dove il bambino impara molto presto che bisogna essere cattivi per poter sopravvivere e per non rimanere vittima "dei cattivi".
All'interno di questi vissuti il dolore viene distanziato attraverso la rabbia e, aiutare la persona a far contatto con il suo sentimento potrebbe, in alcuni casi, riportare la persona ad una posizione di "disperata impotenza" che, all'interno del regime carcerario potrebbe risultare rischiosa per la vita stessa della persona. Alcuni suicidi ad esempio si verificano quando la persona sperimenta un'impotenza assoluta, una disperazione senza più una "prova d'appello", in assenza di strategie, che ne garantiscano il vivere.
Proprio per la delicatezza delle problematiche che si riscontrano nelle personalità antisociali sono previste all'interno del "Trattamento" diversi tipi di attività: come quelle culturali, sportive, lavorative, di formazione e ricreative.
Nella strutturazione del tempo detentivo queste attività ricoprono un grande valore, potenzialmente già terapeutico di per sé. Basti pensare a quelle donne che possono inviare i denari alla famiglia disagiata, o far continuare gli studi ai figli od anche apprendere un mestiere. La possibilità di sentire la fatica ed indirizzare questa verso fini costruttivi permette di conoscere le reazione emotive e cognitive che nascono dall'esperienza basata sul rispetto delle regole e delle responsabilità che ogni attività comporta.
Attraverso l'esperienza di compiti socialmente accettati, si può orientare la persona verso un ri-esame di pensieri, azioni e sensazioni al fine di individuare, stimolare e verificare una reale disponibilità al cambiamento dei valori esistenziali.
Per l'importanza che ricopre il lavoro è opportuno che i compiti lavorativi vengano assegnati dopo un periodo di riflessione e revisione critica, almeno parziale sulle proprie scelte esistenziali e di valore, onde evitare che possano essere vissuti solo come passatempi o diversivi al tempo detentivo
Le attività trattamentali forniscono un'opportunità verso un'esperienza che può sensibilizzare la persona detenuta nei confronti delle sue problematiche inconsce e dell'orientamento che queste assumono.
L'obiettivo del mandato è non solo di promuovere un re-inserimento sociale ma anche quello di stimolare una consapevolezza più adeguata nei confronti di disagi personali, consapevoli e non, che hanno concorso con l'evento deviante, al fine di indirizzare la persona ristretta verso una "cura" che potrebbe continuare fuori dal carcere con altri professionisti.

Conclusioni

Solo liberando l'inconscio dai legami delle sue antiche memorie, la mente può continuare a svilupparsi e modificarsi attraverso esperienze che incidano più positivamente sugli aspetti neuro-psico sociali dai quali è rappresentata.


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Brunetta Caprasecca
Psicologo ­ Psicoterapeuta
Analista Transazionale Clinico, CTA
Consulente Ministero Giustizia, Tribunale Civile
e-m: brunetta.c@libero.it


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