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PSYCHOMEDIA
Tesi

Tesi di Laurea di Laila Fantoni

Il minore sessualmente abusato: vicende processuali e trattamento terapeutico

Capitolo V - Una storia vera

5. Commento all'incidente probatorio di Sara



7/02/2000 - Tribunale di Lagonegro (PZ)
Questo è stato uno dei primi incidenti probatori di un minore per presunti abusi sessuali svolti in tale Tribunale. Non è stata dunque fatta l'audizione protetta (vista anche l'età non infantile della ragazza), ma è stato comunque rispettato il principio che prevede il sostegno psicologico al minore durante l'interrogatorio (art. 498 comma 4 c.p.p.).
Sara ha così risposto in aula alle domande postegli dal giudice, dal pubblico ministero e dagli avvocati della difesa (non filtrate così dallo psicologo).
L'indagato è stato fatto accomodare nella Camera del Consiglio: non è stato quindi presente nella stessa aula per evitare che la sua presenza potesse turbare la minore, avendo essa già manifestato comprensibile ansia ed angoscia riguardo all'incidente probatorio che doveva essere eseguito. Nella Camera del Consiglio è stato collocato un altoparlante cosicché l'indagato è stato in grado di sentire quanto è stato detto nel corso dell'udienza.
Solo l'età della ragazza (17 anni) al momento dell'incidente probatorio può eventualmente giustificare una tale procedura, in quanto di fronte a situazioni così difficili da gestire già da parte di coloro che sono esperti di tali problematiche non si può pensare di svolgere un interrogatorio con le comuni regole usate per gli adulti-testimoni.
Il sostegno psicologico offerto a Sara si è inoltre ridotto soltanto alla preparazione della minore al colloquio e all'intervento della psicologa al termine dell'interrogatorio, entrambe le fasi svolte fuori dall'aula giudiziaria.
Sulla base delle tecniche di intervista utilizzate durante l'interrogatorio dei minori ho commentato le procedure applicate a questo caso, evidenziando anche il corretto comportamento che avrebbe dovuto essere posto in essere dagli operatori nelle varie fasi del colloquio.
La prima domanda posta a Sara è estranea alla vicenda e questa tecnica serve per creare una certa atmosfera più rilassante e familiare per la minore.
(...)
GIP = Ma che cos'è quella fotografia che hai in mano?
S = Mia sorella e mio fratello.
GIP = Sono i tuoi fratellini?
S = Sì.
Il GIP pone l'interrogatorio che verrà eseguito come una scelta di Sara che ha deciso di rispondere alle domande. Con questo le ha fatto capire di essere libera di parlare e che nessuno la costringe.
GIP = Senti...allora vuoi rispondere alle domande del collega PM? Devo dire pubblico ministero (PM) e usare questa frase formale.
S = Sì.
PM = Sara, il 14 ottobre del 1999, dell'anno scorso, ci fu una circostanza spiacevole in cui tuo padre ha cercato di suicidarsi: ricordi questa circostanza?
S = Sì.
PM = Tu sei stata sentita dai Carabinieri del tuo paese (...) ed hai riferito determinate circostanze che secondo te giustificavano il gesto di tuo padre: vuoi riferire al giudice che cosa hai riferito in quell'occasione ai Carabinieri?
Subito Sara evidenzia il contrasto che c'è tra se e le sue sorelle, per poter così cercare di descrivere la situazione di solitudine ed omertà che è stata costretta ad affrontare.
S = Ho riferito che per tutti mio padre aveva tentato il suicidio perché io stavo con un albanese, mentre io sapevo che non era quello il motivo, cioè lo sapevano anche le mie sorelle, però loro negavano. Lui mi aveva chiesto perdono qualche giorno prima e mi aveva detto: "Se tu mi vuoi bene devi lasciare stare l'albanese".
La chiarezza, la precisione e la lentezza del racconto sono caratteristiche che vanno sempre ricordate ai minori, i quali hanno un metodo d'esposizione dei fatti diverso rispetto a quello degli adulti. E spesso chiedere ad un minore di essere più preciso nel raccontare il modo in cui ha subìto un abuso sessuale o la sensazione che ha provato non è facile, ma va fatto ugualmente utilizzando le parole giuste.
GIP = Sara racconta piano, altrimenti non riusciamo a seguirti.
S = Mi aveva chiesto perdono per quello che mi aveva fatto e mi disse: "Io non mi sono reso conto se tu te ne eri accorta prima di quello che ti stavo facendo; perché non me lo hai detto prima!"; allora io ho detto: "Io ho sempre cercato di farti capire che stavo male". Infatti lui mi vedeva sempre che piangevo quasi ogni sera.
PM = Sara cerca di essere un pochino più chiara: tuo padre si opponeva a questo fidanzamento?
S = Sì era geloso.
PM = E perché era geloso?
Il pubblico ministero in questo momento sta ponendo domande corrette che permettono alla minore di dare risposte autentiche e genuine, senza suggestione.
S = Perché io credo che aveva paura che non stavo più con lui; infatti nell'ultimo periodo io avevo capito quello che stava succedendo e quindi mi allontanavo sempre di più.
PM = E che cosa stava succedendo?
S = Che lui abusava sempre di più di me, si impossessava sempre di più senza farmi capire quello che succedeva.
Sara, fin dall'inizio dell'interrogatorio, riesce a trasmettere le sue sensazioni più profonde, utilizzando parole come "abuso sessuale" senza vergogna o ritrosia.
PM = E vuoi riferire in che modo tuo padre si impossessava di te?
S = Abusando sessualmente.
PM = Sara, purtroppo tu lo sai benissimo che devi essere un pochino più specifica.
GIP = Quando è iniziato?
S = Nel 1994 stavamo in campagna: in agosto è successo.
PM = In campagna dove? Dove avete una casetta?
Sembra quasi che per allentare la tensione e l'ansia, che stavano aumentando, il GIP faccia domande che hanno un'attinenza lontana con il fatto, cioè delle divagazioni.
S = D'estate stavamo da una parte e l'inverno da un'altra.
GIP = Per cui avevate due campagne, in due posti diversi?
S = Sì ma non erano nostre, erano in affitto.
GIP = Ci avevate gli animali lì?
S = Sì, gli animali: avevamo circa duecento animali.
Sara sembra avere quasi la necessità di raccontare tutto il più velocemente possibile, forse per concludere così una situazione (l'interrogatorio) che le crea ansia.
GIP = Tu hai detto nel 1994: in che periodo era, estate?
S = Sì, estate, quando lui una notte si avvicinò a me...
GIP = Aspetta: perché tu ti trovavi con lui in campagna?
S = Eravamo solo noi: io già da piccola avevo iniziato ad andare in campagna, dall'età di sei anni, ...ed aiutavo mio padre la domenica a pascolare gli animali e poi quando doveva mungere (ad esempio la sera), e la mattina io ero costretta ad alzarmi. La mamma, talvolta, veniva la domenica.
GIP = Quindi stavate in campagna d'estate?
Sara descrive con molti particolari l'atteggiamento del padre: l'uomo le parla e cerca di convincerla che tutto era normale.
È importante notare il contrasto esistente tra questo concetto di normalità (che si ripresenterà anche in seguito) e le sensazioni che Sara prova.
S = Sì. Nel 1994, in agosto, la notte lui si introdusse nel letto ed oltretutto mi disse cose spiacevoli che io non ho mai detto nemmeno a nessuno. Lui prima si avvicinò e mi spiegò che era tutto normale, che dovevo fare undici anni: avevo dieci anni e mezzo.
GIP = Quindi voi eravate andati a letto?
S = Sì.
GIP = Stavate dormendo?
S = Io stavo dormendo.
Spesso Sara evidenzia il fatto il fatto che mai lei avrebbe potuto pensare che suo padre potesse arrivare a compiere un gesto del genere.
GIP = Nella stessa stanza avevate due letti?
S = Sì, i letti erano più o meno attaccati quindi era facile avvicinarsi a me, ma io non pensavo mai una cosa simile e così la notte me lo sentii vicino e mi disse cose...
GIP = Quindi tu stavi già dormendo e ad un certo punto ti senti tuo padre vicino?
S = Sì.
GIP = Ma entrò nel letto e che disse?
S = Mi aveva spiegato certe cose riguardo al sesso, queste cose qua, come si faceva; mi disse che lui quando aveva avuto il rapporto con la moglie il letto era pieno di sangue, tutte queste cose qua, che schifo, io non capivo niente, ero una bambina che non capivo quello che lui mi diceva, e poi mi riaddormentai perché comunque ero stanca, lavoravo...
Inoltre ripete che, a causa della sua tenera età, non capiva che cosa il padre le diceva e soprattutto quello che lui faceva. Sembra quasi voglia scusare se stessa per non essere riuscita a capire e a fermarlo in tempo. L'unica cosa che pone in risalto è la sensazione di schifezza che lei prova.
GIP = E lui ti stava sempre attaccato?
