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PSYCHOMEDIA
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Tesi di Laurea di Giuseppe Dimitri

La ricomposizione familiare dal punto di vista dei figli del divorzio
Riorganizzazione delle relazioni familiari tra continuità e cambiamento


Capitolo 9 - Una visione d’insieme

9.4. Risultati relativi alla rappresentazione della famiglia e dei suoi componenti



Come precedentemente descritto nella parte sulla metodologia della ricerca, con le ultime domande dell'intervista abbiamo indagato sulle rappresentazioni dei figli del divorzio relativamente al ruolo ideale e reale dei partner dei genitori ed ai diversi nuclei familiari di cui hanno fatto o fanno tutt'ora parte. Il nostro interesse per le rappresentazioni nasce dal fatto che concordiamo con Brown A. C., Green R. J., Druckman J., (1990)(92) nel ritenere che siano soprattutto le modalità di rappresentazione dei figli, più che il modo di proporsi dei nuovi partner, il ruolo da essi assunto o la realtà familiare di cui fanno parte a determinare la qualità delle relazioni interpersonali all'interno delle famiglie ricostituite.


Il ruolo ideale e reale dei nuovi partner dei genitori secondo i figli.
Nel grafico n.12 sono riportate le risposte ottenute alla domanda n. 34 con la quale abbiamo chiesto agli intervistati quale dovrebbe essere il ruolo ideale del nuovo partner di un genitore. Poiché i soggetti potevano indicare più di una delle nove definizioni da noi proposte, in esso oltre a rappresentare le frequenze con cui ciascuna è stata scelta, abbiamo evidenziato, usando colori diversi, l'ordine in cui ci sono state riferite.
Per quanto riguarda la distribuzione delle frequenze, su quaranta definizioni ottenute, il 40 % delle preferenze va ad "amico"; il 35 % a "consigliere"; il 15 % a "secondo genitore" ed il 5 % a "parente", mentre, sono state scelte una sola volta le definizioni "lontano parente" e "conoscente". Nessuno ha indicato in "insegnante", "genitore" o in "nemico/antagonista" il ruolo ideale del partner.
Relativamente all'ordine di citazione sottolineiamo che la definizione "amico" viene nominata per prima nel 68,7 % dei casi, per seconda nel 12,5 % e per terza nel 18,8 %; quella di "consigliere" viene scelta per prima nel 42,9 % delle volte, per seconda in un altro 42,9 % e nel 14,2 % dei casi per terza; quella di "secondo genitore" compare citata come prima definizione nell'83,3 % dei casi, nessuna volta come seconda e in un unico caso (il 16,7 %) come terza. La definizione di "parente" compare citata solo come seconda scelta cosi come quella di "lontano parente", mentre, viene nominata per prima, nell'unico caso in cui è stata indicata, quella di "genitore".
Quello che abbiamo trovato nel nostro campione, che conferma quanto riportato dalla letteratura, è che il ruolo ideale che il nuovo partner dovrebbe assumere nei confronti dei figli è un ruolo nuovo tutto da definire a metà strada tra quello dell'amico e quello del genitore. Il partner, nelle attese dei figli, sembra dover svolgere la funzione di consigliere e confidente, una figura a cui essi sarebbero disposti a riconoscere un'autorità affettiva, che comunque va conquistata, ma non l'autorità genitoriale. E' come se i figli volessero, in tal modo, non privare i genitori biologici del proprio ruolo e della propria funzione e al contempo riconoscere al nuovo adulto un'importanza che supera il semplice legame di amicizia-conoscenza, tendendo verso l'accettazione di una plurigenitorialità che si fonda sul riconoscimento delle differenze, a livello funzionale e affettivo, di queste figure adulte.

