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PSYCHOMEDIA
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Tesi di Laurea di Federica Manieri

Il mosaico nella terapia della schizofrenia: l'esempio "Il Faro di Anzio",
mosaico murale prodotto nel contesto di un trattamento psichiatrico al D.S.M. di Aprilia


Risultati



Scopo di questa trattazione è la dimostrazione dell'utilità dell'arte, intesa come creatività, per il miglioramento di pazienti cronici in trattamento psichiatrico.
Con l'esempio riportato de " Il Faro di Anzio" si può sostenere tale ipotesi, in quanto nel corso e al termine del trattamento, i pazienti hanno mostrato miglioramenti sintomatologici significativi e commenti positivi sono stati fatti non solo dagli operatori, ma anche dalle famiglie stesse degli interessati.
Innanzitutto possiamo riferirci alla documentazione fotografica di seguito riportata per mostrare come il paziente Salvatore, portatore delle cosiddette "mani da ostetrico", man mano che il lavoro procedeva, sia migliorato e possiamo vedere come il sintomo si sia attenuato tanto da permettergli di lavorare con arnesi e manovrare le piccole tessere.
Come riporta il Maestro Brando nell'intervista, oltre che gli altri operatori, all'inizio Salvatore aveva numerosi problemi nello svolgere tale attività; nell'incollare le piccole tessere a causa della rigidità delle mani e della mancanza di fluidità nei movimenti, finiva sempre per incollarsi anche le dita. La sua persistenza però, ma anche la situazione gruppale che stimolava a cimentarsi nel lavoro e la consapevolezza di costruire qualcosa ritenuto "importante" perché poi esposto al pubblico, ha favorito la costanza di questo soggetto e il suo impegno.
Nelle foto vediamo l'evoluzione della rigidità delle mani, che a fine lavori è completamente sparita, a dimostrazione del fatto che il suo problema fosse di natura psicologica, alla stregua dei disturbi isterici che bloccano parti del corpo ma senza cause organiche.

Prima dell'inizio del progetto


Durante il lavoro

Oltre a ciò, avendo potuto accedere ad un diario tenuto dagli operatori durante tale periodo lavorativo, sono venuta a conoscenza dei pensieri dei diretti interessati registrati proprio il giorno dell'affissione e dell'inaugurazione del mosaico nel Parco Manaresi di Aprilia.
Ad esempio la famiglia di Gianni ha detto: "Non è possibile che Gianni abbia fatto questo" (comprensibile perché il paziente non attendeva neanche ai propri più elementari bisogni, compresa la cura della propria persona), e poi: "Da tre mesi circa sta meglio è più partecipativo e aiuta in casa".
La madre di Salvatore ha detto: "Sono molto emozionata se penso a tutto quello che abbiamo passato e che stava immobile a letto giornate intere".
La madre di Mara ha commentato così : "Non avrei mai creduto che mia figlia facesse tanto!".
La famiglia di Massimo ha espresso un augurio: "Speriamo che l'affidabilità e la costanza che mette nel mosaico le porti nelle attività quotidiane!" e Massimo stesso ha detto: "Prima di fare il mosaico ero un veliero senza bussola."
Oltre alle note dei pazienti, e dei familiari, riporto di seguito alcuni commenti di personaggi esterni al progetto.
Patrick De Marè, noto gruppoanalista, ha detto: "C'è un'atmosfera sana di mente e si percepisce che le persone lavorano ad uno scopo comune. La cosa più bella sono le emozioni (che scaturiscono dal mosaico) offerte agli altri".
R. Cavallini, giornalista, presente all'inaugurazione, commenta così: "E' una manifestazione di grande civiltà che lascia sperare che non tutto è perduto".
Compagno, storico: "Ho riconosciuto i malati solo perché li conosco ed è stato un piacere vederli inseriti".
In generale il risultato da evidenziare è dato, laddove non ci sia stato miglioramento visibile, dalla constatazione della condizione stazionaria dei disturbi dei pazienti e dall'assenza di ricadute o crisi durante il periodo di lavorazione. In psichiatria l'assenza di crisi sotto nuova stimolazione, è considerato un aspetto positivo di miglioramento.
Non è stato possibile sviluppare un follow-up ad oggi per difficoltà tecniche. Sappiamo che tutto il gruppo dei pazienti a distanza di anni da tale progetto, ha saputo dimostrare ineccepibile comportamento in pubblica cerimonia e in condizioni altamente disagiate nella visita al Papa a Castel Gandolfo nel 2006, come riferisce la Dottoressa Maria Rosa Franco. Sappiamo che costante è il miglioramento del paziente Salvatore che non ha più avuto rigidità alle mani; sappiamo che Gianni è deceduto per patologia polmonare, dopo aver passato gli ultimi anni in un'atmosfera familiare più serena e collaborativa, mantenendo però inalterate le abitudini tossicomane di tabagismo. Sappiamo che Saverio ha accettato programmi psicoterapeutici di comunità, abbandonando l'ossessiva dipendenza dai farmaci; Massimo è andato incontro a patologia cardiovascolare degenerativa con sempre maggiore disabilità psicofisica; Gaetano è andato incontro ad un approfondimento diagnostico che ha messo in evidenza una patologia cerebrale organica; Enzo ha sensibilmente diminuito i ricoveri ospedalieri e Mara è rimasta dipendente dal centro diurno, anche se a giudizio dei curanti non ne ha stretta necessità, così come Salvatore; sappiamo genericamente che Adriano non ha presentato variazioni significative del suo stile di vita largamente dipendente dalla tolleranza dei familiari.


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