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PSYCHOMEDIA
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Tesi di Laurea di Giuseppe Dimitri

La ricomposizione familiare dal punto di vista dei figli del divorzio
Riorganizzazione delle relazioni familiari tra continuità e cambiamento


Capitolo 9 - Una visione d’insieme

9.2. Risultati relativi alla codifica della parte aperta dell’intervista



9.2.1. La rappresentazione grafica del ciclo vitale delle famiglie

Oltre al genogramma abbiamo ritenuto opportuno elaborare una modalità di rappresentazione grafica del ciclo vitale delle famiglie che ci consentisse di mettere in evidenza la dimensione evolutiva del processo di ricomposizione familiare e di contestualizzare i diversi eventi critici citati dai soggetti intervistati. La prima tecnica infatti, anche se fornisce una raffigurazione sintetica e facilmente accessibile della struttura, dei legami e delle relazioni di una costellazione familiare trigenerazionale non è in grado di rendere graficamente l’aspetto dinamico ed evolutivo di questo sistema in fase di riorganizzazione, né gli eventi più importanti che hanno caratterizzato il ciclo di vita dei diversi nuclei che compongono la famiglia ricomposta e dei loro singoli membri.
Per questo motivo elaborando sia i dati del genogramma, sia le informazioni ricavate dalla somministrazione della parte aperta dell’intervista, in cui ai soggetti chiedevamo di raccontare la ricostituzione precisando i principali eventi critici, siamo riusciti a organizzarli all’interno di un diagramma che, tenendo conto di entrambi, ci fornisce una visione più accurata della storia familiare e dell’intrecciarsi dei diversi nuclei in essa.
Nel realizzare la rappresentazione grafica del ciclo vitale della famiglia ricomposta (vedi fig. n. 9) abbiamo scelto di raffigurare la famiglia d’origine dell’intervistato con una linea continua, verticale e di colore rosso, posizionata al centro del foglio. Alla sua base riportiamo i nomi e la data del matrimonio dei genitori, poi procedendo verso l’alto, le date e la descrizione dei principali eventi (nascite dei figli, cambiamenti abitativi, lutti, ecc.) che hanno scandito la storia di questo nucleo fino al momento della separazione abitativa dei coniugi. A questo livello la linea rossa si dirama in due linee continue colorate che si protraggono lateralmente e in una rossa tratteggiata che continua verso l’alto. Su quest’ultima, che è la linea che rappresenta la continuità del ruolo genitoriale anche dopo la separazione e il divorzio, vengono riportati tutti gli eventi, affiancati dalle relative date, inerenti ai figli del nucleo che si è sciolto. Le due linee, quella celeste per il padre e quella rosa per la madre, che si spingono ai lati opposti di quella centrale rappresentano il percorso realizzato dalle figure adulte durante il processo di ricomposizione e nel loro arco di vita.


Continuando lungo una di queste diramazioni, essa può salire verso l’alto indicando, in questo modo, che il genitore non ha avuto in quel periodo della sua vita relazioni sentimentali importanti, formando così insieme ai figli un nucleo familiare monogenitoriale; oppure, al contrario, può congiungersi con un'altra linea continua di colore grigio proveniente dal baso o da un nucleo familiare che a sua volta si è separato. In questo caso il punto di incontro delle due linee, indica l’inizio di una convivenza tra un genitore ed il nuovo o la nuova partner, e la linea di colore blu che da questa confluenza prende origine rappresenta l’evolversi della famiglia ricostituita. A sua volta questa linea, su cui continuano ad essere riportate le date con i principali eventi relativi al nucleo ricostituito, può continuare verso l’alto, o in caso di ulteriori separazioni e successive ricostituzioni, diramarsi ulteriormente. In tal caso seguendo la linea colorata possiamo avere un’idea di quali sono state le diverse esperienze di ricostituzione familiare di un genitore. Le linee grigie che partono dal basso indicano le famiglie di origine dei partner dei genitori o le loro ex-famiglie se questi sono stati a loro volta precedentemente sposati.
Questa rappresentazione grafica può essere letta sia in senso verticale che orizzontale. Una lettura orizzontale ci consente di individuare gli eventi importanti in ordine di anni e di valutare l’influenza che questi possono aver avuto sia sul nucleo familiare e sugli individui direttamente interessati sia sulle altre famiglie ricostituite e non, indirettamente coinvolte. Complementare a questa “lettura sincronica” degli eventi è quella verticale “diacronica” che ci consente di avere una rappresentazione evolutiva e dinamica del ciclo vitale della famiglia tradizionale che dopo la separazione diventa bi-nucleare, e che, in alcuni casi passando per una fase monogenitoriale, in altri passando direttamente alla convivenza con un nuovo partner, può arrivare o meno al rimatrimonio, alla nascita di nuovi figli ad una ulteriore separazione. Inoltre poiché sono riportati i principali eventi relativi sia ai singoli individui che ai nuclei familiari di cui fanno parte, è possibile seguire il percorso di sviluppo di un individuo in interazione con gli eventi della famiglia nucleare, poi ricostituita, di cui è parte e con tutta la famiglia ricomposta nel suo insieme.


