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Tesi di Laurea di Laura Rugnone

Internet: rischi e risorse per la comunità

Capitolo 3 - La rete criminale: devianza online

3.2 La rete del cyberpedofilo



L’abuso sessuale nei confronti dei minori è un fenomeno sempre esistito, e quasi sempre taciuto tra le mura domestiche; erano e lo sono ancora, i familiari in primis, amici e conoscenti ad abusare dell’Innocenza.
Secondo la visione classica (Freud, 1905; Fenichel, 1945) la pedofilia è una scelta narcisistica di una persona che non è riuscita a completare il normale processo di sviluppo verso l’adattamento eterosessuale. L’angoscia di castrazione lo ostacola nel raggiungimento di una sessualità adulta. La paura di affrontare una donna adulta lo fa ripiegare verso un soggetto meno potente e quindi meno ansiogeno, con il quale può evitare la penetrazione o se l’affronta ciò avviene da una posizione di forza. Il bambino rappresenta per il pedofilo un’immagine riflessa di se stesso. L’attività sessuale con i bambini sarebbe funzionale a supportare una fragile stima di sé e mantenere un’immagine positiva di se stessi. L’ansia riguardo l’invecchiamento e la paura della morte vengono esorcizzate attraverso l’atto sessuale col bambino.
Spesso i pedofili sono stati essi stessi vittime di abusi infantili e, nel presente, attuano una sorta di riscatto dal trauma passivo trasformandolo in vittimizzazione attiva. Sia Gabbard (1995) che Kraemer (1976) sono di questo avviso e rintracciano le origini della pedofilia nelle primissime interazioni madre-bambino; i bisogni narcisistici di auto-amore della madre potrebbero essere trasmessi al figlio in maniera eccessiva a causa del bisogno della madre di essere idealizzata dal figlio; ciò avrebbe come effetto la sostanziale dilazione del processo di separazione-individuazione del bambino.
Secondo l’impostazione junghiana di Gordon (1976) nella pedofilia potrebbe esserci una tendenza a conservare un desiderio idealizzato per la purezza e l’innocenza dell’infanzia. L’essere stati oggetto di una seduzione sessuale inconscia da parte di uno o di entrambi i genitori, rende tali soggetti vulnerabili.
Per difendersi il bambino si sarebbe costruito una facciata esteriore, una maschera di riflessività e maturità. Nel rivivere quest’esperienza in seguito, il pedofilo arriverebbe a cambiare i ruoli in modo sadomasochistico, ripetendo così le paurose sensazioni dell’esperienza infantile. Tale impostazione si distanzia da tutte le altre teorie, dal momento che vede la pedofilia come una dimensione virtualmente positiva, che diventa patologica solo quando la sua dinamica fuoriesce da quello che è considerato il suo corso normale.
Le teorie cliniche più note sulla pedofilia sono:
- teoria dell’abusato-abusatore: i reati dell’aggressore adulto possono rappresentare una ripetizione e un riflesso di un’aggressione sessuale che egli stesso ha subito da bambino, un tentativo distorto di elaborare e dare uno sbocco a traumi sessuali precoci irrisolti. L’atto perverso è odio erotizzato, una vendetta che cancella il passato e lo trasforma in piacere e vittoria;
- teoria dell’identificazione parentale: gli aggressori sessuali sono con molta probabilità cresciuti in famiglie devianti. Tali studi affermano che, statisticamente, i criminali sessuali appartengono con molta probabilità a nuclei familiari disfunzionali;
- teoria di Groth: la motivazione di base, che spinge l’abusatore ad agire, non è di natura sessuale ma comporta l’espressione di bisogni non sessuali e di aspetti esistenziali non risolti. L’abuso è quindi un “atto pseudosessuale”, al servizio di bisogni non sessuali. Questo autore ha anche diviso i molestatori di minori in due categorie:
- regrediti, coloro che hanno sviluppato un orientamento sessuale ed interpersonale adeguato alla loro età, ma che, in talune circostanze, possono regredire ad un orientamento sessuale rivolto ai bambini;
- fissati, in cui l’interesse sessuale primario non si è mai sviluppato oltre il livello di interesse verso i minori.
