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PSYCHOMEDIA
ARTE E RAPPRESENTAZIONE
Letteratura



Analisi della sensorialità nel romanzo Il Profumo di Patrick Suskind

di Lucia Pancheri (1)




La sensorialità, intesa come esperienza soggettiva dell’operare dei nostri sensi (Correale 2001), sembra assumere una particolare importanza in certi pazienti.
L’aspetto più noto di ciò è la ricerca di stimolazioni sensoriali intense, tipica dei pazienti borderline (Correale et al. 2001). Si possono vedere in questo senso svariati comportamenti, che caratterizzano queste persone, da quelli più comuni, al limite con la normalità, come l'ascolto ossessivo di musica assordante, ad altri che sconfinano sempre più nella patologia, come la ricerca impulsiva di rapporti sessuali, spesso promiscui, la ricerca di droghe eccitanti o a volte le crisi bulimiche. Il bisogno di stimolazioni sensoriali intense può aiutare a spiegare anche fenomeni altrimenti difficili da comprendere, come la tendenza che i pazienti borderline hanno a ferirsi in certi momenti di profondo malessere (spesso essi dicono che avevano bisogno di “sentire” il dolore). Ci potremmo chiedere se qualcosa di analogo non avvenga anche in patologie come la tricotillomania (Soavi e Decaminada 1993) o il prurito psicogeno.
Il senso di quest’uso della sensorialità può essere vario. La funzione principale è probabilmente quella di un’autoregolazione (Lichtenberg 1989). Infatti la sensorialità influenza immediatamente lo stato di coscienza e il senso di sé, forse perché le percezioni sensoriali possiedono una vividezza e un’immediatezza che funzioni intellettuali più complesse, come il pensiero, non possiedono e sono in rapporto più diretto con le emozioni. Proprio a causa della funzione che svolge, quest'uso della sensorialità può divenire in certi casi coatto, tanto da far pensare ad una modalità di tipo tossicomanico.
L’autoregolazione ottenuta attraverso la sensorialità può essere volta a restaurare una coesione interna quando il sé è minacciato. Kohut (1977) affermava, a proposito dei sogni sullo stato del sé (self-state dreams) che le vivide immagini sensoriali, che caratterizzano gli incubi, hanno lo scopo di suscitare le difese del sé di fronte a una minaccia di frammentazione, ma probabilmente anche nella veglia intense stimolazioni sensoriali possono avere la funzione di ricompattare il sé. La sensorialità può anche essere utilizzata per provare o ripristinare una sensazione di vitalità, compensando un senso di devitalizzazione o, nei casi più gravi, di vuoto interno. Questa funzione ha un ruolo chiave nell’interpretazione delle perversioni sessuali che è stata avanzata dalla psicologia del sé.
Anche nei pazienti psicotici la sensorialità sembra avere un ruolo importante (Tustin 1984, Grotstein 1986, Ogden 1989, Rossi 2000, Correale 2000), anche se diverso. Recentemente Correale (2000) ha cercato di comprendere la genesi delle allucinazioni partendo da alterazioni della sensorialità, che si verificherebbero nei pazienti psicotici in rapporto a stati mentali traumatici: secondo Correale una fase di “affievolimento” del senso di realtà simile alla derealizzazione (in cui la trama sensoriale si destruttura), innescata da emozioni disorganizzanti, verrebbe seguita da una fase di “ricostruzione” della sensorialità in cui il paziente tenderebbe ad ipertrofizzare alcuni aspetti specifici del campo percettivo per compensare il senso di affievolimento, dando luogo alle allucinazioni.
Esemplificazioni di queste idee si possono trovare rappresentate in opere letterarie appartenenti a tradizioni culturali diverse (a conferma della universalità di questi meccanismi), in cui la poesia riesce ad esprimere i concetti psicologici con una evidenza e una profondità difficilmente raggiungibile in altro modo. Pensiamo a certi testi di poeti del decadentismo, per fare qualche esempio a noi familiare, ad autori come D’Annunzio o Pascoli, in cui una sensualità esasperata sembra coprire una profonda depressione esistenziale o a romanzi come La nausea di Sartre, Uomini e topi di Steinbeck, La stanza chiusa a chiave di Mishima, in cui protagonisti profondamente depressi o gravemente disturbati cercano di vitalizzarsi o di sostenersi utilizzando il sesso o altre forme di sensorialità, ma molti altri esempi si potrebbero fare.
Analoghi temi si possono trovare abbondantemente rappresentati nel cinema contemporaneo. Del resto il cinema stesso, come le arti visive e la musica, utilizzando forme diverse di sensorialità per suscitare emozioni, ne esemplificano la funzione vitalizzante.
Discutendo dell’uso della sensorialità nei pazienti gravi in un gruppo di studio sul senso di sé nella psicosi, tenuto presso il Centro di Psicoanalisi Romano (2) a partire dal 1997, é nata l’idea di mettere a fuoco un esempio di ciò che stiamo dicendo, utilizzando il romanzo di Patrick Suskind, Il profumo (1985). Esso infatti si presta ad essere letto come un discorso sulla sensorialità, non solo nel senso proposto dall’autore di una grottesca e amara metafora di quanto la sensorialità influenzi inconsapevolmente la vita umana, ma anche come una geniale esemplificazione di alcuni degli usi sopraccennati della sensorialità nella psicopatologia.
Si tratta della storia, vissuta dall’interno del suo mondo psichico, di un uomo, che non vorremmo definire dal punto di vista psicopatologico, ma che certamente potremmo considerare come un paziente grave, dato che finirà per diventare un serial killer e poi per uccidersi, la cui sopravvivenza e vitalità è legata all’incredibile sviluppo di una modalità sensoriale, l'odorato.

