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PSYCHOMEDIA
RELAZIONE GRUPPO<=>INDIVIDUO
Scuola e Istruzione



CONFERENZA SU UN MODELLO DI PREVENZIONE
per docenti della Scuola Media Inferiore "NINO BIZIO"

Dott.ssa Marialori Zaccaria



Vi illustrerò il modello di prevenzione che da anni applichiamo all'interno dei gruppi classe in alcuni Istituti Superiori - con ragazzi quindi usciti dalla scuola dell'obbligo -, usando esemplificazioni di tipo linguistico-epistemologico, per chiarire i presupposti di partenza.

Se io pronuncio la parola "cane", ho sicuramente ristretto il campo sultipo di animale di cui intendo parlare. Ma ognuno di noi, in questa sala, ha una sua immagine di riferimento che corrisponde alla parola "cane". Sarebbe interessante, se avessimo tempo, poter conoscere l'immagine di "cane" che ha ognuno di noi. Il proprio "cane", quello del vicino, quello di quando eravamo piccoli, quello nero, quello a macchie e così via: potremmo mettere sù una vera e propria mostra canina. Sarebbe sicuramente anche una cosa piacevole, perché ad ogni immagine corrisponde, un affetto, un'emozione, una sensazione, una percezione, che potremmo condividere tra noi. Posso darvi, comunque, la descrizione del cane che ho avuto, anche se aihmé, solo per un tempo brevissimo. Era un piccolo cucciolo color miele, molto affettuoso, con un muso tenero e delle grosse zampe: si chiamava Poldo. Era un pastore dei Pirenei. Questo è il motivo per cui l'abbiamo dovuto dare via: in un paio di mesi era diventato enorme, non aveva la taglia adatta per il mio appartamento. Vi ho fornito alcune informazioni sul mio cane Poldo, ed ognuno di voi si sarà fatta una propria idea sul mio cane, sul mio appartamento ed anche sui miei affetti.La vostra immagine di cane, in questo momento è saturata da quella del mio cane Poldo, ma una volta che sarete usciti di qui, nel momento in cui sentirete pronunciare la parola "cane", nuovamente alla mente di ognuno di voi riapparirà la propria immagine personale corrispondente alla parola "cane", poiché tale immagine è strettamente collegata alla esperienza di un affetto, di un'emozione, di una sensazione. Potrei aggiungere che il termine "cane", così come qualsiasi altro termine, per esempio "tavolo", oppure "droga"... è impiegato per impedire la dispersione dei fenomeni...; ... il nome è una invenzione per rendere possibile pensare un cosa e parlarne prima che si sappia che cosa essa è... Una volta dato un nome e perciò impedita la dispersione, il significato può cominciare ad accumularsi" (W.R. Bion, Gli elementi della Psicoanalisi, Armando, Roma, 1979).Per tornare a noi ed al motivo per cui siamo qui oggi, se io pronunciassi, per esempio, i termini: droga, eroina, spinello, rota, astinenza, tossico, e così via, accadrebbe la stessa cosa appena descritta, vale a dire che ognuno avrebbe ed ha una propria immagine di riferimento, riguardo a questi termini, tratta dalla letteratura, dal cinema, dall'esperienza diretta o indiretta. Potremmo dire che ognuno ha un proprio accumulo di significato.Io ora potrei fornirvi informazioni su ognuno di questi termini, ed anche se voi mi riteneste un luminare in questo campo, la cui parola va presa per oro colato, nonostante ciò le mie parole non sarebbero sufficienti a modificare le vostre immagini ed i vostri significati. Sarebbe sicuramente un arricchimento. Chi tra di noi fuma sa bene che su ogni pacchetto ci sono degli avvertimenti terribili, che però non sono sufficienti a farci smettere di fumare dopo che li abbiamo letti. Noi siamo saturati solo dal lato piacevole del fumare non c'è spazio per il resto.

Per procurare un cambiamento... "Bisogna muovere dall'errore, econvincerlo della realtà. Occorre cioè scoprire la sorgente dell'errore; altrimenti non ci serve a nulla ascoltare la verità. Essa non può penetrare se qualcosa d'altro occupa il suo posto. Per convincere qualcuno della verità, non basta constatare la verità. Devo immergermi sempre di nuovo nelle acque del dubbio" (L. Wittgenstein - Note sul "Ramo d'oro di Frazer", Adelphi, Milano, 1979).Lavorando con questo modello all'interno dei gruppi classe si evocano le mmagini più incredibili. Un astinente da spinello si trasformare in un mostro omicida. Immagine ottocentesca da Dottor Jeckill e Mister Hide. Sostanze inanimate come "erbe" o "hashisch" creano mostri. O suscitano pensieri ideologici del tipo: "I drogati sono dei viziati, senza forza di volontà". O - su un altro versante -: "E' vero che il giorno dopo un rapporto già sei incinta? L'ho visto al cinema, lei il giorno dopo vomitava". In un'affermazione come quest'ultima, in particolare, appaiono evidenti gli elementi da ricomporre. E ci ha pensato il gruppo classe, che ha lavorato ed ha ricomposto il tutto. Cominciando a distinguere tra tempi della finction e tempi della realtà. Tra timori e tempi fisiologici.Certo, mi rendo conto che applicare questo modello per fare prevenzione comporta un lavoro molto lungo e faticoso, ma ritengo che sia l'unico che possa incidere in profondità, apportando dei cambiamenti nella cultura del gruppo dei ragazzi.Per dire due parole sull'abuso di droghe, affermerei, restando sul generico, che la dipendenza è il sintomo di un disagio o di un dolore sottostanti. Nonostante il sintomo sia lo stesso per tutti - drogarsi, bucarsi, dipendenza da sostanze psicoattive - le cause sottostanti, vale a dire il dolore psichico sottostante è diverso da persona a persona. Da quì la enorme difficoltà di riuscire, come società, ad intaccare il "problema droga". In parole più semplici voglio dire che come la febbre può essere il sintomo di molte malattie, ed il medico deve scoprire di che malattia si tratta volta per volta, anche la dipendenza da sostanze psicoattive è solo il sintomo di una gamma di dolori psichici, che non solo variano da persona a persona, ma cambiano anche all'interno della mente di uno stesso individuo che si droga. La gamma di dolori psichici=emozioni cambiano da buco a buco. Aggiungerei brevemente solo un'altra notazione. La sostanza psicoattiva-droga allevia il dolore psichico sul momento e nell'immediato. Quindi, svolge un'importante funzione auto terapica basata sul principio del "tutto e subito". Un principio tipico adolescenziale, e direi anche tipico della società in cui viviamo. Per concludere con un'esperienza che sicuramente è nota a quasi tutti noi, è un po' come quando molti problemi ci assillano e ci procurano l'insonnia o forti mal di testa, e noi non ci mettiamo lì a riflettere sui nostri problemi, a cercare soluzioni, ma ci prendiamo una bella pillola perché l'indomani dobbiamo essere freschi e riposati sul posto di lavoro.


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