Se da un lato tali teorie sembrano essersi rivelate efficaci, in qualche caso, nel delineare i fattori eziologici alla base del comportamento predatorio pedofilo tuttavia, in base alle ricerche condotte dall’Unità di Analisi sui crimini informatici ( UACI- Polizia Postale e delle Comunicazioni ), in sinergia con l’ International Crime Analysis Association ( ICAA ), la teoria che sembra essere più vicina alla realtà, sia sotto il profilo criminologico che clinico, è la teoria dell’inadeguatezza sessuale. Tale teoria si basa principalmente sulle seguenti argomentazioni:
- i pedofili hanno un profondo senso di inadeguatezza nei confronti di un partner sessuale adulto;
- i bambini vengono predati perché consentono loro di sfogare le pulsioni sessuali con minore ansia essendo più manipolabili e meno “giudicanti”.
Alla luce di tale prospettiva teorica non sembra essere un caso che in tutto il mondo si evidenzi un abbassamento dell’età dei bambini molestati e abusati.
Questo aspetto sembra essere riconducibile al fatto che i bambini di oggi cominciano a comprendere le dinamiche sessuali e ad essere “giudicanti”, molto più precocemente rispetto al passato, adottando un modello relazionale per molti versi simile a quello adulto, e per un pedofilo scegliere di avere a che fare con un bambino più piccolo riduce la circostanza ansiogena di venire valutato e giudicato.
Il DSM-IV-TR definisce la pedofilia una parafilia, cioè una insieme di fantasie , impulsi sessuali o comportamenti ricorrenti e intensamente eccitanti sessualmente, che in genere riguardano oggetti non animati, dolore e umiliazione inflitti a sé o al partner, e nella fattispecie, coinvolgimento di bambini o adulti non consenzienti. Pedofilo è colui che svolge attività sessuale con bambini prepuberi (prima di 13 anni); ha almeno 16 anni e come minimo 5 anni in più della vittima. La ragazza che dispone di un seno in sviluppo o il giovane a cui comincia a crescere la barba non presentano più uno stimolo adeguato per il pedofilo. Il desiderio sessuale va scemando a poco a poco, ma costantemente, parallelamente alla progressiva maturazione fisica.
La psicodiagnostica psichiatrica ipotizza l’esistenza di una pedofilia primaria che comporta un’integrazione dell’Io pedofilo ed una conseguente stabilità della sua personalità e una pedofilia secondaria, conseguente ad altre gravi psicopatologie come la schizofrenia, alcune psicosi organiche ed altre condizioni in cui la personalità si disintegra, provocando una serie di comportamenti perversi.
Secondo il modello neurologico-biologico, la perversione sessuale risulterebbe da idee devianti, che sono conseguenza di cambiamenti nelle funzioni dell’emisfero cerebrale dominante. Secondo degli studi effettuati da Wright et all. (1990) i pedofili hanno un emisfero sinistro più piccolo rispetto a quello destro. Inoltre pare che gli ormoni sessuali dei pedofili siano in qualche modo peculiari: troppo numerosi o troppo scarsi, troppi o troppo pochi in alcuni momenti particolari del giorno. Secondo uno studio condotto da Lang, Flor-Henry e Frenzel (1990) una percentuale tra il 9% ed il 20% dei soggetti presenta un livello clinicamente anormale di prolattina, cortisolo ed androsterone.
Il modello cognitivista considera la pedofilia alla stregua di un comportamento additivo, come l’assunzione di alcool e di droga. Tra le caratteristiche dello stile cognitivo dei pedofili possiamo rintracciare la minimizzazione dell’abuso che viene definito come qualcosa di consensuale, desiderato dal bambino stesso e una sorta di razionalizzazione difensiva che li porta ad addurre come scusa del loro comportamento la disoccupazione o un fallimento familiare. Le giustificazioni addotte da questi soggetti possono arrivare ad accusare il bambino, descrivendo l’accaduto come un incidente di cui il bambino o la bambina sono stati la causa.
Alcuni autori hanno ipotizzato la presenza di distorsioni cognitive (Pithers, 1989; Marshall, 1997) ma le distorsioni cognitive non possono essere considerato fattore eziologico specifico, in quanto gli abusatori distorcono le percezioni in termini vantaggiosi per loro e solo secondariamente riferiscono il loro desiderio deviante di fare sesso con il minore. Così le interpretazioni distorte del comportamento dei bambini possono portare a convinzioni non appropriate, mentre è più difficile che siano le convinzioni a produrre le percezioni stesse.
