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PSYCHOMEDIA
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Tesi di Laurea di Giuseppe Dimitri

La ricomposizione familiare dal punto di vista dei figli del divorzio
Riorganizzazione delle relazioni familiari tra continuità e cambiamento


Capitolo 9 - Una visione d’insieme

9.6. Tipologie di relazione tra figli acquisiti e genitori acquisiti



Il presente lavoro di ricerca si conclude con lo studio delle relazioni tra i figli e i genitori acquisiti in quanto riteniamo che dalla loro qualità dipenda non solo lo sviluppo dei ragazzi ma anche la buona riuscita del processo di ricomposizione familiare. Nostro intento è quello di individuare delle tipologie di relazione figli-genitori acquisiti attraverso l’analisi dei testi delle interviste aperte in cui, molto spesso, gli intervistati raccontano la nascita e l’evoluzione o la mancanza di rapporto con il o i partner dei genitori. Vorremmo inoltre evidenziare le eventuali caratteristiche comuni ai soggetti che condividono il modo di relazionarsi a queste nuove figure adulte che entrano a far parte della loro vita e verso le quali non possono restare indifferenti.
Cinque sono le modalità di relazione da noi osservate all’interno del nostro campione:
Il rapporto di tipo genitoriale: quando i figli vedono nei nuovi partner delle figure genitoriali autorevoli e interessate nei loro confronti. E’ il caso del “terzo genitore” di cui parla A. O. Ferrarsi (1997), una figura che non si impone con autorità ma che si conquista la stima e il rispetto dei figli acquisiti, con l’amore e la presenza quotidiana. Questo tipo di rapporto si basa sul riconoscimento reciproco e sulla accettazione dei confini generazionali, dei ruoli reali e sul concetto di integrazione delle nuove figure genitoriali alle precedenti (plurigenitorialità) più che su quello della sostituzione.
Il rapporto asimmetrico-formale: è una modalità di relazione per certi versi simile a quella di tipo genitoriale in quanto anche essa si fonda sul riconoscimento di una differenza generazionale e di potere tra i figli e le figure adulte. Tuttavia ciò che lo caratterizza è che è vissuto dai primi come un qualcosa di imposto, di ascritto a cui bisogna adattarsi. Il rapporto con il partner del genitore anche se civile e rispettoso resta freddo e formale. Vi è poco coinvolgimento emotivo, poco interessamento reciproco in una situazione di pseudomutualità94 che comporta la negazione e l’evitamento del disagio relazionale o del conflitto.
Il rapporto simmetrico-amicale: è proprio di quelle relazioni in cui il partner del genitore diventa l’amico, il confidente e l’alleato del figlio del coniuge. Le differenze generazionali si annullano e si stabilisce un rapporto alla pari in cui le regole e le decisioni vengono prese comunemente e democraticamente. E’ meno presente il riconoscimento di una autorità genitoriale che resta esclusiva dei genitori biologici e la relazione sembra basarsi unicamente sulla scelta reciproca e sul piacere dello stare insieme e condividere le esperienze.
Il rapporto conflittuale-competitivo: è caratteristico di quei figli del divorzio che rifiutano in qualsiasi modo di accettare e riconoscere un ruolo o una funzione, all’interno del sistema familiare, al nuovo partner del genitore, dimostrando, in tal modo, fedeltà e lealtà al genitore biologico assente. Genitori acquisiti e figli acquisiti sono in continua lotta per screditarsi vicendevolmente, raramente collaborano tra loro o svolgono attività comuni, spesso non si parlano e vivono vite separate pur condividendo lo stesso tetto. Il loro, più che un rapporto, è una tolleranza reciproca in un clima di continua diffidenza.
Assenza di rapporto: quando i figli ed il partner pur sapendo l’uno l’esistenza degli altri scelgono di non frequentarsi o addirittura rifiutano di conoscersi come due mondi che non si incontrano mai pur percorrendo un’orbita comune intorno al genitore acquisito-coniuge.
Come riportato in tabella n. 22, sul totale dei trentadue figli del divorzio intervistati, 10 (il 31,2 %) hanno un “rapporto di tipo simmetrico-amicale” con i partner dei genitori; 9 (il 28,1 %) di “tipo conflittuale-competitivo”; 5 (il 15,6 %) di “tipo genitoriale”; altri 5 di “tipo asimmetrico-formale” ed in fine solo 3 (il 9,4 %) non hanno alcun rapporto.

