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PSYCHOMEDIA
RELAZIONE GRUPPO<=>INDIVIDUO
Psichiatria e Psicologia Penitenziaria



Lo psicologo penitenziario:
dalla normativa alla psicologia del trattamento

di Brunetta Caprasecca
(Rebibbia Femm.le - Nuovo Complesso)



Cenni storici: dalla Risoluzione ONU del 1955 alla Legge n. 354 del 1975 art. 80 4° comma

Già con la Risoluzione adottata dall’ONU il 30 agosto 1955, venivano fissate un insieme di regole minime per il trattamento dei detenuti che ponevano in evidenza la necessità di integrare il personale degli istituti penitenziari, con un numero sufficiente di specialisti, psichiatri, psicologi, assistenti sociali criminologi clinici dediti al trattamento ed alla rieducazione dei detenuti.
Attraverso questa Risoluzione si intendeva realizzare un percorso rieducativo che consentisse il recupero del soggetto deviante ed il suo reinserimento nella società.
Il settore in cui trovò maggiore spazio l’ideologia correzionale fu, almeno inizialmente, quello della devianza minorile dove l’indirizzo educativo sostituì quello punitivo-repressivo.
La legge 25 luglio 1956 n. 888 stabiliva infatti, l’opportunità dell’esistenza di strutture quali: istituti di Osservazione, uffici di servizio sociale e istituti medico-psico-pedagogici.
Tutte queste strutture prevedevano l’attività di assistenti sociali, psicologi, criminologi, psichiatri, educatori.
Al contrario del settore minorile e fatta eccezione per tre istituti sperimentali:
- Rebibbia (nel 1954 furono creati un Istituto di Osservazione e nel 1959 il primo istituto di Trattamento riservato ai giovani adulti a Roma),
- Milano (nel 1960 venne creato il Centro di Osservazione e nel 1963 un secondo Istituto di Trattamento)
- Napoli, Poggioreale nel 1969,
si deve aspettare la legge 354/75 per l’introduzione dello psicologo, che, nel 1979 entra a far parte operativamente dell’équipe di Osservazione e Trattamento degli Istituti Penitenziari per Adulti.
L’elemento centrale all’interno della riforma diviene la rieducazione. Per mezzo del “trattamento” penitenziario si intende realizzare un percorso rieducativo che consenta, attraverso il recupero del soggetto deviante, il suo reinserimento nella società.
L’introduzione di variabili quali rieducazione, recupero reinserimento, permette di spostare l’attenzione dal reato come fatto giuridico e come trasgressione delle norme condivise, all’autore del reato ed alle variabili individuali e contestuali all’origine dell’atto deviante
L’inserimento nel sistema carcerario di figure specializzate nelle teorie e nelle tecniche di competenza psicologico-sociale diviene pertanto necessaria per l’Osservazione ed il Trattamento. Gli specialisti sono chiamati ad attuare interventi orientati all’individuazione delle cause del comportamento deviante dalla norma, ed attraverso il trattamento stimolare il cambiamento.


La Riforma dell’Ordinamento Penitenziario

la nuova riforma definisce il significato, le competenze, e l’operatività dell’Osservazione e Trattamento, in particolare l’art. 27 cita:
1. “L’osservazione scientifica della personalità è diretta all’accertamento dei bisogni di ciascun soggetto connessi alle eventuali carenze fisico-psichiche, affettive, educative e sociali, che sono state di pregiudizio all’instaurazione di una normale vita di relazione. Ai fini dell’Osservazione, si provvede all’acquisizione di dati giudiziari e penitenziari, biologici, psicologici e sociali e alla loro valutazione con riferimento al modo in cui il soggetto ha vissuto le sue esperienze ed alla sua attuale disponibilità ad usufruire degli interventi del trattamento (art. 5 del Decreto del Presidente della Repubblica maggio 1989 n. 248),
2. All’inizio dell’esecuzione, l’osservazione è specificamente rivolta, con la collaborazione del condannato o dell’internato, a desumere elementi per la formulazione del programma individualizzato di trattamento, il quale è compilato nei termini di 9 mesi (art. 5 D.P.R. maggio 1989 n.248).
3. Nel corso del trattamento l’osservazione è rivolta ad accertare, attraverso l’esame del comportamento del soggetto e delle modificazioni intervenute nella sua vita di relazione, le eventuali che richiedono una variazione del programma di trattamento.
La norma evidenzia che il campo di indagine dello psicologo si rivolgerà alla conoscenza dei bisogni connessi con le eventuali carenze fisico psichiche, affettive, educazionali, sociali che hanno concorso all’evento pregiudiziale. All’interno dell’indagine verrà considerato anche il modo in cui il soggetto ha vissuto le sue esperienze” (attuali e pregresse aspetto fenomenologico
Da un punto di vista della psicologia clinica questo significa raccogliere dati anamnestici del soggetto al fine di articolare delle ipotesi diagnostiche in ciascuna delle seguenti aree:
- comportamentale
- sociale
- storica
- fenomenologica

