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PSYCHOMEDIA
Tesi

Tesi di Laurea di Giuseppe Dimitri

La ricomposizione familiare dal punto di vista dei figli del divorzio
Riorganizzazione delle relazioni familiari tra continuità e cambiamento


Capitolo 7 - Metodologia della ricerca

7.2. Reperimento del campione e procedura



Nella nostra ricerca abbiamo utilizzato diversi strumenti per poter osservare, analizzare e descrivere l’evoluzione della ricomposizione ed i suoi effetti a livello strutturale, relazionale e delle rappresentazioni familiari. Questo ci ha consentito di avere una visione più ampia e particolareggiata non solo dell’esperienza vissuta dai singoli membri, ed in particolare dagli intervistati, ma anche del contesto familiare e socio-culturale in cui essi vivono e da cui dipende il diverso significato attribuito all’evento ricostituzione.
Gli intervistati sono stati contattati, nella quasi totalità dei casi, per via telefonica. Dopo una indispensabile presentazione e spiegazione del modo in cui siamo giunti a conoscenza del loro numero di telefono, è stato chiesto se fossero disposti a concederci un’intervista, limitandoci a dire che il nostro interesse è lo studio delle famiglie ricomposte e delle esperienze dei figli in esse. Abbiamo ritenuto opportuno non fornire altre informazioni sugli obiettivi e sui contenuti dell’intervista, per evitare che, là dove ci avessero dato la disponibilità, essi si presentassero con idee preconcette, aspettative irreali o con una “bella storia” da raccontare. Per correttezza e rispetto abbiamo rassicurato i soggetti contattati che ci saremmo impegnati a mantenere anonima l’intervista e tutti i fatti di cui potevamo venire a conoscenza e li abbiamo messi al corrente che era indispensabile utilizzare un audioregistratore per non perdere nessuna informazione e per agevolare l’intervista. Con coloro che ci hanno dato disponibilità, abbiamo fissato un appuntamento, in media a quattro, cinque giorni dal contatto.
Gli incontri, il più delle volte sono avvenuti in casa dell’intervistato/a; una sola volta in una stanza del Centro Clinico di Psicologia delle Relazioni Familiari dell’Università la “Sapienza”; e un’altra volta in casa di uno di noi intervistatori. Ad essi eravamo presenti io, il mio collega, con il quale, alternativamente per ogni appuntamento, ci scambiavamo il ruolo di intervistatore e di osservatore, e la persona intervistata. Quando erano presenti i familiari abbiamo chiesto di spostarci in un luogo più appartato, per evitare le loro incursioni che avrebbero potuto alterare la spontaneità dell’intervista. Dopo esserci presentati di persona ed aver chiacchierato del più e del meno per alleviare la tensione e diminuire l’imbarazzo, presente da entrambe le parti, abbiamo chiesto al soggetto intervistato di farci il disegno di “una famiglia” rassicurandolo che non sarebbe stato valutato l’aspetto estetico dell’elaborato. Successivamente passavamo a costruire, con il suo aiuto, il genogramma della costellazione familiare ricomposta. Abbiamo pensato che sarebbe stato opportuno somministrare il Test del Disegno della Famiglia prima di procedere all’elaborazione del genogramma o alla somministrazione dell’intervista, per evitare che questi potessero influenzare e alterare la spontaneità della rappresentazione grafica e del personale concetto di famiglia. Dopo aver raccolto, attraverso il genogramma, informazioni anagrafiche relative ai membri del sistema familiare ed averne delineato la struttura e la complessità, siamo passati a somministrare l’interista vera e propria. L’incontro si concludeva lasciando all’intervistato la possibilità di farci delle domande, di chiederci dei chiarimenti, o soddisfare sue curiosità. Gli veniva inoltre chiesto di esprimere un suo giudizio sull’intervista, sul nostro modo di somministrarla e di gestire il colloquio, sulla positività o meno di questa esperienza e, dove lo ritenesse opportuno, di darci dei suggerimenti per migliorarla.


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