Tabella n. 22: Tipologie di rapporto tra i soggetti intervistati e i nuovi partner

Rapporto di tipo genitoriale Rapporto asimmetrico-formale Rapporto
simmetrico-amicale
Rapporto conflittuale-competitivo Assenza di rapporto Totale
Con il partner della madre 4 1 4 2 1 12
Con la partner del padre 1 4 6 7 2 20
Totale 5 5 10 9 3 32

Confrontando poi, le tipologie di relazione che i figli instaurano con il partner della madre con quelle che instaurano con la partner del padre (vedi i grafici n. 17 e 18) notiamo che, nel primo caso, le modalità di rapporto più frequenti sono quelle di “tipo genitoriale” e “simmetrico-amicale” presenti entrambe nel 33,3 % dei casi; mentre, per quanto riguarda il rapporto con le madri acquisite esso è nel 35 % dei casi “conflittuale-competitivo” e nel 30 % “simmetrico-amicale”. Quest’ultimo dato è molto significativo perché conferma l’ipotesi, spesso avanzata in letteratura, che è molto più difficile per le madri acquisite riuscire ad instaurare una relazione positiva con i figli del partner rispetto ai padri acquisiti, perché questi difficilmente, a differenza delle prime, vengono percepiti come degli “usurpatori” del posto occupato dai genitori.

Nella tabella n. 23 riportiamo per ogni soggetto intervistato il tipo di rapporto che ha stabilito con ciascun singolo partner. In due casi il rapporto di “tipo genitoriale”, instaurato con il padre acquisito si affianca a quello di tipo “asimmetrico-formale” instaurato con la madre acquisita; mentre in tre casi al posto di quello “asimmetrico- formale” troviamo un rapporto “simmetrico-amicale” per due volte con la madre acquisita e per una volta con il padre acquisito. Tre soggetti invece hanno un “rapporto simmetrico-amicale” con il partner della madre e “conflittuale-competitivo” con la partner del padre. In un caso una relazione “simmetrica-amicale” con la madre acquisita si associa ad una relazione “asimmetrica-formale”, mentre in un altro con “assenza di rapporto” con il partner della madre. Solo una volta le modalità di relazionarsi del figlio con entrambi i genitori acquisiti coincidono nel “rapporto conflittuale”. Per i restanti soggetti, provenendo da nuclei familiari ricomposti semplici, non possiamo fare alcun confronto.