9.2.2. Gli eventi e le risorse citate

In questa parte ci siamo proposti di rilevare gli eventi critici che, secondo i figli del divorzio da noi intervistati, hanno scandito il processo della ricostituzione familiare, in quanto siamo interessati a valutare se essi coincidono o meno con quelli indicati dalla letteratura, sul presentarsi dei quali indagheremo nella parte semistrutturata dell’intervista. A tal fine abbiamo attuato un’analisi del contenuto delle risposte alle prime due domande aperte, in cui chiediamo di raccontare i principali fatti, eventi, ostacoli, incontrati dagli intervistati durante il processo di ricomposizione familiare. Questa analisi ci ha portato ad individuare ben ventuno categorie di eventi critici spontaneamente citati.
Può essere utile, prima di proseguire nella presentazione dei risultati, soffermarsi sul significato che noi attribuiamo alla parola “evento”, e quando esso diventa “critico”. Un evento è ciò che si verifica, che avviene: un avvenimento che può essere definito in funzione di qualcosa di tangibile e di osservabile. L’evento viene denominato “critico” nel momento in cui, di fronte ad esso, le abituali modalità di funzionamento della organizzazione familiare risultano inadeguate, richiedendo nuovi processi di adattamento onde evitare uno stato di sofferenza del sistema. L’evento critico è perciò collegato a processi evolutivi di transizione che prevedono un momento di crisi ed una successiva riorganizzazione.