La sensorialità nel romanzo II Profumo

Uso della sensorialità per sostenere un sé che ha subito gravi deprivazioni


Il romanzo è ambientato nella Parigi del 1700. Il protagonista, Jean-Baptiste Grenouille, appena nato viene rifiutato dalla madre, una pescivendola, che lo abbandona in attesa della morte su un mucchio di interiora di pesci putrefatti, sotto uno sciame di mosche.
In effetti sarebbe morto, se non avesse lanciato un grido che lo salva nel momento stesso in cui condanna sua madre. Scoperta e condannata per infanticidio, la madre viene giustiziata sulla pubblica piazza, come allora si usava.
Il bambino è affidato successivamente a svariate balie, ma nessuna riesce a tenerlo con sé più di un certo tempo. L’ultima lo rifiuta con la motivazione che lui non è come gli altri bambini: gli manca l’odore, per cui essa ritiene che sia posseduto dal demonio.
L’odore sembra rappresentare simbolicamente qualcosa di basico, di umano, di profondamente vitale, che tutti condividono, a parte Grenouille. Al tempo stesso, come osserva anche L.Micati (1986) nella sua recensione al romanzo, esso sembra anche concretizzare una prima forma di individualità. Non sappiamo se questa mancanza sia un danno genetico o acquisito, dato che il neonato ha subito un trauma tanto grave, l’abbandono, appena nato. Nella sua bizzarria e indeterminatezza, questo elemento sembra concretizzare l’idea di un deficit originario, non si sa se genetico o acquisito in una fase molto precoce, alla base della patologia grave.
Anche in seguito la reazione che Grenouille suscita negli altri sarà sempre di repulsione: tutti lo sentono immediatamente “diverso”, provano in sua presenza un senso di inquietudine, anche se, dice l’Autore, “... da un punto di vista obiettivo, in lui non c’era proprio nulla che suscitasse paura” (Suskind, 1985, p 28). Viene in mente il concetto di ”atmosfera particolare” teorizzato da Pao (1979) come parametro per diagnosticare la psicosi. Insomma tutti cercano di sfuggirlo, anche se non capiscono perché.
Solo una donna completamente insensibile e anaffettiva sopporta di allevarlo assieme ad altri bambini, dietro compenso da parte dello Stato. Ma i bambini con cui cresce avvertono subito in lui qualcosa che non va, tanto che cercano perfino di soffocarlo senza riuscirci e alla fine decidono di evitare qualunque contatto con lui. Appena cessa l’invio dei soldi, anche la donna che lo ha allevato se ne libera, cedendolo come garzone all’età di nove anni ad un conciatore di pelli, un lavoro che all’epoca, come lei ben sapeva, portava presto alla morte, a causa delle esalazioni degli acidi che venivano utilizzati per conciare le pelli.
Tutte le persone con cui Grenouille ha a che fare lo trattano senza umanità, per cui il suo sé, privo del sostegno anche di un solo rapporto umano valido, non può svilupparsi normalmente. Nessuno lo tratta o lo pensa mai come un essere umano, capace di provare sentimenti e emozioni, con la sua tragica storia, senza parenti e senza affetti. Non possiamo stupirci che cresca completamente incapace di considerare i sentimenti degli altri e di vederli come esseri umani, noi diremmo di “mentalizzare” (Fonagy 1991). Di conseguenza anche lui sarà privo di umanità e di rimorsi nei confronti delle sue vittime.
Eppure sopravvive, anche se si sviluppa con un certo ritardo: solo a tre anni comincia a reggersi sulle gambe, solo a quattro dice la prima parola. Sopravvive sviluppando in modo ipertrofico un’unica modalità sensoriale: l’olfatto. A questa è legata la sua vitalità e la sua forza. Siamo in un mondo in cui gli odori avevano una rilevanza ben maggiore che nel mondo moderno. Comunque l’odorato è ancora oggi per l’uomo qualcosa di molto primitivo e fondamentale, basti ricordare due fatti: il bambino appena nato sa riconoscere l’odore della madre (Stern 1985); inoltre sappiamo che gli odori hanno un ruolo importante nella scelta sessuale. Per Grenouille, al posto dell’odore della madre, c’è stato solo l’odore del pesce in putrefazione nella calura dell’estate che si fissa nella sua memoria come un imprinting.
