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PSYCHOMEDIA
RISPOSTA AL DISAGIO
Anoressia e Bulimia




Gli Adolescenti e l'Alimentazione Disturbata

Emanuel Mian e Cinzia Lacalamita



I Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) quali l'Anoressia (AN) e la Bulimia Nervosa (BN) sono divenuti un problema di allarme ed interesse sociale sempre più urgente.
Il 90% dei casi si sviluppa in soggetti di sesso femminile ed anche se la ricerca (Fassino, et al., 2001; Fernández-Aranda, et al., 2004; Fichter & Daser, 1987) ha evidenziato un aumento dei casi maschili, ciò merita adeguate verifiche in campioni più numerosi ed eterogenei ( 1).
L'età di insorgenza di tali psicopatologie è inscrivibile fra i 14 ed i 18 anni (American Psychiatric Association, 1994) e sebbene raramente colpisca soggetti oltre i 40 anni d'età, sono riscontrabili numerosi casi cronici (Fox & Leung, 2008; Mian, 2006).
Solo il 46% dei pazienti con Anoressia presentano una totale remissione (Steinhausen, 2002) mentre sono tra il 51% ed il 71% i casi di persone affette da Bulimia che si astengono totalmente da episodi di alimentazione incontrollata( 2) e tra il 36% al 56% quelli che non utilizzano più alcun metodo di compenso(3 ) (Fairburn, Cooper, & Shafran, 2003).
L'attenzione da parte dei mass-media alla problematica sembra non aver aumentato la conoscenza nella popolazione( 4) riguardo i rischi di tali psicopatologie e la loro eziologia (Mian, 2007a).
Raramente inoltre, è stato valutato il punto di vista degli adolescenti sugli attuali canoni estetici e sull’influenza dei media che propone modelli di bellezza difficilmente raggiungibili per i giovani (Mian & Gerbino, 2008).
Questo fattore socio-culturale, che si inscrive nella multifattorialità dei DCA, puo' spiegare l' aumento delle percentuali di soggetti con uno o più sintomi( 5) che risultano però insufficienti ai fini di una piena diagnosi di un disturbo alimentare(Jacobi, Hayward, de Zwaan, Kramer, & Agras, 2004).
Le indagini cliniche hanno rilevato notevoli differenze nelle percentuali di successo dei casi trattati ponendo in questo modo l'accento anche sui diversi sistemi sanitari della Comunità Europea (Richard, 2005).
E' quindi evidente come interventi in adolescenza che investano entrambe i sessi utilizzando nuove metodiche, potrebbero portare a nuove conoscenze relativamente a tali disturbi e ad una loro prevenzione sia primaria che secondaria.
Il gruppo di ricerca Body-Image, tiene dal 2006 presso alcune scuole medie superiori del Friuli-Venezia Giulia, una serie di incontri finalizzati alla prevenzione e sensibilizzazione dei DCA (Mian, 2007b).
Nello specifico, il progetto di cui si parla in questo articolo era volto agli studenti delle classi seconde di un Liceo Scientifico di Trieste( 6), con lo scopo di approfondire le conoscenze in merito ai DCA, favorire il raggiungimento di una immagine corporea positiva negli adolescenti e valutare comportamenti alimentari a rischio fra i giovani di entrambe i sessi usando innovative metodiche comunicative.
L'intervento si proponeva inoltre di evidenziare rischi e conseguenze di tali comportamenti e rafforzare l’autostima attraverso l’accettazione della propria immagine corporea attraverso anche l' educazione verso uno stile di vita sano ed attivo.
Obiettivo finale, è di fornire al Ministero della Salute dati epidemiologici (al momento non esistenti nel contesto cittadino e regionale), che rilevino in percentuale il numero di soggetti a rischio di incorrere in un DCA e quello di eventuali elementi già patologici.

MATERIALI E METODI

Campione
Lo studio ha coinvolto studenti delle classi seconde durante l’anno scolastico 2006\2007 e 2007/2008 nello specifico 162 soggetti(7 ), di cui 89 maschi (55 %) e 73 femmine (45%) con eta’ media di 15 anni e una deviazione standard pari a +\- 1.
Nessuno di essi aveva mai partecipato ad un corso similare oppure ad indagini analoghe e le classi testate nell'anno 2007/2008 non presentavano eventuali soggetti preventivamente testati nel precedente intervento.