- Diagnosi comportamentale: consiste nell’osservazione del comportamento: parole, voce gesti espressioni, atteggiamento. Si basa su aspetti interpretativi soggettivi e perciò deve essere confermata dagli altri tipi di diagnosi.

- Diagnosi sociale: consiste nell’osservare le modalità con le quali la persona interagisce con gli altri e quali reazioni vengono suscitate negli altri, ci permette di rilevare la posizione esistenziale” one up” “one down”. (Fare riferimento ai reati associativi. riduzione in schiavitù etc.)
Questi due tipi di diagnosi vengono chiamate funzionali proprio perché evidenziano il funzionamento della persona ovverosia quello che di lei viene colto e visto. L’analisi funzionale risponde alla domanda: “Quale tipo di comportamento fa vedere di sé la persona?” e poi, “questo tipo di comportamento cosa stimola negli altri”? L’analisi funzionale classifica la tipologia di ogni comportamento (per es. normativo, logico, freddo, caldo, accogliente, rivendicativo, persecutorio, vittimistico etc)

- Diagnosi storica: Considera la storia del soggetto ponendo l’attenzione al suo sviluppo evolutivo, con particolare riguardo al rapporto con le con le figure genitoriali ed al modo come queste si sono prese cura della crescita del soggetto (fisica, psichica, affettiva, educazionale).

- Diagnosi fenomenologica: consiste nella partecipazione emotiva da parte del soggetto relativamente ai suoi ricordi ed esperienze. Nell’osservare come la persona esprime emotivamente la sua narrazione si giunge a costruire un’ipotesi fenomenologia, ovverosia cosa la persona sente oggi nei confronti di ciò che sta evocando. Questo permette di individuare se sono presenti dei traumi che influenzano il suo presente.

Queste ultime due diagnosi fanno parte della diagnosi strutturale ed evidenziano “quale aspetto della persona ha il potere esecutivo e decisionale (relativamente al pensare, sentire, riflettere per prendersi cura di sé)”. Attraverso la diagnosi strutturale è possibile verificare la posizione di autonomia/dipendenza dalle esperienze del passato relativamente alla presenza di eventuali traumi.
Ognuna di queste ipotesi diagnostiche dovrà essere applicata allo:
- stato emotivo o del sentire,
- stato razionale o del pensare,
- aspetto protettivo e normativo o del prendersi cura di sé
Tutto ciò consentirà di disporre di una mappa della persona relativamente ai suoi processi di pensiero, alla gestione degli stati emozionali ed ai suoi comportamenti.
Es. sullo stato emotivo o del sentire:
cosa fa quando sente questo? Diagnosi comportamentale
Come rispondono gli altri quando lei fa questo? Diagnosi sociale
Da chi ha imparato questo? Oppure si ricorda un episodio quando ha “sentito questo la prima volta”? Diagnosi Storica
“Cosa sente nel ricordare questo? “Diagnosi fenomenologica”.

All’interno di questa fase di lavoro, l’Osservazione è rivolta ai condannati ed agli internati, è compiuta all’inizio dell’esecuzione e prosegue nel corso di questa come ricorda l’art. 13 al punto 2.