Possiamo supporre che bambino, che non ha potuto svilupparsi in modo normale, compensi il vuoto interno che sente dentro di sé, sostenendosi e vitalizzandosi attraverso la percezione degli odori, riattivando la prima sensazione vitale provata all’inizio della vita, fino a a sviluppare incredibilmente la capacità olfattiva. La prima parola che disse fu “pesci”, che “... gli usci fuori come l’eco di un ricordo” (Suskind, 1985, p 28 ), mentre un venditore di pesci annunciava gridando la sua merce.
Mentre le altre modalità sensoriali e le altre facoltà mentali restano a livello rudimentale, la personalità di Grenoulle si organizza a partire dall’odorato (qui vediamo in azione la funzione organizzante della sensorialità). Riportiamo la descrizione del momento in cui Grenouille arriva a dire per la prima volta la parola “legno”, per mostrare l’intensità con cui il bambino viveva l’esperienza olfattiva: ”Non vedeva nulla, non sentiva e non provava nulla. Si limitava soltanto ad annusare il profumo del legno che saliva attorno a lui e stagnava sotto il tetto come una cappa. Bevve questo profumo, vi annegò dentro, se ne impregnò fino all’ultimo e al più interno dei pori, divenne legno lui stesso, giacque sulla catasta come un pupazzo di legno, come un Pinocchio, come morto, finché dopo un lungo tempo, forse non prima di mezz’ora, pronunciò a fatica la parola “legno”. Come se si fosse riempito di legno fin sopra le orecchie, come se il legno gli arrivasse già fino all collo, come se avesse il ventre, la gola, il naso traboccanti di legno, così vomitò fuori la parola. E questa lo riportò in sé, lo salvò poco prima che la presenza schiacciante del legno potesse soffocarlo. (...) Per giorni e giorni fu preso totalmente dall’intensa esperienza olfattiva, e quando il ricordo saliva in lui con troppa prepotenza, borbottava fra sé e sé “legno, legno”, a mo’ di scongiuro.... Così imparò a parlare.” (Suskind 1985, p 29-30). Le parole che arriva a dire sono solo nomi di cose concrete, che lo sconvolgono con il loro odore. Con le parole che indicavano concetti astratti, non dotati di odore, noi diremmo meno legate alla sensorialità, aveva le difficoltà maggiori: non riusciva a ricordarle, le scambiava tra loro, anche da adulto le usava in modo sbagliato. Invece impara a distinguere migliaia di odori, che colleziona nella sua mente, come un gigantesco vocabolario, che gli consente di creare nella mente a suo piacere composizioni olfattive nuove.
Nei confronti del mondo esterno Grenouille diventa sempre più chiuso, perché ha trovato qualcosa che lo sostiene e che gli consente di rinunziare a tutto quello che non ha potuto avere. Dice l’Autore: ”Per la sua anima non aveva bisogno di nulla. Sicurezza, dedizione, tenerezza, amore - o comunque si chiamino tutte quelle cose che si presume occorrano a un bambino - al bambino Grenouille non erano affatto necessari. O piuttosto, ci sembra, lui stesso aveva fatto in modo che non gli fossero necessari per riuscire a vivere, fin dal primo momento” (Suskind 1985, p 26). All’inizio, se avesse scelto l’amore nei confronti di sua madre (e non avesse lanciato il grido che l’aveva smascherata), non sarebbe sopravvissuto: l’Autore dice che il grido che lo aveva salvato era stato un grido “per la vita”, ma “contro l’amore”.
Sembra una concretizzazione della terribile situazione in cui trovano certi bambini che in seguito sviluppano gravi patologie, per i quali la propria integrità psicologica sembra incompatibile con quella della madre. Scegliendo la vita, Grenouille “Fin dall’inizio fu un mostro” (Suskind, 1985, p 26).
