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Tesi di Laurea di Laura Rugnone

Internet: rischi e risorse per la comunità

Capitolo 4 - Reti telematiche tra emarginazione ed empowerment

4.1 Accessibilità


L’accesso alla tecnologia non implica automaticamente che la tecnologia sia accessibile. Accessibile e accessibilità vanno distinti dall’accesso che identifica la disponibilità di hardware, software ed infrastruttura (Scano, 2003). L’accessibilità indica invece se e come la tecnologia può essere utilizzata dall’utente finale disabile. Un design accessibile è quello che permette al disabile di poter utilizzare il World Wide Web o un computer in maniera funzionale alle proprie esigenze. Il design accessibile è essenziale per rendere Internet realmente universale.
Perché tutti possano utilizzare la rete senza penalizzazioni dovute a disabilità, il W3C, il World Wide Web Consortium, ha promosso la WAI: Web Accessibilità Iniziative.
Il Consorzio Mondiale del Web, riunisce più di 500 organismi di oltre 30 paesi e nella realizzazione delle linee guida per l’accessibilità al web ha coinvolto il mondo dell’industria, della ricerca, delle pubbliche autorità e delle associazioni di disabili.
Le linee guida sono state elaborate con il supporto finanziario della Commissione europea nell’ambito del quarto programma quadro per le applicazioni telematiche (Telematica Applications Programme o TAP) nonché su finanziamento di diversi governi e di altri organismi. La loro esatta denominazione è Consorzio mondiale del Web/Web Accessbility Iniziative (W3C/WAI), Web Content Accessibilityu Guidelines, version 1.0 (WCAG 1.0), qui per comodità le denomineremo linee guida.
Esse sono riconosciute come la norma mondiale de facto per la progettazione di siti web accessibili.
Si tratta di un’iniziativa che mira ad individuare e suggerire criteri di realizzazione dei siti web tali da permettere la fruizione delle informazioni, in essi contenute, indipendentemente dalle disabilità eventualmente presenti nel soggetto (Scano, 2003).
Secondo le direttive WAI è accessibile un sito che non presenti barriere pur non rinunciando alle componenti multimediali. Nel 1999 sono state stilate le linee guida sull’accessibilità, riassumibili in 14 regole, organizzate su tre diversi livelli di conformità; a seconda del livello adottato si ottiene un grado di conformità alle norme per l’accessibilità di tipo A (requisiti minimi) AA o AAA. Attualmente il gruppo di lavoro sta preparando la stesura di una seconda versione del documento, le cosiddette WCAG 2.0, in cui le regole base per l’accessibilità dovrebbero scendere a 4 mentre i livelli di conformità lascerebbero posto ai punti di controllo “CORE”- il livello minimo di conformità ed “EXTENDED”, quello superiore.
Le quattordici regole finora elaborate stabiliscono che: bisogna fornire alternative equivalenti al contenuto audio e visivo; non fare affidamento solo sul colore; usare marcatori e fogli di stile e farlo in modo appropriato; chiarire l’uso di linguaggi naturali; creare tabelle che si trasformino in maniera elegante; assicurarsi che le pagine che danno spazio a nuove tecnologie si trasformino in maniera elegante; assicurarsi che l’utente possa tenere sotto controllo i cambiamenti di contenuto nel corso del tempo; assicurare l’accessibilità diretta delle interfacce utente incorporate; progettare per garantire l’indipendenza da dispositivo; usare soluzioni provvisorie; usare le tecnologie e le raccomandazioni del W3C; fornire informazioni per la contestualizzazione e l‘orientamento; fornire chiari meccanismi di navigazione; assicurarsi che i documenti siano chiari e semplici.
Il testo integrale della Web Content Accessibility è visionabile online al sito http://www.w3.org/TR/WCAG10.
Una pagina web per supplire alle immagini e ai colori dovrebbe sfruttare i cosiddetti “equivalenti testuali”, concepiti come parte integrante delle pagine del sito, associati alle componenti non testuali, come grafici, immagini e animazioni, in modo da inserire la ridondanza di informazione che permetta la presentazione alternativa.
La versione “solo testo” viene considerata una soluzione di rifugio, quando non sia praticabile quella canonica, per difficoltà oggettive, ma comunque da non privilegiare.
Si dovrebbero evitare i cambiamenti di colore improvvisi, gli scatti, il refresh (aggiornamento) automatico, che in alcuni soggetti come le persone che soffrono di epilessia, possono provocare reazioni negative.
Le persone che soffrono di attacchi epilettici, infatti, sono insofferenti, secondo le più recenti ricerche, ai normali monitor; è bene quindi che ricorrano a schermi a cristalli liquidi. Questi schermi però consentono la visualizzazione delle immagini senza una grande varietà di colore, per lo più su scale di grigio e permettono la visione su schermo con risoluzione non superiore a 800/600 pixel (più generalmente 640/480).
Ciò implica che un sito “accessibile” dovrebbe mantenere una dimensione delle pagine compatibile con queste risoluzioni.
Con un equivalente testuale la pagina può essere presentata come sintesi vocale, braille e testo visualizzato sullo schermo, utilizzando di volta in volta, uno dei diversi sensi umani (udito per la sintesi vocale, tatto per il braille, vista per la versione testuale) in modo che il sito sia accessibile a diverse categorie di disabili. Per rendere fruibili anche le immagini a chi non può vederle o ha specifiche difficoltà, il testo renderà a parole la stessa funzione delle immagini.
Ad esempio per una foto della terra vista dallo spazio, se l’immagine è solo decorativa basterà che il testo dica “foto della terra vista dallo spazio”; se ha lo scopo di fornire delle informazioni utili, queste dovranno essere specificate nel testo; se, infine, è un collegamento ipertestuale ad altre informazioni, si leggerà dal testo “ informazioni sul pianeta terra”.
Esistono anche “equivalenti non testuali”ovvero icone, discorsi preregistrati o filmati di persone che traducono il testo nel linguaggio dei segni, che possono rendere accessibile il sito a soggetti con disabilità cognitive, difficoltà di apprendimento o sordità.
Attualmente ci sono diverse iniziative per la realizzazione dell’accessibilità. L’indagine Global E-Government 2002, realizzata da Darrel M. West della Brown Univesity (USA) su un campione di circa 200 paesi e 1200 siti, mostra che se nel 2001 solo il 2% dei siti erano accessibili, nel 2002 tale cifra è balzata al 33%, a conferma del fermento intorno al tema della democratizzazione del web.
Lo studio mostra la distanza esistente, ad esempio, tra l’approccio ancora tiepido di Paesi come la Russia (solo il 4% dei siti è accessibile) e, purtroppo dell’Italia (8%), rispetto a percentuali più significative di nazioni come gli Stati Uniti (34%), Australia (29%), Gran Bretagna (65%), Francia e Germania (37%).
Le ricerche in tale ambito ci dimostrano che un divario digitale esiste ed è evidente ma è possibile far si che questo venga superato proprio attraverso le potenzialità della tecnologia e l’indispensabile sforzo dell’industria, del commercio e delle Pubbliche Amministrazioni.
Se vengono rafforzate e potenziate le opportunità di sviluppo individuale e le risorse comunitarie accessibili, il cambiamento tecnologico è possibilità collettiva di promozione della persona e della cittadinanza proattiva (Di Maria, Cannizzaro, 2001).
La psicologia di comunità con vertice clinico è la disciplina che in tale ottica meglio si presta perchè si attivi un lavoro di rete sulla “Rete” così da costruire e valorizzare competenze dialoganti nella comunità in una sinergia tra reale e virtuale.


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