Ognuna di queste teorie si sofferma su singoli fattori eziologici e ciò le rende spesso inadeguate in un modo o nell’altro a spiegare la diversità del comportamento pedofilo e la piena portata di esso. Sarebbe più utile un approccio multifattoriale che riesca a spiegare perché una persona debba sentitisi attratta sessualmente da un bambino per essere gratificata e soddisfatta emotivamente, perché un adulto è sessualmente stimolato da un bambino, perché una persona dovrebbe sentirsi frustrata o bloccata da fonti che rientrano nella normalità, perché non è dissuaso da un interesse così proibito rispetto i canoni della normalità.
Nell’“incontro amoroso” pedofilo, più che un dialogo sembra rappresentarsi un soliloquio sessuale, la voce dall’altra parte è poco presente nel rapporto Io-Tu.
Solitamente la pedofilia è vissuta egosintonicamente e raramente il soggetto richiede spontaneamente un aiuto clinico. Il pedofilo è cosciente di commettere atti illegali, l’alterazione psicopatologica è limitata all’interesse sessuale per i bambini e la capacità di intendere e di volere non viene compromessa dalla pulsione parafilica; è per questo che si parla di psicopatologia lucida. Consapevole di compiere atti criminali, il pedofilo attua strategie per mantenere segreta la propria perversione. La famiglia, per paura di essere condannata dagli altri, finisce col colludere col pedofilo, fingendo normalità all’interno del nucleo.
I bambini, in assenza di azioni sessuali violente, possono anche percepire queste esperienze come piacevoli e non chiedere aiuto; altri invece vivono l’esperienza come estremamente vergognosa e portatrice di gravi conseguenze se scoperta da altre persone, quindi tengono tutto per sé, con l’aiuto del seviziatore che alimenta continuamente i sentimenti di vergogna.
Il processo di pensiero che conduce un pedofilo al passaggio all’atto segue una serie di tappe. In primo luogo abbiamo la normale pulsione sessuale, avvertita da ciascun essere umano una volta raggiunta la maturità sessuale, poi l’Io organizza a livello intrapsichico tale energia sessuale e la orienta in base alle fantasie sessuali. È a questo punto che il soggetto si accorge di essere pedofilo perché le sue fantasie sessuali riguardano i bambini; una volta consapevole del proprio orientamento sessuale il soggetto valuta pro e contro di un eventuale passaggio all’atto attraverso un processo di significazione, ed anticipa mentalmente le conseguenze della propria azione criminale prendendo in considerazione alcuni dei fattori rilevanti nel “criminal decision making” tra cui: la paura di essere scoperto, la stima dei rischi di cattura, la paura della sanzione penale e sociale, la compassione della vittima, la paura dei sensi di colpa. A questo punto il soggetto sulla base delle valutazioni fatte nella fase precedente, deciderà se pianificare il passaggio all’atto vero e proprio, ossia l’abuso di un bambino in carne ed ossa o mantenere il tutto solo a livello di fantasie sessuali custodite gelosamente a livello intrapsichico.
Sulla base di tale schema risulta piuttosto chiaro il concetto di responsabilità. Il soggetto decide di diventare un predatore di bambini lucidamente, dopo un complesso percorso di pensiero. Egli infatti potrebbe scegliere di interrompere tale circuito in qualsiasi momento. In altre parole non ci troviamo di fronte ad un soggetto che agisce in preda ad un raptus irrefrenabile, siamo bensì di fronte ad un soggetto che pensa, riflette lucidamente prendendo in considerazione i pro e i contro legati all’esecuzione del comportamento criminale ed alla soddisfazione della sua pulsione.
Il pedofilo che agisce nel cyberspazio, il cyberpedofilo, vede tale processo decisionale alterato dall’unicità della situazione digitale in cui si trova ad operare.
La rete offre la possibilità di nascondersi dietro un monitor e una tastiera. Tutto ciò che nel mondo reale viene colpevolizzato, stigmatizzato e aborrito, su internet sembra diventare meno grave e dunque fattibile.
L’invisibilità annulla i preconcetti, dissolve gli imbarazzi e garantisce maggiore libertà espressive rispetto all’interazione faccia a faccia.