Gli eventi citati
Le ventuno categorie di eventi spontaneamente raccontati, da noi rilevate, sono: “eventi relativi alla separazione”: rientrano in questa categoria oltre all’evento separazione, avvenimenti quali l’improvvisa uscita di casa e l’inattesa richiesta di divorzio da parte di un genitore e i riferimenti alle modalità, spesso poco chiare e sofferte, con cui gli intervistati sono venuti a conoscenza della separazione, che nella gran parte dei casi è realizzata a loro insaputa dai genitori; “eventi relativi alla convivenza/relazione del genitore residente”: di questa categoria fanno parte eventi che hanno a che fare con la costituzione, il consolidamento e con l’eventuale scioglimento del nucleo ricostituito in cui i soggetti convivono stabilmente, oltre che con le difficoltà relazionali in esso incontrate; mentre in quella “eventi relativi alla convivenza/relazione del genitore non residente” troviamo le stesse vicende riguardanti, però, il nucleo ricostituito che i soggetti frequentano solo occasionalmente. I riferimenti alle nuove nascite, realmente avvenute o semplicemente prospettate e ai riti familiari ad esse associati rientrano nella classe “nuove nascite”; mentre l’incontro, la presentazione e la frequentazione tra i nuovi partner e i figli in quella “eventi relativi all’evoluzione del rapporto nuovi-partner/figli”. I fatti riguardanti le esperienze scolastiche, lavorative, sociali e relazionali degli intervistati o dei loro fratelli biologici sono stati raggruppati in “eventi relativi ai figli del divorzio”. Nella categoria “allontanamento nel rapporto genitori-figli” inseriamo gli episodi di disaccordo e tensione tra gli intervistati ed i genitori (nella gran parte dei casi quello non convivente) mentre in “riavvicinamento nel rapporto genitori-figli” quelli in cui è avvenuto il chiarimento e la riconciliazione tra di essi. Per “vacanze successive alla separazione” si intendono sia quelle trascorse insieme al solo genitore, sia in compagnia del/la nuovo/a partner. Eventi quali la riorganizzazione degli spazi successivamente alla separazione e alla ricostituzione di un nuovo nucleo, in cui i soggetti sono conviventi stabilmente o solo occasionalmente, fanno parte rispettivamente delle categorie “cambiamenti abitativi nel nucleo convivente” e in quello “non convivente”.
Altri eventi citati riguardano: “l’organizzazione delle frequentazioni con i genitori” dopo la separazione, con le sue conseguenze a livello quantitativo e qualitativo sul rapporto genitore-figlio, e “l’uscita di casa di un figlio” per motivi, in gran parte, di studio o di lavoro. Nella categoria “famiglia monogenitoriale”, includiamo la riorganizzazione e gli adattamenti a livello relazionale ed affettivo che la convivenza con un solo genitore comporta, mentre in quella “rapporto tra i genitori dopo la separazione” tutti gli episodi che testimoniano il persistere o il risolversi della conflittualità tra gli ex-coniugi. Fatti come il confronto aperto tra i figli ed i genitori su questioni importanti sia attuali che passate o la rinegoziazione dei rapporti con ciascuno di essi sono stati fatti rientrare in “confronto figli/genitori”. Nella classe “ricorso ad un intervento di tipo psicoterapeutico” riportiamo i colloqui, le terapie individuali o le situazioni di richiesta d’aiuto esterno da parte dell’intervistato o di un membro della famiglia; in “intromissione di terzi nelle questioni familiari” il coinvolgimento e la presa di posizione dei parenti nelle dispute tra gli ex-coniugi e tra questi e i rispettivi familiari. Le ultime due categorie sono: “eventi relativi ai parenti stretti”, riferitici come significativi (morti, gravi malattie, partenze, ecc.) e “secondo matrimonio dei genitori” in cui, oltre all’evento secondo matrimonio, rientrano l’insieme dei fatti ad esso associati.
Tutti gli eventi che per la loro singolarità o scarsa frequenza non siamo riusciti a collocare in una di queste categorie (per es. riferimenti alla ripresa della vita sociale degli ex-coniugi, alla riduzione delle tensioni tra essi dopo la separazione o la ricostituzione, alla vendita della casa di villeggiatura, ecc.), sono stati riuniti in una generica categoria “altro”.
Per ogni classe di eventi critici abbiamo rilevato: la frequenza e la posizione all’interno della sequenza narrativa, ritenendo che queste potessero essere indicatrici dell’importanza che tali eventi hanno ricoperto e continuano a ricoprire all’interno del ciclo vitale di ogni soggetto. A tal fine abbiamo elaborato una tabella (vedi tabella n. 12)
nella quale in colonna sono state riportate le ventuno categorie di eventi individuate, in ordine decrescente di frequenza di citazione, mentre, in riga, per ciascuna di esse, indichiamo la posizione assunta nella successione narrativa degli intervistati.
Successivamente abbiamo applicato il “test del chi quadro”, risultato ampiamente significativo ad un livello di significatività dello 0,001, per assicurarci che la distribuzione di frequenze tra le varie categorie non fosse del tutto casuale.


Test del _2

Ho : fo = ft
H1 : fo &Mac173; ft

Gradi di libertà: 20

Livello di significatività: _ = 0,001

ft = 7,71

_2s = 101,72
_2c = 45, 315

Poiché il valore del _2 sperimentale (101,72) è maggiore del valore tabulato (45,315), dobbiamo rifiutare l’ipotesi nulla e concludere che le categorie sono significativamente differenti.