Capo III Modalità del trattamento
Art. 13 Indiviualizzazione del trattamento

1. “Il trattamento penitenziario deve rispondere ai particolari bisogni della personalità di ciascun soggetto.
2. Nei confronti dei condannati e degli internati è predisposta l’osservazione scientifica della personalità per rilevare le carenze psicofisiche e le altre cause del disadattamento sociale. L’osservazione è compiuta all’inizio dell’esecuzione e prosegue nel corso di essa.
3. Per ciascun condannato e internato, in base ai risultati dell’osservazione, sono formulate indicazioni in merito al trattamento rieducativo da effettuare ed è compilato il relativo programma che è integrato o modificato a secondo le esigenze che si prospettano nel corso dell’esecuzione.”
In sintesi il servizio dell’Area Trattamentale, consiste “nell’offrire opportunità e sostenere processi di crescita personale e di cambiamento nell’utenza penitenziaria”. Tale servizio deve essere attuato all’interno di un progetto pedagogico che preveda obiettivi, strategie operative, verifiche finali come riportato nella circolare n. 3554/6004 del 28.5.2001
Si evince quanto sia opportuna ed importante una corretta diagnosi psicologica per poter attuare il progetto di legge.
Ogni problematica, ogni patologia presenta dei punti di forza e dei punti di vulnerabilità, aree entro le quali è possibile accedere altre che risultano bloccate, altre ancora appena un po’ disponibili. Ognuna di queste aree esprime caratteristiche differenziate che necessitano di interventi differenziati, di seguito gli esempi di alcuni tipi di personalità:

1. Antisociale:
storia di conflitti con l’autorità, senza senso di colpa, senza ansia di superficie, scarsa capacità di giudizio, mancanza di intuizione, senza senso di responsabilità, mancanza di un genitore coerente, mettono continuamente alla prova, sono orientati all’azione, “vivo in un mondo crudele devo fare il duro, decisione: “ti faccio vedere io quanto sono cattivo”.
- Hanno bisogno di opposizione, non dare carezze positive, solo negative, scovare lo spavento ed affrontarlo, non dare inizialmente fiducia perché mettono alla prova, devono prendere atto che sono antisociali.

2. Paranoide:
- Ha rabbia divorante, si sente inadeguato, sotto la rabbia c’è lo spavento. Genitore freddo, non affettivo, probabilmente seduttivo ed invadente. Non si fida di nessuno, c’è rabbia con ricatto emotivo.

3. Schizoide:
- Relazioni povere ed insufficienti. Genitori critici e distanti. Si sentono contro il muro se agiscono e sono contro il muro se non agiscono. Il comportamento Schizoide era la loro protezione. Situazione di doppio legame.
- Occorrono rapporti pervasi di attenzione, hanno bisogno di fare e mantenere amicizie, buono l’inserimento nei gruppi. Aiutarli ad esprimersi e farsi valere.

4. Isterico/Istrionico:
- Sono comuni le messe in scena di tipo teatrale. Possono avere molte relazioni e poche relazioni durature. Cercano di risolvere tutti i problemi con i sentimenti soprattutto con la rabbia: “ hanno da ridire su tutto e tutti, usano la rabbia per punire. Confini confusi.
- Spesso si presentano con modi depressi. Assolutamente necessari rapporti espliciti, i colloqui non dovranno mai finire con sentimenti di rabbia. Data la seduttività e manipolazione occorre essere molto espliciti sul non coinvolgimento sex. Confini chiari e definiti. Possono essere suicidi o attuare comportamenti teatrali di minaccia di suicidio.

5. Passivo/Aggressivo:
- Rabbia nascosta. Hanno modi sfumati di esprimerla, cerca di far sentire gli altri a disagio, non sanno di essere arrabbiati. Sono gentili mentre sprizzano rabbia da tutti i pori. La rabbia in casa non era OK.
- Rivendicazione dell’ingiustizia, cercano di far sentire inadeguato e a disagio l’operatore. Non lasciarsi sedurre dal loro senso di incapacità e insufficienza

6.Osessivo/Compulsivo
- Sono sempre sotto pressione per agire e pensare. Devono fare le cose in una certa maniera. Non sono in contatto con i loro sentimenti. Sono ritentivi (costipazione). Vogliono sempre fare un sacco di cose in una sola volta. Sono comuni le emicranie. Nessuno ha sufficiente intelligenza per capirli. Il loro motto è “se ci penso fino in fondo risolvo tutti i problemi.”
- Aiutarli a far contatto con i sentimenti. Con loro è importante essere brillanti. Aiutarli a godersi quello che hanno.


La seguente tabella 1, pone in rilievo cosa la persona “Vuole”, “Si Aspetta”, e ciò di cui ha bisogno ai fini del trattamento, ovverosia ciò che “Occorre”.