Internet ha reso possibile lo sviluppo di una dimensione organizzata della pedofilia, ha alimentato l’offerta on-line di azioni legate allo sfruttamento minorile. È una grande banca dati per chi vuole soddisfare e appagare a livello visivo le proprie fantasie. Il computer permette lo scambio di materiale pedopornografico . Numerose ricerche hanno dimostrato una propensione dei pedofili verso il collezionismo di materiale pedopornografico. Alcuni studiosi (Hartman; Burgess; Lanningi; 1984) avevano proposto una classificazione di pedofili collezionisti: closet collector (il collezionista armadio) tiene la sua collezione segreta e non è direttamente coinvolto in abusi sui minori, isolated collector (il collezionista isolato) oltre a collezionare pornografia minorile è anche coinvolto in abusi sui minori, ma tiene la sua attività segreta per paura di essere scoperto, cottage collector condivide la sua collezione e le sue attività sessuali con altre persone, ma non è interessato a trarne profitto, commercial collector (collezionista commerciale) produce, copia e guadagna vendendo materiale commerciale ed è anche coinvolto nello sfruttamento minorile.
Il materiale accumulato riveste diverse funzioni, è oggetto di scambio per creare una rete di comunicazione, una sorta di lasciapassare telematico, è fonte di gratificazione ed eccitamento, convalida e giustifica il comportamento dando prova del fatto che è condiviso da migliaia di persone in tutto il mondo, strumento di seduzione per convincere minori riluttanti che si tratta di cose che fanno tutti i bambini divertendosi, mantiene l’immagine del bambino sempre giovane, sempre uguale, è un mezzo per ricattare la vittima e ottenerne il silenzio, una merce di scambio per stabilire relazioni di fiducia con altri pedofili, fonte di profitto.
La diffusione e lo scambio di immagini avviene principalmente nelle chat line, nei newsgroup e attraverso le e-mail, sovente con l’impiego di tecniche crittografate. Con l’inasprimento delle sanzioni legali nei confronti di tali attività, è difficile trovare un sito esplicitamente dedicato a tale materiale. Si ricorre quindi sovente a dei camuffamenti che rendano tali pagine web meno facilmente identificabili. Volendone stilare una tipologia troviamo:
- siti commerciali, che presentano immagini pornografiche e violente;
- di singoli pedofili, contenenti fotografie di bambini rubate, con sofisticati teleobiettivi, al mare, ecc. ;
- di associazioni pedofile, con messaggi che giustificano la pedofilia e forniscono indirizzi di medici e avvocati che ne sostengono la causa.
In riferimento all’ultima voce, uno dei siti pedofili organizzati è quello di Fronte Liberazione dei bambini (www.fly.to/kidsliberation). Data la sua struttura ambigua, potrebbe capitare di scambiarlo per un sito che mira a lottare per i diritti dei bambini. Il sito è proposto in tre diverse versioni linguistiche (inglese, italiano, spagnolo) e in cinque pagine differenti tratta di altrettanti argomenti: diritti, libertà, educazione, sentimenti, links. Uno dei vessilli della lotta portata avanti da tale organizzazione è “liberare il bambino dal potere degli adulti”, porre un fine agli abusi e in particolare agli abusi sessuali che vengono, in tale contesto, definiti come ogni rapporto sessuale che provochi lesioni fisiche o che sia imposto al bambino non rispettando il suo diritto ad un libero consenso. Da un’attenta analisi di questa frase è facile individuare u n condensato del “credo” pedofilo: non c’è abuso se non vi sono lesioni fisiche, non c’è abuso se il bambino è consenziente.
Un’altra frase emblematica è quella che sostiene che bisogna riconoscere ai bambini tutti i diritti, non proteggerli ma liberarli, come se ci fosse “troppa” voglia di proteggere i bambini ma la protezione è qui intesa in un’accezione negativa, come quella che si rivolge a degli animali in via d’estinzione, chiudendoli in una gabbia dorata. Nel linguaggio adoperato si riscontra una continua contrapposizione tra “loro” (gli adulti “normali” visti come cattivi) e “noi” (i pedofili visti come buoni); si sottolinea continuamente la connotazione sessuofobia e omofoba della società. Coerentemente con i loro intenti la pagina sui diritti si conclude con la seguente affermazione: “ le vostre parole d’ordine sono reprimere, ingabbiare, ingannare con la scusa di proteggere, per noi invece sono amare, rispettare, emancipare con la volontà di liberare”.
Nella sezione dedicata ai sentimenti, gli autori difendono la teoria secondo la quale la sessualità è un diritto del minore che va vissuto in rapporto all’età. A tal proposito distinguono tre stadi di sviluppo: adolescenza (11/12 anni fino ai 15/16), fanciullezza (6/7 fino ai 11/12) e infanzia (prima dei 6 anni).
