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PSYCHOMEDIA
Tesi

Tesi di Laurea di Cinzia Tieuli

Esuberanza
La passione per la vita: una riflessione psicopatologica


Capitolo 7: Personaggi esuberanti



Nel capitolo precedente si è fatto riferimento ad alcuni personaggi storici che si sono contraddistinti per la loro creatività collegata ad una situazione disturbata dell'umore oscillante dalla mania alla depressione. La storia e il mondo dello spettacolo ci offrono però anche esempi di personalità creativa e intraprendente il cui tono dell'umore è decisamente elevato al punto da poterlo definire, alla luce delle analisi fin d'ora fatte, esuberante. Questo temperamento lo ritroviamo per esempio nel presidente repubblicano degli Stati Uniti Theodore Roosevelt (1858-1919), uomo di grande entusiasmo ed amore per la vita così come lo era stato il padre a cui, da questo punto di vista, Theodore si sente debitore, scrive infatti "Non ho mai conosciuto nessuno che avesse una più grande gioia per la vita di quella che aveva mio padre". La vivacità di Roosevelt adolescente era raccontata anche dai compagni di Harvard che lo dipingevano come una persona veloce nei movimenti e rapido nel parlare e che coinvolgeva gli altri con la sua esuberanza. Quest'ultima diminuì con la morte del padre; evento che aveva rappresentato per lui una perdita devastante. "A volte, quando realizzo pienamente la mia perdita", aveva scritto in un suo diario qualche mese dopo, "mi sento come se dovessi diventare matto". Mosso da una irrequieta energia Roosevelt trasformò la sua desolazione in azione e durante le settimane seguenti alla morte del padre si immerse in innumerevoli attività: remò, camminò, fece della box, nuotò furiosamente e cavalcò in modo pericoloso e spericolato nella campagna dell'Oyster Bay, rischiando anche la vita. Nonostante tutto questo, il suo irreprensibile attaccamento alla vita si rinforzò facendogli recuperare la sensazione di una gioia contagiosa intrecciata con il vivo senso del dovere pubblico. Negli anni immediatamente successivi alla perdita del padre, Roosevelt si innamorò, si sposò, si laureò in legge e pubblicò il primo dei quasi quaranta di libri da lui scritti. Nel 1881 fu eletto nell'assemblea dello Stato di New York dove fu un attivo e ardente riformatore.
La vita politica di Roosevelt fu improvvisamente interrotta quando, nel giorno di San Valentino del 1884, sia sua moglie che sua madre morirono. Disegnò una croce nel suo diario nella data del 14 febbraio e scrisse "La luce si è spenta nella mia vita" e partì improvvisamente per Dakota Badlands. Come dopo la morte del padre anche in questa occasione si dedicò eroicamente a molte attività: caccia, pascolo del bestiame e scrisse una gran quantità di libri. Il duro lavoro alla fine attenuò il suo dolore. "Sentiamo il battito della vita resistere nelle nostre vene" scrisse nella sua autobiografia e, nonostante, la sua sofferenza, disse "Sono pienamente felice della vita".
Ritornò all'est, si risposò, e riprese con slancio la vita politica diventando una potenza a Washington. Venne nominato commissario del servizio civile dal presidente Benjamin Harrison e fu poi a capo dei Volontari della Cavalleria degli Stati Uniti, durante la guerra Spanico-Americana. Il suo zelo per la guerra, come per la vita, conobbe pochi limiti. Aveva energia ed entusiasmo sufficienti per ispirare un intero reggimento. Ottenne la medaglia all'onore e ritornò alla politica come eroe di guerra, diventando governatore di New York e nel giro di pochi anni, vice presidente degli Stati Uniti. Quando William McKinley fu assassinato nel settembre del 1901, Roosevelt divenne, all'età di 42 anni, il più giovane presidente della storia americana ed anche il più vivace. L'esuberanza del nuovo presidente venne riportata da un giornalista nel New York Times "il Presidente parla sempre con grande gestualità utilizzando anche la bocca, gli occhi, la fronte, le guance e il collo, parla con tutto il corpo. Durante i primi 100 giorni il presidente rideva trasmettendo la stessa energia di quando parlava. Non sorridi con Roosevelt, tu ridi a squarciagola con lui, finchè ad un certo punto lui interviene con un "Avanti signori, siamo seri"". Lo zelo di Roosevelt era contagioso e utilizzò il suo influente entusiasmo per portare avanti importanti riforme.
Era appassionato fin dall'adolescenza della terra americana e della storia. Suo padre infatti fu uno dei fondatori del museo americano di Storia Naturale e lo incoraggiò entusiasticamente a collezionare animali per il "Roosevelt Museum of Natural History" al punto che il giovane Theodore si appassionò alla zoologia. Ritornato a New York dalla Dakota Badlands, fondò il Boone Crochett Club per promuovere la conservazione degli animali, della terra e delle foreste arrivando alla fondazione dello Yellowstone Park che salvò grandi tratti di terreni alberati. Ma i problemi ambientali che Roosevelt incontrò quando divenne presidente furono molti: le mandrie di bisonti nativi furono decimate (rimasero solamente circa ottocento esemplari degli originali 60 milioni), molte altre specie di uccelli e mammiferi rischiavano l'estinzione e quasi metà delle foreste erano state abbattute. Roosevelt agì velocemente per fermare la distruzione e portò avanti con entusiasmo la sua campagna che ebbe un visibile successo: fece costruire 5 parchi nazionali, creò 150 foreste nazionali, 51 rifugi per uccelli, aggiunse quasi 150 milioni di acri di legname alle riserve del governo, iniziò 30 importanti programmi di irrigazione, stabilì 18 monumenti nazionali e costituì il National Forest Service. Fu audace nella sua presidenza e agile nell'impiego della sua convinzione e del suo entusiasmo per perseguire i suoi progetti sulla salvaguardia ambientale. Nel 1910 in Norvegia gli venne consegnato il premio Nobel per la pace e alla Sorbonne a Parigi ottenne il premio per la letteratura.
Theodore Roosevelt fu un uomo esuberante, pieno di energie e dotato di un entusiasmo contagioso; la sua gioia influenzava chi gli stava attorno.
"La vita è un dono meraviglioso! Vi assicuro che morire sarà l'ultima cosa che farò!" questa affermazione si fa portavoce come testimonianza autobiografica dell'esuberanza e della passione per la vita di un altro famoso personaggio, un monologhista teatrale e attore-regista italiano, dalla comicità ironica e dissacrante e dal carattere gioioso ed irruento: Roberto Benigni. Espansivo ed allegro fin da giovanissimo, manifesta il suo inno alla vita e alla gioia di vivere attraverso la sua travolgente gestualità, la vivacità verbale e tramite l'arte cinematografica. La ricerca sta ancora studiando per appurare definitivamente se l'esuberanza abbia radici ereditarie o meno (vedi cap. 4), ma molto probabilmente il carattere solare dell'ambiente in cui Benigni è cresciuto ha avuto la sua forte influenza, come lo era stato per Roosevelt. Andando infatti a guardare alla sua famiglia, di origine contadina, si scopre che il passato del padre, Luigi Benigni, era stato segnato dalla dura esperienza di prigionia in un campo di concentramento a Bergen-Belsen tra il 1943 e il 1945, ma nonostante questo e le difficoltà che una numerosa famiglia contadina doveva affrontare (Roberto Benigni è l'ultimo di quattro figli, unico maschio dopo tre sorelle), il clima familiare era caratterizzato dall'allegria e dalla serenità. L'aspetto della ricerca della positività, anche nelle situazioni critiche e di sofferenza, si può ritrovare nel film capolavoro "La vita è bella" del 1998 e nel film "La tigre e la neve" del 2005. Ambientati in periodi storici e realtà diverse (il primo in un campo di concentramento durante la prima guerra mondiale e il secondo in una Beirut martoriata dai bombardamenti della guerra scoppiata in Iraq), il filo conduttore comune è la forte volontà di trasmettere la voglia di vivere e di gioire alle persone amate colorando una realtà cupa con immagini entusiastiche e positive. Non è una tentativo forzato quello del protagonista (Guido Orefice in "la vita è bella" e Attilio De Giovanni in "la tigre e la neve"), ma si percepisce chiaramente la naturalezza e la spontaneità con cui avvolge il figlio o la donna amata creando tra loro e il difficile momento vissuto una sorta di vetrata attraverso cui osservare il mondo circostante con occhi che ne afferrano gli aspetti positivi e fantastici. Non è un mentire per nascondere totalmente i fatti, ma un cercare di non farsi prendere solamente dalla negatività del momento perdendo perciò di vista la parte positiva, comunque presente anche se impercettibile, di ogni situazione che è possibile individuare solo restando aggrappati all'amore per la vita. Ed è proprio questo amore per la vita che il protagonista cerca in ogni modo di non far perdere alla persona di cui si sta prendendo cura. Esplicativa è l'affermazione di Attilio De Giovanni in una limpida notte stellata di fronte alle luci dei bombardamenti su Bagdad "Sono contento di essere vivo. A me piace esserci e sono sicuro che anche da morto mi ricorderò di quando ero vivo". Attraverso questi suoi film Roberto Benigni diffonde il suo pensiero che è di innamorarsi della vita, mantenendo certamente i piedi per terra ma non facendosi schiacciare dagli aspetti difficili della realtà, ed è con il suo temperamento esuberante che riesce a trascinare chi l'ascolta in questa prospettiva.
"Innamoratevi!!" recita il protagonista Attilio ai suoi allievi:

Se non vi innamorate è tutto morto
vi dovete innamorare e diventa tutto vivo si muove tutto
Dilapidate la gioia!!
Innamoratevi!!
Sperperate l'allegria,
siate tristi e taciturni con esuberanza
fate soffiare in faccia alla gente la felicità....
Innamoratevi!!
Questo è quello che dovete fare
per trasmettere la felicità bisogna essere felici
e per trasmettere il dolore bisogna essere felici.
Siate felici, per essere felici dovete patire
stare male soffrire non abbiate paura di soffrire
tutto il mondo soffre.
E se non avete i mezzi non vi preoccupate tanto per fare poesia una sola cosa vi serve
...tutto..
E non cercate la novità,
la novità è la cosa più vecchia che ci sia
e se il verso non vi viene da questa posizione
da questa da cosi buttatevi in terra mettetevi cosi!!
è da distesi che si vede il cielo ... guarda che bellezza.
perchè non mi si sono messo prima??
I poeti non guardano vedono...
Fatevi obbedire dalle parole...
Innamoratevi!!
Se non vi innamorate è tutto morto
vi dovete innamorare che diventa tutto vivo
si muove tutto..
Dilapidate la gioia!!
Innamoratevi!!
Sperperate l'allegria
siate tristi e taciturni con esuberanza
Fate soffiare in faccia alla gente la felicità
Innamoratevi!!

Sia in Theodore Roosevelt che in Roberto Benigni, distanti per era storica e paese d'origine, l'energia che muove i loro passi nasce da un forte ideale che fa scaturire in loro stessi quell'entusiasmo per la vita che non resta sigillato nella loro persona ma trova via d'uscita nei gesti e nelle parole al punto da coinvolgere anche con l'allegria e la gioia chi ascolta.


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