Strumenti
A tutti i ragazzi sono stati somministrati dallo psicologo coordinatore una batteria di questionari basati principalmente su test validati e su di un questionario creato ad-hoc ai fini dell’assunzione di dati relativi a peso, altezza, età e su comportamenti ed abitudini non trattati dai questionari diagnostici o di screening.

Questionari sulle abitudini alimentari(8 )
L' Eating Attitudes Test o EAT-12 (Garner & Garfinkel, 1979) è un questionario a sei opzioni graduate lungo un continuum da “mai” a “sempre”.
Non si tratta di un test diagnostico, in quanto non rileva la presenza di disordini alimentari, bensì denota aree di disagio e preoccupazione in relazione al cibo e alla propria immagine corporea. Comprende 12 item divisi in 3 categorie di 4 item ciascuna:

- Categoria Dieta: misura il desiderio di perdere peso e la spinta a dimagrire
- Categoria Bulimia: riguarda la tendenza a perdere il controllo nei confronti del cibo, a cui viene data molta importanza.
- Categoria Controllo orale: valuta l’eccesso di controllo nell’assunzione di cibo

E' stato inoltre costruito un questionario ad-hoc che mirava a conoscere i comportamenti alimentari, episodi di alimentazione incontrollata, uso di alcoolici e fumo ed alcuni quesiti relativi alla percezione corporea.

Risultati
Valutate le tabelle pediatriche corrispondenti alla fascia d’età 15/17 anni, si è evinto che il campione dei 90 ragazzi presi in esame corrisponde alla norma per altezza e peso.
I soggetti di sesso femminile in lieve sottopeso risultano essere 9 (nove), nessuno di essi ha presentato però un marcato sottopeso.


B.M.I (Indice di Massa Corporea)( 9)e peso correlano positivamente con la percezione del proprio corpo: più alto è il peso quindi e maggiore risulta essere la percezione del proprio corpo.
Stesso risultato, seppur rilevato con forza minore, si evidenzia per quanto riguarda la correlazione fra insoddisfazione corporea e B.M.I.
In sintesi, indistintamente per ragazzi e ragazze, tanto maggiore è il peso, tanto minore è il grado di soddisfazione corporea: la piacevolezza del proprio corpo è quindi vincolata al peso e non alle forme di esso.
Relativamente alla percezione del proprio corpo (molto magro, magro, normale, grasso, molto grasso), ci sono state differenze statisticamente significative fra il campione maschile e quello femminile.
Molti ragazzi del campione maschile infatti si percepiscono magri (38 soggetti cioè il 43%) pur non essendo in sottopeso ed il 52% di essi (46 soggetti) percepisce il suo corpo come normopeso.
Questo potrebbe rappresentare un fattore protettivo verso episodi di digiuno che portano al pattern digiuno – abbuffata -perdita di controllo, tipico dei Disturbi del Comportamento Alimentare nelle femmine.
Nei maschi vi è una correlazione inversa fra la scala del controllo orale(10 ) dell’ EAT12 e la percezione corporea: ciò significa che minore è il controllo sull’assunzione di cibo, maggiore risulta essere il peso percepito.
A seguito del dibattito svoltosi in classe dopo l’avvenuta compilazione dei questionari, si è evidenziato che i maschi percepiscono l’esilità del proprio corpo come magrezza( 11) quindi non positivamente come lo percepiscono le ragazze, rifuggendola in ogni modo.
Il 36% delle ragazze si percepisce da grassa (24 soggetti) a molto grassa (2 soggetti) pur non essendo in sovrappeso, solamente il 10% delle ragazze si percepisce magra (7 soggetti) e nessuna ragazza si percepisce molto magra.
Questo sia nelle femmine che nei maschi, correla (r = .47 p < 0.01) con la soddisfazione del proprio aspetto fisico: ciò significa, che maggiore è l’insoddisfazione corporea, maggiore è il peso percepito(12 ).