Secondo tale associazione una società che continui a negare il diritto alla sessualità del bambino non farà che creare adulti repressi. La figura del pedofilo diventa quasi quella di un benefattore del bambino che ne ha veramente a cuore la felicità e la libertà interiore.
Un altro esempio di sito dedicato alle teorie e motivazioni dei pedofili è quello della NAMBLA (North America Men and Boy Love Association), http://www.nambla.de/de , si tratta della più nota ed importante associazione pedofila con sedi a San Francisco e New York. L’associazione da la possibilità di abbonarsi al bollettino periodico o di acquistarli in copie singole al costo di 5 dollari. Tale associazione è considerata estremamente pericolosa dall’FBI per il suo potere organizzativo e pubblicitario. È possibile diventare suoi soci anche dall’Italia, al costo di 50 dollari annui e si avrà così diritto alla tutela dei propri diritti qualora si venga accusati di crimini di pedofilia.
Nel sito della Danish Pedophile Association (www.danpedo.dk), associazione pedofila con sede a Copenaghen, sono presenti versioni in 5 lingue diverse e per ognuna c’è una redazione locale cui fare riferimento per eventuali e-mail. Lo scopo dell’associazione, partendo da una concezione umanistica razionale dei contatti affettivi e sessuali tra piccole e grandi persone, è quello del sostegno sociale del pedofilo, della divulgazione di informazioni sulla pedofilia e sulla sessualità dei minori. Si vuole far luce su una realtà poco nota e molto fraintesa. Vengono pertanto fornite risposte scientifiche o pretese tali, a sostegno del rapporto pedofilo e dei vantaggi che ne deriverebbero per il bambino, contrariamente a quanto sostenuto da “perbenisti moralisti e bacchettoni”. C’è un’evidente polemica rivolta contro l’associazione italiana Telefono Arcobaleno veicolata dall’immagine di una bambino che la saluta mostrando il dito medio, in risposta ad un articolo apparso sul sito di tale associazione, intitolato “I bambini italiani hanno detto basta alla pedofilia”.
Oltre numerosi link per trovare dati e informazioni sull’argomento di interesse, sono disponibili anche le FAQ, ovvero un elenco di domande frequenti e relative risposte riguardo la pedofilia, le cause, la differenza con l’incesto, consigli su come sopravvivere da pedofilo in una società ostile, perché i pedofili sono oggetto di persecuzione. Ci sono anche interviste ad hoc, ad esempio quella di David, (proposta anche in altri siti pedofili) un ragazzo di 16 anni che dall’età di 11 ha una relazione, sessuale dai 13 con Christian di 37, intitolata “Mi capisce meglio di mia madre”.
Un altro sito della pedofilia organizzata è il sito di PAIDERASTIA ( www.fpc.net/pages/paiderastia/index.html ). In esso il suo creatore suggerisce una sorta di codice comportamentale del pedofilo che deve essere improntato al massimo rispetto del minore, del ruolo e dell’autorità dei genitori del suo giovane “amante”. Il boylover sembra quasi indossare le vesti di un educatore che deve tener lontano il minore dalle droghe e dall’alcool e incoraggiarlo a sviluppare normali tendenze sessuali, a frequentare la scuola e rimanere lontano dal mondo del crimine. Tali proclami in realtà trovano esplicite contraddizioni ad esempio nell’atteggiamento favorevole di molte organizzazioni di pedofili nei confronti della prostituzione minorile.
Dalla navigazione e l’esame di siti sulla pedofilia organizzata si può rilevare un linguaggio e un modo strumentale di impostazione degli argomenti, finalizzato ad indurre il lettore a non considerare la pedofilia come una perversione ma come un modo alternativo ma normale di “amare” i bambini. Dalle argomentazioni proposte sembra che gli unici cui stanno veramente a cuore i bambini siano proprio i pedofili. Al fine di legittimare questa forma di amore alcuni siti propongono le solite analisi storico-sociali relative la paiderastìa, proposta come espressione nobile e di alto valore morale di una cultura antica. L’azione antipedofilia viene dipinta come una sorta di crociata moralista un po’ retrò. Non sempre i contenuti dei siti sono dichiaratamente pedofili, spesso si mostrano gallerie di bambini ritratti in situazioni quotidiane. Spesso nei siti pornografici di matrice pedofila si evidenzia una sorta di truffe realizzate dai gestori per attirare navigatori con tendenze pedofile: sono molti i casi di siti pornografici che spacciano per immagini di ragazze giovanissime per minorenni e che in realtà sono già maggiorenni.