Possiamo quindi affermare che alcune delle classi di eventi, ottenute con l’analisi del contenuto delle narrazioni spontanee, avendo una frequenza di citazione non casuale, costituiscono, per gli intervistati, tappe essenziali del percorso evolutivo in una costellazione familiare ricomposta.
Tenendo in considerazione che la frequenza teorica attesa per ogni categoria è di 7,71, le classi di eventi spontaneamente citati che risultano più significative, secondo un ordine decrescente, sono:
1) Eventi relativi alla separazione: sul totale dei centosessantadue eventi citati, ben ventotto (il 17,3 %) ricadono in questa categoria e nella quasi totalità dei casi (23 su 28) compaiono come primo (60,7 %) o secondo (21,4 %) evento nell’ordine di narrazione. Ciò sottolinea l’importanza che i figli del divorzio attribuiscono alla separazione genitoriale, in quanto avvenimento che implica una frattura, una soluzione della continuità, negli affetti e nelle relazioni e che necessita di rassicurazioni e garanzie a cui i genitori non possono e non devono sottrarsi;
2) Eventi relativi alla convivenza/relazione dei genitori residenti: anche questa categoria è risultata essere altamente significativa in quanto il numero di fatti citati, relativi alla convivenza/relazione del genitore residente (ben 17, pari al 10,5 % del totale), è di molto superiore alla frequenza attesa (7,71 eventi). Se prendiamo in considerazione l’ordine di citazione notiamo che per cinque volte su diciassette gli eventi di questa categoria compaiono in terza posizione nella successione narrativa, confermando l’importanza di questo avvenimento agli occhi dei figli, in particolare se a ricostituire un nucleo è il genitore con cui questi sono rimasti a convivere dopo la separazione. La ricostituzione, in effetti, è un processo che richiede ai figli, oltre all’accettazione e all’integrazione di un nuovo membro, una ridefinizione della propria posizione, una rinegoziazione delle relazioni con i propri genitori e l’accettazione della perdita di un rapporto esclusivo con ciascuno di essi.
3) Eventi relativi alla convivenza/relazione dei genitori non residenti: I nostri intervistati hanno riportato ben 13 fatti (l’8 % del totale) contro i 7,71 attesi appartenenti a questa categoria. Di questi tredici, sette (il 53,8 %) si distribuiscono tra la prima (30,8 %) e la seconda (23 %) posizione (come nel caso degli eventi relativi alla separazione) il che ci fa pensare che anche l’inizio della convivenza del genitore non residente e gli eventi ad essa associati sono considerati critici tanto che vengono spesso citati per primi al posto dei fatti relativi alla separazione. Se consideriamo che nel nostro campione la gran parte dei nuclei sono ricomposti semplici e che, nella quasi totalità dei casi, è il genitore non residente con i figli a ricostituite una famiglia, capiamo come l’inizio di una convivenza possa essere un evento focale per i figli che nel crollo delle loro “fantasie di riunificazione-riconciliazione” vivono angoscianti sentimenti di abbandono e di tradimento.
4) Eventi relativi alle nuove nascite: come per la precedente categoria anche in questo caso gli eventi relativi alle nuove nascite compaiono citati per tredici volte (8 % del totale) contro le 7,71 attese. Ciò ci fa presumere che la nascita di un “nuovo fratello”, all’interno di un nucleo ricostituito, richieda ai figli gli stessi adattamenti necessari ad accogliere il nuovo partner con l’aggiunta che, in questo caso, la continuità e la qualità del rapporto con il genitore biologico possono essere vissute come maggiormente e direttamente minacciate.
Secondo Van Cutsem (1999) oltre a rappresentare una minaccia, per la propria posizione all’interno del nucleo familiare, la nuova nascita, sancendo la formazione della famiglia ricostituita, pone fine ad ogni possibilità di riconciliazione del vecchio nucleo, suscitando sentimenti di tradimento così forti da impedire l’investimento affettivo sul nuovo bambino. Al contrario, però, non possiamo non ricordare che tale evento risulta importante anche per i cambiamenti che genera nella struttura familiare e per la sua capacità di avvicinare e riappacificare i membri del nucleo ricostituito. Questa nuova nascita infatti può colmare il distacco tra i vari figli sia stabilendo un legame sociale di fratellanza, che spesso è più importante di quello genetico, sia dando l’idea, agli adulti e ai bambini, che finalmente si è ricreata una “vera famiglia”.
5) Eventi relativi all’evoluzione del rapporto nuovi partner-figli: questa categoria è risultata significativa in quanto gli intervistati, sul totale di centosessantadue eventi, ne hanno citati dodici (il 7,4 %) relativi alla nascita e all’evoluzione del rapporto nuovi partner-figli. Così, come previsto dalla letteratura e come suggerito dal senso comune, i figli del divorzio non possono fare a meno di confrontarsi con il nuovo adulto e con la sua funzione nella famiglia, per i risvolti che la qualità di questa nuova relazione ha sia sul loro sviluppo, che sulla riuscita della ricomposizione. Ancora più giustificata è l’importanza attribuita dai figli a tale rapporto se si considera che esso è ai limiti della genitorialità, lontano da ogni forma di imposizione o attribuzione, frutto di una reciproca scelta, di una vera conquista del rispetto, dell’affetto e del diritto a svolgere una funzione genitoriale.
6) Eventi relativi ai figli del divorzio: in questa categoria ricadono il 6,2 % degli eventi citati. Per dieci volte, contro le 7,71 attese, gli intervistati hanno raccontato fatti riguardanti loro stessi o i loro fratelli biologici. Naturalmente non potevamo non aspettarci, intervistando i figli del divorzio sui fatti, sugli eventi, sugli ostacoli, le risorse e il clima emotivo relativi al periodo della ricomposizione, che essi non facessero riferimento ad un numero significativo di accadimenti che li hanno visti direttamente protagonisti o a cui hanno dovuto far fronte.
7) Riavvicinamento nel rapporto figli-genitore/i: nel nostro campione, così come suggerito dalla letteratura, la ripresa ed il mantenimento dei rapporti da parte dei figli con entrambi i genitori, ed in particolare con quello non convivente, sono risultati essere eventi critici significativi agli occhi dei minori. I nostri soggetti infatti hanno riportato nove eventi (il 5,5 % del totale), concernenti il rapporto con i loro genitori, che, pur non essendo di molto al di sopra del numero atteso (7,71), ci confermano che la loro ricorrenza non e casuale. Diversi studi infatti hanno rilevato che le relazioni dei figli con entrambi i genitori separati, siano essi residenti o meno, hanno una rilevante influenza sul loro processo di riadattamento e sulla loro autostima (Heterington, Cox & Cox, 1978; Wallerstein & Kelly, 1980)(90)
8) Vacanze nel periodo successivo alla separazione: infine prendiamo in considerazione anche questa categoria che, se da un punto di vista statistico risulta poco al di sopra della soglia di significatività (8 eventi sui 7,71 attesi) sembra ricoprire per gli intervistati una grande importanza. Per i figli del divorzio, infatti, i periodi di vacanza potrebbero rappresentare, da una parte, delle occasioni, se non le uniche, per riscoprire la quotidianità e l’intimità nel rapporto con il genitore non residente, dall’altra, un contesto ideale, perché lontano dagli stress del vivere quotidiano, per sperimentare e definire i nuovi ruoli e le nuove relazioni all’interno del nucleo ricostituito.
Dal confronto tra le principali categorie di eventi significativi spontaneamente citati dai figli del divorzio, e gli eventi critici che, secondo la teoria del ciclo vitale scandirebbero il processo di ricomposizione familiare (vedi pag.126), vi è un comune accordo nel definire eventi quali: la separazione dei genitori, l’inizio della convivenza con il nuovo partner e la formazione di un nucleo ricostituito, le nuove nascite e la formazione del rapporto tra i partner e i figli acquisiti, tappe obbligate che definiscono i tempi e le modalità della ricomposizione dell’intera costellazione familiare. Questo ci rassicura che le caratteristiche del nostro piccolo campione non sono poi tanto differenti da quelle dei campioni su cui sono state condotte le principali ricerche finora realizzate sulle famiglie ricostituite.
Tuttavia il nostro lavoro ci ha permesso di evidenziare categorie di eventi che compaiono con una frequenza significativa nel racconto della ricomposizione da parte dei figli del divorzio giovani adulti, di cui la letteratura non sembra essersi ancora ampiamente occupata e che potrebbero rappresentare uno spunto per ulteriori lavori di ricerca. Tali categorie sono: eventi concernenti i figli del divorzio; eventi riguardanti il riavvicinamento nel rapporto figlio/i-genitore non convivente dopo la ricostituzione; ed in fine, eventi relativi alle vacanze trascorse in compagnia del solo genitore non affidatario o di entrambi i membri della coppia ricostituita. Questi fatti potrebbero eventualmente costituire ulteriori fasi critiche del ciclo vitale delle famiglie ricostituite che i figli si trovano a dover affrontare per realizzare il processo della ricomposizione e di cui bisognerebbe tener conto in prospettiva di un efficace intervento di sostegno o terapia familiare.