Passato al lavoro massacrante del conciatore, Grenouille si adatta ai ritmi inumani di lavoro che gli vengono imposti, senza lamentarsi. Tanto nessuno l’ascolterebbe. Sopravvive perfino al carbonchio, la malattia dei conciatori che aveva un decorso mortale, finché alla fine si guadagna il permesso di poter uscire ogni tanto. Nelle sue ore libere comincia a scoprire la città di Parigi, attraverso i suoi odori, vedendo per così dire “attraverso l’olfatto”, avido di scoprire e catalogare odori nuovi, che poi combina nella sua mente all’infinito.
Un giorno, in una di queste peregrinazioni, è colpito da un odore nuovo, straordinariamente fresco e delicato, che si mette ad inseguire finché non ne trova la fonte nel cortile di una casa di Rue des Marais: alla fine arriva in presenza di una fanciulla di tredici o quattordici anni, tranquillamente intenta a pulire delle mirabelle, che gli pare la cosa più meravigliosa che abbia visto in vita sua. E’ la prima volta che un essere umano gli appare bello. Di fronte al profumo inebriante che emana dalla fanciulla tutti gli altri odori gli sembrano non valere più nulla. Grenouille è preso dal desiderio irresistibile di impadronirsi di quel profumo e, appena la fanciulla si volta verso di lui, senza alcuna esitazione la strangola. Resta finché può ad annusare il suo corpo ormai senza vita, cercando di assorbirne l’odore fino in fondo e di imprimerlo per sempre nella sua memoria, poi fugge. Quella notte per la prima volta sente di avere provato la felicità. Da questo momento ha trovato uno scopo per la sua vita: ricreare quel profumo meraviglioso, diventare un creatore di profumi, il più grande profumiere di tutti i tempi.
Ora Grenouille ha un criterio per classificare gli odori in buoni e cattivi. Dice l’Autore: “Che l’inizio di questa magnificenza fosse stato segnato da un delitto gli era del tutto indifferente, semmai ne era conscio. Già non riusciva più a ricordare l’immagine della fanciulla di Rue des Marais, il suo viso, il suo corpo. Ma di lei aveva serbato la parte migliore e la aveva fatta propria: il principio del suo profumo” (Suskind, 1985, p 49-50).
Un giorno Grenouille va a consegnare una pelle al più rinomato profumiere di Parigi, Baldini. Appena entrato nel negozio, sente che il suo posto è lì. Senza indugio chiede a Baldini di poter lavorare con lui. Di fronte alla comprensibile perplessità di costui, si offre di riprodurre su due piedi il famoso profumo “Amore e psiche”, creato da Pelissier, il profumiere rivale di Baldini, e, mentre Baldini lo osserva sempre più esterefatto, Grenouille ricrea, facendosi guidare solo dal suo olfatto, il famoso profumo e, come se non bastasse, lo migliora rendendolo ancora più buono. Di fronte a una simile prova, Grenouille è immediatamente assunto come garzone. Da quel momento lavora nel negozio di Baldini, imparando da lui l’arte della distillazione, unendo così la tecnica al suo genio, creando moltissimi profumi, mentre il suo padrone, appropriandosi delle sue creazioni, diventa ricchissimo.
Grenuille continua a inventare nuovi profumi finché non arriva ad esaurire le possibilità della distillazione. Ad un certo punto scopre che alcuni odori, come quelli del vetro o dei metalli, non si possono distillare. Quando si rende conto di questo fallimento, si ammala ed è sul punto di morire.
La vita, se non può realizzare il suo sogno di riprodurre il profumo che gli interessa più di ogni altro, non ha più valore per lui.
Trascorre vari giorni in uno stato comatoso tra la vita e la morte, finché un giorno, in un momento di lucidità, chiede al suo padrone se esistono anche altre tecniche, oltre alla torchiatura e alla distillazione, per estrarre l’aroma dalle sostanze. Baldini, pensando di esaudire l’ultimo desiderio di un moribondo, gli risponde che esistono altre tecniche, con cui si ottengono i profumi migliori, che si praticano nel sud della Francia, sopratutto nella città di Grasse. Da questo momento Grenuille comincia a guarire, perché la vita riprende interesse per lui. In cuor suo ha un solo desiderio: trasferirsi nei luoghi indicati da Baldini, appena potrà.