Sull’onda del grande allarme sociale ed istituzionale legato alla pedofilia on-line, per meglio delineare, monitorare e controllare la figura del cyberpedofilo, un team di ricercatori, psicologi e medici, appartenenti al Servizio Centrale di Sanità della Polizia di Stato diretto dal prof. Giuseppe Mantineo ha messo a punto un progetto di ricerca clinica e criminologia, costituendo una specifica equipe, composta da 2 medici (dr. Luigi Lucchetti e dr. Stefano Iapichino), uno psicologo clinico(d.ssa Silvia La Selva) e uno psicologo criminologo (dr. Marco Strano) e la SIPTECH ( Società Italiana di Psicotecnologie e Clinica dei Nuovi Media ) che si è affiancata e si affiancherà nei prossimi anni agli investigatori della Polizia delle Comunicazioni nel corso delle attività operative.
Nel corso del programma denominato OLDPEPSY ( On Line Detected Pedophilia Psycology ) sono stati monitorati 75.000 siti web pornografici, 5131 siti web contenenti materiale pedopornografico, 5193 siti web pedofili attestati all’estero, 62 siti web attestati in Italia, chiusi dalla Polizia di Stato.
I siti contenenti materiale pedopornografico i cui server sono attestati all’estero risultano così distribuiti: il 78% negli Usa, il 7% in Olanda, il 5% in Russia, il 3% in Giappone, 2% Canada, 1% Rep. Ceca, 1% Israele.
Attualmente il progetto comprende due filoni di ricerca: un profilo criminologico, clinico attinente al modus operandi dei soggetti denunciati finalizzato allo sviluppo delle tecniche investigative sulla pedofilia online, un profilo criminologico in ottica psicosociale, atto a definire le caratteristiche ricorrenti nei soggetti indagati, un programma di indagine e valutazione del rischio di abusi intrafamiliari tra i soggetti denunciati per scambio di materiale pedopornografico, un profilo comportamentale dei minori sulle chat destinato alla localizzazione di maggiori o minori rischi di adescamento da parte dei pedofili.
Si è preso in esame un campione di pedofili di circa un migliaio di soggetti, sono stati studiati “durante il crimine” cioè mentre operavano online nel loro tentativo di adescamento, quindi senza la mediazione del racconto e fuori dalle situazioni tipiche di osservazione “dopo-crimine”. In tal maniera il pedofilo non sentendosi indagato esprime atteggiamenti e comportamenti più liberamente che in altri contesti. Si sono considerate 3 diverse situazioni: mentre i pedofili interagiscono tra loro, mentre interagiscono con un agente sotto copertura della Polizia Postale e delle Comunicazioni che si finge un pedofilo, e quando si finge un bambino che si lascia molestare nella chat.
Si sono così ottenute rilevanti informazioni sulle strategie di approccio più efficaci, le ricorrenze temporali (il 34% si collega tra le 13 e le 20 ), le chat più utilizzate, la tecnologia più utilizzata, il luogo da cui si connettono (93% da casa ), le peculiarità linguistiche e di digitazione.
Di seguito alcuni dei comportamenti riscontrati in un campione di conversazioni su chat line commerciali tra un ricercatore che ha simulato di essere una bambina e alcuni pedofili:
- RDA: raccolta dei dati anagrafici,
- AED: accertamento che la bambina abbia veramente l’età dichiarata,
- ARS: accertamento che la ragazza sia solo in casa,
- RDF: richiesta descrizione fisica,
- RIF: richiesta di invio di una foto,
- RDS: richiesta di descrizione fisica come surrogato della foto,
- PTS: proposta di temi sessuali,
- PAS: proposta di azioni sessuali,
- OOS: offerta di oggetti/situazioni di particolare attrattiva per il minore,
- PCD: proposta di contatti diversi (telefonici, via e-mail, dal vivo).
Dall’analisi dei fascicoli di più di mille soggetti denunciati negli ultimi anni è stato stilato un primo profilo criminologico clinico ( PCC ) dal quale risulta che il 96% degli indagati sono di sesso maschile, per lo più di età compresa tra il 21 e i 30 anni (44%) e ciò sfaterebbe lo stereotipo dell’immaginario collettivo secondo cui il pedofilo è un soggetto di mezza età. Su quest’ultimo dato può influire il fatto che il campione considerato è stato preso tra l’utenza di internet, relativamente più giovane rispetto al campione globale della società italiana. Il titolo di studio più diffuso è la licenza liceale (65%), lo stato di solito è celibe (67%), il 90 % non ha nessun precedente penale. Il pedofilo on-line quindi risulta essere un elemento ben integrato socialmente, tendente a percepirsi come non inserito in ambiti criminali. Soltanto il 10% ha anche avuto un contatto fisico con minori, il rimanente 90% si è “limitato” a scambiare fotografie pedopornografiche.