Le risorse
Oltre agli eventi ed ai fatti abbiamo cercato di categorizzare le tipologie di risorse indicateci dagli intervistati come più efficaci e presenti durante la ricostituzione, presupponendo che la consapevolezza delle risorse interne ed esterne alla famiglia sia il più efficace indicatore della necessità di dover compiere un importante sforzo riorganizzativo per giungere alla conquista di un nuovo equilibrio familiare.
Come riportato in tabella n. 13, nella maggioranza dei casi, undici su ventitre (il 25,6 %), gli intervistati hanno indicato nei coetanei, negli amici o nei compagni di scuola, che spesso si trovano a condividere la stessa situazione familiare, le principali fonti di sostegno e conforto. In molti casi questi hanno rappresentato le uniche persone con le quali essi si sono confidati o alle quali si sono rivolti nei momenti di difficoltà, o con le quali hanno potuto instaurare delle relazioni libere da tensioni, angosce o sensi di colpa. Invece per sette volte su quarantatre (nel 16,27 % dei casi) sono stati indicati come risorse i familiari, soprattutto nelle figure dei nonni degli zii e in qualche caso dei nuovi parenti da parte di uno e/o dell’altro nuovo partner del genitore. Altra importante fonte di sostegno, citata cinque volte (l’11,6 %), è rappresentata dai genitori ed in particolare dalle madri conviventi con i figli, che scelgono di sacrificare la loro vita sentimentale per amore della prole. In molti casi si assiste ad un annullamento dei confini generazionali tra i figli e la madre, e alla formazione di una coalizione finalizzata al mantenimento del mito della famiglia unita che resiste all’abbandono e al tradimento del padre-marito. Con la stessa frequenza (cinque su quarantatre volte) gli intervistati indicano nella figura dei fidanzati o delle fidanzate e nelle loro famiglie le principali risorse disponibili ed in grado di colmare il senso di vuoto ed il loro bisogno di affetto. In diverse situazioni la famiglia della propria ragazza o del proprio ragazzo diventa la