Concludiamo questa parte del lavoro cercando di individuare le caratteristiche comuni ai soggetti che hanno la stessa modalità di rapportarsi ai genitori acquisiti.
Nel nostro campione dei quattro giovani adulti, che hanno un rapporto di “tipo genitoriale” con il padre acquisito, 3 sono maschi ed una sola è femmina (vedi tab. n. 24), il che potrebbe indicare che i primi tendono a riconoscere più facilmente un ruolo genitoriale al partner del loro stesso sesso. Tre di essi hanno vissuto stabilmente con il padre acquisito mentre uno, solo occasionalmente. Due affermano che questo è stato presentato loro come un amico, mentre altri due non lo ricordano, perché troppo piccoli al momento della presentazione. Dei quattro, poi, tre affermano di avere dei rapporti formali e distaccati con i parenti del nuovo partner del genitore, uno li definisce familiari. E’ importante sottolineare come la modalità di inizio della convivenza con questa persona in due casi sia stata graduale e negli altri due non è ricordata perché i soggetti, al momento, erano troppo piccoli. Ciò potrebbe significare che un inizio graduale della convivenza o il fatto che essa avvenga nella prima infanzia dei figli e più facile che si associ ad una relazione di tipo genitoriale con il partner della madre. Nessuno dei soggetti ha notato particolari cambiamenti nel rapporto con la propria madre dopo l’entrata in scena del nuovo partner il quale solo in due casi prende parte all’educazione dei figli. E’ anche significativo che tutti quanti alla domanda: «quale è il ruolo assunto da questa nuova figura adulta», abbiano unanimemente risposto “secondo genitore” e “consigliere”.
In un solo caso, invece, abbiamo rilevato un rapporto di “tipo genitoriale” tra una figlia e la partner del padre (vedi tab. n. 25), che indica, come già visto, quanto sia difficile ricoprire il ruolo di madre acquisita. L’intervistata convive stabilmente con la partner del padre sin da quando aveva tre anni e per questo dice di non ricordare la modalità con cui le è stata presentata, così come non ricorda in che modo sia iniziata la convivenza. Anche in questo caso quindi il rapporto di tipo genitoriale si è stabilito con una figura adulta con cui il figlio acquisito convive sin dall’infanzia. Il rapporto con i parenti acquisiti risulta essere di tipo familiare, mentre per quanto riguarda il rapporto con il padre Margherita sostiene che non sia cambiato in seguito all’entrata in scena della nuova partner. Quest’ultima partecipa attivamente all’educazione della figlia la quale ha affermato che la compagna del padre ha assunto un ruolo di “secondo genitore” nei suoi confronti Allo stesso modo un solo soggetto femmina del nostro campione ha un rapporto di tipo “asimmetrico-formale” con il partner della madre (vedi tabella n. 26). Anche lei convive stabilmente con il padre acquisito, ma le è stato presentato sin da subito come partner e l’inizio della convivenza è stato immediato il che potrebbe aver favorito l’instaurarsi di un rapporto più formale e distaccato, mentre la relazione con i parenti acquisiti è di tipo familiare. Notiamo che l’intervistata afferma di aver percepito un cambiamento in negativo nel suo rapporto con la madre dal momento in cui ella ha iniziato a convivere con il nuovo partner, che non partecipa all’educazione della figlia acquisita la quale gli attribuisce un ruolo di “lontano parente” e “conoscente”.
Quattro ragazzi, tre maschi e una femmina, invece, hanno lo stesso tipo di rapporto “asimmetrico formale” con la madre acquisita (vedi tab. n. 27). Di questi, tre hanno fatto brevi esperienze di convivenza con la partner del padre, uno non ci ha mai convissuto. Per quanto riguarda le modalità di presentazione non si notano delle somiglianze mentre è importante constatare come anche i rapporti con i familiari di lei sono o formali o del tutto assenti. Nella maggioranza dei casi (3 su 4) l’inizio della convivenza è stato graduale e, come affermato, in due casi ha portato ad un cambiamento nel rapporto con il padre, che nel primo e stato in positivo, nel secondo in negativo.

Negli altri due o non c’è stato alcun cambiamento o l’intervistato afferma di non ricordare. Sottolineiamo, inoltre, come in nessun caso la madre acquisita prende parte all’educazione dei figli e come in tre casi sia considerata da questi una conoscente e in uno solo un’amica/nemica.
Ad avere un rapporto “simmetrico amicale” con il padre acquisito sono altri quattro soggetti, tre femmine e un maschio, e tutti e quattro convivono con lui insieme alla madre (vedi tab. n. 28). E’ importante notare come i figli tendono ad instaurare questo tipo di rapporto con adulti che conoscevano ancora prima che questi avessero una relazione con la madre o che sono stati presentati loro come amici, mentre non vi è una modalità di inizio della convivenza prevalente. Il rapporto “simmetrico-amicale” che lega i figli al nuovo partner sembra coinvolgere anche i suoi familiari che in tutti e quattro i casi sono molto disponibili ed affettuosi. Due degli intervistati non hanno notato alcun cambiamento nel rapporto con la propria madre da quando è arrivato il nuovo partner, mentre, gli altri due lo hanno notato e affermano che c’è stato un miglioramento. Questo, molto probabilmente, avviene perché la madre si sente sollevata dalla possibilità di condividere il carico e le responsabilità domestiche ed educative dei figli con un'altra persona e, inoltre, riscopre la sua femminilità spesso trascurata. In tre casi infatti la nuova figura adulta maschile partecipa attivamente all’educazione dei figli tanto che tre soggetti gli riconoscono un ruolo sia di amico che di consigliere ed uno di secondo genitore.
Sei, quattro maschi e due femmine, sono invece i figli del divorzio che hanno un “rapporto simmetrico-amicale” con la madre acquisita e ciò ci fa pensare che siano più spesso i figli maschi ad accettare la nuova partner del padre e ad stabilire con essa un rapporto positivo (vedi tabella n.29). Uno dei soggetti non ha mai convissuto con questa donna, quattro solo occasionalmente e uno in maniera stabile. In ben cinque casi su sei è stata presentata dal padre ai figli come un’amica e in tutti e sei i casi la convivenza ha avuto un inizio graduale, confermando ancora una volta l’ipotesi che là dove il partner è capace di non pretendere sin da subito di occupare un ruolo genitoriale o centrale nella famiglia e quando accetta di rispettare i tempi necessari ai figli per una sua integrazione, è molto più facile che riesca a stabilire con essi un rapporto positivo e gratificante per entrambi. E’ caratteristico di questo gruppo di ragazzi il fatto che cinque di loro non abbiano rapporti con i familiari della madre acquisita o li abbiano ma siano molto formali. Un altro fatto importante è che in cinque casi su sei i figli percepiscono che l’entrata in scena della partner del padre ha migliorato il loro rapporto con quest’ultimo mentre in un solo caso non lo ha modificato.