Tabella riassuntiva per attuare il “Trattamento individualizzato”:

Tab. 1

Tipo di Riconoscimento
Accessibilità al F/P/S/
Personalità Vuole Siaspetta Occorre Aperto Access/le Bloccato
Antisociale Nessuno -C,-U,+C Regole:
C+ e C-
Fare Sentire Rabbia Pensare, Sentire
Paranoide +C -U +U Fare Pensare Sentire (spavento)
Schizoide +U -C –U
+U
+C –C
Sentire Pensare Fare
(Avvicinamento)
Isterico +U +U +C (pensare) Sentire Fare Pensare
Pass./Aggr.vo ++U Nulla -C Fare Pensare Sentire (rabbia)
Oss.vo/Comp.vo +C +C –U +U Pensare Fare Sentire (godimento)

Legenda:

  • -C = condizionato negativo
  • +C = condizionato positivo
  • -U = incondizionato negativo
  • + U = incondizionato positivo


    Circolare n. 3554/6004 del 28.5.01
    La responsabilità
    del settore “Osservazione e Trattamento viene assegnata per peculiare competenza ad un Educatore C3 (o in sua assenza ad un Educatore C2), così come previsto nella lettera circolare n. 3554/6004 del 28.5.01.
    All’Area educativa fanno parte gli educatori (direttori di area, educatori C1, C2), impiegati di segreteria e gli psicologi ex. Art.80. L’area si avvale della collaborazione di tutte le altre aree ed in particolare della collaborazione di alcune figure di polizia penitenziaria.
    La circolare sottolinea l’importanza di disegnare un modello organizzativo che consenta di realizzare la programmazione delle attività di servizio, il lavoro dei progetti, le valutazione sui risultati dei progetti e sulle collaborazioni. In sostanza assume un’ottica progettuale al posto delle iniziative estemporanee e dell’affidamento alle singole professionalità degli educatori.
    Tutto il materiale raccolto dall’esperto troverà la sua operatività più completa e specifica all’interno del GOT (Gruppo Osservazione e Trattamento) e delle riunioni di équipe.
    In particolare la circolare 3593/6043del 9.10.2003 cita “Per Gruppo di Osservazione e Trattamento deve intendersi il gruppo allargato di cui fanno parte o possono essere chiamati a far parte, con il coordinamento dell’educatore, tutti coloro che interagiscono con il detenuto o che collaborano al trattamento dello stesso (operatori di polizia penitenziaria, l’assistente sociale, l’esperto, l’insegnante, il medico, il volontario ……).
    Con tale collaborazione si vogliono acquisire valutazioni diversificate, condividere le ipotesi attuabili e verificarne la praticabilità sotto il profilo soggettivo del detenuto o oggettivo relativamente alle risorse dell’istituto.
    Il Gruppo ristretto o Equipe è presieduto dal Direttore e composto dall’ispettore, dall’educatore, dall’esperto e dall’assistente sociale. L’équipe trova la sua espressione dopo il lavoro del GOT e si estrinseca in un documento avente rilevanza esterna, chiamato “relazione di sintesi”. Tale documento è compilato con il contributo degli operatori indicati per legge (tra i quali l’esperto). Contiene un aggiornamento dell’osservazione, un’ipotesi di trattamento intra o extra murario, da inviare per l’approvazione alla competente Magistratura di sorveglianza, o ancora la relazione contenente le notizie per la stessa Magistratura in ordine alla richiesta di benefici”. In ogni attività progettata, occorre porre attenzione al fine della elaborazione critica del vissuto deviante.

    La circolare 394105 del 9.10.03 definisce due assi importanti del trattamento:
    1. Il “progetto pedagogico annuale” dell’Istituto,
    2. Il programma di trattamento individualizzato
    3. Il progetto pedagogico annuale è lo strumento che comprende tutte le attività interne e le iniziative svolte con la partecipazione della comunità esterna volte a favorire il recupero dei condannati. Nel progetto dovranno essere indicate le metodologie adottate, la definizione dei tempi, il budget. Andranno inoltre esplicitati i criteri di valutazione dei risultati delle iniziative proposte.
    1. Le attività di Osservazione e Trattamento individualizzato dovranno essere non ipotesi generiche, ma impegni ed obiettivi precisi, consapevolmente assunti dal condannato e rispetto ai quali deve essere possibile attuare una costante valutazione.
    Proprio in questa circolare viene menzionato per la prima volta “il patto trattamentale”, che comporta un ruolo attivo da parte del detenuto che verrà concretamente esplicitato nella circolare del 14.6.2005 che cita:
    “ Le proposte trattamentali maturate durante l’osservazione ed ipotizzate dal GOT, devono essere rese note al soggetto interessato, per verificare la sua collaborazione (comma 2 art. 27 reg. es), ed acquisire la sua adesione esplicita, già prima di consolidarle nel documento di sintesi che l’èquipe deve produrre.
    Attraverso il consenso del detenuto si vuole superare la strumentalità di comportamenti “formalmente” corretti ed incentivare la responsabilità del detenuto nei confronti del proprio percorso di cambiamento esistenziale”.
    Detto “patto” che il detenuto conviene con l’istituzione deve essere sottoscritto dallo stesso alla presenza del Direttore.
    La stessa circolare sottolinea che accanto all’importanza che rivestono il lavoro, le attività culturali, ricreative e sportive, i corsi di istruzioni è importante e necessaria “una progettualità che miri al recupero da parte del detenuto (o gruppi di detenuti) del ruolo genitoriale, quale elemento fondante di un progetto di cambiamento mediante una riflessione critica sugli effetti che il reato ha prodotto nell’ambito familiare”.