Nel grafico n. 13 riportiamo le frequenze e l’ordine con cui sono state nominate le nove definizioni di ruolo relative alla funzione reale che il partner della madre ha assunto all’interno della famiglia ricostituita.
Le ventisette scelte ottenute si distribuiscono nel seguente modo tra le alternative suggerite: il 25,9 % va ad “amico”, un altro 25,9 % a “consigliere” ed un 18,5 % a “secondo genitore”. Entrambe le definizioni “conoscente” e “nemico/antagonista” sono state scelte per due volte (il 7,4 % ciascuna); una sola volta lo sono state quelle di “lontano parente”, di “insegnante”e di “parente”; mentre in nessun caso quella di “genitore”. Un solo soggetto ha cercato di dare una definizione che non rientrava tra quelle proposte.
Per quanto riguarda l’ordine di citazione la definizione di “amico” è stata nominata per prima nel 71,4 % delle volte, per seconda nel 14,3 % delle volte e nella stessa percentuale per terza; quella di “consigliere” nel 42,9 % come prima, in un altro 42,9 % come seconda e nel 14,2 % come terza indicazione; quella di “secondo genitore” compare come prima nel 60 % dei casi, come seconda nel 20 % e in un altro 20 % come terza. In entrambi i casi in cui i soggetti hanno indicato la definizione di “nemico-antagonista” lo hanno fatto come prima volta e lo stesso è avvenuto nel caso delle uniche volte in cui sono state scelte le definizioni di “parente” e “lontano parente”. Inoltre, mentre la definizione “conoscente” è stata nominata in un caso come prima e nell’altro come seconda preferenza, quella di “insegnante” compare nominata un’unica volta per seconda.
Come è possibile notare confrontando le due rappresentazioni grafiche, il ruolo reale assunto dai partner delle madri nei confronti dei figli del divorzio, coincide con quello che da questi ultimi è considerato il ruolo ideale del genitore acquisito. Anche in questo caso, infatti, la maggioranza delle scelte ricade sulle definizioni di amico e consigliere seguite poi da quella di secondo geniture. Confrontando le percentuali di scelta delle tre principali definizioni troviamo che quelle di “amico” e “consigliere” sono meno frequenti quando si parla del ruolo reale rispetto a quello ideale (25,9 % “amico” e 25,9 % “consigliere” nel primo caso, contro il corrispettivo 40 % e 35 % nel secondo), mentre quella di “secondo genitore” è più frequente quando si parla del ruolo reale (il 18,5 % contro il 15 %).

Ciò potrebbe indicate che nella realtà i nuovi partner delle madri sono vissuti dai figli come figure più autorevoli, se non autoritarie, e meno amiche o confidenti di quanto desiderato. Questa ipotesi risulta importante alla luce delle affermazioni della Wallerstein (2000) secondo la quale la pretesa da parte dei nuovi partner di assumere sin da subito il controllo della disciplina in casa, senza prima essersi guadagnati il rispetto e la fiducia dei figli acquisiti, comporta la compromissione della possibilità di essere ben accettati da quest’ultimi.
Per concludere riportiamo nel grafico n. 14 le frequenze e l’ordine di citazione delle definizioni di ruolo relative alla funzione reale che la partner del padre ha assunto all’interno della famiglia ricostituita.
Delle trenta definizioni ottenute, anche in questo caso, la maggioranza vanno ad “amica” e “consigliera” (rispettivamente il 30 e il 26,7 % delle volte). A differenza di quanto avviene per il partner della madre, crescono in questo caso le preferenze per la definizione di “conoscente” (il 13,3 % contro il 7,4 % nel caso del partner materno), mentre diminuiscono quelle per “secondo genitore” (il 6,7 % contro il 18,5 % per il ruolo reale del partner della madre e il 15 % per il ruolo ideale). Da rilevare che una percentuale relativamente alta (il 10 % delle scelte contro il 7,4 % nel caso del ruolo del partner materno) va su “nemica-antagonista”. Un altro 6,7 % ricade su “parente”, mentre una sola volta la partner del padre è stata definita “lontana parente” e nessuna volta “insegnante” o “genitore”. In un caso ci è stata data una definizione differente da quelle proposte (“amica-nemica”).
Considerando l’ordine di citazione la definizione di “amica” viene nominata per prima nel 44,4 % delle volte e con la stessa frequenza per seconda, solo nell’11,2 % per terza; quella di “consigliera” solo per prima e per seconda, rispettivamente nel 75 e nel 25 % delle volte.