Il GIP, che chiede a Sara di descrivere l'abuso sessuale, sembra sentire lui stesso la tensione della situazione.
La risposta della ragazza è tanto precisa quanto "controllata": sembra quasi che Sara stia raccontando quello che è successo ad un'altra persona e non a lei.
S = Sì, e poi quella notte lui ha abusato di me, cioè io non mi rendevo conto di quello che succedeva.
GIP = E che cosa ha fatto, te lo ricordi? Purtroppo devi descriverlo Sara, dai: tu eri con il pigiama?
S = Mi abbassò il pigiama e le mutandine e penetrò con il suo pene nella mia vagina.
GIP = Penetrò completamente?
S = Sì.
GIP = Ti fece male?
S = Sì. Io poi vidi delle macchie e dissi a mio padre che cosa era e lui mi disse che era l'inizio del ciclo.
GIP = Le macchie le vedesti subito dopo che ti aveva penetrato?
S = Le vidi la mattina.
Dopo quella notte Sara aveva capito che cosa il padre le aveva fatto.
Nel racconto è ben indicato, dalla minore, il momento di passaggio da quando non capiva a quando ha capito.
GIP = La mattina sul letto?
S = Sì, mi dissi "ma che cos'è?", io mi sono spaventata perché comunque avevo capito quello che era successo la notte e quindi poi lui mi disse che era il ciclo, ma non era il ciclo perché il ciclo mi è venuto un paio di anni dopo.
GIP = Ma ti ha fatto molto male quando ti ha penetrato?
S = Sì, ma io non capivo.
GIP = Ed è rimasto per molto tempo penetrato dentro di te?
S = Non mi ricordo.
GIP = E ti ricordi se poi c'è stata l'eiaculazione, cioè se è uscito lo sperma anche?
S = Sì.
È corretto l'atteggiamento del GIP che cerca, ogni tanto, di incoraggiare Sara a raccontare fatti tanto terribili.
GIP = Sara non devi avere ritrosia di raccontare questi fatti perché sono fatti normali, come quando uno subisce una violenza o un pugno in faccia e racconta che gli è uscito il sangue, così, se tu avevi subito un fatto diverso, dovevi raccontare quello che era il fatto diverso, non c'è niente di strano. Quindi raggiunse...?
S = (Fa cenno di sì con la testa).
È difficile porre domande così specifiche ma purtroppo sono necessarie per rendere più comprensibili fatti in cui, nella maggior parte dei casi, gli unici testimoni sono il minore-vittima ed il suo abusante. In questi casi così è importante ascoltare come il bambino racconta il fatto e quali emozioni suscita tale rievocazione. Sara, ad esempio, descrive la sensazione di schifezza che ha provato e l'indifferenza del padre, che finge che tutto sia normale.
GIP = In quella circostanza quindi ci fu una penetrazione completa, ma hai visto tuo padre raggiungere l'orgasmo, provare il coito, il piacere, oppure...? Purtroppo sono domande che ti devo fare Sara, lo sai.
S = Sì, perché comunque poi mi sono sentita tutto il liquido addosso, una cosa schifosa.
GIP = Quindi hai visto anche produrre liquido spermatico da parte di tuo padre?
S = (Fa cenno di sì con la testa) ...Ma io non capivo che cosa era, se avessi capito allora...
GIP = E la mattina dopo non disse niente?
S = Niente, era come se non fosse successo niente, io rimasi la mattina a letto tutta sconvolta.
GIP = Ma non uscisti nel campo?
S = No, quella mattina mi rinchiusi in casa; quando lui tornò era proprio indifferente, non lo so come se fosse normale e così è andato avanti fino...
GIP = Quando successe la seconda volta, te lo ricordi a distanza di quanto tempo?
S = Capitava comunque circa due volte al mese; può darsi pure che capitava in una settimana tutti i giorni, poi da quando siamo andati in paese lì...
GIP = Ma in campagna è più ricapitato?
S = No, in campagna no.
GIP = E in paese come avvenivano queste..., tuo padre che cosa faceva in sostanza?
S = Lui essendo malato, soffre di asma e psoriasi, voleva molto le mie attenzioni, poiché era abituato che da quando sono nata stavo sempre con lui, cioè da quando siamo arrivati in paese io gli stavo sempre dietro perché comunque... Le mie sorelle sapevano pure loro che io ero legata a lui, è come se mi avesse cresciuto mio padre e non mia madre, in realtà è così. E quindi quando mio padre soffriva di asma loro mi dicevano "No, vacci tu, vacci tu, vagli a dare l'acqua tu" e loro facevano quello che volevano, cioè io guardavo lui come se fossi la moglie, cioè io non mi rendevo conto, a volte pensavo "ma se sono sua figlia, credo che è normale che io mi devo preoccupare per mio padre, se sta male vado dal dottore": e spesso capitava che io passavo le nottate in piedi a guardare lui che si addormentava, mentre le mie sorelle dormivano.
Da queste parole di Sara si capisce come essa avesse assunto, in famiglia o comunque nel rapporto con il padre, il ruolo di sua madre, sostituendosi ad essa sia nell'assistenza all'uomo, sia poi nei rapporti sessuali. Gli altri membri della famiglia sembravano sapere tutto questo e favorire che ciò avvenisse.
Da parte sua Sara non incolpa la madre, che riconosce essere malata, e talvolta neanche il padre, al quale dice di essere molto legata.
GIP = Quante sorelle hai?
S = Tre sorelle (di 10, 19 e 21 anni) e due fratelli (il maggiore è a lavorare al Nord).
GIP = E tutte e quattro dormivate nella stessa stanza?
Questa è una domanda suggestiva, visto che la minore non ha ancora parlato dei problemi della madre.
S = Sì da un paio di anni. Ma quando io mi dovevo occupare di mio padre dovevo dormire nella stanza di mia madre, così mio padre si addormentava vicino a me e le mie sorelle dicevano "Tu lo sai che papà è attaccato a te, quindi tu l'hai abituato che sei stata lì in campagna e tu ci stai".
GIP = Ma tua madre non poteva accudire tuo padre o aveva dei problemi lei?
S = È malata al 75%.
GIP = È invalida?
S = Sì con la testa: quando sono nata era già così. Ho sempre pensato, però, che la colpa non era sua ma che era di mio padre perché lei mi diceva sempre che mio padre, pure quando si sono sposati, all'inizio la faceva spaventare e tentava il suicidio; questa cose qua anche a casa le faceva: si metteva la cintura dei pantaloni alla gola per attirare la mia attenzione.
GIP = Ritorniamo al fatto che le tue sorelle volevano che accudissi tuo padre.
S = Sì, era proprio lui a volte che mi chiamava; quando vedeva che non ci andavo, prendeva le scarpe e le buttava alla porta per attirare l'attenzione, cioè si imbestialiva. Così le mie sorelle mi aggredivano e mi dicevano: "Adesso vai, è inutile che stai qui". Io con loro ci stavo poco perché dovevo stare sempre con mio padre; e quindi la notte poi io, stando in piedi, mi sedevo sul letto e poi mi ritrovavo nel letto con lui, mia madre e il mio fratellino, che stava nel letto matrimoniale perché aveva paura di dormire da solo. Io dormivo ai piedi del letto, ma poi mi ritrovavo su. Stavamo: mio padre, io, mio fratello e mia madre. Io dormo lì praticamente da quando sono nata: sono stata sempre abituata così. E così mio fratello.
GIP = E quando tu ti mettevi nel letto, cioè quando andavi lì e portavi l'acqua a tuo padre e lo accudivi, poi ti addormentavi sul letto e lui ha abusato di te anche in quelle occasioni?
Le parole che Sara dice al padre indicano un tentativo di reazione a tali abusi.
S = La notte aspettava che mi addormentavo io e tutte e tre le mie sorelle e mi svegliavo che lui stava già penetrando dentro di me, allora quando io mi accorgevo che lui stava per arrivare all'orgasmo scappavo e mi andavo a lavare nel bagno; è successo così fino a questa estate quando è venuto nella mia stanza quando le mie sorelle più grandi non c'erano. È venuto ed ha bagnato il letto ed io, poi, per paura che mi avrebbero picchiato, che avrebbero capito quello che succedeva, ho cambiato le lenzuola e mi sono tenuta io il lenzuolo bagnato di tutta quella schifezza e loro non si sono accorte di niente. Io gli dicevo: "Vattene, vattene".
Sara descrive il padre come un padrone al quale doveva obbedire e che doveva curare.
Una tipica paura dei minori nelle situazioni di abuso intrafamiliare è che gli altri membri della famiglia possano scoprire i fatti. Anche in questo caso, infatti, Sara cambia le lenzuola del letto per non far scoprire niente alle sorelle.
PM = Sara devi andare un po' più piano ed essere più precisa: non abbiamo fretta. Voglio capire bene come si verificavano questi abusi di tuo padre, devi essere un po' più precisa. Tu hai detto che facevi assistenza a tuo padre perché soffriva di asma: cosa facevi la sera, cosa accadeva?