Quattro delle sei madri acquisite partecipano alla educazione e alla presa delle decisioni che riguardano i figli del partner, i quali riconoscono in cinque di esse “un’amica” ed “una consigliera” e solo in una un “secondo genitore-conoscente”.
Ad avere un rapporto “conflittuale-competitivo” con il padre acquisito sono due femmine che convivono stabilmente con esso (vedi tabella n. 30). In entrambi i casi questa convivenza è iniziata in modo graduale. Per quanto riguarda la modalità di presentazione del nuovo partner in un caso non è ricordata, in quanto la figlia al momento era troppo piccola, nell’altro non c’è stata perché già si conoscevano. Una sola ragazza ha risposto alla domanda se c’è stato o meno un cambiamento nel rapporto con la madre affermando che ha notato un peggioramento.Tuttavia nonostante questo rapporto conflittuale-competitivo, e forse proprio per questo, in entrambi i casi i partner delle madri prendono parte alle decisioni che riguardano le figlie e danno loro delle regole.
Ben sette intervistati hanno un rapporto “conflittuale-competitivo” con la madre acquisita e la maggioranza di essi sono femmine ( ben 6 su 7, vedi tab. n. 31). Ciò ci porta a ipotizzare come le figlie siano meno disposte ad accettare una sostituta della madre e soprattutto di essere sostituite nel rapporto con il padre da un’altra donna. Solo due dei sette soggetti hanno fatto occasionali esperienze di convivenza con essa.

Non abbiamo notato una particolare modalità di presentazione della partner che distingua questo gruppo, mentre, come ci si poteva aspettare, i rapporti con i familiari di lei sono, nella maggioranza dei casi, o molto formali o assenti. L’inizio della convivenza tra la partner e il genitore è stata in quattro casi graduale, in due immediata e in uno il soggetto ha detto di non ricordare. In ben quattro casi i figli recriminano alla partner del genitore di essere la causa del deterioramento del loro rapporto con il padre. Infine, solo due delle sette madri acquisite danno delle regole e partecipano alla educazione dei figli acquisiti, tre dei quali vedono in esse delle antagoniste, due delle semplici conoscenti ed uno una parente.
A non avere rapporti con il padre acquisito è una femmina mentre un maschio ed una femmina dichiarano di non avere alcun rapporto con la madre acquisita (vedi tab. 32 e 33). Tutti e tre non hanno mai convissuto insieme ai partner dei loro genitori, che in nessun caso sono stati presentati sin da subito come tali. Naturalmente anche i rapporti con i familiari dei partner sono assenti o molto formali. In tutti e tre i casi la modalità d’inizio della convivenza tra i partner e i genitori è stata graduale è ha portato ad un cambiamento in negativo del rapporto figli/genitori biologici. In tutti e tre i casi i genitori acquisiti non partecipano all’educazione dei figli, sia perché non li incontrano mai, sia perché questi ultimi non accettano di ricevere da loro delle regole o dei consigli. Infine, mentre il partner della madre ha assunto nei confronti della figlia un ruolo di conoscente, come ci si aspettava, non viene riconosciuto nessun ruolo alla madre acquisita da parte dei due soggetti che risultano non avere alcuna forma di rapporto con lei.

94 Mito di armonia; vedi Mazzoni Silvia 2002: op. cit.


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