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PSYCHOMEDIA
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Tesi di Laurea di Giuseppe Dimitri

La ricomposizione familiare dal punto di vista dei figli del divorzio
Riorganizzazione delle relazioni familiari tra continuità e cambiamento


Capitolo 9 - Una visione d’insieme

9.3. Risultati relativi alla codifica della parte semistrutturata dell'intervista



Per facilitare la codifica della parte semistrutturata dell'intervista abbiamo costruito una griglia (vedi tab. n.15), all'interno della quale sono state riportate le domande con le diverse alternative di risposta di cui abbiamo calcolato quante volte ciascuna di esse è stata indicata dai soggetti intervistati. Tuttavia, poiché questi ultimi erano liberi di scegliere una o più opzioni il totale delle frequenze di risposta ad una domanda non coincide sempre con il numero dei soggetti a cui la stessa è stata posta considerando anche il fatto che in alcuni casi gli intervistati hanno affermato di non ricordare, non scegliendo nessuna alternativa.
Per una più facile lettura nella griglia di codifica sono state riportate le principali tappe del ciclo di vita familiare da noi indagate con le relative domande. Passiamo ad analizzare le frequenze di risposta rilevate.

Presentazione dei nuovi partner e dei rispettivi familiari
Alla domanda se è avvenuta o meno la presentazione dei nuovi partner ai figli abbiamo ottenuto ventinove risposte di cui 21 (il 72,4 %) sono state positive. Dodici delle ventuno risposte positive (il 57,1 %) indicano che il partner non è stato presentato sin da subito come tale. Non si notano inoltre significative differenze tra le modalità di presentazione dei nuovi partner della madre e del padre.
Per quanto riguarda la richiesta di consenso fatta ai figli relativamente alla conoscenza dei nuovi partner, su undici risposte 7 (il 63,6 %) sono state negative. Facendo poi un confronto tra le madri ed i padri risulta che questi ultimi nella maggioranza dei casi (il 71,4 %) non chiedono un consenso ai figli. Ciò si spiega con il fatto che, essendo il nostro campione costituito per la maggioranza da figli affidati alle madri e con esse conviventi, difficilmente questi partecipano o sono messi al corrente delle decisioni prese dal genitore non residente.
Relativamente alla domanda organizzazione dei rapporti con i parenti acquisiti del partner del genitore il 59 % delle risposte indica che nel rapporto tra i figli ed i parenti acquisiti "si evidenziano le differenze dalla famiglia tradizionale". Tali differenze sono maggiormente accentuate con i parenti della partner del padre con i quali i figli, quasi tutti non conviventi, hanno minori opportunità di instaurare un rapporto più familiare.
Interrogando i soggetti su quale sia la modalità di denominazione utilizzata, la quasi totalità delle risposte ottenute è a favore dell'uso dei nomi propri (31 su 32 risposte) sia nel caso della famiglia in cui questi sono stabilmente conviventi, che in quella in cui lo sono solo occasionalmente. Solo in un caso poi un soggetto dichiara di utilizzare nomi di ruolo all'interno del nucleo di convivenza stabile. Chiedendo invece: "quale modalità di denominazione viene utilizzata parlando con terze persone" sia nel nucleo convivente che in quello non convivente la grande maggioranza delle risposte indica l'uso di denominazioni che rispecchiano i ruoli reali.

Presentazione e organizzazione della fratria
Alla domanda modalità di presentazione dei figli dei partner, il 58,4 % ha indicato l'alternativa: "esplicita e definita". Ad un'analisi più dettagliata si può notare che mentre la presentazione dei figli del partner della madre è stata per lo più "graduale e indefinita", quella dei figli della partner del padre è stata "esplicita e definita".
Chiedendo se sono state tenute in considerazione le differenze di età e di bisogni che si sarebbero create nel gruppo dei figli, per quanto riguarda il nucleo convivente abbiamo ottenuto una sola risposta affermativa, dato che nel nostro campione sono poche le fratrie ricomposte che si trovano a condividere stabilmente la stessa abitazione; mentre, per quanto riguarda il nucleo di convivenza occasionale, il 62,5 % delle risposte sono state negative.
Alla domanda se si sono presentati dei problemi nella fratria ricostituita all'interno del nucleo di convivenza occasionale, abbiamo ottenuto un 75 % di risposte negative. L'unica risposta relativa al nucleo di convivenza stabile si spiega con il fatto che, quasi tutti gli intervistati fanno parte di nuclei monogenitoriali o ricostituiti semplici in cui non ci sono fratelli acquisiti.
Alla domanda se si sono presentate alleanze o conflitti all'interno del gruppo dei figli l'85,7 % delle risposte sono state positive. Per quanto riguarda le motivazioni sottostanti alla formazione di queste alleanze o conflitti il 50 % delle risposte ottenute indicano che esse nascono dalla diversità/vicinanza di età e il 30 % dal fatto di provenire da nuclei familiari differenti.