In merito alla percezione corporea, permangono differenze statisticamente rilevanti fra il campione femminile e quello maschile, indicate in Fig.2 per un confronto fra i due sessi.
Come anche precedenti indagini in studi analoghi hanno dimostrato (Pokrajac-Bulian, Zivci_-Becirevi_, Calugi, & Dalle Grave, 2006), anche qui le ragazze mostrano una marcata insoddisfazione corporea che si evince isolando il dato femminile visibile in Fig.3.


Relativamente all'autostima(13 ) sembra che gli uomini abbiano più consapevolezza delle proprie qualità, il che risulta essere un ulteriore fattore protettivo verso un disturbo del comportamento alimentare, problematica che come è noto, si inserisce in un quadro di scarsa stima di sé nucleare (Berger, Weitkamp, & Strauss, 2008).
Le ragazze infatti, diversamente dai compagni maschi, asseriscono di avere poco di cui andare fiere e ciò correla con il grado di insoddisfazione corporea(14).
Le differenze fra i maschi e le femmine in relazione al quesito in Fig.4 sono statisticamente rilevanti e vedono i ragazzi abbuffarsi in maniera preoccupante da ogni giorno (4 soggetti), a qualche volta alla settimana/mese (14 soggetti); sono almeno in 18 ad ammettere quindi di non riuscire a controllare l’alimentazione e questo correla sia nelle femmine che nei maschi (r = .51 ; p < 0.01), con la scala "Bulimia" dell’ EAT12, garantendoci la possibilità di valutare che la risposta sia stata data con cognizione di tale comportamento verso il cibo(15 ).


Differenze significative sono state rilevate fra maschi e femmine relativamente al controllo del proprio peso e ad aver intrapreso una dieta nell'ultimo anno.
I maschi dichiarano di pesarsi molto meno rispetto alle proprie compagne di classe e di non aver mai seguito una dieta.
Anche questo dato rappresenta un fattore protettivo verso l’insorgenza di un disturbo del comportamento alimentare nei maschi e rappresenterebbe un fattore da tenere sempre sotto controllo nelle ragazze in preadolescenza ed adolescenza.
Ognuna delle ragazze delle classi oggetto dell'intervento ha ammesso di aver intrapreso almeno una dieta, solitamente autogestita, almeno una volta durante l'ultimo anno: ciò correla positivamente con il consumo di alcoolici.
Cio' significa che le ragazze che fanno uso quasi giornaliero o per più di 2 volte a settimana di alcoolici, sono state più spesso a dieta durante lo scorso anno di quelle che lo sono state meno.
La storia pregressa di dieta, correla inoltre in maniera elevata (r = .76 ; p < 0,0001) con la scala dell’EAT12 relativa al desiderio di perdere peso.