RISORSE FREQUENZE
Amicizie tra i coetanei 11
Sostegno da parte dei familiari 7
Sostegno da parte dei genitori 5
Fidanzato/a 5
Sostegno da parte dei fratelli 4
Amicizie tra gli adulti 3
Crescita personale 2
Tempo 2
Sostegno da parte della coppia ricostituita 1
Dialogo con i genitori 1
Forza interiore 1
Stabilità del nucleo convivente 1


“famiglia ideale” o la “famiglia adottiva” a cui chiedere ospitalità nei momenti difficili. In quattro casi sono stati citati i fratelli, quali risorse per far fronte alla ricomposizione, a testimonianza che il legame fraterno spesso può rappresentare l’unica certezza, l’unica fonte di stabilità e affetto, l’unico legame che è in grado di sopravvivere alla separazione e che non viene da questa messo in discussione. Le altre risorse, (amicizie con adulti, crescita personale, il passare del tempo ed il sostegno da parte della coppia ricostituita) pur se informative, sono state troppo poco citate per essere considerate peculiari del ciclo di vita dei figli di famiglie separate.

9.2.3. Le differenti tipologie di risposta

Analizzando le risposte alle prime due domande aperte della nostra intervista ci siamo resi conto che potevano essere evidenziate delle differenze tra gli intervistati nella modalità di raccontare la propria esperienza di ricomposizione familiare. Per questo abbiamo pensato di individuare delle tipologie di risposta e di osservare e descrivere le caratteristiche dei soggetti che le adottano. A nostro avviso i diversi stili di narrazione, il maggiore o minore coinvolgimento emotivo, la scelta di elencare i fatti, di descrivere le relazioni o di esprimere il proprio stato affettivo non dipendono solo da differenze nelle esperienze vissute e negli ostacoli affrontati, in contesti familiari apparentemente simili ma sempre così diversi, né solo da differenze di personalità, ma anche dal livello di elaborazione della perdita del nucleo originario raggiunto e dal grado d’integrazione e riorganizzazione nella nuova costellazione familiare ricomposta.
Di ciascun soggetto abbiamo calcolato:

1) il numero di eventi citati;
2) il numero delle riflessioni sulle relazioni tra i membri della rete familiare;
3) il numero dei riferimenti al proprio stato emotivo e agli affetti
4) e, in fine, il numero delle risorse indicate (vedi tab. n.14a e 14b).

Il confronto tra le frequenze ci ha permesso di individuare quattro gruppi di soggetti. Inoltre, di ogni intervistato, abbiamo rilevato: il sesso; l’età; la tipologia familiare; il tempo trascorso dalla prima ricostituzione e la sua età al momento dell’inizio della nuova convivenza; la sua rappresentazione del nucleo originario, di quello ricostituito materno e/o di quello paterno. Ciò è stato fatto al fine di poter evidenziare eventuali correlazioni tra queste variabili e i differenti stili di risposta.