Sara giustifica il fatto che il padre chiedeva sempre di lei per le cure di cui aveva bisogno in base al legame più forte d'affetto che li univa. Di questo - seppur può apparire paradossale - sembra quasi essere contenta perché privilegiata rispetto alle sorelle. Bisogna infatti ricordare che, nelle situazioni di abuso intrafamiliare, anche se il padre è stato un violento abusante, per la/il figlia/o rimarrà, comunque, suo padre e un sentimento di "quasi-affetto" nei suoi confronti lo proverà sempre.
S = Io ero solita preparargli anche la scodella per andare al lavoro. Quando poi la sera tornava preferiva trovarmi a casa, ci dovevo essere e basta; poi la sera gli venivano sempre gli attacchi di asma e diceva: "Sarina, Sarina, vieni qua". Lui mi chiamava Sarina, non Sara.
PM = E non poteva chiamare pure le altre: perché chiamava sempre te?
S = Perché comunque alle altre mie sorelle non era legato: loro non l'hanno mai potuto vedere. Anche con una di loro ci aveva provato, ma non c'era riuscito (me lo ha detto lei) e lei glielo rinfacciava parecchie volte. E quando vedeva che mio padre mi dava attenzione lei diceva: "Lasciala stare Sara, gli stai sempre attaccato, sembrate due fidanzatini": cioè quindi loro avevano capito.
GIP = Che cosa accadeva allora quando tuo padre la sera poi ti chiamava?
Il padre le chiedeva sicurezza sul piano affettivo.
Intanto lei, che ormai era cosciente dei fatti ma non riusciva a cambiare la situazione, si dirigeva verso l'autodistruzione.
S = Io andavo lì e gli dicevo "Che c'è?" e lui si faceva vedere che aveva l'asma, faceva quei sospiri, ed io dicevo "Ma che cosa devo fare?", cioè se la faceva venire talmente tanto l'asma che mi faceva preoccupare. Allora io gli portavo l'acqua e stavo lì; mentre stava male mi chiedeva "Ma tu mi vuoi bene, ma tu vuoi che devo morire?" ed io dicevo "Ma sì, ma che c'entra... adesso devi morire, ma che ti succede?" e lui mi rispondeva "No, ma tu mi vuoi bene? Sei sicura?" ed io gli dicevo "Ma tu non mi devi fare queste domande perché è normale che una figlia voglia bene al padre, ma ti rendi conto che tu invece non mi vuoi bene come un padre, tu ti stai impossessando di me", cioè io comunque cercavo di farglielo capire in un modo o in un altro, e poi lui mi vedeva piangere e alla fine avevo pure iniziato a bere la birra.
GIP = Tu hai iniziato a bere?
S = Sì, da un bel po' perché lui sapeva che ormai avevo capito che era molto male quello che mi faceva, che non era un gioco e quindi io mi andavo a comprare la birra, bevevo davanti a lui, a mia madre e tutti mi dicevano che non dovevo bere, però sapevano il motivo. E quando ero sola con mio padre e mia madre era in cucina, gli dicevo "È tutta colpa tua se io bevo, non ti rendi conto!"; ma io bevevo perché volevo essere totalmente ubriaca che dovevo dire tutto a mia mamma e invece poi lui mi portava nella mia stanza.
Sara dice che le mancava la forza di raccontare tutto in famiglia e per questo sperava che l'alcool la potesse aiutare a superare questo timore.
PM = Ritorniamo, allora, a quando tu portavi l'acqua a tuo padre: che cosa accadeva?
Qui la sensazione di paura viene dichiarata apertamente ma la risposta che ottiene è un totale disinteresse e un abbandono da parte delle persone a lei più vicine.
S = Nella stanza da letto eravamo soli io e lui; io avevo paura e così chiamavo pure mia mamma, però lei diceva che a lui non importava di lei: "Vuole te, Sara, che devo fare io se quello vuole te, mica devo stare qui anch'io!" - diceva.
PM = E poi che cosa succedeva?
Sara cerca di reagire ma, trovandosi sola, non ci riesce. Inoltre le sorelle la incitano ad andare dal padre, quando la chiama, facendola anche sentire in colpa se si rifiuta: cercano di convincerla che se lui la cerca sempre è che le vuole molto bene, forse di più rispetto agli altri figli, come fosse un privilegio.
S = Mia mamma se ne andava e rimanevo sola io nella stanza. Poi lui mi faceva sedere vicino al letto, aspettavo che gli passasse l'asma, ma niente; come si accorgeva che io me ne andavo, lui si svegliava e si faceva venire l'asma, ed io me ne stavo lì a guardarlo; poi, se capitava che gli passava ed io me ne andavo a dormire nel mio letto, per tutta la notte mia mamma o mio padre mi chiamavano. Spesso mia mamma mi diceva: "Sara, ti vuole tuo padre, alzati!" oppure veniva a chiamarmi proprio nel letto. Poi ultimamente mi rifiutavo di fare questa cosa, cioè che lui insisteva che gli dovevo stare per forza vicino, e quindi ero arrivata al punto che mi mettevo i tappi nelle orecchie per non sentire. Ma poi ero costretta ad andare, anche perché le mie sorelle mi dicevano. "Tu ci devi andare per forza perché lui ti vuole bene, è così attaccato a te!".
PM = E quindi tutta la notte alla fine restavi vicino a tuo padre?
S = Quando mi accorgevo che lui stava per arrivare, che lui penetrava dentro di me, che stava arrivando all'orgasmo, io mi chiudevo nel bagno e stavo un po' lì. Capitava pure che mia madre a volte si svegliava e mi diceva "Sara ma che cosa fai nel bagno?" ed io, tutta sconvolta, me ne andavo nel mio letto nella mattinata, perché erano quasi sempre verso le quattro.
La minore descrive i momenti in cui avviene l'abuso sempre in modo molto dettagliato: non solo parla di cosa faceva il padre, ma anche dei pochi momenti di interessamento della madre nei suoi confronti e dei suoi tentativi di reazione.
Spesso riporta intere frasi che lei o qualche altro membro della famiglia ha pronunciato e questo fa apparire la sua testimonianza ancora più credibile.
PM = E cosa accadeva, invece, quando dormivi lì nel suo letto?
S = La notte lui mi abbassava le mutandine e il pigiama e penetrava dentro di me, a volte mi tirava proprio su, dalla parte di sopra, e capitava che mia mamma si svegliava e così lui diceva "Dove sono i piedi di Sara?"; ed io poi sentivo dolore ogni volta che penetrava dentro di me.
PM = E tu che facevi in quelle circostanze?
S = Io con le mani lo spingevo perché non volevo che doveva penetrare dentro di me.
PM = E poi?
S = E poi quando mi accorgevo che lui mi teneva forte le gambe, cioè io mi accorgevo che arrivava all'orgasmo, mi alzavo con la forza e me andavo.
GIP = Scusa, ma non facevate movimento e rumore? Tua madre non si è mai svegliata?
S = Mia madre si svegliava quando sentiva movimenti e parecchie volte lui diceva: "Ma dove sono le gambe di Sara?". Lui come vedeva che mia mamma si svegliava, subito si toglieva: è stato furbo.
Nuovamente Sara evidenzia il fatto che fra lei e la madre non esisteva alcun tipo di rapporto e di dialogo.
PM = Ma tua madre è incapace di intendere e di volere, nonostante l'invalidità del 75%?
S = Non lo so, lei a me non ha mai chiesto se stava succedendo qualcosa, se ha capito quello che è successo.
PM = E tuo fratello non ha mai visto niente?
S = No, ma lui aveva solo quattro anni.
PM = Ma durante questi rapporti ti sei mai trovata bagnata dal liquido spermatico?
S = Sì, sempre bagnata.
PM = Ma io per bagnata intendo con dello sperma dentro la vagina?
S = Sì, perciò io mi andavo a lavare, perché avevo tutto quel liquido addosso a me, vicino alle gambe e andavo a lavarmi.
PM = Quindi hai trovato anche dello sperma vicino alle gambe, è così?
S = Sì.
PM = Con che periodicità accadevano questi rapporti?
S = Circa due volte al mese; poi se lui stava male io andavo tutte le sere ma, se lui una sera era soddisfatto, mi lasciava stare per qualche giorno anche se io andavo da lui ad accudirlo.
Questa domanda era già stata fatta in precedenza, ma anche se doveva servire per dare maggiore conferma alle parole dette dalla minore non doveva essere posta in modo così suggestivo.
La modalità corretta sarebbe stata: "Ma durante questi rapporti ti sei mai trovata bagnata?". E se la risposta era "Sì", la domanda successiva doveva essere: "Ed hai capito come hai fatto a trovarti bagnata?".
Certo l'età non infantile di Sara può eventualmente giustificare la domanda posta in questo modo.