Discussione e Conclusioni

Questo lavoro mira ad illustrare i risultati dei rilevamenti delle otto classi alla base-line, cioè all' ingresso in classe( 16).
Abbiamo rilevato che circa il 94,4% dei ragazzi(17) oggetto del nostro studio, risulta insoddisfatto del proprio corpo: ciò evidenzia l’importanza di una corretta prevenzione, (sin dalla fase pre-adolescenziale), al fine di rendere i giovani maggiormente obiettivi e critici verso l’ideale di magrezza e bellezza proposto dai media.
I risultati danno la conferma di quanto sia elevata la preoccupazione dei giovani ed il loro senso di inadeguatezza rispetto agli attuali modelli di bellezza proposti in gran parte dai media; si è rilevato inoltre quanto questo influisca negativamente sulla stima che hanno di sé e soprattutto nel caso delle ragazze, di quanto porti alla quasi certezza di non avere doti personali di rilievo.
I dati concernenti le abitudini alimentari denotano una scarsa conoscenza da parte dei ragazzi delle corrette norme per un’alimentazione da considerarsi sana ed equilibrata.
Il rapporto con la bilancia e la dieta e la correlazione di quest'ultima con l'uso di alcolici nelle donne è indice di un disagio come sembrano esserlo gli episodi di alimentazione incontrollata nel gruppo dei maschi.
Questo meriterà ulteriori investigazioni con campioni provenienti da diversi istituti, età e classi.
Al contrario di quanto si è attuato fino ad oggi ai fini della prevenzione, si è ritenuto necessario porre gli studenti davanti ad una realtà che non sono soliti vedere: l’utilizzo di immagini e filmati “forti” è stato valutato positivamente come strumento atto a far comprendere che malattie quali l’Anoressia Nervosa, portano a conseguenze gravissime ed irreversibili ed in taluni casi la morte.
Siamo dell’opinione che sia sbagliato raccontare le storie di ragazze che hanno superato il problema, perché di queste non vengono mai evidenziati gli strascichi conseguenti al periodo di malattia. Inoltre, si pensa che dare la parola ad ex malate, che dichiarano di essere completamente guarite, (piuttosto che a personale specializzato), sia come affermare che è possibile usare strategie quali il vomito auto indotto e l’uso di diuretici e lassativi per dimagrire, senza correre troppi rischi. E’ stato più volte fatto presente che ciò non corrisponde a realtà, e che inoltre, il vomito non porta a perdere peso in quanto non elimina in toto le calorie od i macronutrienti contenuti nei cibi. L'intervento inoltre ha favorito un atteggiamento meno discriminante e di apertura nei confronti dei malati di un disturbo del comportamento alimentare e dei soggetti affetti da obesità.
Per verificare la “bontà” del lavoro intrapreso, i ragazzi verranno nuovamente testati attraverso gli stessi questionari proposti durante il primo incontro a cadenza semestrale per almeno 24 mesi: ciò permetterà di valutare quanto e cosa è rimasto del lungo lavoro svolto.


Note
1 provenienti cioè da diversi centri di diagnosi e cura
2 definiti come binge o abbuffate
3 definiti come "purge" relativi a vomito auto-indotto o abuso di lassativi e\o diuretici
4 indistintamente fra adolescenti ed adulti
5 definibili anche come casi "subclinici o sottosoglia" e clinicamente come Disturbi Alimentari Non Altrimenti Specificati (NAS)
6 Liceo Galileo Galilei di Trieste
7 Sono state coinvolte 4 classi seconde nel 2006 ed altrettante nel 2007, con somministrazione della medesima batteria di test a 6, 12 e 18 mesi dal termine dell'intervento.
8 sono stati somministrati anche l'Eating Disorders Inventory-2 (Gardner, Taylor, & Polivy, 1983) e l'Interview for the Screening of Eating Disorders (Santonastaso, et al., 1996) ma per brevità tratteremo in separata sede correlazioni e risultati
9 è un dato biometrico, espresso come rapporto tra massa e altezza di un individuo ed è utilizzato come indicatore dello stato di peso forma: sotto il 18,5 connota un sottopeso, sopra il 24,9 un sovrappeso.
10 che valuta l'eccesso di controllo nell'assunzione di cibo
11 cioe' percepiscono il proprio corpo come privo di muscoli, o con muscoli ipotrofici
12 e viceversa
13 "Ho tante buone qualità? / Ci sono poche cose di me di cui vado fiero?" item del questionario ad-hoc creato dal gruppo di ricerca.
14 In sintesi meno si è fiere di sé, più cresce l'insoddisfazione verso il proprio corpo.
15 questo relativamente al significato di "perdere il controllo" e di "abbuffarsi"
16 per brevità i risultati dei follow-up semestrali, relativi all'efficacia dell'intervento, saranno trattati a parte
17 con questo indichiamo l'insieme di maschi e femmine che hanno risposto con "abbastanza" e "poco o per niente" alla domanda relativa alla soddisfazione riguardo il proprio corpo


Bibliografia
American Psychiatric Association (1994) Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, IVa ed. (DSM-IV). Masson, Milano 1996.
Berger, U., Weitkamp, K., & Strauss, B. (2008). Weight limits, estimations of future BMI, subjective pubertal timing and physical appearance comparisons among adolescent girls as precursors of disturbed eating behaviour in a community sample. European Eating Disorders Review, 26(Aug).
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Fassino, S., Abbate-Daga G, Leombruni P, Amianto F, Rovera G, & GG., R. (2001). Temperament and character in italian men with anorexia nervosa: a controlled study with the temperament and character inventory. J Nerv Ment Dis, 189:11(Nov), 788-794.
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