Si può pervenire ad una prima definizione tassonomica del tipico comportamento pedofilo riscontrato in rete: voieuristico, centrato sulla fruizione di materiale pedopornografico, senza contatto fisico con i minori (tale categoria abbraccia la prevalenza dei soggetti studiati); misto, caratterizzato da fruizione sistematica di materiale pedopornografico e da rari occasionali contatti con minori; misto, caratterizzato da fruizione sistematica di materiale pedopornografico e comprendente frequenti e reiterati contatti fisici con minori; centrato sull’abuso fisico di minori, ricercato attraverso la prostituzione minorile e il turismo sessuale (solo l’1%).
Nel riassumere i dati sopra riportati emerge la seguente figura del cyberpedofilo: di sesso maschile, tra i 20-30 anni, celibe, incensurato, di professione intellettuale, titolo di studio medio alto, residente in tutte le regioni italiane con leggera prevalenza nel Lazio e nella Lombardia. Vive in centri abitati di tutte le dimensioni, dai paesi alle grandi città. Si connette ad internet soprattutto da casa, raramente dal luogo di lavoro.
La pedofilia on-line si propone come un fenomeno “trans-classe” sul piano sociologico, abbraccia soggetti a vario livello economico e di scolarizzazione (Strano, 2003).
Accanto alle associazioni di pedofili online crescono quelle che vogliono invece proteggere e tutelare i bambini dai rischi cui la rete può esporli. Tra queste possiamo citare la ECPAT (Child pornography and child prostitutuion in Asian tourism), la ASACP ( Adult sites against child pornography), la WACP ( Websites against child pornography) e la EHAP (Ethical Hackers against pedophilia). Nel sito di ciascuna di queste associazioni sono reperibili informazioni riguardo la loro nascita, gli scopi, gli interventi e recapiti e-mail presso cui indirizzare notizie utili o sospetti che possano essere d’aiuto per le loro indagini.
I dati riportati dall’associazione Save the children nel rapporto << Minori nella rete >> sulla pedopornografia online è allarmante: oltre 7700 segnalazioni in quattro anni, una media di 222 al mese, 3106 tra il 2004 e il 2005 con un aumento del 10% rispetto all’anno precedente.
Per aiutare sia i giovani navigatori che i genitori si sono diffuse su internet alcune liste contenti una serie di consigli per ridurre i rischi di adescamento (Strano et all, 2001). Riportiamo di seguito due di queste liste reperibili sul sito del Gruppo di Ricerca sulle forme criminali emergenti dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, realizzate sulla base di una ricerca atta a valutare la percezione del rischio da parte di minori e genitori.
La consapevolezza di un rischio da parte della vittima è antagonista alla riuscita di un fatto aggressivo.
1) Le regole per una navigazione sicura su internet dei bambini:
- quando sei su internet non dare mai a nessuno il tuo indirizzo di casa, il tuo numero di telefono o il nome della tua scuola, a meno che i tuoi genitori non ti diano il permesso;
- non prendere appuntamenti con persone conosciute su internet, anche se dicono di essere tuoi coetanei, senza prima avere il permesso dei tuoi genitori e fai venire anche loro al primo incontro;
- se frequenti una chat room e qualcuno ti dice qualcosa di strano o preoccupante (ad esempio discorsi sul sesso) parlane appena possibile con i tuoi genitori;
- non rispondere mai ad e-mail o messaggi fastidiosi o allusivi, specie se di argomento sessuale e se ti capita di notare fotografie di persone adulte o bambini nudi parlane sempre ai tuoi genitori;
- ricorda che se qualcuno ti fa un’offerta che sembra troppo bella per essere vera, probabilmente non lo è;
-se non riesci a parlare subito con i tuoi genitori di situazioni particolari che ti sono accadute su internet, (magari perché sono occupati o sono assenti per lavoro), parlane appena puoi con i tuoi insegnanti;
- ricorda che internet è come il mondo reale: ci sono le cose belle e le cose brutte. Basta seguire queste regole e fare un po’ di attenzione per divertirsi e imparare tante cose interessanti senza rischiare brutte sorprese.