PM = Senti ma l'orgasmo, voglio chiarirti questo; c'è una differenza tra coito ed orgasmo: il coito è il piacere, cioè tu vedevi tuo padre ansimare, avere piacere oppure tu lo vedevi proprio raggiungere, diciamo come risultato finale, produrre il liquido spermatico, per cui raggiungeva il piacere massimo?
S = Raggiungeva il piacere massimo e nello stesso tempo... cioè quando lui se ne usciva il liquido mi rimaneva a me sulle gambe.
PM = Quindi diciamo raggiungeva l'orgasmo non dentro di te ma fuori?
S = Sì, non dentro di me.
PM = Senti, andiamo all'ultimo episodio, quello che poi, diciamo, avrebbe indotto tuo padre a tentare il suicidio.
Sembra quasi che Sara aspetti l'aiuto della madre per porre fine a questi abusi, o comunque speri in un suo intervento.
Ogni volta che Sara fa il racconto libero delle vicende che le sono chieste è molto precisa nei particolari e descrive sia i movimenti che le parole di ogni componente della famiglia.
S = La notte tra il 5 e il 6 ottobre 1999 eravamo sole nella stanza io e la mia sorella più piccola. Ma lui era già venuto anche la notte prima, ma riuscii a buttarlo giù dal letto e gridai talmente forte che mia mamma si è alzata e l'ha visto in piedi nella mia stanza che mi fissava, ed era solo con le mutande lui; poi lui ritornò nella sua camera e non so che cosa ha detto a mia mamma, ...se le disse forse che mi aveva sentito parlare da sola. La sera successiva (notte tra il 5 e il 6), mentre dormivo (era sul tardi), mi trovai mio padre a fianco e quando ho iniziato a gridare (ho detto soltanto "Ma'") lui mi ha messo la mano sulla bocca e poi si è messo su di me e ha...
PM = Quindi tu hai gridato quando tuo padre stava vicino al letto (ancora non su di te)?
S = Lui era a fianco a me ed io gli ho detto "Vattene!": però lui non ha voluto sentire e me lo sono trovato nel letto.
PM = Lui era nudo o vestito?
S = Lui era solo con le mutande ed io con il pigiama. Io poi mi sono trovata già con le mutandine e il pigiama su di me, mi ha messo la mano sulla bocca, perché io avevo gridato "Ma'", però mia madre non mi ha sentito e così lui ha continuato.
GIP = E tu non hai cercato di reagire, di muoverti, di allontanarti?
S = Sì io ho cercato di reagire, però era talmente pesante su di me che non sono riuscita a liberarmi.
GIP = Quindi ti ha allargato le gambe, cioè ti ha costretta a fare questo atto oppure tu sei stata consenziente?
S = No, mi ha costretto.
GIP = In che modo?
S = Perché mi teneva lì con la forza: io ho cercato di reagire ma lui era pesante su di me che non potevo. Lui mi diceva. "Zitta, zitta!".
Questa domanda o considerazione non sembra assolutamente adeguata al tipo di incidente probatorio che si sta svolgendo (c'è una minore che ha presumibilmente subìto un abuso sessuale). Sembra quasi che Sara deve convincere gli organi giudiziari di quello che le è successo.
GIP = Ma perché non hai chiuso le gambe? Cioè voglio dire: se una donna non vuole avere un rapporto, chiude le gambe, le stringe: lui che ha fatto te le ha allargate con la forza oppure le ha allargate poi dopo?
S = Me le ha allargate lui con la forza e si è messo su di me e quindi io dovevo stare per forza con le gambe aperte. Lui mi tirava e mi diceva che dovevo rimanere lì.
GIP = E che ha fatto?
S = Ha penetrato con il suo pene nella vagina e ha raggiunto l'orgasmo dentro di me.
GIP = Dentro di te?
Spesso Sara parla di come si sente: una persona sporca, "schifosa" appunto.
S = E poi un po' me lo sono trovato pure sulla pancia e talmente della schifezza quella notte è stata l'unica notte che non mi sono andata a lavare, mi sono soltanto spogliata perché mi facevo schifo, cioè era così schifosa quella cosa che...
Emerge il contrasto tra la figura del padre che si comporta come se niente sia successo e Sara che si sente come un "animale".
GIP = E dopo che ha raggiunto l'orgasmo tuo padre è andato nella sua stanza?
S = Se ne è andato normale e mi ha lasciato lì come se io fossi un cane.
GIP = E tu che cosa hai fatto?
S = Io, sentendomi tutta questa cosa addosso, mi sono spogliata e ho buttato tutto in terra e sono rimasta nel letto a pensare a quello che era successo.
GIP = E tua sorella, che era nella vostra stanzetta, non si è accorta di niente?
S = Non lo so, credo di no.
Sara crede (o spera) che il padre abbia capito tutto il male che le ha fatto e che era lo "sbaglio" più grande.
GIP = E allora, senti, questo tentato suicidio di tuo padre (del 14 ottobre) tu come lo spieghi? Cioè come l'hai giustificato dentro di te? Perché tuo padre poi all'improvviso cerca di suicidarsi bevendo la creolina?
S = Perché si sentiva in colpa, perché lui l'aveva capito che mi aveva fatto la notte tra il 5 e il 6, che era la cosa più sbagliata che poteva fare.
GIP = Scusa, Sara, forse ad un certo punto tu hai riferito di tutti questi episodi a qualcuno?
S = Sì a mio fratello Pietro - che lavora al Nord - il giorno 9: prima di allora non ne avevo mai parlato con nessuno.
GIP = E perché hai sentito allora l'esigenza di parlarne con tuo fratello?
Nonostante la necessità che ha Sara di reagire a queste violenze, la paura di parlare la assale. In questa situazione è proprio la paura e la vergogna che riescono a far sì che i bambini abusati mantengano il segreto per anni, fino a quando sono totalmente annientati.
S = Perché stavo veramente male e perché mi ero resa conto che quello che stava succedendo era sbagliato e che in un modo o in un altro dovevo reagire. E quando lui è sceso giù gliel'ho detto. Avevo deciso di dirglielo appena arrivato, poi non lo so ho avuto paura di dirglielo perché non mi sembrava giusto, era appena arrivato, ed allora ho pensato "rimando". Poi è successo che mio padre ha capito che io l'avrei detto a mio fratello e così mi ha detto "Non dire niente perché sennò sai che succede!", ma poi ha capito che io avrei comunque parlato e così se ne è andato per due giorni in campagna.
GIP = A tuo fratello hai raccontato tutti questi episodi che hai detto a noi?
S = No, solo quello della notte tra il 5 e il 6 perché io stavo male e non avevo nemmeno la forza di...
GIP = E tuo fratello che ha detto?
S = Mi ha detto che se avesse avuto mio padre in quel momento lo avrebbe ammazzato. Poi quando mio padre è tornato dalla campagna mi ha detto mio fratello che l'ha affrontato. A me ha detto "Tu vai nella tua stanza", ma io ho sentito da dietro la porta che lui diceva a mio padre: "Ma come hai potuto fare una cosa del genere, è una bambina!". E lui ha risposto "No, ma quella era lei che lo voleva!", così quando ha detto così sono uscita fuori e ho detto: "Ah! Ero io che venivo da te? Ma sai che ti sbagli proprio!". E mio fratello ha detto: "Ma se pure era così, tu dovevi capire perché tu hai 50 anni e lei 16, e lei ne aveva 11 e tu 46! Non pensavo di avere anche un padre malato, oltre ad una mamma!". Poi mio padre si è messo a piangere e a dire a me: "Mi dispiace, mi dispiace!".
PM = Quindi questo tentato suicidio di tuo padre è ricollegabile al fatto che tuo fratello aveva scoperto...?
S = Sì.
Emerge ancora, con chiarezza, l'inesistenza di un rapporto tra Sara e la madre.
PM = Ma dopo che tuo fratello ha saputo, tu hai reso noto il fatto anche a tua madre e alle tue sorelle?
Da questa "difesa" del padre di delinea la sua figura d'uomo. È tipico l'atteggiamento di cercare di incolpare anche la minore.
S = No a mia madre no. Io guardavo mio padre con odio e lui me dispiaciuto; le mie sorelle dicevano guardandoci: "Ci fate schifo, schifo tutti e due, non vi vergognate, noi ammazzeremmo non solo lui ma anche te che potevi parlare pure prima!". Ed io stavo lì zitta e lui non si sentiva più accettato in casa e così quella sera ha tentato il suicidio. Mi ha detto: "Perdonami, io non mi rendevo conto se tu avevi capito prima il male che ti facevo, me lo dovevi dire, ma tu lo devi riconoscere, è pure colpa tua!"....Mesi prima del primo episodio mio padre spesso mi diceva "Ti è cresciuto il seno, fammi vedere, fatti toccare" e cercava di toccarmi; ma io mi opponevo e gli dicevo "Ma chi sei tu per farmi questo, ma ti rendi conto di quello che stai facendo?". Ma lui lo vedeva come un fatto normale, come se un padre può fare questo su di una figlia. Io poi gli dissi: "Preferisco farlo mille volte di più con il mio ragazzo che con te!". E lui mi ha risposto: "Ah, preferisci fare l'amore con il tuo ragazzo e non con tuo padre?".