La funzione della sensorialità nello sviluppo di un mondo allucinatorio

Passano altri tre anni prima che Baldini gli conceda finalmente il diploma di garzone e il permesso di lasciare Parigi.
Grenouille prende la via del sud. Si era proposto di raggiungere la città di Grasse, ma, una volta libero, cede al desiderio di allontanarsi il più possibile da tutti gli esseri umani, che fino ad allora aveva soltanto subito e detestato. Si allontana da tutti i centri abitati finché raggiunge una montagna solitaria nel punto più isolato della Francia. Giunto sulla cima, sentendo di essere finalmente completamente solo, esprime la sua gioia, gridando e comportandosi “... come un insensato fino a notte inoltrata” (Suskind, 1985, p 127). Alla fine trova una grotta, in cui, come avverte dall’odore, nessun essere umano era mai entrato. Vi entra e, arrivato al fondo, resta immobile per ore, assaporando la sua solitudine, evocando ad uno ad uno gli odori che avevano caratterizzato la sua vita, combinandoli poi e cancellandoli a suo piacimento in un mondo meraviglioso da lui creato, inebriandosi di odori, incurante del freddo e delle privazioni, finché non piomba in un sonno profondo. Dice Suskind: “Giaceva nella tomba di roccia come il cadavere di sé stesso, respirando appena, quel tanto da far battere il suo cuore... e tuttavia viveva in modo così intenso e sfrenato, come mai un uomo aveva vissuto nel mondo.” (Suskind, 1985, p 129).
L’autore non dice se si tratta di fantasia o di delirio, ma la descrizione, così vivida, così simile alla realtà, così pervasa da un senso di grandiosità e di onnipotenza, fa pensare al delirio: “Qui vigeva unicamente la sua volontà, la volontà del grande, meraviglioso, incomparabile Grenouille” (Suskind 1985, p 131-132). Non a caso la descrizione ricalca i toni biblici della creazione: “E il Grande Grenouiille vide che ciò era bene, molto, molto bene. E alitò sopra la terra. E i fiori, accarezzati, diffusero profumo e unirono le loro miriadi di profumi in un universale profumo di omaggio, fatto di un alternarsi sempre mutevole e tuttavia costante, a lui, il Grande, Unico, il Meraviglioso Grenouille, ed egli, in una troneggiante nuvola d’oro, questa volta inspirò con le narici, e l’odore del sacrificio gli era gradito. E si degnò di benedire la sua creazione più volte, ed essa lo ringraziò con giubilo ed esultanza e reiterati getti di sublime profumo.” (Suskind, 1985, p 132). Dopo un periodo di tempo imprecisato, stanco degli obblighi della creazione divina, Grenouille torna nel suo castello che giace in un deserto di pietra, nella cui cantine si trovano botti che contengono i migliori profumi che lui ha raccolto nel corso della sua vita. Giunti a maturazione, i profumi sono travasati in bottiglie collocate su scaffali posti in corridoi lunghi chilometri. Grenouille ordina ai suoi servi di portargli alcune bottiglie scelte. Dice Suskind: “Aveva bisogno di quella roba subito, ne aveva bisogno con urgenza, la bramava, sarebbe morto al’istante se non l’avesse avuta.” (Suskind, 1985, p 134). Il senso di imperiosità collima con l’interpretazione che si tratti di delirio. I servi arrivano in volo, portando le bottiglie che Grenouille beve avidamente in un crescendo di ebbrezza. L’ultima è quella che contiene il profumo della fanciulla di rue de Marais.
Così trascorre sette anni, mentre fuori infuria la guerra, nutrendosi come un animale selvaggio, risvegliandosi ogni tanto e tornando subito dopo a immergersi nei mondi fantastici che ogni giorno ricreava e rimodellava, a partire dagli odori indelebilmente fissati nella sua memoria, ripetendo il banchetto che ogni volta terminava assaporando il profumo della fanciulla di Rue di Marais.
E’ suggestivo vedere questa descrizione come una rappresentazione di come si sviluppi un mondo allucinatorio e delirante, secondo i meccanismi ipotizzati da Correale nei pazienti psicotici a partire dalla sensorialità (2000): la permanenza nella caverna, dove le percezioni sensoriali sono certamente ridotte al minimo e stravolte, corrisponde alla fase di “affievolimento” del senso di realtà e di “derealizzazione”, che nei pazienti psicotici sarebbe originata da un’emozione disorganizzante, e che innesca la seconda fase, quella compensativa, in cui alcuni aspetti sensoriali sono ipertrofizzatii, ricostruendo una nuova realtà allucinatoria e delirante. Nel caso di Grenouille la lunga permanenza nella caverna, anche in assenza di un’emozione traumatica, potrebbe aver dato origine alle allucinazioni, così come avviene nel caso di individui normali sottoposti ad esperienze di deprivazione sensoriale protratte nel tempo.
Sul piano metaforico la caverna è naturalmente un simbolo della deprivazione estrema raggiunta da Grenouille e della sua solitudine totale, che appaiono essere alla base dello sviluppo del delirio.