1) Gli indifferenti-distaccati: questo gruppo (evidenziato con il colore celeste chiaro) è composto da soggetti che rispondono alle due domande con un elenco di fatti, eventi ed ostacoli affrontati. Essi si lanciano in una fredda cronaca delle vicende o delle “sventure” familiari con qualche accenno alle relazioni e pochissimi riferimenti allo stato emotivo e alle risorse. Questa modalità di esposizione ci è sembrata assumere la funzione di un meccanismo di difesa con cui gli intervistati hanno cercato di raggiungere un compromesso tra la necessità di dover raccontare e l’impossibilità o incapacità di elaborare ciò che è accaduto per poterlo raccontare.

Molto probabilmente dietro questo distacco emotivo si cela una mancata o parziale accettazione della perdita del nucleo originario ed un protrarsi della sofferenza che impedisce all'individuo di partecipare attivamente alla ricostituzione.
In questo gruppo rientrano tre soggetti (il 14,3 %) del nostro campione. Tutte e tre sono femmine con età media abbastanza alta (27 anni), due delle quali provengono da un nucleo ricomposto complesso con nuovi figli ed una da uno semplice senza nuovi figli. Bisogna anche evidenziare che, per tutte e tre, la prima esperienza di ricostituzione genitoriale è avvenuta diversi anni fa, in media 19 anni, il che giustificherebbe il minore coinvolgimento emotivo durante la narrazione e il basso riferimento agli affetti e alle relazioni in essa. Per due di loro la prima nuova convivenza del genitore ha avuto inizio in età puberale (10 e 13 anni) mentre per l'altra quando aveva appena un anno. Per quanto riguarda la rappresentazione dei nuclei familiari ricostituiti le ragazze hanno dato, in generale, una valutazione neutra di quelli ricostituiti materni e negativa di quelli ricostituiti paterni, mentre una sola ha giudicato positivo il proprio nucleo originario, un'altra non si è espressa e l'ultima ha detto di non ricordare in quanto troppo piccola al momento della separazione.

2) Gli invischiati: questo gruppo (evidenziato con il colore rosa) è composto da quei soggetti che durante l'intervista ci hanno parlato quasi esclusivamente delle relazioni, dei conflitti tra i membri, delle difficoltà ad accettare il nuovo partner e riconoscergli un ruolo all'interno del sistema familiare e del cambiamento nei rapporti e nella frequentazione con il genitore non affidatario. Pochi sono gli eventi citati da ciascun soggetto (in media poco più di cinque) cosi come pochi sono i riferimenti allo stato emotivo e alle risorse. Questo dilungarsi nel descrivere le relazioni, i rapporti e le dinamiche familiari, con una scarsa consapevolezza dei fatti o delle tappe essenziali che hanno scandito la ricostituzione, ci fa pensare, che questi soggetti siano ancora coinvolti emotivamente in conflitti e transazioni familiari non del tutto risolte e che non si sia realizzata una vera ricostituzione familiare almeno a livello psicologico.
In questa categoria rientrano nove giovani adulti (il 42,8 % del campione) di cui cinque femmine e quattro maschi di età media pari a 20 anni e 7 mesi. Cinque di essi provengono da nuclei ricomposti semplici e quattro da nuclei ricomposti complessi. A differenza di quelli del primo gruppo, in questo caso, il tempo medio trascorso dall'inizio della convivenza genitoriale con il/la nuovo/a partner è molto inferiore (9 anni e 2 mesi) giustificando il maggiore coinvolgimento emotivo. Inoltre se osserviamo le età dei soggetti alla nuova convivenza notiamo che ben 4 di essi avevano una età inferiore ai dieci anni, 2 tra i dieci e i quindici anni e 3 tra i quindici e i diciannove con una età media complessiva di undici anni e due mesi. Dei nove soggetti 4 valutano negativamente il loro nucleo originario, 2 positivamente, uno ne da una valutazione neutra e due affermano di non avere nessun ricordo di esso in quanto la separazione dei genitori è avvenuta quando avevano meno di due anni. Per quanto riguarda le rappresentazioni delle famiglie ricostituite sono stati valutati positivamente quattro dei cinque nuclei ricostituiti materni e cinque degli otto nuclei ricostituiti paterni.