PM = E tuo padre non si è mai interessato del tuo ciclo mestruale, non ti ha mai chiesto se ti erano venute o meno le mestruazioni a fine mese?
Sara sembra quasi aver paura che gli altri membri della famiglia scoprano i fatti.
S = Sì. Un mese, poi, non mi arrivarono ed io mi preoccupai molto e dissi a mio padre la sera, quando non c'era nessuno in casa, "Guarda che io vado dal dottore"; ma lui mi disse "No, tu non ci devi andare!" ed io poi non ci andai e dissi "Vabbè, aspetto, se proprio vuoi che non ci devo andare". E poi mi domandava "Ma ti è arrivato?". Io stavo sempre con l'ansia che non mi arrivavano, ogni volta che lui abusava di me avevo sempre quella paura.
PM = Ma che tu sappia queste cose che tuo padre faceva con te, le faceva solo con te o anche con le tue sorelle?
La domanda è corretta perché favorisce il racconto libero della minore, che è da preferire in quanto più genuino.
S = Mia sorella Ilaria mi ha detto che con lei ci ha provato.
PM = E ci ha provato come?
S = Mi ha detto che ci ha provato in campagna con lei ma...non lo so, e poi domandammo a casa, a tavola, a mio padre "Perché hai fatto una cosa del genere? L'hai fatto pure a lei?". A lui sembrava tutto normale. Cioè quando noi gli abbiamo chiesto, ...io gli ho detto "Tu non l'hai fatto solo con me, l'hai fatto pure con Ilaria", lui ha detto "No, tua sorella è stata più seria di te: quando io c'ho provato con lei, lei mi ha dimostrato che è una ragazza seria". Allora io gli ho detto "Ma come, ci provi con le tue figlie per vedere se le tue figlie sono serie o no?! Ma che te ne importa a te! Ma dove si vede la serietà che tu dimostri ai tuoi figli?" .
PM = Senti...con te ha provato qualche altro membro della famiglia ad avere rapporti sessuali?
S = Sì, il patrigno di mio padre che veniva spesso a casa nostra.
PM = Che cosa faceva questo patrigno, che ha fatto? Cioè come hai fatto a capire che ci aveva provato con te?
S = Ci voleva provare, ...cioè mi diceva di toccarlo o di abbassarmi i pantaloni. Le mie sorelle mi avevano detto che anche con loro usava questa tattica. Infatti dicevano sempre alla più piccola che quando c'era il nonno non doveva mai rimanere con lui da sola. Glielo dicevano sempre. Mio padre una volta lo cacciò mio nonno, ma lì per lì io non sapevo che mio padre sapeva quello che mi voleva fare.
PM = Senti...tu sei fidanzata adesso? Attualmente hai un amichetto, un ragazzo con cui ti frequenti?
Il pubblico ministero cerca di capire quali tipi di rapporti vi erano tra Sara ed il ragazzo albanese, per poter trovare conferme o no della relazione ginecologica. Queste domande, anche se riguardano la vita sessuale della minore, sono ammesse in quanto sono necessarie alla verifica del thema probandum.
S = Ruly, lo conosco da più di due anni.
PM = E con Ruly hai mai consumato rapporti sessuali?
S = Sì, nel giugno del 1999.
PM = Cioè con Ruly solo una volta nel giugno del 1999 o ci sono stati altri episodi precedenti?
S = No. Solo a giugno.
PM = E prima di Ruly hai avuti altri ragazzi?
S = No.
PM = Hai fatto l'amore con altri ragazzi?
S = No.
PM = E Ruly era a conoscenza degli abusi che tuo padre consumava su di te?
S = No, anzi...quando ci siamo messi insieme, i primi giorni, io era molto fredda e lui mi chiese: "Ma ti è successo qualcosa che sei così?". Ed io dissi: "No, non non ti preoccupare".
PM = E lui non si è accorto...voglio dire...che in precedenza tu avevi avuto esperienze sessuali con altre persone?
S = No, non si è accorto. Anche perché lui lì per lì mi ha chiesto perché non avevo avuto perdite di sangue ed io cercai in un modo o nell'altro...gli dissi "No è normale, non ti devi preoccupare". Anche perché io già sapevo in quel periodo, quando avevo avuto il primo rapporto con Ruly, che mio padre non mi aveva proprio toccato e quindi pensavo - come diceva mio padre - che si richiudeva e quindi ho detto questo.
GIP = Si richiudeva l'organo genitale?
Il GIP ripete una domanda già fatta per vedere se Sara risponde nello stesso modo o se ha qualche ripensamento.
S = Sì.
GIP = Senti... con Ruly sei sicura di aver avuto rapporti sessuali una sola volta o ce ne sono stati altri?
S = No solo a giugno è capitato un paio di volte.
GIP = Un paio di volte? Quindi non una volta soltanto?
S = Sì.
GIP = E ti ricordi dove è successo? Dove vi siete incontrati?
Il GIP giustifica a Sara la domanda che le ha fatto. È giusto dar conto al minore esaminato in audizione protetta di ciò che le viene chiesto: è un atteggiamento di chiarezza nei suoi confronti.
S = Eravamo vicino a casa mia, in una casa in costruzione, abbandonata.
GIP = In una casa in costruzione. Questa domanda te l'ho fatta per capire la tua sincerità: anche Ruly ha detto questo esattamente.
S = Sì. È successo in questa casa in costruzione, lì, ma poiché io avevo sempre paura di mio padre perché ero costretta a nascondermi, perché lui mi seguiva quelle poche volte che uscivo.
PM = Senti...tuo padre ha mai saputo di questo tuo fidanzamento con Ruly?
S = Gliel'ho detto io dopo nemmeno venti giorni, nel 1997. Appena lui l'ha saputo, sia lui che mio fratello mi hanno ridotta in un modo...
PM = E perché ti hanno picchiata?
GIP = Quindi tuo fratello Pietro ti ha picchiata?
S = Sì.
GIP = Pietro e tuo padre?
S = No, in questi mesi no; mi ha picchiata successivamente quando mio padre mi ha detto a me...e allora io gli dissi: "Papà guarda che io sto con un ragazzo albanese ed io gli voglio bene e lui mi vuole bene". E lui mi ha detto: "Va bene". Quella sera sembrava tutto tranquillo perché lui pensava che io lo lasciavo. Invece io non lo lasciai. Lui è ritornato a casa e come è entrato, davanti alla porta, mi ha tirato uno schiaffo e poi lui si è messo alla ricerca di sapere chi era.
GIP = Chiedeva informazioni?
S = Sì, se ne è uscito. E poi alla fine io l'ho lasciato lui dopo due mesi.
GIP = E perché?
S = Perché mio padre mi ha detto che lo dovevo lasciare, altrimenti lo picchiava. Adesso, ultimamente, diceva pure che si voleva comprare una pistola.
PM = Tuo padre sostiene che lui ha cercato di suicidarsi perché era rammaricato, dispiaciuto per questo tuo fidanzamento con Ruly. È vera questa circostanza, secondo te?
S = Cioè che lui...
PM = Tuo padre dice "Io ho cercato di suicidarmi perché non volevo che mia figlia frequentasse Ruly".
S = Sì credo che era pure quello il motivo, ma perché scopo suo.
GIP = Ti ha mai detto "Guarda che se continui a stare con Ruly io mi suicido?".
S = Sì me l'ha detto, pure dopo che è stato in ospedale. Ha chiamato mio fratello in ospedale due giorni dopo e gli ho detto "Pensavo che rispondesse mio fratello al telefono. Mi passi Pietro?". E quello: "No sono papà; parla con me". Ed io ho risposto: "No non voglio parlare con te, voglio parlare con Pietro". E quello mi ha detto: "Ma dimmi una cosa, ancora stai con l'albanese?". Poi è arrivato mio fratello e gli ha detto: "Ma ancora non l'hai capito che la devi lasciar perdere?".
GIP = Ma Pietro non sapeva niente di tutto quello che era successo tra te e tuo padre, degli abusi?
S = Lo sapeva già questo: è successo dopo il fatto della chiamata in ospedale, dopo il tentato suicidio.
Sara risponde alle domande in modo molto esauriente, senza che il PM o il GIP debbano chiedere molti chiarimenti riguardo a quanto lei racconta. Infatti raramente ha risposto soltanto sì o no. Probabilmente questo è dovuto alla sua età quasi adolescenziale: non è una bambina piccola che non riesce ad esprimere facilmente quello che pensa.
GIP = Ma Pietro ti ha picchiato per la storia con l'albanese?