Uso tossicomanico della sensorialità


Finché un giorno accade qualcosa che risveglia Grenouille dal suo delirio, riempiendolo di terrore: in uno stato di coscienza confuso tra il sogno e la veglia egli allucina una nebbia che lo sta soffocando. Grenouille sa che quella nebbia è il suo odore personale, ma quell’odore non riesce a sentirlo. Questo per lui significa non esistere. In quel momento capisce che lui non ha un odore come tutti gli esseri umani, è diverso da tutti gli altri, non è umano. Non ha un’individualità.
Potremmo dire che un momento di lucidità interrompe il delirio e Grenouillle percepisce drammaticamente tutta la realtà del suo essere diverso e del suo deficit originario. Un senso di nullità e inesistenza lo soffoca. L’equilibrio ottenuto attraverso il delirio non regge più e deve trovare un’altra soluzione.
Questa presa di coscienza induce Grenouille a rompere il suo isolamento. Torna tra gli uomini e, per sembrare come tutti gli altri, si costruisce “un falso odore”, cioè un profumo che imita l’odore umano.
Sembra una metafora della costruzione di un falso sé (Winnicott 1965), della perdita della naturalezza, per essere accettato dagli altri. Per la prima volta Grenouille si accorge che gli altri non lo evitano più, si fidano di lui, lo trattano come uno di loro. In seguito, quando diventerà ancora più esperto nella creazione dei profumi, costruirà per sé stesso odori diversi, da usare a seconda delle circostanze, per indurre negli altri i sentimenti che possono essergli utili, senza che questi se ne accorgano.
Una volta ricreato l’odore umano, decide di fare di più: ora che sa di cosa è capace, vuole creare un profumo sovrumano, così buono e angelico che chi lo avrebbe annusato, ne avrebbe dovuto amare il portatore. Dice Suskind: “Voleva essere il dio onnipotente del profumo, così come lo era stato nella sua fantasia, ma ora nel mondo reale e regnando su uomini reali. e sapeva che ciò era in suo potere. Poiché gli uomini potevano chiudere gli occhi davanti alla grandezza, davanti all’orrore, davanti alla bellezza, e turarsi le orecchie davanti a melodie e parole seducenti. Ma non potevano sottrarsi al profumo. Perché il profumo era fratello del respiro. Con esso penetrava negli uomini, a esso non potevano resistere, se volevano vivere. E il profumo scendeva in loro, direttamente nel cuore, e là distingueva categoricamente la simpatia dal disprezzo, il disgusto dal piacere, l’amore dall’odio. Colui che dominava gli odori, dominava i cuori degli uomini.” (Suskind, 1985, 160-161). Qui la sensorialità sembra assimilarsi alla vita (il respiro).
Finalmente Grenouille raggiunge la città di Grasse, la terra promessa dei profumieri, dove spera di potersi impossessare delle tecniche necessarie per realizzare il suo progetto. Mentre girovaga per la città, per la seconda volta in vita sua percepisce un profumo meraviglioso, simile a quello della fanciulla di Rue de Marais, ma ancora più buono e delicato. Lo insegue, seguendone l’intensità, finché si ferma di fronte al muro che cinge il giardino di una casa. Capisce che esso proviene da una fanciulla che sta per diventare adolescente, che riesce ad immaginare nei minimi dettagli. Grenouille decide di impadronirsi di quel profumo, ma non immediatamente e in modo rozzo, come aveva fatto la prima volta. Prima deve di perfezionare le sue capacità di estrarre gli aromi per riuscire a conservare quel profumo per empre.
Trova lavoro in un laboratorio di profumiere, dove diventa esperto nell’arte della macerazione e della profumazione a freddo. Dopo avere guadagnato la fiducia della padrona, ottiene di restare sempre più spesso a lavorare da solo nel laboratorio. Qui si mette a sperimentare. Dapprima cerca di carpire e fissare gli odori di cose inanimate, poi passa agli odori di esseri viventi, avvolgendo piccoli animali in panni spalmati di grasso, per assorbirne gli odori, estraendone quindi il profumo, che alla fine fa passare nell’alcool. Infine comincia a riprodurre gli odori umani, usando le stesse tecniche.
Dopo un anno torna sul luogo dove aveva individuato il profumo che lo aveva irresistibilmente attratto al suo arrivo a Grasse. Mentre si inebria nuovamente del profumo della fanciulla ormai divenuta adolescente e fantastica di carpirlo e di fissarlo in un profumo che avrebbe potuto conservare per sempre, gli viene l’idea di fissare quel profumo usando come coadiuvanti altri profumi dello stesso genere, anche se non avrebbero mai potuto essere altrettanto squisiti.
Poco tempo nella città di Grasse dopo cominciano ad essere trovate morte delle fanciulle adolescenti, tutte bellissime. Vengono regolarmente trovate in campi di fiori, con i capelli tagliati, uccise sempre con un colpo alla nuca, senza tracce di violenza carnale.
In un anno Grenouille completa la sua collezione, uccidendo ventiquattro ragazze. A questo punto decide che è giunto il momento di completare la collezione con la preda più ambita, che ha risparmiato solo in attesa di essere pronto.
La fanciulla è la figlia di un importante personaggio della città, che la sorveglia gelosamente. Il padre ha oscuramente capito che l’assassino mira a sua figlia e vive nel terrore che questi realizzi il suo proposito. Inutilmente il padre cerca di allontanare la figlia dalla città per alloggiarla in un convento fortificato in attesa di farla di sposare (aveva infatti capito che l’assassino era attratto solo da fanciulle vergini). Proprio quando il padre crede di aver portato in salvo la figlia, Grenouille, seguendo il suo olfatto, la rintraccia in una locanda in cui sta trascorrendo la notte sotto la protezione del padre e la uccide. Poi ripete per l’ultima volta il suo rituale: taglia i capelli della fanciulla e la camicia da notte, che mette da parte, ne avvolge il corpo in una pezza di lino spalmata di grasso, attende per 6 ore che il profumo impregni il grasso, infine srotola la pezza e, dopo averne fatto un fagotto, aggiungendovi i capelli e la camicia da notte della fanciulla, si dilegua.
Questa volta però Grenouille viene scoperto e condannato a morte.
Colpisce il fatto che Grenouille, che aveva sempre previsto tutto nei minimi dettagli, lasci dietro di sé una serie di grossolani indizi che possono identificarlo, resti in città e non si curi neppure di nascondere le tracce dei venticinque omicidi, pur potendo immaginare che questa volta, trattandosi della figlia di un importante personaggio, la ricerca dell’assassino sarebbe stata più accurata del solito. Forse questa volta il desiderio e la voluttà di Grenouille sono così intensi da fargli perdere la sua lucidità o da annullare la paura della morte. O forse Grenouille sente che, ora che ha realizzato la sua massima aspirazione, può anche morire.
L’uccisione delle venticinque fanciulle può esser letta come una rappresentazione dell’aspetto che abbiamo definito tossicomanico della sensorialità, che può arrivare fino all’omicidio e alla noncuranza della propria morte.