In tutti i casi in cui i soggetti hanno scelto le definizioni di “lontana parente”, “conoscente”, “secondo genitore”, “nemica-antagonista”, le hanno nominate per prime; per seconda quella di “parente” negli unici due casi in cui è stata scelta.
E’ evidente come la partner del padre tende ad essere vista dai figli acquisiti come un’amica, una confidente, capace di dare consigli, mentre pochi le riconoscono una funzione genitoriale. Inoltre, molto spesso, poiché la maggioranza dei nuclei di cui è composto il nostro campione sono ricostituiti semplici paterni, la nuova partner del padre viene considerata dai figli come la causa della separazione, l’usurpatrice del ruolo materno e l’antagonista con cui si è in competizione per la conquista dell’affetto del genitore. I nostri risultati confermano quanto sostenuto da M. T. Meulders-Klein e I. Théry (1993), secondo le quali il ruolo di padre acquisito è più facile da impersonare, rispetto a quello della madre acquisita, per la scarsa partecipazione alle attività familiari e per la minore presenza quotidiana che limitano le occasioni di conflitto e che consentono di vedere il partner della madre come una figura adulta aggiunta e non come un sostituto del genitore.

Rappresentazioni familiari a confronto
Avendo chiesto agli intervistati di indicare una o più caratteristiche positive e, là dove ci fossero, una o più caratteristiche negative del nucleo originario, di quello ricostituito o monogenitoriale materno e di quello ricostituito o monogenitoriale paterno abbiamo potuto valutare come i figli del divorzio si rappresentano i diversi nuclei familiari. Per ciascuno di essi abbiamo calcolato il numero di caratteristiche positive e negative indicate e, a seconda del prevalere delle une o delle altre, li abbiamo distinti in positivi, negativi o neutri.
Passando al commento dei dati (vedi grafico n. 15) notiamo che nel 53,3 % dei casi il nucleo originario viene valutato negativamente dai figli del divorzio, nel 40 % positivamente e nel 6,7 % dei casi riceve una valutazione né positiva né negativa.

Per quanto riguarda il nucleo ricostituito materno nel 70 % delle volte è valutato positivamente, nel 30 % il giudizio è neutro mentre in nessun caso viene valutato negativamente. Di quello ricostituito paterno, invece, i figli hanno nel 50 % dei casi una rappresentazione positiva, nel 35 % negativa e nel 15 % neutra. Infine le valutazioni dei nuclei monognitoriali sono per il 72,7 % positive, per il 18,2 % neutre e per il 9,1 % negative.
Se consideriamo che ad essere intervistati sono i figli del divorzio, vittime della separazione e del fallimento del nucleo originario, possiamo capire come questo nucleo sia l’unico ad essere connotato complessivamente in modo negativo. Molto spesso ci siamo trovati ad ascoltare i racconti delle sofferenze e delle difficoltà incontrate dai figli durante gli anni precedenti alla separazione e, spesso, gli intervistati hanno affermato che lo scioglimento del nucleo originario, anche se doloroso, era l’unica cosa giusta da fare.
Anche il nucleo ricostituito paterno, pur essendo in generale rappresentato come positivo, ha ricevuto molte connotazioni negative dovute probabilmente alla rabbia per il senso di abbandono e di tradimento provato dai figli verso il genitore ritenuto responsabile dello scioglimento del nucleo originario. Infatti, nel nostro campione, solitamente sono i padri a ricreare un nucleo, lasciando i figli a vivere con le madri, e ciò fa sì che la famiglia ricostituita dal padre sia vista con invidia e disprezzo in quanto nata dalle rovine della propria.
E’importante sottolineare come le uniche tipologie familiari ad essere connotate quasi esclusivamente in maniera positiva sono i nuclei ricostituiti dalla madre e quelli monogenitoriali che a loro volta, nella maggioranza dei casi, sono materni. Il prevalere delle rappresentazioni positive può essere dovuto al fatto che solitamente questi nuclei sono quelli in cui i figli si trovano a convivere stabilmente, quelli che garantiscono loro una maggiore stabilità e continuità affettiva e, nel caso dei monognitoriali, quelli che spesso hanno il compito di conservare il mito della famiglia unita e funzionale. Inoltre le madri sembrano più capaci di garantire una migliore organizzazione e gestione della vita familiare rispetto ad i padri, più attente, nel formare una nuova famiglia, a scegliere partner che possano assicurare una maggiore sicurezza e stabilità sia economica che affettiva, e più preoccupate per la qualità della vita dei figli.
Come considerazione finale possiamo dire che, poiché, in generale, sia i nuclei ricostituiti che quelli monogenitoriali risultano essere valutati positivamente dai figli del divorzio, mentre, nella maggioranza dei casi, i nuclei originari vengono rappresentati negativamente, molto spesso lo scioglimento della prima famiglia rappresenta, nonostante le difficoltà, le sofferenze e le sue conseguenze, un passaggio necessario per approdare ad una condizione di vita familiare più soddisfacente.
Inoltre, abbiamo ritenuto importante confrontare le rappresentazioni che ciascun intervistato ha dei diversi nuclei di cui ha fatto o fa attualmente parte al fine di valutare se effettivamente, nel complesso, la separazione e la ricostituzione genitoriale sono stati per i figli del divorzio tappe di un percorso che hanno portato ad un miglioramento della vita familiare.
Osservando la tabella n. 16 notiamo che 8 soggetti su ventuno (il 38,1 %) hanno una rappresentazione negativa del proprio nucleo originario.