3) I consapevoli: (evidenziati con il colore giallo chiaro) fanno parte di questa categoria quei soggetti che producono una grande quantità di riflessioni sulle relazioni e sui cambiamenti relazionali avvenuti tra i membri del sistema familiare durante la ricostituzione, ma, a differenza del secondo gruppo, ricordano un numero abbastanza alto di eventi e fatti che hanno scandito tale processo; riescono a descrivere lo stato emotivo dei diversi personaggi; sono consapevoli degli ostacoli, degli adattamenti realizzati e delle risorse avute a disposizione, dimostrando una profonda empatia ed una capacità di assumere e di tener conto dei diversi punti di vista e dei differenti significati che il processo ricostituivo ricopre per ciascun individuo. Nostra impressione è che i soggetti appartenenti a questo gruppo abbiano raggiunto quella "consapevolezza interazionale"(91) di cui parla Byng Hall (1995) indispensabile a che si completi positivamente il processo ricostituivo.
Sei soggetti (il 28,6 %) hanno presentato questa tipologia di risposta quattro femmine e due maschi. Ciò che caratterizza questo gruppo è l'alta età media (28 anni e 2 mesi) che potrebbe spiegare la loro maggiore capacità critica e riflessiva. Quattro di loro (il 66,7 %) fanno parte di nuclei ricomposti semplici, mentre, due provengono da nuclei ricomposti complessi. Il tempo medio trascorso dall'inizio della prima convivenza del genitore è di tredici anni e quattro mesi, mentre la loro età media all'inizio della convivenza è di quattordici anni e sei mesi. Anche il lungo tempo trascorso dall'inizio della ricostituzione e la maggiore età a cui hanno affrontato tale evento concorrono a giustificare un migliore adattamento da parte di questo gruppo. Tre di loro valutano negativamente la propria famiglia di origine, e tre positivamente. Dei due nuclei ricostituiti materni uno viene giudicato positivo e l'altro negativo, mentre dei sei paterni, due sono valutati positivamente, due negativamente e due in maniera neutra.

4) Gli adattati: Infine abbiamo evidenziato con il colore verde chiaro un gruppo di soggetti che citano un numero di eventi abbastanza ridotto (in media 4) insieme agli stati emotivi che li hanno accompagnati. Il loro racconto, che si organizza intorno a pochi eventi principali, è lineare e segue il filo logico della successione temporale. Essi dimostrano di avere già realizzato una personale rielaborazione della propria storia familiare e di aver maturato una profonda consapevolezza di essa.
Solo tre soggetti (il 14,3 %) una femmina e due maschi possono essere inclusi in questo gruppo. Tutti e tre fanno parte di nuclei ricomposti complessi e la loro età media è di ventiquattro anni e due mesi. Il tempo medio trascorso dalla ricostituzione è di diciassette anni, mentre è di sette anni e due mesi l'età media alla ricostituzione. Come si può notare questo gruppo di soggetti ha fatto l'esperienza della ricostituzione in età scolare. Pur essendo questa un'età critica per affrontare la separazione e la ricostituzione genitoriale il lungo intervallo di tempo trascorso sembra aver consentito loro di raggiungere un buon equilibrio ed adattamento. Uno di essi valuta positivamente il proprio nucleo originario, uno negativamente, il terzo afferma di non ricordare gli anni trascorsi della famiglia di origine in quanto al tempo era troppo piccolo, mentre, sia i tre nuclei ricostituiti materni che i tre paterni sono valutati tutti positivamente. E' questa unanime rappresentazione positiva dei nuclei ricostituiti a differenziare i soggetti di questo gruppo da quello dei consapevoli. Dall'intervista, infatti, traspare che essi hanno maturato una consapevolezza che a volte la separazione, anche se dolorosa, è necessaria per permettere all'intero sistema familiare di trovare nuove forme di organizzazione e funzionamento.

Note:

90 Cit. in Healy et al. Children and their fathers after parental separation, Amer. J. Orthopsychiat. 60 (4), 1990.
91 Secondo Byng Hall la consapevolezza internazionale consente all'individuo di effettuare il monitoraggio di ciò che accade mentre i membri della coppia o della famiglia interagiscono; è parte essenziale del meccanismo di feedback positivo e negativo durante l'interazione ed è un fenomeno di gruppo che, se adeguato, produce una percezione coerente e condivisa.

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