    Osservazione e Trattamento e misure alternative alla detenzione
    L’espiazione della condanna in carcere viene modificata dall’applicazione delle misure alternative attraverso le quali viene preso in considerazione un criterio diverso alla detenzione carceraria. Le misure alternative sono:

    - Permesso Premio. Si tratta di 45 gg. all’anno trascorsi fuori dal carcere. Ne può fruire il detenuto ad un quarto di pena, per gli ergastolani dopo 10 anni. Per poter usufruire di questa misura occorre aver raggiunti dei buoni i risultati derivanti dall’ osservazione. Il Permesso Premio è concesso dal Magistrato di Sorveglianza dopo aver ricevuto parere favorevole dal Direttore dell’Istituto.
    - Affidamento in prova al Servizio sociale. Consiste nel rendere libero il detenuto che viene seguito, sostenuto, od agevolato nel reinserimento dal Centro Servizio Sociale Adulti (CSSA) a cui è affidato. Viene stilato un programma in tal senso. Concesso dal Tribunale di Sorveglianza.
    - Detenzione domiciliare. Consiste nel permettere di trascorrere la detenzione, sempre che la condanna non sia superiore a 4 anni, presso la propria abitazione.
    - Lavoro all’esterno. Art. 21, viene considerata una misura trattamentale. E’ applicata a quei detenuti ma anche imputati ritenuti di massima affidabilità. Sono autorizzati a lavorare fuori dal carcere. Concessa dal direttore dell’Istituto ed approvata dal Magistrato di Sorveglianza.
    - Semilibertà. Consiste nel permettere al detenuto di passare il giorno fuori dal carcere per motivi di lavoro o di studio e di rientrare la sera in speciali sezioni per “semiliberi”. Concessa da Tribunale di Sorveglianza.
    - Liberazione anticipata. Consiste nella riduzione della pena di 45 gg. Per ogni semestre e viene concessa dal Tribunale di Sorveglianza.

    Art. 4 bis L. 354/1975 (Modificato dalla L. n. 279/2002
    1° comma – 1° periodo
    Sono esclusi da tali benefici i detenuti o internati che hanno commesso uno dei seguenti delitti:
    - Art. 416 bis C.P. (Associazione di tipo mafioso)
    - Art. 600, 601, 602 C.P. (Riduzione in schiavitù, tratta e commercio di schiavi, alienazione e acquisizione di schiavi)
    - Art. 630 C.P. (sequestro di persona a scopo di estorsione)
    - Art. 291 quater D.P.R. 43/1973 (Associazione finalizzata al contrabbando di tabacchi lavorati esteri)
    - Art. 74 D.P.R. 309/90 (Associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti)
    NON possono essere assegnati al lavoro all’esterno, non possono fruire di permessi premio né di misure alternative alla detenzione, a meno che collaborino con la giustizia ai sensi dell’art. 58 ter O.P., ovvero tale condotta collaborativa sia dichiarata inesigibile (ad es. a causa di una limitata partecipazione al fatto criminoso accertata nella sentenza di condanna)

    2° comma – 2° periodo
    - art. 575 C.P. (omicidio)
    - art. 628 3° comma C.P. (rapina aggravata)
    - art. 629 2° comma C.P. (estorsione aggravata)
    - art. 73 - 80 D.P.R. 309/90 (traffico di sostanze stupefacenti)
    - artt. 609 bis, 609 quater, 609 octies C.P. (violenza sessuale, atti sessuali con minorenne, di gruppo)
    - art. 12 D.LGS 286/98 (violazione norme sull’immigrazione)
    I detenuti o internati che hanno commesso uno di tali delitti NON possono essere ammessi al lavoro all’esterno, non possono fruire di permessi premio né di misure alternative alla detenzione, salvo che siano esclusi collegamenti con la criminalità organizzata, terroristica o eversiva.
    Il divieto di concessione di benefici non riguarda in ogni caso la liberazione anticipata.