2) Consigli per i genitori dei bambini che usano internet
- tieni il computer in un posto centrale della casa, non nella stanza del bambino. Il computer dovrebbe essere un’attività per tutta la famiglia, non un pretesto del bambino per isolarsi;
- cerca di imparare ad usare internet (non è difficile) per riuscire a capire cosa fanno i tuoi bambini;
- leggi e visiona le e-mail con i tuoi bambini. Molti pedofili attaccano foto di pornografia infantile alle e-mail inviate ai bambini. La pornografia viene usata dal pedofilo per convincere il bambino che altri bambini compiono atti sessuali, assicurati di controllare tutti gli attachmentes alle e-mail (file di testo o di immagini allegati);
- aiuta i tuoi bambini ad usare il computer in maniera equilibrata. Molti bambini si appassionano troppo al computer, dimenticando di giocare con gli amici reali;
- stabilisci delle regole ben precise su come utilizzare internet;
- assicurati che comprendano che non possono incontrare nessuno nella vita reale, conosciuto online, senza il consenso dei genitori, e che le persone on-line non sempre sono così sincere su chi sono;
- insegna ai tuoi bambini a non dare informazioni personali alle persone che incontrano on-line specialmente in luoghi pubblici come le chatrooms;
- tieni i bambini lontani dalle chatrooms o dagli IRC’s, a meno che non siano controllati;
- incoraggia discussioni tra te e i tuoi bambini su ciò che trovano divertente on-line;
- insegna ai tuoi bambini a non rispondere quando ricevono e-mail offensive o dannose, messaggi da chat o altre comunicazioni specie su argomenti sessuali;
- segui i tuoi bambini quando sono on-line e vedi dove vanno (senza pressarli troppo);
- se non puoi essere a casa quando i bambini sono on-line, usa dei software di protezione (riconoscono alcune parole chiave, tipo sex, erotico ecc. e non consentono l’accesso ai siti che le contengono) per aiutarti a tenerli sotto controllo;
- installa sul tuo computer un programma che memorizza gli indirizzi internet visitati dal tuo bambino e controlla quali sono quelli più frequenti;
- in generale, insegna ai tuoi bambini quali possono essere i rischi di internet senza terrorizzarli e senza dimenticare che la rete è come il mondo reale: ci sono cose belle e cose brutte e adottando un minimo di precauzione si può esplorare in tutta tranquillità.
Posto che la situazioni ideale, per una navigazione sicura, sarebbe quella che vede il bambino affiancato da un genitore o comunque da un adulto, già nei consigli per i genitori si faceva riferimento a dei software in grado di mostrare a posteriori che genere di ambiti virtuali è solito frequentare il minore, attraverso al memorizzazione dei luoghi visitati e delle chiacchierate effettuate in rete. Altri software possono offrire una certa prevenzione nei confronti di siti ed immagini a rischio ma necessitano, in attesa di una regolamentazione mondiale, di una adesione dei creatori di pagine web. Tali software consentono al creatore del sito di associare ai contenuti immessi in rete un’indicazione che definisce il contenuto in base ad una classificazione standardizzata (es. documenti per soli adulti). Queste indicazioni di contenuto vengono identificate e discriminate da uno specifico software che si può installare nei PC e tramite il quale si può effettuare una selezione dei siti cui è possibile accedere durante i collegamenti. Tale sistema, messo a punto dagli statunitensi Paul Resnick e James Miller, si basa su alcuni standard tipo PICS (platform for internet content selection). Le etichette PICS vengono rilasciate da una rating agency (un gruppo di soggetti) che in base alle loro convinzioni religiose, morali, educative, ecc. attribuiscono un punteggio, definito rating system, alle pagine web. Ogni rating agency ha le sue personali categorie di giudizio sui documenti. In Italia è già attiva da qualche tempo l’IT-RA, la prima agenzia rating per il rilascio di etichette PICS in Europa. Attualmente tale sistema presenta comunque dei problemi dovuti all’impossibilità di garantire un’adesione globale ai suoi protocolli per problemi di compatibilità e omogeneità del Diritto internazionale e per l’assenza di un vero e proprio diritto della rete.
A nostro avviso la migliore azione di prevenzione risiede proprio in seno alla famiglia. Nessun software potrai mai essere più efficace ed efficiente di un buon dialogo genitori-figli, di un rapporto contraddistinto da attenzione e partecipazione.


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