S = Sì mi ha picchiato il 13 aprile, che era Pasquetta. Lui e mio padre, perché io gli volevo bene a Ruly e non volevo lasciarlo e continuavamo a sentirci e vederci e lui mi ha detto: "Non hai capito che lo devi lasciar stare? Papà ha detto così e così deve essere. Quando hai diciotto anni fai quello che vuoi". Allora quando ha scoperto che io ci stavo ancora - perché mio fratello non sopporta le bugie - mi hanno picchiato lui e mio padre, che c'era pure mia nonna quel giorno a casa.
PM = Senti...ma non c'è stato nessuno della famiglia che si è accorto di questo tuo rapporto particolare con tuo padre, di questo legame un po' particolare che legava te a tuo padre e tuo padre a te?
S = Mia zia Lucia. Da molto tempo se ne era resa conto. Infatti dopo il funerale di mio nonno, poiché Ruly aveva aiutato a portare la bara, mio padre mi aveva aggredito dicendo che ero stata io a portarlo e tutte questa storie qua. Allora quando mio padre se ne andò dentro, mia zia mi disse: "Io non credo che sia quello il motivo. Ma perché tuo padre è così attaccato a te? Cosa è successo?". Ed io le ho detto: "Se tu sei una zia devi capire che cosa è successo". Infatti poi non ne abbiamo più parlato. Però poi quando lui ha tentato il suicidio io ho detto a mia zia: "Che se ancora non hai capito...questo e questo è successo".
PM = Ah, le hai parlato?
S = Sì quando mio padre era in ospedale perché lei è venuta a casa e voleva sapere le sue condizioni; allora gli ho detto: "Questo e questo è successo". E lei si è messa a piangere.
PM = Quindi hai raccontato a tua zia tutti gli abusi che tuo padre ha fatto su di te?
S = Sì. Lei si è messa a piangere perché comunque mi credeva e poi quando mio hanno chiamato a fare la visita dal ginecologo io ho chiamato pure lei perché mia sorella prima ha detto di sì, che veniva, e poi si è rifiutata e non è venuta. Poi ho chiamato mio fratello e lui mi disse: "No, tu ci devi andare dal dottore perché se hai qualche malattia o qualche cosa lo devi sapere ora...perché tu sai che papà è malato o che se ti mischia qualche cosa è meglio che lo sai". E poi mi disse ancora: "Ma dillo a mamma se viene". Io ho parlato con mia mamma, ma lei mi ha detto "No, no io non ci vengo", perché lei è scossa dai Carabinieri perché anche lei ha fatto una causa qui in tribunale.
PM = Una cosa voglio capire: tua zia aveva compreso quello che faceva tuo padre o tu gliel'hai detto specificamente?
S = La sera dopo il funerale lei aveva capito qualcosa.
GIP = Il pubblico ministero vuole sapere quando tu hai riferito di questi episodi a tua zia?
S = Dopo il tentato suicidio di mio padre.
GIP = Quindi le hai detto chiaramente quello che era successo.
S = Sì e lei l'ha riferito a mia nonna.
GIP = Però lei aveva intuito qualcosa il giorno del funerale? Tu hai detto questo?
È giusto, durante l'audizione protetta, fare ogni tanto un riassunto di quanto detto dal minore. Ciò permette sia di verificare se quanto appreso è quello che il testimone voleva esprimere, sia di far capire al bambino che l'interlocutore lo sta ascoltando.
S = Sì.
GIP = Adesso...per riassumere brevemente: quando tu sei stata in campagna da sola con tuo padre è iniziato il primo abuso nell'agosto del 1994: tu così hai detto...poi lui ci ha riprovato altre volte, cioè lui ha approfittato di te altre volte mentre stavate in campagna?
S = Tentava ma non c'è riuscito.
GIP = Poi dopo, tutte le altre volte si sono verificate a casa?
S = Sì.
GIP = A casa quando lui ti chiamava ed era a letto con tua madre e il tuo fratellino, là gli portavi l'acqua e lui approfittava di te?
Il GIP continua a chiedere conferme di quanto ha capito. È giusto ripetere per evitare di arrivare alla fine dell'interrogatorio ed avere idee confuse su quanto raccontato dal minore.
S = Sì.
GIP = Mi hai detto poi in un passaggio che tua madre qualche volta sentiva qualche rumore e si svegliava e così tuo padre si toglieva da sopra. È così, ho capito bene?
S = Sì. Si svegliava di più quando andavo in bagno.
GIP = Cioè alla fine insomma?
Il GIP cerca di capire in modo preciso l'atteggiamento della madre.
S = Sì.
GIP = Cioè quando tuo padre ti stava sopra e ti penetrava, lei non si è mai svegliata o si è girata?
S = Lei sentiva rumori e chiedeva i piedi miei dove erano e li metteva vicino a quelli di mio fratello.
GIP = Quando tua madre si svegliava e chiedeva qualche cosa, tuo padre si fermava?
S = Sì.
PM = Ricordiamo, comunque, che parliamo di una donna che ha il 75% d'invalidità.
Difesa = Sì ma che c'entra, c'è comunque una presenza.
PM = Quindi voi eravate abituati a dormire in quattro in un letto in sostanza?
S = Sì.
PM = Questo letto matrimoniale quanto è grande?
S = Come un letto matrimoniale.
PM = Gli abusi che tuo padre ti faceva avvenivano di solito a notte inoltrata o nelle prime ore?
S = La notte tardi, mentre gli altri dormivano.
I vari studi di psicologia svolti sulle audizioni dei minori hanno evidenziato che l'aggiunta di particolari nel racconto, anche se insignificanti per la verifica della commissione del fatto, sono indice di un racconto veritiero.
PM = Ma nella camera da letto è successo una volta soltanto o è successo altre volte?
S = Una volta soltanto. E poi quest'estate, a luglio-agosto, è venuto una sera tardi perché io piangevo (e non mi ricordo perché piangevo).
PM = E chi stava a dormire con te quella sera?
Sara, forse per vergogna, non ripete di nuovo in modo specifico che cosa le faceva il padre.
S = Ero sola e le mie sorelle sarebbero rientrate più tardi perché era estate. Lui si avvicinò al mio letto ed io l'ho respinto. Lui se ne è andato perché poi mia mamma si è svegliata. Poi quando ha visto che mi sono addormentata è ritornato e poi ho visto che faceva di nuovo la solita cosa.
PM = Cioè è tornato ed ha abusato di te?
Questa affermazione della minore che dice di aver cambiato il letto sarà contrastata dalle parole della sorella Ilaria che sostiene, invece, che Sara non sa farlo e che dunque questo avvenimento è impossibile.
S = Sì e quella volta ha lasciato tutte le lenzuola bagnate ed io le ho cambiate: io mi sono presa per me le lenzuola bagnate ed ho messo alle mie sorelle quelle pulite.
PM = Cioè tu sei rimasta nel letto che aveva le lenzuola bagnate?
S = No io ho cambiato letto perché ero in quello di mia sorella ed ho messo nel mio le lenzuola bagnate.
PM = Ed infine si è verificato quell'episodio tra il 5 ed il 6 ottobre?
S = Sì.
PM = Queste ultime due volte sono successe nella camera da letto tua e delle tue sorelle?
S = Sì.
PM = Senti...tu hai detto che sei stata fidanzata con Ruly per due anni circa. Ma quando uscivi con lui tornavi a casa tardi oppure avevi un orario?
S = No, cercavo sempre di tornare a casa prima che mio padre veniva sennò lui sarebbe venuto a cercarmi e mi avrebbe picchiato. Comunque circa verso le sei ero a casa e uscivo verso le quattro e mezzo, le cinque.
Sara evidenzia la differenza che c'è tra se e le sorelle nell'ambito della famiglia. Come afferma anche dopo, il padre voleva che ci fosse lei in casa.
PM = Ma è mai successo che una sera era tardi e non eri ancora tornata a casa e tuo padre ti è venuto a cercare per tutto il paese? Cioè è mai successo che sei tornata verso le nove, le dieci?
S = No mai. Dove era questa cosa per me. Io dovevo stare lì a guardare lui e le mie sorelle se ne potevano andare girando.
PM = Quindi tu e Ruly vi incontravate dalle quattro alle sei di pomeriggio?
S = Sì.
PM = E così dalle sei in poi tu stavi a casa e non uscivi più?
S = Sì. Poteva talvolta capitare che lui tardava e così anch'io tornavo un po' dopo. Ed altre volte capitava che tornavo e lo trovavo che era già tornato ed era in giro per il paese ad ispezionare. Poi oltretutto mi aveva messo le spie perché spesso incontravo mio cugino che mi diceva: "Tu quello lo devi lasciare stare. Tuo padre mi ha detto che ti devo sorvegliare". Tutti le stesse cose mi dicevano.
PM = Ma le tue sorelle tornavano più tardi di te la sera a casa?
S = Sì. Loro facevano quello che volevano perché tanto c'ero io a casa. Perché se io non ero a casa mio padre andava a giro per il paese a cercarci, mentre se io ero a casa era tranquillo e non andava e così pure loro erano tranquille.
PM = Tu mi hai già riferito nel mio ufficio queste cose che hai raccontato oggi, ti ricordi?