La sensorialità come base dei nostri sentimenti e delle nostre convinzioni

A questo punto il racconto si trasforma in una grottesca e sconcertante metafora di come la sensorialità, nel caso specifico l’odorato, sia la base inconscia a partire dalla quale si strutturano le emozioni, i sentimenti e i pensieri umani.
Non appena il condannato scende dalla carrozza per avviarsi sul luogo dell’esecuzione, accade qualcosa di completamente imprevedibile e incomprensibile, che in seguito i testimoni avrebbero definito come un miracolo. Le diecimila persone presenti al supplizio si sentono invadere dalla certezza che il piccolo uomo che si sta avviando al patibolo non può assolutamente essere colpevole. Le mani del boia tremano, il lacché che guida la carrozza cade in ginocchio, mentre tutti si sentono invadere da un irresistibile sentimento di amore verso Grenouille, che ora appare a tutti come una vittima innocente, un angelo, un giovane bellissimo dal fascino irresistibile, con cui tutti vorrebbero accoppiarsi, incuranti di qualsiasi remora sociale o morale. E’ l’inizio di un’orgia collettiva, in cui i presenti si abbandonano a una sessualità pubblica e sfrenata, come in un antico baccanale.
E’ successo che Grenouille si è cosparso con un po’ del profumo da lui creato, estratto dai corpi delle venticinque fanciulle uccise, il profumo che induce amore nei confronti di chi lo porta. E questo ha completamente trasformato non solo le emozioni di tutti i presenti, ma anche il loro giudizio nei confronti del condannato, che ora è visto come una vittima innocente di un tragico errore giudiziario.
Grenouille ha ottenuto il massimo trionfo. Per un attimo si sente onnipotente, simile a dio, proprio come nei suoi deliri, ma subito si accorge che questo non gli dà alcun piacere. Nel momento in cui ha ottenuto ciò che aveva sempre agognato, e cioè di essere adorato dagli uomini, si accorge che il loro amore non può procurargli gioia, perché egli li disprezza, tanto più ora che ne vede tutta la dipendenza dagli odori, senza che neppure se ne rendano conto. In quel momento Grenouille capisce che lui può trarre soddisfazione solo dall’odio. Noi diremmo che la sua è un’identità negativa, senza la quale egli si sente inesistente (“Fin dall’inizio fu un mostro.”) (Suskind 1985, p 26).
Nel momento del suo trionfo, prova il desiderio di mostrare a tutti la sua vera personalità, il suo odio, e di essere odiato da tutti. Ma neppure questo può ottenere, perché è mascherato dal profumo che suscita amore. Sotto quel profumo, sotto quella finzione, sente il proprio nulla. Viene riafferrato dall’incubo della sua mancanza di odore, che concretizza il suo deficit originario, il suo sentimento di non esistere e di non avere una identità, che aveva cercato disperatamente di nascondere, e si sente di nuovo soffocare, come nell’incubo della caverna. Sa che, se non riesce a sentire il proprio odore, è condannato a non sapere mai chi è. E allora non ha più interesse a vivere.
L’odore sembra ora rappresentare più chiaramente l’identità, il senso di sé.
Quando il padre della fanciulla uccisa corre verso di lui, Grenouille spera che almeno lui non si farà ingannare, dato che Grenouille porta addosso il profumo della figlia morta e si prepara ad essere ucciso: “Già pensava di sentire contro il petto un colpo stupendamente eccitante, e la lama che penetrava attraverso la sua corazza di profumo e la nebbia soffocante fino al centro del suo cuore freddo...” (Suskind 1985, p 246). Sentiamo di nuovo il valore vitalizzante della sensorialità, questa volta tattile. Ma l’uomo vuole solo chiedergli perdono e offrirgli di restare sempre con lui, dato che gli ricorda la figlia! A questo punto Grenuille sviene.
Quando rinviene, apprende di essere libero. La condanna è stata annullata e il caso verrà risolto giustiziando un altro uomo, che viene immediatamente riconosciuto colpevole con prove schiaccianti.
La scena del supplizio nella sua paradossalità concretizza il trionfo della sensorialità, apparendo come un amaro richiamo alla nostra fisicità, che noi, prigionieri del “mito della mente isolata” (Stolorow e Atwood 1992), troppo spesso tendiamo a dimenticare. Suskind ci ricorda quanto profondamente dipendiamo dalle nostre percezioni, anche se, differentemente dagli uomini di epoche passate, noi sottovalutiamo e spesso svalutiamo la sensorialità, a vantaggio di funzioni mentali più complesse e elaborate, come il pensiero, dimenticando gli stretti rapporti che questo intrattiene con la sensorialità. Eppure basterebbe pensare all’esperienza del dolore fisico che tutti abbiamo sperimentato, in qualche momento della vita, per ricordare quanto i nostri sentimenti e pensieri possono esser condizionati dalle nostre percezioni.