Convivenza stabile/occasionale
Circa la modalità di inserimento del/della partner nel nucleo familiare, sia nel caso in cui i figli sono conviventi stabili, che in quello in cui lo sono solo occasionalmente, l'alternativa più indicata è stata: "inserimento graduale e indefinito" (il 70,4 %).
Chiedendo agli intervistati se sono stati coinvolti o meno da parte dei genitori nella decisione di andare a convivere con il nuovo partner, la maggioranza delle risposte è stata negativa (l'82,1 %). Tuttavia si nota una maggiore tendenza da parte dei padri, per lo più non residenti, a non rendere partecipi i figli della propria scelta.
Alla domanda se si è percepito un cambiamento nel rapporto con il genitore successivamente all'inizio della sua relazione/convivenza con il nuovo partner, nel 58 % delle risposte i figli intervistati affermano che il genitore si comporta in maniera differente nei loro confronti da quando ha ricostituito un nucleo. Questa tendenza però è esclusivamente determinata dalla percezione di un cambiamento nel rapporto con il padre, che nel nostro campione è colui che maggiormente abbandona il nucleo familiare ponendo termine così alle fantasie di riconciliazione dei figli. Infatti, se si tiene conto solo delle risposte che riguardano la relazione con la madre, queste indicano una maggiore tendenza alla continuità più che al cambiamento.
Interrogando gli intervistati se c'è stata o meno, successivamente all'entrata del nuovo adulto, una riorganizzazione degli spazi della casa per favorire la convivenza, la maggioranza delle risposte ottenute sono state positive, rispettivamente nel 60 % dei casi in cui i figli risiedono stabilmente nel nucleo e nell'84,2 % dei casi in cui sono residenti solo occasionalmente. Si è chiesto inoltre se erano stati riservati degli spazi per l'eventuale permanenza dei fratelli acquisiti nel nucleo di convivenza degli intervistati. La sola risposta ottenuta indica anche in questo caso, come si è già visto a proposito della comparsa di problemi nella fratria ricostituita, che gli intervistati convivono per lo più in nuclei monogenitoriali o ricostituiti semplici dove non ci sono fratelli acquisiti. Alla domanda poi se nel nucleo di convivenza occasionale fossero stati pensati degli spazi per accogliere gli stessi intervistati, il 62,5 % delle risposte sono state affermative.
Infine tra le alternative di risposta alla domanda: quali sono le abitudini ed i rituali nel nucleo convivente, quelle più citate sono: "feste Natalizie" (il 30,8 %) e "compleanni e feste in generale" (il 28,8 %) Nel caso del nucleo di convivenza occasionale invece: "condivisione del tempo libero e delle vacanze" (il 40 %) e "pasti" (il 36 %).


Coalizione parentale
Riguardo alla domanda se sia avvenuta o meno la presentazione dei nuovi partner agli ex-coniugi, il 60 % delle risposte ottenute sono state negative. Nel nostro campione più che le madri, sono i padri, ad abbandonare per primi il nucleo familiare per iniziare una relazione con una nuova partner, che solitamente non presentano alla ex-coniuge. Indagando sulle modalità della presentazione sia del partner della madre che della partner del padre la maggioranza delle risposte ottenute indicano che essa è avvenuta in "modo casuale e al presentarsi delle occasioni".
Chiedendo se si sia realizzata una relazione collaborativa tra gli adulti rispetto alla educazione e cura dei figli il 95,3 % delle risposte ottenute sono state negative.
Rispetto al verificarsi di occasioni in cui i soggetti hanno sentito il bisogno della presenza di tutte le figure adulte, nel 55 % dei casi la risposta è stata negativa. A quei soggetti che hanno risposto positivamente, invece, abbiamo chiesto in quali situazioni hanno sentito maggiormente questo bisogno ed essi ci hanno risposto, nel 40 % delle volte, "eventi che riguardano i figli" sottolineando così l'esigenza di sostegno e di affetto da parte delle figure adulte nei momenti più importanti della loro vita.
Le risposte alla domanda su chi decide le regole all'interno del nucleo in cui i figli sono conviventi, indicano che nella maggioranza dei casi esse vengono decise e comunicate dal solo genitore biologico (il 54,5 %) mentre scarsa risulta la partecipazione del genitore non convivente o del genitore acquisito. La stessa tendenza si osserva nel nucleo in cui i soggetti hanno una convivenza occasionale. Questo sottolinea come i figli continuino a riconoscere l'autorità genitoriale solo ai propri genitori biologici anche nei casi in cui convivono con il genitore acquisito, dimostrando nei loro confronti un senso di profondo attaccamento e di lealtà.
Chiedendo ai soggetti se hanno o meno difficoltà a condividere e rispettare le regole nel nucleo di convivenza, il 76,9 % delle risposte ottenute sono negative. Al contrario, nel caso del nucleo di convivenza occasionale il 58,8 % sono positive. In quest'ultimo caso la difficoltà a condividere e rispettare le regole può attribuirsi sia al rifiuto da parte dei figli di riconoscere l'autorità genitoriale al padre o alla madre che "li hanno abbandonati per rifarsi una vita", sia ad un tentativo di opposizione all'entrata nella famiglia del nuovo partner.