S = Sì.
PM = Ma quella volta non hai riferito la circostanza che quando si verificavano questi abusi di notte nel letto c'era anche il tuo fratellino. Perché non me lo hai detto allora?
S = Perché non mi sembrava importante.
PM = Quindi oggi confermi che ogni volta che si verificavano questi abusi c'era sempre il tuo fratellino?
S = Sì.
PM = E lui dormiva in quei momenti e quindi non si accorgeva di niente oppure si accorgeva pure lui di qualche cosa?
S = Credo di no. Lui ha un sonno pesante.
Da questo momento inizia un forte contrasto tra Sara e l'avvocato del padre. Anche per evitare simili situazioni è sempre necessario eseguire l'audizione protetta in modo che solo lo psicologo ed eventualmente il giudice stiano insieme al minore. Il pubblico ministero e soprattutto l'avvocato difensore devono stare in un'altra stanza (anche se con la prima collegata per realizzare la garanzia del contraddittorio).
PM = Prima di venire qui a raccontarci tutto quello che hai detto, hai subito delle pressioni da chicchessia per non rivelare tutto questo, cioè da parte dei tuoi familiari o di altre persone?
S = Sì erano tutti d'accordo che io dovevo ritrattare, anche l'avvocato qui presente. Cioè si era deciso che io dovevo cercare di far capire al giudice che ero nel dubbio, che io ero "caduta" con più uomini. E dovevo usare questo termine per far capire che ero di poco valore.
GIP = Queste cose sono successe dopo l'arresto di tuo padre?
S = Sì.
GIP = E chi è che ti ha detto che dovevi cercare di confondere la situazione?
S = L'avvocato di mio padre, mio fratello Pietro e mia sorella Ilaria.
GIP = I tuoi parenti, tuo fratello e tua sorella cosa ti dicevano?
S = Dicevano che dovevo ritrattare perché sennò mio padre rimaneva in galera. Dicevano che non dovevano far capire le cose reali e dire che ero stata con più ragazzi, usando il termine "caduta" in modo da giustificare la visita ginecologica. Tutto questo era stato pensato dall'avvocato di mio padre perché, essendo il suo avvocato, doveva farlo uscire. Mio fratello ha cercato di farmi venire i sensi di colpa, dicendomi che papà ha la psoriasi e che stava male. E poi mi ha detto: "Ti ricordi cosa devi fare quando ci sarà l'incidente probatorio?". Ed io gli ho detto: "Io dirò la verità, perché la verità è la migliore cosa".
È corretto l'avvertimento del GIP all'avvocato. Infatti è già stata conclusa la fase della narrazione libera e quella delle domande specifiche da parte dell'accusa. Adesso l'avvocato potrà chiedere dei chiarimenti su cose già dette attraverso domande chiare e precise.
GIP = Avvocato dell'imputato può fare le domande con l'avvertimento che devono essere domande chiare e precise.
Difesa = È vero che nell'agosto del 1994, quando si è verificato presumibilmente il primo episodio di abuso, era con voi anche suo fratello Pietro?
S = No non c'era mio fratello.
Difesa = E nella notte tra il 5 ed il 6 ottobre del 1999, quando sempre presumibilmente si è verificato un altro episodio, è vero che nell'appartamento vi erano anche la sorella paterna e la nonna?
Già dalle prime domande che l'avvocato pone a Sara emerge il suo non credere ai fatti raccontati dalla minore. Essendo difensore dell'imputato, il suo compito è quello di screditare la credibilità della vittima. Per questo le sue domande dovevano essere poste a Sara da un soggetto terzo (psicologo o GIP).
S = No, mia sorella era nel paese dove lavora e mia nonna non c'era.
Difesa = Non è vero signor giudice: in quell'appartamento, in quel momento, vi erano cinque...sei...sette persone.
GIP = Sara chi c'era in casa quella sera?
S = Eravamo io, mai madre, il mio fratellino, mia sorellina e mio padre.
Difesa = E dove era l'altra tua sorella Ilaria?
S = Nel paese dove lavora, ...e voi lo sapete meglio di me.
L'avvocato pone le domande alla minore utilizzando spesso termini che denotano un certo distacco che lei percepisce (ad esempio spesso le si rivolge dandole del "lei" e non del tu).
Difesa = Ho un'altra domanda signor giudice: i rapporti che la signorina ha intrattenuto con questo giovane albanese sono circostanziati a due rapporti o a più rapporti?
S = Ho già detto che è già successo più di una volta.
Difesa = Più di una volta?
S = Sì.
PM = Quando si è verificato il primo episodio?
S = A giugno del 1999.
Difesa = Voglio precisare che c'è una non-verità che la signorina vi ha riferito in una delle sue deposizioni...
GIP = Cosa sta leggendo adesso avvocato?
Difesa = Sto leggendo quello che ha detto la signorina nella deposizione del 12/11/1999.
PM = Vuole fare una contestazione?
Difesa = Voglio precisare, cambiando la domanda che io stesso avevo formulato. La signorina, il giorno 29/09/1999, signor giudice, scrive una lettera a Ruly, questo giovane suo fidanzato, che già è stata allegata agli atti.
(L'originale della lettera viene fatta vedere a Sara).
GIP = È tua la calligrafia Sara? L'hai scritta tu?
S = Sì, l'ho scritta io.
Difesa = Riconoscete per vostra questa lettera signorina?
S = Sì.
Difesa = Ad un certo punto di quella lettera voi scrivete al vostro fidanzato che «a vostro padre gliel'avreste fatta pagare cara e così a vostro fratello Pietro per far capire loro qual era il vostro intendimento». Così infatti è scritto: «Ho iniziato a comportarmi così per fargliela pagare a mio padre e a mio fratello. Sono certa che se lui non mi dicesse di poter stare con te, io non penserei a nessuno».
PM = Perché l'hai scritte queste cose? Quali erano le ragioni per cui tu ce l'avevi con tuo padre?
Difesa = In che modo avrebbe fatto pagare..., qual era l'intenzione, il programma di questo pagamento che esigeva dal padre e dal fratello?
GIP = Sara devi raccontare perché hai scritto quella lettera.
Sara reagisce energicamente alle parole - che lei percepisce "accusatorie" - dell'avvocato.
S = Io ho capito quello che voi volete dire, dicendo che io ho accusato mio padre dicendo queste cose per fargliela pagare. Sì voi dite così per far sembrare me pazza e che io ho inventato tutto perché non potevo stare con Ruly, è logico! Io invece ho scritto queste cose perché mio padre e mio fratello non mi facevano vivere una vita normale: mio fratello che dava ragione a mio padre e mio padre che abusava di me di notte e di giorno e non mi faceva uscire. Che cosa dovevo fare io? Che dovevo scrivere? Che sono contenta che mio padre abusa di me di notte e di giorno e che non mi fa nemmeno uscire e che mio fratello è pure contento?
GIP = Tu questa lettera l'hai scritta come fosse un tuo diario personale?
Sara spesso insiste sul fatto che la sua vita non era normale e cerca di far capire tutto questo con l'esempio di una mancanza per lei importante: la "libertà di uscire normalmente".
S = Sì, io non gliel'ho date. Queste lettere le scrivevo e le conservavo nel mio comodino. Io non vivevo una vita normale e mi sentivo e mi sento ancora diversa dalle altre ragazze, perché le altre potevano uscire normalmente e...sono sicura che se io fossi uscita normalmente magari non sarebbe nemmeno successo che con Ruly avrei avuto rapporti perché comunque potevo stare alla luce e non nascondermi nelle case in costruzione.
Difesa = C'è un altro passaggio sempre in quella lettera, signor giudice, dove la signorina parla di un certo Salvatore, quindi di un altro giovane. Chi è questo Salvatore? Che rapporti ha avuto con questo Salvatore e ha consumato rapporti sessuali con lui?
S = Con questo ragazzo non ho mai avuto rapporti! È Salvatore, un ragazzo del mio paese che mi piaceva prima di mettermi con Ruly ma non più di tanto. Non vuol dire che solo perché ho scritto il nome di un ragazzo io stia con tutti.
Difesa = È vero che - riferito a quanto ha detto il padre nell'interrogatorio - lei è stata sorpresa con Ruly in atteggiamenti inequivocabili, in diverse occasioni, da vostro padre?
S = No io non l'ho mai visto. Mio padre mi diceva che c'era gente che mi controllava, che tutto quello che facevo lui lo sapeva. Ma non mi ha mai detto cosa io facevo. Mi chiamava sì puttana e tutte queste cose qua, però...
Un contrasto così forte non è utile neanche all'interrogatorio stesso. È necessariamente da evitare che il difensore del presunto abusante rivolga personalmente le domande al minore sottoposto all'interrogatorio nell'audizione protetta.
Difesa = È vero che il 5 e il 6 ottobre del 1999 vostro padre vi ha sorpresi sotto una scala, vicino casa, dietro le case rosse?