Sensorialità e senso di morte

Nella parte finale del romanzo Grenouille riesce a sfuggire a tutti e si incammina da solo verso Parigi, il luogo dove è nato.
Ora sembra avvertire tutta la sua solitudine, mentre una grande tristezza lo invade. Ogni tanto tira fuori il flaccone con il suo profumo e lo annusa: “Nessuno sa come è buono in realtà questo profumo, pensava. Nessuno sa come è fatto bene. ” (Suskind 1985, p 256).
La sensorialità, a cui Grenouille si era disperatamente appigliato per sopravvivere fino a quel momento, ora non gli basta più, in assenza di una condivisione umana, di un riconoscimento, di cui per la prima volta avverte il desiderio. Proprio mentre lo sentiamo più umano, affiora un senso di morte.
Arrivato a Parigi nel pieno della calura estiva, raggiunge il Cimitière des Innocents e si ferma in un punto completamente deserto a causa dell’odore dei cadaveri, aspettando la notte, chiara allusione alla sua intenzione di morte.
Dopo la mezzanotte, comincia a riunirsi in quel luogo un gruppo di individui di malaffare. Grenouille si unisce silenziosamente a loro, poi estrae la bottiglia che portava con sé in cui aveva chiuso il profumo che induce amore nei confronti di chi lo porta e se lo cosparge tutto addosso, ben sapendo quello che accadrà. Immediatamente gli uomini che lo circondano cominciano a sentirsi irresistibilmente attratti da lui e si avvicinano per toccarlo. Ma questa volta l’effetto è immensamente amplificato e in pochi attimi il suo corpo, conteso da tutti, viene smembrato e divorato.
Questa morte volontaria conferma la profondità del vuoto e della solitudine da cui Grenouille aveva cercato disperatamente di salvarsi, appigliandosi a quell’unica modalità che per lui aveva rappresentato la vita.

Conclusioni

Ripercorrendo il metodo caro alla psicoanalisi di usare la letteratura per illuminare i costrutti psicologici, abbiamo provato a leggere il romanzo di Patrick Suskind Il Profumo (1985) per esemplificare alcune funzioni della sensorialità nei pazienti gravi, che sono state oggetto di riflessione in un gruppo di studio sul senso di sé nella psicosi, tenuto presso il Centro di Psicoanalisi Romano negli ultimi anni.
In particolare ci è parso che questo romanzo si prestasse ad esemplificare in maniera mirabile l’uso della sensorialità, nel caso specifico olfattiva, per sostenere e vitalizzare un sé gravemente deprivato e deficitario, uso che finisce per assumere modalità tossicomaniche, conducendo il protagonista a diventare un serial killer, e anche la funzione della sensorialità nello sviluppo di un mondo allucinatorio e delirante, secondo i meccanismi recentemente ipotizzati da Correale (2000).

Bibliografia

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(1) Dipartimento di Psicologia Dinamica e Clinica, Università di Roma “La Sapienza”, membro associato SPI.
(2)All’epoca in cui questo lavoro è stato scritto il gruppo era costituito, oltre all’autrice, dalle seguenti persone: C.Bonucci, G.Campoli, A.Correale, R.Candela, M.G.Chiavegatti, G.Di Luzio, S.Gana, G.Giordo, A.Tirabasso



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