    Nel momento attuale, in ambito carcerario l’intervento psicologico si realizza fondamentalmente in tre diversi servizi:

    1. Il Servizio Nuovi Giunti,
    2. L’Osservazione e Trattamento,
    3. Il presidio Sanitario Tossicodipendenze. D.P.R. 1990 testo unico

    Il Servizio Nuovi Giunti
    Nel dicembre 1987 accanto all’Osservazione e Trattamento con la circolare Amato n. 3233/5683, viene istituito il Servizio Nuovi Giunti.
    La circolare è intitolata “Tutela della vita e della incolumità fisica e psichica dei detenuti e degli internati.”
    Trova espressione la “vivissima preoccupazione” per i ricorrenti gravissimi fenomeni in aumento degli atti autolesivi e di suicidio.
    Il presidio, sotto la responsabilità delle Direzione, viene affidato agli esperti ex art. 80 L. n.354 del 1975, specializzati in psicologia o criminologia clinica e, consiste preliminarmente in un colloquio con il/la nuovo/a giunto/a, nello stesso giorno dell’ingresso e prima dell’assegnazione. Questo particolare è diretto ad accertare e valutare, sulla base di determinati parametri, il livello di rischio che il soggetto possa compiere violenza su se stesso.
    La prognosi della predisposizione suicidaria del “nuovo giunto” dovrà essere descritta in una relazione, in tre copie, da allegare oltre che alla cartella personale del soggetto, anche alla cartella sanitaria ed una copia consegnata all’Ispettore della Sorveglianza.. La valutazione del rischio si articola nei seguenti giudizi: Minimo – Basso – Medio – Alto – Altissimo.
    Tale presidio ha come finalità la tutela della vita, l’incolumità fisica e psichica dei detenuti e degli internati. Il servizio si rivolge non solo ai soggetti che entrano in carcere dallo stato di libertà, ma anche a quei soggetti che provengono da altro istituto e sono assegnati per trasferimento temporaneo o definitivo.
    La circolare 3256/5706 del 10 ottobre 1988, cita: “… nel caso di “NuoviGiunti” di nazionalità straniera che non conoscano la lingua italiana e qualora non vi sia personale che sia in grado di comprendere la loro lingua, la Direzione dell’Istituto, anche nei confronti di chi è sottoposto ad isolamento giudiziario, e senza la preventiva autorizzazione o il nulla osta dell’Autorità Giudiziaria, può utilizzare l’opera di un interprete che dia garanzia di sicuro affidamento e riservatezza, scelto tra quelli di cui si avvalgono normalmente gli Uffici giudiziari…”
    All’interno di questo servizio lo psicologo acquisisce una nuova configurazione attraverso la quale si appropria di competenze specialistico-predittive.
    Secondo il progetto della circolare, attraverso il colloquio, l’esperto psicologo dovrebbe mettere a nudo la psiche del soggetto per rilevare la sua vulnerabilità e percepire se il “nuovo giunto” è da ritenersi a rischio suicida.
    Il progetto è molto ambizioso, un anno dopo viene emessa una seconda circolare 324/5695 dell’88 nella quale si precisa:
    “il Servizio Nuovi Giunti deve essere considerato parte anticipata del più complessivo colloquio di primo ingresso, seppure nulla impedisca che esso sia svolto prima del colloquio. Se però è svolto prima del colloquio di primo ingresso, l’esperto va considerato delegato del Direttore.
    Si tratta infatti di un’attività non propriamente configurabile come osservazione scientifica (di cui all’art. 13) o come trattamento rieducativo, ma piuttosto rientrante in quel tipo di interventi di trattamento penitenziario in senso lato (v. per gli imputati l’art. 1 del regolamento di esecuzione) previsti dalla normativa per la generalità della popolazione detenuta ed internata”.
    E’ evidente in questa seconda circolare che da parte delle Istituzioni sembra vi sia stata una presa di coscienza dei limiti del servizio nuovi giunti, al fine anche di evitare un livellamento verso l’alto del livello di rischio nella stesura della relazione. Fermo restando l’impegno scrupoloso ed attento nel realizzare tutti gli impegni possibili, come richiesto nella circolare dell’87.
    Rimane il fatto che lo psicologo risponde ad un mandato specifico, relativo alla valutazione di atti autolesivi (suicidio), aggressivi (omicidio) o della possibilità di subire violenza.
    Il parere viene espletato nell’immediatezza ed a volte in situazione di emergenza considerando che la predisposizione al suicidio ed il suicidio stesso, esprimono un insieme di motivazioni dinamiche affettivo culturali sociali e di apprendimento spesso legate a traumi non risolti che potrebbero attivarsi non solo al momento dell’ingresso ma nel corso della stessa esperienza detentiva.