S = No, non è vero. Questa è stata una cosa detta da voi, avvocato, e da mia sorella perché era il programma che si era deciso nel vostro studio per andare...
Difesa = E perché vostro padre si opponeva così categoricamente a questo rapporto con l'albanese?
S = Perché non sopportava che io ero fidanzata. Quando io gli dicevo "No ma tu non è che ti opponi solo perché Ruly è albanese, ti opporresti anche se fosse un altro ragazzo qualunque, tu sei geloso e basta!", lui mi seguiva e dopo che l'ha detto a mio fratello succedeva che mentre io andavo a prendere il pane, mio padre seguiva me e mio fratello, era tutto un giro.
GIP = Ma a proposito di questo...senti tuo padre ti diceva "Io non voglio che tu stai con Ruly perché è senza lavoro, è disoccupato, che avvenire ti farai con lui", oppure aveva...
S = Diceva che potevo avere di meglio ma che ancora non era il momento, che quando sarei diventata grande...
Domanda posta in modo suggestivo. Sarebbe stato corretto chiedere alla minore: "E perché, secondo te, ti diceva queste cose?". Lei avrebbe dovuto rispondere spontaneamente che il padre si sentiva abbandonato.
GIP = Ma in realtà lui era geloso di questa tua relazione?
S = Sì perché quando vedeva che io non gli stavo vicino mi diceva "Tu chissà a chi pensi e fai così!".
GIP = Perché si sentiva abbandonato?
S = Sì, come se volesse dire "Tu hai qualcun'altro, te la passi con qualcun altro!". Infatti quando io ero preoccupata o non mi veniva il ciclo diceva "Tu chissà quante ne combini e con quante persone stai!".
Difesa = Come mai, signorina, scusate, pur avendo consumato con la frequenza e la cadenza che voi dite i presunti rapporti con vostro padre non vi siete mai ribellata e non avete mai proferito parola con gli altri familiari, vi siete tenuta tutto dentro per anni e poi in concomitanza con il fidanzamento con questo Ruly ecco che da voi è venuto fuori questo fatto qua?
S = Mi sono dimenticata la domanda.
GIP = L'avvocato vuole sapere perché tu hai subìto questi abusi per tutti questi anni e ti sei determinata a riferire tutto a tuo fratello solo l'anno scorso?
S = Se io non ho parlato...
In questo momento Sara esplicita tutti i suoi sentimenti: il senso di colpa per i fatti accaduti, la paura di distruggere la sua famiglia e la vergogna a raccontare l'hanno portata a tacere per anni. Queste sono le sensazioni tipiche che emergono dalle varie storie di minori sessualmente abusati.
GIP = Ecco, perché non hai parlato prima vuole sapere l'avvocato in sostanza!
S = Perché non volevo che si distruggesse una famiglia. Perché mi sentivo in colpa. Io avrei potuto parlare ma non volevo che si arrivasse a questo punto, come adesso...mi sembra strano di essere davanti alla legge: queste cose io le vedevo solo in televisione. Cioè non ci credevo io. Per mio padre era un gioco e lo era anche per me finchè ero piccola ma poi arrivata ad un certo punto, c'era o non c'era Ruly, tutto questo si doveva sapere. Ma non per stare con Ruly io allontano mio padre, no...non è vero. Cioè io non l'ho detto anche per vergogna mia, ...cioè io comunque sono una ragazza e mi vergogno...già a dire di fronte a tutta la gente che un padre abusa di te e che ti vede nuda e che ti vuole toccare il seno è una vergogna!
GIP = E che cosa è stato che ti ha poi determinato a parlare? Perché hai detto tutto quella sera a tuo fratello?
S = Perché lui mi aveva picchiato e poi perché l'ultima volta dell'abuso io stavo proprio male: ho cominciato a vomitare e a scuola stavo male e i professori se ne accorgevano e mi chiedevano perché stavo così.
GIP = E tu non hai mai parlato con i tuoi professori?
S = La mia professoressa d'italiano è venuta a casa e mi ha detto "Sara ti devo parlare". Io allora sono scesa nella sua macchina (perché a casa c'erano anche mia mamma e mia nonna) e lei mi ha detto: "Io ho sentito una cosa in televisione e l'ho anche letta sul giornale ed ho capito subito che riguardava te, anche perché non venivi più a scuola. ...E poi c'era questo legame con tuo padre. Io so che è vero".
GIP = Ha detto "Io so che è vero"?
Sara spesso ripete il fatto che la sua professoressa l'ha creduta. Nella sua situazione questo le ha dato coraggio.
S = Sì ha detto "Io ti credo, io so che è vero perché a scuola tu non venivi più, quindi un motivo ci doveva essere. Tu non è che ti nascondevi così, io ti conosco bene e non dicevi le cose così senza un significato, mentendo". E poi mi ha detto "Mi raccomando tu, qualunque cosa succeda vai sempre avanti e dì sempre la verità!". Mi ha dato molto coraggio.
Difesa = Ma...senti perché la sera prima che lei raccontasse tutto a suo fratello Pietro - cioè la sera del 9 ottobre - suo padre l'ha picchiata?
S = Quella sera io ero andata al bar a telefonare ed ho avuto un giramento di testa, così mi sono seduta. Quando sono tornata c'era tanta gente nel corso ed ho visto, tornando, mio padre che era venuto a spiarmi. Quando è arrivato a casa mi ha detto "Tu te ne vai passeggiando con i ragazzi!", perché lui era convinto di avermi vista camminare con un ragazzo. Così io gli ho detto: "Tu sai benissimo che lì c'era tanta gente, se tu hai pure potuto vedere tutte quelle persone e che io ho potuto dire ciao a qualcuno, e che c'è di male?".
GIP = Quindi lui voleva non soltanto che tu non stessi con Ruly ma anche che tu non ti incontrassi con altri ragazzi?
Sara sembra quasi chiedere delle conferme riguardo all'anormalità del comportamento di suo padre.
S = Lui non voleva nemmeno che io dicessi ciao a quelli del portone. Passava un ragazzo davanti al mio portone e lui mi diceva: "Tu saluti tutti quanti! Ma non hai capito che quando stai con me non devi dire ciao a nessuno e non devi parlare con nessuno!". Andava in macchina e mi guardava dallo specchietto di dietro. Non credo che sia normale questo.
GIP = Quindi ti ha picchiata perché temeva che...
S = Perché lui era convinto che io, invece di andare a telefonare, ero andata a passeggiare. Quindi per lui io avevo detto una bugia e lui voleva, invece, che io stavo a casa.
Molte volte, nell'interrogatorio, Sara ha evidenziato come, essendo ormai cresciuta, lei capiva quello che il padre le faceva e ciò le faceva "schifo".
GIP = Dunque i fatti che ti hanno determinata a raccontare tutto, Sara, sarebbero due. Dimmi se ho capito bene: la violenza subita la notte tra il 5 e il 6 ottobre e poi l'episodio delle percosse subite?
S = Sì è così. Era normale...ormai ero diventata grande e capivo il senso di schifezza. Poi facendolo con il tuo ragazzo e con tuo padre sono due cose diverse. Poi vedevo mio padre malato tutto addosso a me...pensa se mi viene la psoriasi, la colpa è sua! Mettiamo che io mi ammalavo di qualsiasi cosa, lui era il responsabile!
Difesa = Signorina, scusate, la notte tra il 5 e il 6 ottobre, quando si è consumato presumibilmente questo rapporto, quante persone eravate in casa?
S = In casa o nella stanza?
Difesa = In tutte e due.
S = Nella stanza eravamo in due, io e la mia sorellina, nella casa c'erano anche mia madre, il mio fratellino e mio padre: eravamo cinque persone.
Difesa = Ma quando si consumavano questi presunti rapporti vostro padre usava delle precauzioni?
GIP = Cioè se usava profilattici, preservativi?
Difesa = Sì perché mi sorge un dubbio... Data la cadenza e la continuità dei rapporti e dato che il rapporto avveniva completo in sede, non si è mai verificato un episodio gravidico? Cioè di aborto? Eppure il padre ha sei figli.
S = No, non ha mai usato cose del genere, non se ne preoccupava proprio...anzi...
Difesa = La signorina sa che cosa sono i profilattici?
S = Sì li ho visti in farmacia.
Difesa = E quando invece avete consumato i due rapporti completi con il vostro fidanzato avete usato precauzioni?
S = No perché io mi sono rifiutata.
Seppur in modo abbastanza veloce, è stato corretto che il GIP abbia terminato l'intervista con la minore ringraziandola, concludendo così il suo stato d'ansia e di disagio, ma soprattutto trasmettendole di non aver "fallito" nel suo comportamento, essendo stata essa molto precisa nel racconto.
Difesa = Non ha avuto altri rapporti sessuali con altri ragazzi?
S = No.
Difesa = Ha avuto altri fidanzati?
S = No.
Difesa = Non ho altre domande.
GIP = Grazie Sara, sei stata molto precisa nel tuo racconto. Adesso abbiamo finito.


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