Nuove nascite
Alla domanda se si sono verificate nuove nascite, nel caso della famiglia ricostituita materna abbiamo ottenuto undici risposte di cui 6 positive e 5 negative, mentre, nel caso di quella ricostituita paterna su sedici risposte il 50 % sono state positive e l'altro 50 % negative.
Là dove sono avvenute nuove nascite, abbiamo chiesto ai soggetti se sono stati o meno informati del prossimo arrivo del "nuovo fratello". L'85,7 % delle risposte ottenute sono state affermative, mentre, relativamente al tipo di reazione manifestata all'evento, non c'è stata una prevalenza di reazioni positive o negative che si attestano entrambe al 50 %. Differenziando poi il nucleo ricostituito materno da quello paterno, mentre nel primo caso abbiamo ottenuto 6 risposte tutte indicanti che gli intervistati sono stati informati della nuova nascita, nel secondo, 6 delle otto risposte che ci sono state date indicano che i soggetti sono stati informati.
Chiedendo agli intervistati se hanno percepito un cambiamento nel rapporto con il genitore dopo la nuova nascita, la maggioranza delle risposte sono state negative (l'85,7 %).
Per quanto riguarda la considerazione delle differenze di età e dei bisogni che si sarebbero create nel gruppo dei figli in seguito alla nuova nascita, 3 risposte su quattro (il 75 %) affermano che queste non sono state prese in considerazione nella famiglia ricostituita della madre. La stessa percentuale di risposte negative si trova nel caso della famiglia ricostituita del padre (6 su otto pari al 75 %).
Il 71,4 % delle sette risposte, relative alla riorganizzazione degli spazi della casa paterna per accogliere il nuovo arrivato sono positive, mentre, nel caso della riorganizzazione della casa materna abbiamo ottenuto sei risposte: 3 affermative e 3 negative. In generale possiamo dire che la maggioranza delle risposte (il 61,5 %) indicano che gli spazi domestici sono stati riadattati in seguito alla nuova nascita.
Alla domanda quale effetto potrebbe avere un figlio sulla nuova unione, abbiamo ottenuto ventisei risposte la maggioranza delle quali si distribuisce fra due alternative: "dipende dal rapporto di coppia" (il 53,8 %) e "influenza positivamente la qualità dell'unione e la felicità degli adulti" (il 38,5 %). I figli del divorzio in questo caso sembrano riconoscere non solo che la nascita di un nuovo figlio può influenzare positivamente il rapporto di coppia ma soprattutto che è la qualità di questo rapporto a fare in modo che la nuova nascita diventi un'occasione per consolidare l'unità familiare.
Mentre alla domanda quali sono i motivi per cui le coppie ricostituite decidono di avere figli propri, le ventisei risposte ottenute si distribuiscono soprattutto tra: "è un fatto naturale" (il 50 %) ed "essere una coppia a tutti gli effetti" (il 26,9 %).
Infine alla domanda con la quale indaghiamo quale effetto può avere la nascita di un "nuovo figlio" sulle relazioni presenti all'interno della famiglia ricomposta, abbiamo ottenuto trentaquattro risposte: il 32,3 % delle quali per l'alternativa "aumenta i rischi per l'adattamento dei figli precedenti"; il 29,4 % per quella "non può creare problemi irrisolvibili" e il 23,5 % per "è un fatto normale avere dei figli".