Tra questi, due (Simone e Rossella) si rappresentano negativamente o danno un giudizio neutro dei nuclei originatisi dopo la separazione, dimostrando così che la situazione familiare non è migliorata; 3 (Filippo, Alessandra e Rita) valutano almeno un nucleo nato dalla separazione, sia esso ricostituito o monogenitoriale, positivo; mentre gli ultimi 3 (Dino, Giulia e Diana) hanno una rappresentazione positiva di entrambi i nuclei formati dai loro genitori. Invece, 6 dei ventuno intervistati (il 28,6 %) hanno una rappresentazione positiva della propria famiglia d’origine dimostrando di essere ancora nostalgicamente legati ad essa. Tra questi una ragazza (Chiara) connota negativamente il nucleo ricostituito paterno, mentre non si esprime su quello monogenitoriale materno, lasciando trasparire un peggioramento della soddisfazione circa la vita familiare; Daniele valuta positivamente solo uno dei nuclei ricostituiti dopo la separazione, quello materno; i restanti 4 soggetti invece si rappresentano positivamente tutti i nuclei nati dallo scioglimento della prima famiglia (in particolar: Rita e Benedetta il nucleo ricostituito paterno e quello monogenitoriale materno, Leonardo e Martina (2) entrambi i nuclei ricostituiti). Solamente Paola da della propria famiglia una connotazione neutra a cui seguono una valutazione negativa del nucleo ricostituito paterno e positiva di quello monogenitoriale materno. I restanti 6 soggetti (un altro 28,6 %) non hanno alcuna rappresentazione del proprio nucleo originario in quanto troppo piccoli al momento della separazione genitoriale per poter conservare un ricordo. Di questi, la prima (Martina) da una valutazione neutra dei due nuclei ricostituiti dai genitori; Chiara (2), invece, ha una rappresentazione negativa del nucleo ricostituito paterno e neutra di quello materno, dimostrando un certo disagio per quanto riguarda la soddisfazione familiare; al contrario Maurizio valuta positivo il nucleo monogenitoriale della madre, con cui è rimasto a convivere insieme alla sorella, e in maniera neutra quello paterno. Alessandro risulta essere contento del nucleo ricostituito della madre in cui convive e scontento di quello paterno, mentre sia Gabriele che Margherita si rappresentano positivamente i due nuclei ricostituiti dai genitori dimostrandosi in generale soddisfatti dell’organizzazione e del funzionamento del proprio sistema familiare allargato.
L’intervista semistrutturara si conclude con una domanda con la quale chiediamo ai soggetti di pensare a quali consigli darebbero, sulla base della propria esperienza personale, ad una coppia in fase di separazione e ai loro figli. In questo modo intendiamo valutare la capacità critica e propositiva degli intervistati, il loro grado di consapevolezza circa le difficoltà affrontate e gli adattamenti realizzati, il loro atteggiamento nei confronti dell’evento separazione prima e ricostituzione familiare poi.
Sottoponendo le risposte ottenute ad una analisi di contenuto abbiamo ricavato alcune principali categorie di suggerimenti da dare ai genitori ed ai figli.
Nella tabella n. 17 riportiamo le principali tipologie di consigli che gli intervistati darebbero ad una coppia in via di separazione. Nella prima categoria: “Separarsi se non si va più d’accordo ed evitare di stare insieme per il bene dei figli” rientrano 8 dei 47 suggerimenti dati (il 17 % del totale). I soggetti che hanno così risposto sembrano aver maturato una consapevolezza che a volte la separazione dei genitori non solo è inevitabile ma necessaria a permettere l’abbassamento delle tensioni e dei conflitti tra i membri della famiglia ed in particolare nella coppia. Essi sono consapevoli dell’inutilità di portare avanti un matrimonio, che ormai non funziona più, per il “bene dei figli”, in quanto hanno personalmente sperimentato la sofferenza di vivere in casa con due genitori che non solo non si amano ma litigano e si odiano. Inoltre suggeriscono di separarsi il prima possibile soprattutto quando i figli sono piccoli per permettere loro di ritrovare al più presto un clima di tranquillità e pace familiare.
Un altro 17 % di consigli dati va a “Non litigare in presenza dei figli e non coinvolgerli nel conflitto coniugale”. I soggetti che hanno dato questi suggerimenti sono consapevoli di quanto è importante per i figli del divorzio non assistere agli scontri tra i genitori e soprattutto quanto sia gravoso sentirsi chiamati a prendere le parti dell’uno o dell’altra, in quanto ciò comporta profondi conflitti di lealtà e sentimenti di colpa.

