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Magia, Sciamani e Guaritori



L'esperienza sciamanica e dei riti di possessione

di Luca Caldironi e Stefano Beggiora



Sabato 2 marzo si è tenuta a Verona la prima giornata di studio dedicata alla ricerca antropologica "Luogo dei vivi, luogo dei morti" che come tema ha trattato:"L'esperienza sciamanica e dei riti di possessione" .

La giornata ha costituito un momento d'incontro tra studiosi euroasianisti, africanisti e americanisti per scambiarsi informazioni sulle rispettive ricerche attraverso relazioni e proiezioni di filmati e materiale fotografico.

Gli studiosi che hanno partecipato all'incontro sono impegnati in una ricerca d'interesse nazionale promossa dal Ministero dell'Università coordinata dal prof. Francesco Remotti.

Il gruppo è composto da professori e ricercatori provenienti dalle università degli Studi di Torino e Ca' Foscari di Venezia ed ha come obiettivo un percorso di confronto ed analisi delle visioni tanatologiche di diverse aree geografiche e culturali.
Per la prima volta gli incontri del gruppo sono stati aperti ad un pubblico di esperti, divenendo una sorta di tavola rotonda multiculturale, attraverso l'incontro ufficiale con la Vais (Venetian Academy of Indian Studies) e i suoi membri, sotto la coordinazione del presidente, il professor Gian Giuseppe Filippi dell'Università Ca' Foscari di Venenzia.
La Vais onlus ha per oggetto la promozione e la ricerca scientifica della cultura indiana attraverso conferenze, mostre, pubblicazioni, accordi e scambi culturali in ambito indiano. (http://www.vais.it).
Il suo gruppo di ricerca etnologico, coordinato dal dr. Stefano Beggiora, è intervenuto alla giornata di studi proponendo aspetti delle concezioni sciamaniche e magico religiose di alcuni gruppi tribali indiani, oggetto di ricerca sul campo per il gruppo stesso, in questi ultimi anni.

All'intervento introduttivo del professor Comba ha fatto seguito la relazione del professor Antonio Rigopoulos che ha dunque aperto i lavori veri e propri facendo luce su di un locale culto dell'India meridionale riguardante i termitai. Pur con qualche differenza esso si ritrova anche in altre aree dell'Asia soprattutto in ambito tribale. Di forma oblunga, molto simile ad un lingam naturale, il termitaio stesso diviene una sorta di axis mundi, una via percorribile ed interdimensionale, un collegamento che mette in comunicazione la realtà empirica con gli l'universi ctonio ed uranico, dimora rispettivamente degli spiriti e delle deità. Ha ricordato inoltre quanto il termitaio sia presente nei miti di fondazione del villaggio e come le termiti simbolicamente siano accostate ai liquidi acqua e sperma. Le altre divinità ctonie quali la vacca e il serpente corrispondono simbolicamente la prima al latte, il secondo al sangue.

In seguito l'interessante documentazione fotografica presentata dal professor Giovanni Stari, cattedra di Mancese all'Università di Venezia, ritrae immagini di una singolare dimensione infera intesa esclusivamente al femminile; realizzata come pittura murale appartenente all'area dell'odierna Mongolia .
Il professor Stari intende nei prossimi mesi approfondire l'aspetto iconografico di questi affreschi affiancandolo ad una ricerca sulla simbologia della tradizione buddhista.

L'intervento del dott. Stefano Beggiora, che da alcuni anni lavora in Orissa con gli sciamani delle tribù Lanjia Saora e Kutia Khond, ha preso in esame il tema della possessione, vista attraverso la tecnica propria di induzione di stati di coscienza traslata.
Da un esame più generalizzato delle concezioni diffuse e simili in contesto indiano dell'universo ctonio, unico 'aldilà' per molte culture tribali, si giunge ad attraversare il varco che separa i due mondi e ad intraprendere il viaggio nel mondo dei morti. Lo sciamano sembra essere l'unico in grado di compiere il passaggio attraverso esperienze di trance e durante il sogno. Queste due condizioni paiono essere strettamente correlate e propedeutiche nel cammino di conoscenza dello sciamano stesso.
E' interessante notare come quanto esposto, anche nelle valenze simboliche, cosmogoniche e nella pratica rituale, ritrovi poi forte affinità con quanto riportato nella ricerca del dott. Francesco Spagna e (dallo stesso) professor Comba, a termine mattinata, sulle tradizioni sciamaniche degli Indiani d'America. In contesto nordamericano, infatti, ritornano con importanza i temi del viaggio attraverso trance ed esperienza onirica, iniziazione ed apprendimento.
Nel trattare il fenomeno sciamanico, quindi, appare ancora più evidente quanto possa essere utile avere un punto di vista multiculturale.
Lo sciamano, individuo "eletto" che ha accesso a zone del sacro normalmente interdette agli altri membri della comunità occupa una posizione intermedia nel processo continuo di scambio e interscambio tra vita cosciente ed inconscia.
Lo stato di sogno e l'apprendimento in sogno si pongono come chiave di volta nel processo di conoscenza.
Un sapere, quello del sogno, che non ha solo a che fare con il recupero di materiale inconscio, ma anche con l'avvicinare stadi antichi di memoria, una sorta di "nucleo inconscio della personalità", una "memoria esistenziale".
Ulteriori stimoli all'approfondimento ci vengono quando gli antropologi riferiscono del fenomeno della trance, è infatti proprio il fatto di operare in uno stato di trance che differenzia lo sciamano da altre tipologie di guaritori.