    Il Servizio Nuovi Giunti

    Obiettivo di tale servizio, è la tutela sia dal punto di vista fisico e psichico non solo del detenuto in ingresso ma anche degli altri internati e del personale tutto.
    Per giungere a tale valutazione gli strumenti usati dallo psicologo sono rappresentati:
    a) dal colloquio
    b) dalla somministrazione di test e questionari.

    a) Il Colloquio nel rilevamento dei rischi - Linee guida.

    Di seguito sono elencate alcune aree dalle quali raccogliere le informazioni necessarie per il rilevamento del rischio suicida.
    - Analisi comportamentale e sociale (chiusura-apertura)
    - Analisi emozionale (piange, ride, sentimenti congrui o incongrui)
    - Raccolta delle fonti storiche con particolare attenzione a:
    ¸ traumi, precedenti detenzioni, depressioni (personali o familiari), uso della rabbia: come questa veniva usata nella famiglia.
    ¸ Verificare la congruenza tra domande e risposte, nonché tutti gli atteggiamenti emotivi e comportamentali, le pause o i lunghi silenzi che vanno sempre analizzati nei loro significati.
    - Quando si esplora il passato, specie se sono presenti ed ancora attivi eventi traumatici, è opportuno ritornare al presente e cercare un ancoraggio positivo nella situazione “hic et nunc”, es.: “c’è qualcosa che attira la sua attenzione positivamente?, Com’è per lei parlare ora di questo? Come si trova in questo colloquio? E’ stato nominato un avvocato di famiglia? etc….”. E’ importante che gli aspetti emozionali trovino un contenitore ed un’accoglienza positiva. Non lasciare mai la persona in uno stato dove si possa cogliere SENZA SPERANZA. Se lo stato emozionale del detenuto al momento dell’ingresso (specie per le prime detenzioni) è particolarmente depresso, sarà opportuno organizzare domande per energizzare la riflessione su possibili alternative costruttive. Quando la persona si trova in uno stato depressivo reattivo all’ingresso in carcere, può essere opportuno offrire la propria disponibilità per un altro incontro o fare un vero e proprio accordo per un altro colloquio dopo la convalida.
    - In alcuni casi il suicidio è un atto di pietà e d’amore verso se stessi nei confronti di un’esperienza nella quale la linea del dolore presenta un livello di intolleranza talmente alto per la quale il suicidio viene vissuto come l’unica uscita caritatevole verso se stessi.

    Cosa fare di tutte queste informazioni?
    Una volta rilevato il livello di rischio suicida/omicida o di subire violenza verrà stesa una relazione nella quale si indicherà la misura cautelativa nei confronti del soggetto che può estrinsecarsi in Grande Sorveglianza o Attenta sorveglianza.
    Si informerà quindi l’Ispettore di Sorveglianza al quale verrà consegnata una copia della relazione.

    1. I Test psicologici

    La scelta dei test solitamente fa riferimento ai modelli teorici acquisiti dallo psicologo nel corso della sua formazione.
    E’ importante considerare che non esiste un test che possa fornire tutte le informazioni necessarie per fare una diagnosi. Test diversi forniscono informazioni diverse. La scelta dei test deve essere fatta in base:
    - Al tipo di informazioni che si desidera ottenere,
    - All’obiettivo per il quale si è deciso di chiedere una diagnosi testologica,
    - Alla psicopatologia del paziente
    Il test non può sostituire lo psicologo, il test è un sussidio e la diagnosi non si fa solo sul test

    Domane da porsi nella scelta dello strumento:

    Orientamento teorico
    1. qual è il costrutto teorico che si presuppone che il test misuri?
    2. gli item del test corrispondono alla descrizione teorica del costrutto?
    Considerazioni pratiche
    1. se il test richiede al paziente di leggere, questi è capace di farlo?
    2. La lunghezza del test è adeguata?
    3. chi fa il test ha bisogno di una formazione ulteriore?