Tabella n.17
Consigli che gli intervistati darebbero ad una coppia che si sta per separare

Consigli Frequenze Percentuali
Separarsi se non si va più d’accordo ed evitare di stare insieme per il “bene”dei figli 8 17 %
Non litigare in presenza dei figli e non coinvolgerli nel conflitto coniugale 8 17 %
Separarsi in maniera civile e pacifica senza svalutare l’ex-coniuge agli occhi dei figli 6 12,8 %
Essere chiari, rendere partecipi i figli, metterli al corrente della situazione 6 12,8 %
Dare sostegno ai figli e facilitare il loro adattamento alla nuova situazione, prestare attenzione ai loro bisogni e alle loro opinioni 5 10,6 %
Mantenere buoni rapporti dopo la separazione 4 8,5 %
Valutare bene la situazione ed essere consapevoli delle proprie scelte 3 6,4 %
Continuare ad essere genitori e punti di riferimento per i figli 3 6,4 %
Mediare il rapporto figli/nuovi partner 2 4,2 %
Comunicare in maniera chiara e sincera l’uno con l’altra nei momenti di difficoltà 2 4,2 %
Totale 47 100

I genitori dovrebbero fare in modo che i loro problemi non divengano i problemi dei figli e capire che i sentimenti che provano l’uno per l’altra non sono e non devono essere gli stessi che provano i figli.
Un’altra categoria molto vicina alla precedente è quella di: “Separarsi in maniera civile e pacifica senza svalutare l’ex-coniuge agli occhi dei figli” all’interno della quale ricadono il 12,8 % dei suggerimenti dati. Il consiglio di portarsi rispetto reciproco e di evitare di avere rancori l’uno nei confronti dell’altra o almeno di non manifestarli ai figli è molto frequente ed indica l’importanza per questi ultimi di conservare un’ immagine positiva di entrambi i genitori che continuano ad essere delle figure centrali nella loro vita.
Anche la categoria: “Essere chiari, rendere partecipi i figli, metterli al corrente della situazione”, che esprime l’importanza per gli intervistati di sapere cosa sta succedendo alla propria famiglia, cosa succede ai propri genitori e alla loro relazione, come questi pensano di organizzarsi in futuro, racchiude lo stesso numero di consigli della precedente (6 su 47 pari al 12,8 %).
Il 10,6 % dei suggerimenti, invece, ricade in “Dare sostegno ai figli e facilitare il loro adattamento alla nuova situazione, prestare attenzione ai loro bisogni e alle loro opinioni”. In tali affermazioni si riconosce l’importanza per i minori che i genitori non si lascino pienamente coinvolgere dai loro problemi e dai reciproci dispetti, ma che restino sempre consapevoli di ricoprire un ruolo genitoriale ed educativo che comporta il preoccuparsi dei bisogni e delle esigenze dei figli e il sostenerli nel loro difficile compito di adattamento alla nuova situazione familiare.
Meno frequenti, ma sempre molto informative, sono le categorie: “Mantenere buoni rapporti dopo la separazione” che comprende l’8,5 % dei suggerimenti; “Valutare bene la situazione ed essere consapevoli delle proprie scelte” che ne racchiude il 6,4 %; “Continuare ad essere genitori e punti di riferimento per i figli” comprendente un altro 6,4 % dei consigli; ed infine, le ultime due, in ciascuna delle quali abbiamo fatto rientrare il 4,2 % dei suggerimenti, che sono:“Mediare il rapporto figli/nuovi partner” e “Comunicare in maniera chiara e sincera l’uno con l’altra nei momenti di difficoltà”.
Ci è risultato invece più difficile, per la loro maggiore variabilità, riuscire ad identificare delle categorie di suggerimenti che gli intervistati darebbero ai figli di genitori che stanno per separarsi (vedi tab. n. 18).
La maggioranza dei consigli (il 22 %) ricade nella categoria “Capire che la separazione è spesso inevitabile e necessaria per il bene di tutti, anche se dolorosa, guardando con ottimismo al futuro”. Ciò conferma che gli intervistati si sono resi conto personalmente che spesso la separazione ha anche dei lati positivi, non solo per i genitori ma anche per i figli, in quanto apre la possibilità ad un benessere futuro ad una riorganizzazione familiare che può, anche attraverso la ricostituzione dei nuclei, portare a nuove forme di equilibrio del sistema.