Nella sessione pomeridiana sono stati presentati due documentari.
Il primo, filmato nel corso dell'ultimo lavoro di survey nella frontiera nordorientale indiana, è a cura del gruppo di ricerca etnologico della Vais.
Si tratta di 'Un rito funebre presso la tribù Apatani dell'Arunachal Pradesh', regia di Stefano Beggiora e di Fabian Sanders (durata 21 minuti circa), eccezionale documento che fornisce uno spaccato sulla concezione dell'aldilà di molti gruppi tribali del subcontinente indiano. Il sacrificio di un giovane mithun, possente bisonte di montagna, è momento centrale del rituale; si ritiene infatti che l'anima del defunto sia condotta al regno dei morti dallo stesso bufalo, che in contesto indiano assume valenza di psicopompo. Singolari e di grande interesse scientifico i casi di una sorta di aruspicina documentati nel corso del rito.
Il dott. Davide Torri, invece, ha presentato il film intitolato 'Kusum - a Documentary Film about the Spirits, Illness and Recovery' di Jouko Aaltonen, regista finlandese (autore tra l'altro di "Taiga nomads I-III", "Ritorno alla taiga" e "In the Arms of Buddha and the Drum".

Il film narra la storia di Kusum, una ragazza di 14 anni di Delhi,che viene posseduta dagli spiriti. Cessa dunque di nutrirsi, si isola dai familiari e presenta un comportamento anomalo. Un noto guaritore, Bhagat, diagnostica l'attacco di uno spirito maligno. La famiglia, non ottenendo risultati dalla medicina tradizionale, si rivolge a terapie di natura spirituale ed esorcistica. E' l'inizio di un lungo cammino che condurrà l'intera famiglia a confrontarsi con il mondo degli spiriti.
Difficile poter inquadrare la sintomatologia della ragazza mediante la nosografia psichiatrica occidentale senza correre il rischio di applicare criteri interpretativi di tipo riduttivo e che non tengono conto sufficientemente delle realtà culturali locali.
Possiamo solo dire che la ragazza evidenziava a nostro giudizio sintomi di tipo anoressico in un più ampio quadro depressivo con manifestazioni isteriche.
Il dott. Torri, che ha lavorato per un periodo in Sikkim, con gli sciamani Rong o Lepcha, era intervenuto spiegando le concezioni di destino dell'anima secondo questa tribù. Nel rituale funebre, detto sanglyon, che può essere eseguito solo da una sciamana, si recidono i legami che ancora trattengono l'anima al mondo terreno e la si sprona ad intraprendere il cammino attraverso il passaggio sotterraneo proprio del clan e dell'individuo. Questo percorso, che si snoda sotto le montagne ed i laghi himalayani, conduce al villaggio dove dimorano le anime degli antenati e dove l'anima condurrà una nuova vita al cospetto dei progenitori mitici e di altre divinità.
Anche questi ultimi interventi e le stesse documentazioni audiovisive, pur occupandosi di argomenti inerenti a culture e ad aree geografiche differenti, sembrano in un certo qual modo essere fortemente in relazione tra loro. Pur nell'ovvietà delle variabili contestuali, il fulcro semantico di ogni intervento sembra vivere di forti e talvolta inaspettate affinità con gli altri. Similitudini tali, quindi, che ravvicinano le antiche tradizioni ora più vive, talvolta più contaminate, di culture apparentemente distantissime. Per uno studio che sia veramente valido e corretto scientificamente sullo sciamanismo, sui casi di possessione, sulla concezione dell'aldilà in popolazioni spesso distanti dal pensare occidentale, riteniamo che questo tipo di esperimento sia assolutamente valido.
In questo incontro si è evidenziata la necessità che ricercatori provenienti da esperienze diverse possano trovare un luogo dove scambiarsi liberamente opinioni ed ipotesi.
Crediamo inoltre che l'aspetto psicologico e la conoscenza psicoanalitica possano essere utilizzati come utile "ponte" nel nostro intento di "pensare insieme"e non per "colonizzare" o tentare di applicare una teoria ad un'altra.
E' nostro parere quindi che l'argomento debba essere affrontato da più punti di vista possibile, discusso, condiviso e successivamente elaborato. Per questo ci auguriamo che questo progetto "in progress" costituisca per i prossimi mesi un consistente modulo d'approccio alla ricerca, non solo antropologica, non solo indologica, non solo linguistica, non solo medica.
Luca Caldironi, E - mail:lucaldir@tin.it
Stefano Beggiora, E - mail:kuramboi@katamail.com



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