    Standardizzazione
    1. la popolazione testata è simile alla popolazione usata per la standardizzare lo strumento?
    2. Il campione era adeguatamente ampio?
    3. Si sono individuate regole per alcuni sottogruppi
    4. Le istruzioni permettono di attenersi alla somministrazione standard?

    Attendibilità
    1. E’ sufficientemente alta? (di solito.90 per prese di decisione cliniche e.70 per la ricerca)

    Validità
    1. Il test fornisce misurazioni precise nell’ambito e per gli scopi per cui dovrebbe essere usato?
    Inoltre è importante considerare che i test permettono, per lo più, di individuare cluster di fattori, che hanno un diverso livello di probabilità di essere associati a quadri psicopatologici, ma NON forniscono indicatori certi di psicopatologia.

    Voglio ora descrivere due test: a) il Millon, che ben si affianca al DSM-IV ed il b) SASB (Analisi Strutturale del Comportamento Interpersonale di L. Benjamin).

    a) Millon Clinical Multiaxial Inventory (J. P. Choca, L. A. Shanley, E. Van Denburg).
    Il punto di forza di questo test è di misurare gli stili di personalità ed i prototipi come proposto da Millon (1969).
    Per stile di personalità si intende l’essenza psicologica della persona, indipendentemente dalla patologia e dalla capacità di affrontare le situazioni.
    Lo stile di personalità è il bagaglio di convinzioni stabili che la persona mantiene su di sé, sugli altri e sul mondo in genere, unito ai modi tipici di pensare, di sentire eda i comportamenti associati a queste convinzioni.
    Così concepiti gli stili di personalità sono entità non patologiche. Essi comportano assunti sulla vita che sono intrinsecamente neutri e che invariabilmente hanno più di un elemento di verità nel modo di rappresentare ciò che è reale in una persona e il mondo che la circonda.
    In questo contesto nessuno stile di personalità è migliore degli altri, ma in ognuno si riscontreranno vantaggi o svantaggi, punti di forza o fragilità
    Accanto alla valutazione degli stili di personalità il questionario valuta la psicopatologia grave (Schizotipo, Borderline, Paranoide), le sindromi cliniche (Disturbi d’ansia, Somatoforme, Maniacale–bipolare, Distimico, Dipendenza alcol, Dipendenza droga, Post-traumatico) e le sindromi gravi (Disturbi di pensiero, Depressione maggiore, Disturbi da delirio).

    b) SASB (Stucture Analysis of Social Behavior) o ASCI (Analisi Strutturale del Comportamento Interpersonale), creato da Lorna Benjamin sulla falsariga di Murray (1953), Leary (1957), Schaefer (1965), Foa (1964), propone un insieme di circomplessi che spiegano il comportamento relazionale tra le persone ed il mondo interiore che l’individuo costruisce sulla base di tali relazioni.
    c) Si parla di circomplessi perché le descrizione dei comportamenti prototipici, sia interpersonali e sia intrapsichici, si collocano in forma di cerchio attorno a due assi ortogonali di riferimento: l’asse dell’affettività e l’asse del potere (vedi figura 1 per gli assi di riferimento).
    d) Il pensiero della Benjamin si accorda bene con la teorizzazione di Bowlby, soprattutto per l’aspetto del modello che evidenzia gli stadi evolutivi della crescita psicologica.
    Avremo pertanto 3 superfici:
    1. Introietto
    2. Relazione Io-Tu Proponente
    3. Relazione Io-Tu Rispondente

    Introietto: Il mondo interiore della persona è descritto da una superficie che rispecchia essenzialmente le esperienze relazionali interpersonali importanti sperimentate nella vita, soprattutto durante le prime fasi dell’apprendimento, come vengono descritte dai 36 indicatori prototipici.

    Relazione Io-Tu, Proponente/Rispondente: i comportamenti del Proponente e del Rispondente, nella relazione Io-Tu sono descritti usando 36 indicatori prototipici correlati con i processi evolutivi della crescita psicologica.
    Le descrizioni prototipiche hanno importante potere esplicativo per l’eziologia e le previsioni del comportamento e servono anche da guida per la pianificazione di eventuali interventi orientati al cambiamento.
    La relazione di complementarietà tra le tre superfici permette notevoli previsioni di quale possa essere l’impatto del mondo relazionale interpersonale sul mondo intrapsichico e di quale possa essere l’impatto del mondo intrapsichico della persona sul suo mondo relazionale interpersonale.


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