Matrimonio
Per quanto riguarda l'evento del rimatrimonio esso è avvenuto nel 61,3 % dei 31 nuclei ricostituiti. Più precisamente il rimatrimonio c'è stato nel 66,7 % dei dodici nuclei ricostituiti materni e nel 57,8 % di quelli ricostituiti paterni.
Rilevando i tempi della decisione di rimatrimonio nelle famiglie ricostituite, è risultato che nel 72,2 % dei casi la decisione di risposarsi è stata graduale dopo un periodo di convivenza e nello specifico in 6 casi su otto (il 75 %) per le madri e in 7 casi su undici (il 63,6 %) per i padri.
Concludendo, alla domanda se c'è stata o meno un'opposizione da parte dei figli al rimatrimonio, per quanto riguarda quello materno le otto risposte ottenute sono state tutte negative, mentre, per quello paterno lo sono state l'81,8 %. In totale nell'89,5 % dei casi non c'è stata un opposizione dei figli al secondo matrimonio dei genitori.


9.4. Risultati relativi alla rappresentazione della famiglia e dei suoi componenti

Come precedentemente descritto nella parte sulla metodologia della ricerca, con le ultime domande dell'intervista abbiamo indagato sulle rappresentazioni dei figli del divorzio relativamente al ruolo ideale e reale dei partner dei genitori ed ai diversi nuclei familiari di cui hanno fatto o fanno tutt'ora parte. Il nostro interesse per le rappresentazioni nasce dal fatto che concordiamo con Brown A. C., Green R. J., Druckman J., (1990)(92) nel ritenere che siano soprattutto le modalità di rappresentazione dei figli, più che il modo di proporsi dei nuovi partner, il ruolo da essi assunto o la realtà familiare di cui fanno parte a determinare la qualità delle relazioni interpersonali all'interno delle famiglie ricostituite.


Il ruolo ideale e reale dei nuovi partner dei genitori secondo i figli.
Nel grafico n.12 sono riportate le risposte ottenute alla domanda n. 34 con la quale abbiamo chiesto agli intervistati quale dovrebbe essere il ruolo ideale del nuovo partner di un genitore. Poiché i soggetti potevano indicare più di una delle nove definizioni da noi proposte, in esso oltre a rappresentare le frequenze con cui ciascuna è stata scelta, abbiamo evidenziato, usando colori diversi, l'ordine in cui ci sono state riferite.
Per quanto riguarda la distribuzione delle frequenze, su quaranta definizioni ottenute, il 40 % delle preferenze va ad "amico"; il 35 % a "consigliere"; il 15 % a "secondo genitore" ed il 5 % a "parente", mentre, sono state scelte una sola volta le definizioni "lontano parente" e "conoscente". Nessuno ha indicato in "insegnante", "genitore" o in "nemico/antagonista" il ruolo ideale del partner.
Relativamente all'ordine di citazione sottolineiamo che la definizione "amico" viene nominata per prima nel 68,7 % dei casi, per seconda nel 12,5 % e per terza nel 18,8 %; quella di "consigliere" viene scelta per prima nel 42,9 % delle volte, per seconda in un altro 42,9 % e nel 14,2 % dei casi per terza; quella di "secondo genitore" compare citata come prima definizione nell'83,3 % dei casi, nessuna volta come seconda e in un unico caso (il 16,7 %) come terza. La definizione di "parente" compare citata solo come seconda scelta cosi come quella di "lontano parente", mentre, viene nominata per prima, nell'unico caso in cui è stata indicata, quella di "genitore".
Quello che abbiamo trovato nel nostro campione, che conferma quanto riportato dalla letteratura, è che il ruolo ideale che il nuovo partner dovrebbe assumere nei confronti dei figli è un ruolo nuovo tutto da definire a metà strada tra quello dell'amico e quello del genitore. Il partner, nelle attese dei figli, sembra dover svolgere la funzione di consigliere e confidente, una figura a cui essi sarebbero disposti a riconoscere un'autorità affettiva, che comunque va conquistata, ma non l'autorità genitoriale. E' come se i figli volessero, in tal modo, non privare i genitori biologici del proprio ruolo e della propria funzione e al contempo riconoscere al nuovo adulto un'importanza che supera il semplice legame di amicizia-conoscenza, tendendo verso l'accettazione di una plurigenitorialità che si fonda sul riconoscimento delle differenze, a livello funzionale e affettivo, di queste figure adulte.


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