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PSYCHOMEDIA
Tesi

Tesi di Laurea di Giuseppe Dimitri

La ricomposizione familiare dal punto di vista dei figli del divorzio
Riorganizzazione delle relazioni familiari tra continuità e cambiamento


Capitolo 8 - Il campione

8. 3. I figli del divorzio e della ricomposizione


Poiché il principale obiettivo del presente lavoro è cogliere il punto di vista dei figli rispetto al processo della ricomposizione familiare, non potevamo non considerare oltre ai figli del divorzio, nati dalle precedenti unioni o matrimoni di uno o di ciascun partner, i nuovi figli, nati dalla coppia ricostituita, in quanto, anche se questi vivono con entrambi i loro genitori biologici, sono direttamente coinvolti in uno specifico processo evolutivo della famiglia. Entrambi i sottogruppi ci possono fornire interessanti informazioni sulle dinamiche relazionali che si presentano nel corso della ricomposizione familiare. Essi vivono tale processo in maniera differente in quanto: mentre i primi si dividono tra la famiglia del genitore residente e quella del genitore non residente, i secondi vivono con i propri genitori biologici pur condividendo con gli altri l’appartenenza ad una costellazione familiare ricomposta.
L’analisi dei genogrammi ci ha permesso di venire a conoscenza dell’esistenza di ben 71 figli, 55 dei quali sono figli del divorzio, mentre i restanti 16 sono i nuovi figli delle coppie ricostituite (vedi tab. n. 2).
Il gruppo dei figli del divorzio è composto dai 21 soggetti intervistati, da 15 loro fratelli germani e da 19 fratelli acquisiti di cui 6 provengono dalle precedenti unioni del nuovo partner della madre e 13 da quelle della nuova partner del padre.
All’interno del gruppo dei nuovi figli troviamo 6 nati nella coppia ricostituita materna e 10 in quella paterna.
Tenendo conto, oltre che della provenienza, anche delle differenti fasce di età, è risultato che i soggetti intervistati ed i loro fratelli germani rientrano per il 52,8 % nella fascia di “giovani adulti” e per il 30,5 % in quella “adulti” come era logico attendersi considerando i criteri di campionamento.

Per quanto riguarda i fratelli acquisiti, mentre il 66,7 % dei figli del partner della madre appartengono alla categoria “adulti”; il 46,1 % dei figli della partner del padre appartengono a quella “pubertà/adolescenza”. Questi dati potrebbero trovare una spiegazione nella differenza di età riscontrata tra i nuovi partner delle madri e le nuove partner dei padri. I primi risultano avere un’età media nettamente superiore a quella delle seconde (53 anni e 9 mesi, contro i 45 anni e 4 mesi), il che giustificherebbe la maggiore presenza, in quest’ultime, di figli in età puberale/adolescenziale.
Nel sottogruppo “nuovi figli” troviamo che la maggioranza dei bambini (il 66,7 %) nati dalla relazione tra la madre e il nuovo partner rientrano nella fascia di età “ dai dodici ai diciotto anni”, mentre il 50 % dei nati dalla relazione tra il padre e la nuova partner hanno un’età inferiore ai cinque anni.
In generale dalla tabella n. 2 traspare un’evidente differenza di età tra i figli del divorzio e i nuovi figli, possibile indice di un basso livello di accesso tra i due sottogruppi (Van Cutsem 1999) dovuto: oltre al fatto che i fratelli hanno diversi riferimenti a livello genitoriale, anche a quello di vivere differenti fasi evolutive, che rendono difficoltoso lo scambio e la condivisione delle esperienze.
Possiamo inoltre ipotizzare, pur essendo consapevoli della numerosità e complessità dei fattori che intervengono nel determinare la scelta di quando avere un figlio in una coppia ricostituita, che uno dei principali motivi per cui i nuovi figli delle madri risultano mediamente più grandi di quelli dei padri sia da ricercarsi nella netta differenza d’età esistente tra le madri e le nuove partner dei padri (rispettivamente 51 anni per le une, 45 anni e 4 mesi per le altre) che fa sì che le prime, pressate dai limiti bio-fisiologici, abbiano maggiore “fretta” di affrontare nuove gravidanze.
Oltre alla differenza di età anche il numero e la provenienza dei figli che compongono la fratria concorrono a determinare il grado di complessità delle famiglie ricostituite. Si può presumere che le configurazioni familiari più semplici siano quelle in cui uno solo dei membri della nuova coppia ha alle spalle un matrimonio o una convivenza da cui sono nati dei figli; mentre, le più complesse quelle in cui entrambi i partner hanno avuto, da una o più unioni precedenti, dei figli che attualmente vivono con loro e a cui se ne aggiungono altri nati dalla attuale relazione (vedi tab. n 3).

Tabella n. 3: Grado di complessità dei nuclei familiari ricostituiti secondo la provenienza dei figli.

Minore complessità familiare

Maggiore complessità familiare


- Un solo partner ha uno o più figli delle precedenti unioni

- Un solo partner ha uno o più figli delle precedenti unioni e uno o più figli dell’attuale

- Entrambi i partner hanno uno o più figli delle precedenti unioni

- Entrambi i partner hanno uno o più figli delle precedenti unioni e uno o più dell’attuale

Seguendo un ordine di complessità crescente, nel nostro campione, in 9 (il 28,1 %) dei 32 nuclei familiari ricostituiti, sono presenti soltanto figli della precedente unione di uno dei due partner; in 12 (il 37,5 %) oltre ai figli della precedente unione di uno dei due partner anche nuovi nati; in altri 9 entrambi i partner hanno figli delle precedenti unioni e, infine, in solo 2 famiglie (il 6,3 %) tutti e due i partner hanno figli sia delle passate che dell’attuale relazione (vedi grafico n. 1).


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