Tabella n. 18:
Consigli che gli intervistati darebbero ad i figli di una coppia che si sta per separare

Consigli Frequenze Percentuali
Capire che la separazione è spesso inevitabile e necessaria per il bene di tutti, anche se dolorosa guardando con ottimismo al futuro 9 22 %
Comunicare ai genitori i propri: sentimenti, bisogni, emozioni e i disagi riguardo alla separazione ed alla ricostituzione 4 9,8 %
Non sentirsi colpevoli della separazione e non pensare che è un proprio dovere tentare di riavvicinare i genitori 4 9,8 %
Non farsi coinvolgere nel conflitto coniugale, e non prendere le parti di un genitore 4 9,8 %
Rispettare le scelte dei genitori e consentire loro di rifarsi una vita capendo che questo non significa che ti vogliano meno bene 4 9,8 %
Sopportare, accettare la situazione 4 9,8 %
Capire che i genitori hanno i loro problemi e che non sempre riescono a svolgere al meglio il loro dovere. Dare loro delle nuove opportunità 3 7,3 %
Confidarsi, cercare il sostegno di persone amiche 3 7,3 %
Mantenere un buon rapporto con entrambi i genitori 2 4,9 %
Guardare al nuovo partner ed alla nuova situazione familiare in modo favorevole 1 2,4 %
Fissare un punto di riferimento abitativo stabile 1 2,4 %
Essere affettivamente di sostegno ai genitori nelle difficoltà 1 2,4 %
Uscire di casa, anche per acquisire una visione più autonoma dei fatti 1 2,4 %
Totale 41 100 %

In ciascuna delle seguenti cinque categorie rientra il 9,8 % del totale dei consigli dati ai figli. Nella prima: “Comunicare ai genitori i propri: sentimenti, bisogni, emozioni e disagi riguardo alla separazione ed alla ricostituzione” raggruppiamo gli inviti a parlare con i genitori, ad esprimere le proprie opinioni, le proprie paure e le proprie difficoltà perché questi possano tenerne conto e rispettarli; in quella “Non sentirsi colpevoli della separazione e non pensare che è un proprio dovere tentare di riavvicinare i genitori” inseriamo tutti i suggerimenti a non attribuirsi la responsabilità di ciò che accade ai grandi e a non cadere nell’errore di dover trovare un colpevole di tutto. Molto vicina a quest’ultima è la categoria “ Non farsi coinvolgere nel conflitto coniugale e non prendere le parti di un genitore” che è il corrispettivo del suggerimento a non coinvolgere i figli negli scontri di coppia dato ai genitori. Ancora abbastanza citati sono i suggerimenti del tipo “Rispettare le scelte dei genitori e consentire loro di rifarsi una vita, capendo che questo non significa che ti vogliano meno bene” o “sopportare ed accettare la situazione” che lascia trasparire un senso di impotenza e rassegnazione, che in alcuni casi i figli del divorzio si trovano a sperimentare assumendo un atteggiamento fatalistico nei confronti della vita.
Le restanti categorie raccolgono pochi consigli ciascuna e per questo non hanno bisogno di ulteriori commenti esplicativi. Nonostante la loro effimera percentuale, le abbiamo volute riportare ugualmente in quanto ci permettono di avere un quadro della variabilità e particolarità delle modalità con cui gli intervistati pensano si possa affrontare o hanno affrontato la separazione e la eventuale ricomposizione familiare.

Note:

92 Cit, in Mazzoni S., Le famiglie separate: problematiche e interventi , all'interno di: Manuale di psichiatria e psicoterapia, Lalli N., 1999 Liguori Editore.


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