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PSYCHOMEDIA
ARTE E RAPPRESENTAZIONE
Letteratura



L'amore reietto

di Giacinto Buscaglia


tratto dal volume:

Giacinto Buscaglia
L'AMORE IN FONDO
De Ferrari, 2013


nove

Maria, immobile, guarda il mare. Bruno le si avvicina senza fare rumore, affondando i piedi nudi nella sabbia bagnata. Arriva alle sue spalle, le mette le mani sui fianchi e dolcemente la fa girare su se stessa. Il bacio è lungo, appassionato. I due corpi sembrano sostenersi a vicenda, magro e ossuto quello di lui, massiccio e  strabordante di grasso quello di lei.

Quando si staccano, lui le prende la mano e la porta verso una grotta nascosta nella scogliera. Si abbassano per evitare di urtare la testa contro le rocce appuntite dell’ingresso. All’interno il soffitto è alto a sufficienza da permettere loro di stare in piedi.

Lei si ferma al centro, ride con il ventre che ballonzola, la bocca sdentata da cui colano filamenti di saliva. Allarga le gambe e un getto di urina cola per terra, inzuppando la sabbia.

"Pisciona". L'abbraccia forte mentre lei cerca di divincolarsi.

"Non sono una pisciona. Mi hai fatto ridere e mi  scappata, per colpa tua".

Si siedono in fondo, sopra uno strato di cartoni e di stracci. Lui appoggia la testa sui seni enormi di lei, che se lo stringe al petto e lo culla come un bambino piccolo. "Dormi, dormi, fai la nanna bel bambino della mamma".

Restano abbracciati guardando il mare scuro, che ruggisce come un leone ferito, la fetta nera di cielo gonfia di pioggia.

Maria sente al tatto qualcosa di freddo e di duro sotto i cartoni. Tira fuori una bottiglia di birra.

"E questa?".

Lui la guarda con un'aria contrita, gli occhi acquosi e arrossati, la barba nera, incolta e striata di bianco. Congiunge le mani dalle dita tremolanti e piagnucola con la voce rauca:

"Me l'ha data Gianni, questa mattina prima di andare a pescare. Gianni è bravo,  un amico. Non sgridarlo, ti prego".

Maria sospira e scuote la testa.

"Lo sai che Gesù non vuole. Sei cattivo, non puoi far sanguinare il suo cuore".

"E' l'ultima, te lo giuro". Le accarezza il viso e le passa la mano nei capelli ridotti a grumi inestricabili.

Il ghigno di lei si scioglie come neve al sole. "E va bene, ma prima devi dire la preghiera".

Bruno posa a malincuore la bottiglia ma la tiene accanto, come se potesse scappar via. Pregano, mentre la luce cede un poco per volta al crepuscolo e i loro volti diventano maschere dai profili indistinguibili:

"Padre nostro, che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano...".

Beve a piccoli sorsi, gli occhi socchiusi a gustare un piacere che vorrebbe non finisse mai, con la sua donna a fianco che lo ha perdonato e si dondola avanti e indietro, canticchiando una canzone di trent'anni fa.

Si addormentano uno a fianco all'altro, sotto una montagna di cartoni che li ripara dal freddo. Hanno respiri pesanti e rumorosi come quello del mare, che sale tra i banchi di sabbia fino ai piedi del loro regno e si allontana, in un movimento incessante.

Maria ha il sonno leggero. Un rumore improvviso la sveglia ed è subito vigile, i sensi all'erta, il cuore che batte forte dalla paura. Si siede, trattiene il fiato e ascolta il buio spaventevole della notte e i sibili del vento che si infila tra le rocce. Il silenzio assoluto ha il suono delle onde che sbattono sulla scogliera. Una luce balena davanti alla grotta, sembra un lampo a cui non segue alcun tuono. Ancora buio fitto e ancora un lampo e solo dopo voci, voci di persone che si rincorrono, sussurri concitati e distanti.

"Bruno, sveglia". Lo scuote ottenendo solo un grugnito e un sobbalzo.

Le voci si fanno più vicine e i lampi sono luci di torce che si incrociano. "Ci sono dei topi da queste parti, pantegane grosse e schifose". Qualcuno ride: "Dobbiamo stanarli, portano malattie".

Lei è terrorizzata e cerca di nuovo di svegliarlo, questa volta senza tanti riguardi. Lo spinge con decisione, affonda un piede nel fianco.

Nel profilo dell'apertura della grotta si stagliano le sagome di due persone, che puntano le torce in tutte le direzioni fino a illuminarli.

Ora lui è in piedi, fa scudo con il suo corpo gracile a quello di lei. I due sono accecati dalle luci e non vedono i volti di chi hanno davanti, sentono solo la voce di quello che sembra solo poco più di un bambino: "Eccoli, li abbiamo presi".

"Andate via, andate via".

Grida con tutto il fiato che ha in gola, mentre cerca un arma per proteggersi. Fruga tra i rottami, nei resti di un faló acceso per scaldarsi e per cuocersi qualcosa di caldo e afferra un bastone  bruciacchiato.

Sono in quattro. Due stanno di fronte a loro, le mani nelle tasche dei giubbotti. Gli altri prendono a calci gli oggetti, calpestano senza riguardo tutto ciò che trovano.

Maria piange in silenzio, le ginocchia che le tremano:

"Scusate, non volevamo. Adesso ce ne andiamo...". 

Bruno trova il coraggio di alzare il bastone e si scaglia contro il ragazzo che ha davanti, il più giovane di tutti. Lui si scosta con un rapido balzo, mentre l'uomo manca il bersaglio e finisce per terra, la faccia nella sabbia.

Ridono. Lo circondano e lo prendono a calci. Non vogliono fargli troppo male, solo spaventarlo un poco, punirlo per la miseria della sua vita puzzolente e inutile.

Lui cerca di sottrarsi ai colpi, si rotola nella sabbia, mentre Maria crolla in ginocchio e prega, con le mani giunte e gli occhi chiusi.

"Ave Maria, piena di grazia, il Signore è con te...". La voce si affievolisce parola dopo parola, fino a diventare un flebile sussurro. Vede il suo uomo alzarsi a fatica, barcollando, il respiro affannoso, un rantolo che sembra il lamento di una bestia ferita. Si guardano per un attimo.

Bruno legge negli occhi di Maria uno smarrimento che lo rende pazzo di rabbia. Alza il bastone sopra la testa, ma il ragazzo lo spinge con violenza all'indietro, facendolo sbattere con forza contro le rocce. Si affloscia come un sacco vuoto senza un lamento, mentre i quattro scappano più spaventati di loro.

Maria ora è al buio e lo cerca a tentoni, inghiottendo lacrime e saliva. Lo prende sotto le ascelle e lo tira verso di sè. Gli accarezza il viso e gli tiene la testa sul grembo, mentre un liquido denso e caldo le cola sulle gambe e inzuppa i vestiti, le narici investite da un odore dolciastro. Resta così, senza muoversi fino a quando le prime luci dell'alba trasformano la coltre nera del mare in una superficie argentata e luminescente.

L'AMORE REIETTO

 


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